AU BAR 12
La mattina dopo, Bass mangia poco e niente.
- Devo aver esagerato
con la birra, ieri sera, - dice, prima di finire di bere il caffè senza
particolare entusiasmo. Miles solleva involontariamente un angolo della
bocca in un mezzo sorriso.
- Prima o poi dovremo parlare del tuo
rapporto con l'alcol, - gli risponde, guardandosi attorno. Dove ha
messo le chiavi della macchina? Come al solito non se lo ricorda. - Ti
ostini a bere anche se sai che non lo reggi, - aggiunge, con un lieve
sottotesto di rimprovero affettuoso, continuando a cercare senza
successo.
Bass lo guarda, con un sorriso leggero.
- Sul mobile
dell'ingresso, - dice, posando la tazza vuota sul tavolo. Ha imparato
presto a ricordare quelle cose che Miles dimentica sempre, la
Sbadataggine fatta persona. - Le chiavi le hai lasciate lì.
Miles
lo guarda, un po' stupito e un po' perplesso dal fatto che l'altro
capisca sempre cosa ha in mente senza bisogno di parlare, poi si dirige
nell'ingresso e recupera le chiavi, ritorna.
- Grazie, - dice, chinandosi su di lui per baciarlo sulla testa. Bass si prende il suo bacio, poi si alza.
-
Sai cosa vorrei fare oggi? Passare dal ferramenta. Voglio comprare
qualcosa per costruire una casetta a Miles Jr, - dice, riaccostando la
sedia al tavolo. Miles lo guarda mentre raccoglie da terra lo zainetto,
se lo mette in spalla e poi raccoglie la cesta della tartarughina. - Ti
sei stancata di questa stupida cesta, eh? - chiede, e l'animaletto
solleva la testa e lo guarda con una certa curiosità, zampettando verso
il bordo per avvicinarglisi. Si avviano verso la porta.
- Certo
che si è stancata, dottor Doolittle, - gli risponde Miles, con le
chiavi che tintinnano in una mano. - Sai più o meno cosa ti servirà?
Bass
si volta verso di lui, gli lancia un'occhiata alla "Sì che lo so, ho
persino fatto una lista. Non sono disordinato come te", e poi si
allunga verso di lui per baciarlo sulla guancia, ruvida come al solito.
Quanto gli piace quella sensazione. Gli piace tutto, di Miles.
-
Scappo un quarto d'ora durante la pausa. Per fortuna che è vicino, a
piedi farò in un attimo, - lo rassicura. Miles sta per aprire la porta,
ma poi sembra ripensarci e la sua mano scivola via dalla
maniglia. Approfitta del fatto che Bass ha le mani occupate per
chiuderlo delicatamente contro la parete, baciarlo ancora una volta. Sa
che, una volta oltrepassata la soglia, non avranno molte occasioni per
lasciarsi andare, e vuole approfittarne fino all'ultimo. L'altro chiude
gli occhi, cede volentieri.
- Adesso possiamo
andare, - annuncia Miles con un sorriso soddisfatto, quando si
separano, e lo lascia libero. Bass ride, gli piace quando Miles ha
voglia di scherzare. Si incamminano insieme lungo il vialetto sotto il sole di giugno, Bass
tranquillo con la cuccia di Miles Jr tra le mani, e Miles che torreggia
accanto a lui dal suo metro e ottantacinque di altezza, con l'andatura
dinoccolata e l'espressione di uno che si è svegliato decisamente bene.
