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Autore: Ambaraba    27/06/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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AU BAR 12 La mattina dopo, Bass mangia poco e niente.
- Devo aver esagerato con la birra, ieri sera, - dice, prima di finire di bere il caffè senza particolare entusiasmo. Miles solleva involontariamente un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
- Prima o poi dovremo parlare del tuo rapporto con l'alcol, - gli risponde, guardandosi attorno. Dove ha messo le chiavi della macchina? Come al solito non se lo ricorda. - Ti ostini a bere anche se sai che non lo reggi, - aggiunge, con un lieve sottotesto di rimprovero affettuoso, continuando a cercare senza successo.
Bass lo guarda, con un sorriso leggero.
- Sul mobile dell'ingresso, - dice, posando la tazza vuota sul tavolo. Ha imparato presto a ricordare quelle cose che Miles dimentica sempre, la Sbadataggine fatta persona. - Le chiavi le hai lasciate lì.
Miles lo guarda, un po' stupito e un po' perplesso dal fatto che l'altro capisca sempre cosa ha in mente senza bisogno di parlare, poi si dirige nell'ingresso e recupera le chiavi, ritorna.
- Grazie, - dice, chinandosi su di lui per baciarlo sulla testa. Bass si prende il suo bacio, poi si alza.
- Sai cosa vorrei fare oggi? Passare dal ferramenta. Voglio comprare qualcosa per costruire una casetta a Miles Jr, - dice, riaccostando la sedia al tavolo. Miles lo guarda mentre raccoglie da terra lo zainetto, se lo mette in spalla e poi raccoglie la cesta della tartarughina. - Ti sei stancata di questa stupida cesta, eh? - chiede, e l'animaletto solleva la testa e lo guarda con una certa curiosità, zampettando verso il bordo per avvicinarglisi. Si avviano verso la porta.
- Certo che si è stancata, dottor Doolittle, - gli risponde Miles, con le chiavi che tintinnano in una mano. - Sai più o meno cosa ti servirà?
Bass si volta verso di lui, gli lancia un'occhiata alla "Sì che lo so, ho persino fatto una lista. Non sono disordinato come te", e poi si allunga verso di lui per baciarlo sulla guancia, ruvida come al solito. Quanto gli piace quella sensazione. Gli piace tutto, di Miles.
- Scappo un quarto d'ora durante la pausa. Per fortuna che è vicino, a