Bass camminava sereno, con un grosso pannello di compensato
sottobraccio e una busta nella mano libera. Era contento all'idea di
aver trovato quasi tutto; le altre cose che gli servivano avrebbe
potuto trovarle facilmente in un negozio di animali. Il ferramenta
distava solo un paio di isolati dal bar e affacciava su una via
pedonale affollata di piccoli negozietti in cui Bass si sarebbe fermato
a curiosare volentieri, ma aveva troppa voglia di tornare da Miles per
allungare ulteriormente il tragitto. Affrettò leggermente il
passo, ma non troppo, perché voleva godersi la quiete della
stradina, che non era raggiunta dal frastuono caotico delle
macchine. Gli piaceva vedere le persone passeggiare, con i sorrisi
leggeri che la splendida giornata di sole spontaneamente disegnava sui
volti di tutti. Stava facendo un rapido calcolo a mente per stabilire
le misure della futura nuova casa di Miles Jr, quando poi il suo
sguardo si piantò in una vetrina in particolare, costringendolo
a fermarsi bruscamente.
Sentì una specie di piccolo, rapido sussulto, alla vista di
quella cosa che era sempre stata il sogno di Miles fin da ragazzino e
che ora era lì, scintillante e perfetta nella sua custodia, che
non chiedeva altro che di essere presa e regalata. Guardò
l'insegna: era un negozio di antiquariato. Diamine, forse era
un'occasione. Non poteva lasciarsela sfuggire. Era il regalo perfetto
per Miles! Con un sorriso enorme di eccitazione, già
immaginandosi la faccia che l'altro avrebbe fatto quando l'avrebbe
vista, non ci pensò due volte e si fiondò nella piccola
bottega.
Quando tornò, Miles stava preparando due coca cola con il
ghiaccio e un'aranciata per tre ragazzini delle medie che erano appena
usciti da scuola. Bass cercò di non lasciar trasparire l'euforia
che lo pervadeva, e che lo faceva tremare sulle gambe. Per quanto
cercasse di comportarsi normalmente, Miles lo squadrò con una
leggera perplessità nello sguardo. Notò che Bass
sorrideva in modo strano e involontariamente spostava di continuo il
peso da una gamba all'altra, senza neanche rendersene conto.
- Tutto bene? Ti vedo un po' agitato, - disse, riempiendo due
tramezzini. Bass saettava da un tavolo all'altro sorridendo come non
mai; il pensiero della sorpresa che gli aveva preparato lo visitava
continuamente, riempiendolo di attesa e trepidazione.
- Certo, - gli rispose l'altro, avvicinandosi per stampargli un bacio sulla guancia e rivolgendogli un sorriso
così luminoso che al confronto il sole sembrava una lampadina
fulminata. Miles non chiese altro, anche perché l'altro era
già scappato via, lasciandolo confuso e perplesso a lucidare i bicchieri e sorridere come uno scemo.
- Aspetta, ti aiuto-- - disse Miles, cominciando a scendere le scale, qualche passo dietro Bass.
- No, - lo interruppe Bass, sorridendo, posandogli una mano sul petto e
spingendolo leggermente, rapido. Subito dopo sgusciò fuori dalla
porta e attraversò rapido il vialetto, eccitato all'idea che di
lì a poco avrebbe potuto dare a Miles il suo piccolo pensierino.
Erano arrivati a casa tardi come al solito e, anche se le giornate si
erano già allungate molto, il cielo era blu scuro e le luci dei
lampioni erano accese. Aprì il bagagliaio e raccolse prima il
grosso pannello, posandolo a terra contro il fianco della macchina.
Poi, cercò goffamente il modo di usarlo per nascondere il volume
del regalo, afferrò la bustina, l'ultima cosa che rimaneva, e
infine chiuse il portello con il gomito, trotterellando in fretta verso
la porta di casa. Cercava qualcosa di carino da dire a Miles, ma non
gli venne niente. Era agitatissimo, si sentiva il cervello annodato e
gli tremavano le mani, e quando se ne rese conto sorrise. Voleva vedere
Miles felice, lo voleva con tutte le sue forze. Per tutto quello che
aveva fatto, e che continuava a fare.
Miles si era preso cura di lui come nessun altro. Si era fatto carico
di tutti i problemi e di tutte le responsabilità, si era
rimboccato le maniche per tirare fuori entrambi da una brutta
situazione. Aveva faticato come un adulto quando invece era poco
più che un ragazzino.
Bass salì un gradino, poi un altro. I ricordi cominciarono a
riaffiorare, e con loro sentì salire la gratitudine e l'amore
profondissimo e totale che provava per lui. Miles era la colonna
portante della sua vita, era tutto ciò di cui aveva bisogno. E
ora, finalmente, poteva fare qualcosa per lui, poteva realizzare uno
dei suoi desideri, uno dei tanti che aveva accantonato per far fronte
alle difficoltà che si erano presentate loro.
- Testardo, - la voce di Miles lo raggiunse dalla cima delle scale. -
Perché vuoi fare sempre tutto da solo? - chiese, protendendo le
mani per farsi dare il pannello. In effetti, Bass quasi non riusciva a
guardare dove metteva i piedi, con quell'affare in mano. Bass si
sottrasse, rapido, e gli sgattaiolò di lato velocemente,
sollevando di nuovo in Miles un moto di perplessità che lo
indusse ad alzare un sopracciglio.
- Si può sapere che ti prende oggi? Sei strano, - disse,
vedendolo scappare via nella loro stanza e ritornare subito dopo. Bass
gli si parò davanti, ancora con quel sorriso agitatissimo che
gli aveva visto per tutto il giorno, e lo afferrò all'altezza
dei gomiti.
- Bass, stai bene? Dimmi che non ti sei preso niente, - lo pregò
Miles, sempre più confuso. Diamine, Bass sembrava davvero
drogato, così euforico. Però era anche bellissimo da
vedere. Per questo non resistette, quando l'altro si alzò
leggermente sulle punte per baciarlo, ancora saldamente aggrappato a
lui. Lo baciò una volta, due, tre. Liberò un braccio per
accarezzargli i riccetti sulla fronte, poi lo baciò di nuovo.
- Mi stai facendo preoccupare, - scherzò, stringendolo forte.
Bass chiuse gli occhi, si lasciò abbracciare volentieri.
- Non devi, - mugolò, prima di sciogliersi dalla sua stretta. -
Tutto quello che devi fare è chiudere gli occhi e riaprirli
quando te lo dirò io, - aggiunse, ma poi Miles gli impedì
di nuovo di parlare riacchiappandolo e baciandolo con trasporto.
- Cos'hai combinato? - chiese, sulle sue labbra, senza smettere di
assaggiarle. Bass ritornò a stringersi contro di lui, non
riusciva a trattenersi. Gli passò una mano dietro la nuca e
strinse le dita attorno ai suoi capelli scuri.
- Ti ho preparato una sorpresa, - sussurrò, e chiamò a
raccolta tutta la propria forza di volontà per staccarsi da lui.
- Resta qui.
- Cosa--? - Miles restò fermo in mezzo al corridoio, incapace di
dire una frase di senso compiuto, e si scoprì emozionato come un
ragazzino. Le sorprese lo avevano sempre messo in imbarazzo,
però gli facevano piacere. Specialmente quelle di Bass. Lo vide
esitare sulla soglia, riflettere tra sé e sé, e non
oppose resistenza quando l'altro, quasi febbricitante, decise di
condurlo sul divano, prendendolo per mano.
- No, forse è meglio se ti siedi, - disse, rivolto più a
sé stesso che a Miles, che ormai si era arreso all'idea di aver
perso completamente il controllo della situazione. Da quando erano
tornati a casa, non aveva avuto modo di ribattere a niente, Bass era un
fiume in piena e chissà cosa aveva in mente. Si lasciò
guidare.
- Bass-- - provò a dire, ma l'altro lo interruppe ancora,
ordinandogli di tenere gli occhi chiusi. Miles obbedì, faceva
parte del gioco, e poi ormai ci aveva preso gusto. Era come se fossero
tornati piccoli.
Restò seduto senza guardare, da bravo bambino obbediente,
finché non sentì i passi dell'altro avvicinarsi di nuovo.
Cercò di sbirciare, ma Bass se ne accorse e istintivamente
nascose qualcosa dietro la schiena.
- Ancora no! - lo ammonì, e Miles avrebbe voluto disobbedire
volentieri, perché guardarlo così preso e contento era
uno spettacolo. Amava il lato folle e sconclusionato di Bass, quello
solare che travolgeva tutto con la sua irruenza e la sua forza.
Sentì improvvisa la voglia di farci l'amore.
Udì il rumore sordo di qualcosa che veniva posata sul tavolino davanti a lui. E poi, finalmente:
- Puoi guardare.
Per prima cosa, perse un colpo. Avrebbe riconosciuto quella sagoma tra
mille, non importava se la custodia nera lucida era ancora chiusa.
No, non poteva crederci. Non poteva essere.
Non riusciva a credere alla possibilità che proprio lei, che
aveva monopolizzato i suoi desideri da quando ancora aveva i calzoni
corti, fosse lì dentro.
Per un attimo restò immobile. Guardò la custodia, poi
guardò Bass, spaesato. L'altro gli sorrise, come per
incoraggiarlo.
- Be'? Non vuoi vedere cosa c'è dentro? - chiese, con gli occhi
azzurri che brillavano e le guance un po' rosse. Bass era
emozionatissimo, forse anche più di lui che ancora non aveva
realizzato cosa stesse succedendo. Aveva quasi paura di toccarla,
quella custodia; si sentiva imbarazzato oltre ogni limite e si convinse
che, a poco a poco, stava arrossendo contro la propria volontà.
Bass si intenerì guardandolo. Miles, Miles quello grande, tosto,
forte, che sapeva sempre cosa fare e andava dritto come un treno, che
esitava come un bimbo davanti a un regalo. Alla tenerezza si
accompagnava una punta di rammarico che gli strinse il cuore.
Miles aveva soffocato una parte di sé per diventare quello grande, tosto, forte. Aveva
ucciso il bambino che era, per poter vivere da adulto. Per fargli da
fratello maggiore. Per dare ad entrambi serenità e qualcosa che
li facesse svegliare la mattina con il sole negli occhi. Bass sapeva
che tutto questo non era giusto. La vita era stata un po' bastarda con
loro fin dall'inizio: erano nati soli, ma avevano smesso di esserlo
quando si erano incontrati. Quando avevano capito che io + te = famiglia.
Pensò che in fondo avevano tutto il diritto di recuperare
un po' della spensieratezza che avevano perso. Soprattutto Miles.
Sì, soprattutto lui.
Gli si sedette accanto e lo incitò di nuovo, silenziosamente stavolta, posandogli una mano sulla spalla.
Miles lo guardò ancora. Restarono a guardarsi per un tempo indefinito.
Poi, di punto in bianco, scoppiarono a ridere e la situazione si sbloccò.
- Avanti, apri, ché stiamo diventando vecchi, - Bass gli
diede una pacca leggera, poi gli circondò le spalle con un
braccio. E così, messo a proprio agio dalla vicinanza di Bass,
superò quella sensazione che lo aveva bloccato e finalmente fece
scattare le fibbie laterali.
- Oh cazzo.
Eccola, la regina delle chitarre. Bruce Springsteen ne aveva
una, e anche Keith Richards! E anche il tizio dei Police, là,
dannazione, non gli veniva il nome... Ah sì, Andy Summers.
- Cazzocazzocazzo.
Era una Fender Telecaster, una stupenda Fender color legno
bruciato, di un colore vivo, intenso e meravigliosamente caldo, quasi
nero sui bordi, che andava piano piano schiarendosi verso la buca
centrale in una tinta più dolce. Il pannello sagomato era
bianco, e il manico era anch'esso in legno ma al naturale e molto
più chiaro. Era lucida e perfetta, senza neanche un graffio.
Proprio come un sogno.
Bass si sentiva a un palmo da terra, vedendo la meraviglia nei suoi
occhi. Ci era riuscito. Era riuscito a prendere per mano quel bambino e
riportarlo in superficie.
- Bass, i-io... Tu...
E si fermò, perché aveva perso l'uso del linguaggio.
Così, dato che non riusciva a parlare, fece l'unica cosa che
poteva esprimere ciò che sentiva: si voltò, e nel giro di
una frazione di secondo intrappolò Bass in un abbraccio che
quasi lo stritolò, cominciò a sommergerlo di baci. Bass
si lasciò travolgere, rise, ridevano tutti e due; prese Miles e
lo attirò verso di sé, ricambiò i suoi baci.
- Allora? Significa che ti è piaciuta? - chiese, ironico. Miles
abbassò gli occhi. Quasi si vergognava ad ammettere che era
contento. Capita, quando ci si abitua a fare delle rinunce per molto
tempo.
- Sì, - disse, - e parecchio anche. Ma dove diavolo l'hai
trovata? E soprattutto, che organo ti sei venduto per averla??? - Un
pezzo del genere aveva un valore unico. Bass fece scorrere le dita sul
colletto della sua polo, giocherellò con i primi bottoni
slacciati.
- Non mi sono venduto niente, - ridacchiò. - Non ci crederai, ma
l'ho avuta quasi gratis. Hai presente l'antiquario? L'ho presa
lì. Era a due passi dal bar e non appena l'ho vista ho pensato a
te, - disse, sfiorando con dolcezza la sua guancia. Miles
arrossì leggermente a quel gesto. Non riusciva ad avere il
controllo su niente, quella sera, neanche su sé stesso, ma per
la prima volta non gli dispiacque affatto. Spinse Bass delicatamente
indietro, accompagnandolo fino a farlo adagiare con la schiena contro
il bracciolo del divano, e lo baciò a lungo.
- Pulcino psicopatico, la prossima volta che fai qualcosa del genere
avvertimi, - disse, sorridendo, senza riuscire a staccarsi dalle sue
labbra. - Mi è quasi preso un infarto! - esclamò,
accarezzando i suoi fianchi.
Bass gli passò un braccio al collo e posò la fronte
contro la sua, fissò i suoi occhi in quelli scuri di Miles.
- Non basterebbe a ripagarti neanche di un centesimo
per tutto quello che fai per me, - sussurrò serio, inclinando
leggermente il capo all'indietro, esponendo il collo per offrirsi ai
suoi baci. Miles lo accarezzò sui capelli, annegò nel suo
blu cristallino, e infine colse l'invito. Quella voglia di stargli
dentro era tornata, più urgente e impetuosa di prima, ma si
frenò. Voleva che fosse dolce, incredibilmente dolce.
- Non dire così, non è vero, - ribatté, ma Bass
incatenò di nuovo il suo sguardo col proprio, lo baciò
delicatamente.
- Sì che lo è, Miles... Mi hai sempre dato tutto e anche
di più. Sei sempre stato il mio unico punto fermo, -
confessò, percependo un leggero tremore sottopelle. Anche la
voce gli uscì incerta.
Miles lo ascoltava come ipnotizzato. - Hai sempre pensato prima a me e
poi a te. Ti sei fatto in quattro per permetterci di vivere felici,
senza mai lamentarti... Tu sei... Sei il mio cazzutissimo supereroe, Miles. E ti amo da morire.
Deglutì, non riuscì più a continuare. Non avevano
mai parlato così apertamente di cosa c'era stato prima. I
ricordi facevano male, ma ora, per spiegare i motivi della sua
gratitudine per aver incontrato Miles sulla sua strada, Bass non
poté fare a meno di guardare indietro.
Restarono in silenzio, immobili, mentre le parole di Bass ancora
risuonavano nella testa di entrambi, come un'eco. Poi, Bass
sentì la mano di Miles accarezzarlo sulla guancia e
sollevò lo sguardo. L'altro aveva gli occhi lucidi, e lo
guardava con un amore incontenibile che lo fece quasi esplodere dentro.
Miles, così morbido sotto la corteccia.
Si era commosso.
- Tu non devi ringraziarmi di niente, stupido, - gli disse, sorridendo,
un misto tra tenerezza e malinconia ripensando alle prove che avevano
dovuto superare. Fece un respiro profondo. - Quello che ho fatto, l'ho
fatto perché ti amo.
Non riuscì ad aggiungere altro, sentiva che si stava sciogliendo
troppo e non era da lui. Così abbracciò forte Bass, e la
stretta durò abbastanza a lungo da permettergli di recuperare un
po' di calma e lucidità.
- Ti amo in un modo che neanche immagini, - riuscì a soffiare,
poi, quando ebbe Bass tra le braccia. Assaporarono l'uno il calore
dell'altro, fisico, emotivo. Fu Bass a prendere l'iniziativa. Sapeva
quando essere aggressivo e quando essere cedevole; e, in quel momento,
Miles lo voleva arreso e docile, morbido, una terra indifesa da
conquistare senza usare la forza. Si esplorarono a lungo, mentre si
spogliavano, pelle contro pelle, respiri, carezze, piccoli fremiti di
piacere. Miles provò una scossa calda, mentre piano piano
entrava dentro di lui. Si sentiva completo e a suo agio, incastrato nel
suo corpo, si sentiva il padrone del mondo. Non aveva bisogno di nulla.
Bass gli ispirava un senso di possessività che lo distruggeva
dentro. Si spingeva fino all'ultimo centimetro, fin dove il corpo
dell'altro gli consentiva, per prendere possesso di ogni angolo, come
se davvero dovesse invaderlo, saccheggiarlo, depredarlo. Non poteva
fare a meno di lui. Avrebbe passato giornate e notti intere a fare
l'amore, senza interruzioni, allacciato all'uomo che amava.
Bass lo cercava, lo voleva, lo teneva stretto. Provava una sensazione
infinita di pace, quando lo teneva dentro di sé, e avrebbe
voluto che non smettesse mai. Lui e Miles erano l'incastro perfetto.
Arrivarono al culmine senza scatti, morbidamente, in modo fluido. Bass
abbandonò il capo all'indietro, chiuse gli occhi; Miles si
chinò a baciarlo sulla gola. Erano ancora l'uno nell'altro.
Miles restò ad ascoltare il respiro di Bass, guardare il suo
petto nudo alzarsi e abbassarsi tranquillamente. Quando Bass
riaprì gli occhi, dopo aver assaporato anche l'ultimo riverbero
di ciò che aveva provato, l'impronta di un piacere che lo aveva
attraversato dalla testa ai piedi, li posò in quelli di Miles, e
prese la sua mano tra le sue.
Miles puntellò il gomito contro il bracciolo e si mise comodo, accarezzò con lentezza il volto dell'altro.
- La verità è che sono io che devo ringraziarti.
Gli occhioni azzurri di Bass si spalancarono, pieni di curiosità.
- Perché? Non ho fatto niente, - disse, innocentemente. Il pollice di Miles si fermò sulla sua guancia.
- Mi hai dato una ragione per vivere.
Disse così prima di baciarlo ancora. Ormai si era del tutto dimenticato dell'oggetto che giaceva lì vicino.
Il suo regalo migliore lo aveva già ricevuto.
Era Bass, la sorpresa che la vita gli aveva riservato.
Miles Jr fece capolino dal suo guscio, e i suoi occhioni scuri da
piccolo rettile si posarono sui suoi due padroni. Sembravano
particolarmente felici.
Anche lei lo era. Presto, le sue giornate da tartaruga sarebbero state
molto più piacevoli in uno spazio più grande in cui
scorrazzare.
Sì, si trovava decisamente bene nella sua nuova casa. Aveva cibo, acqua, coccole e cure.
Sbadigliò, prima di ritirarsi nel guscio.
... Chissà se avrebbe potuto avere un altro po' di quell'erbetta rossa buonissima, il giorno dopo?
NOTE:
Per la stesura di questo
capitolo è stata fondamentale la consulenza di Wildflower,
intenditrice di musica e chitarre - mica pizza e fichi! ;)
A.
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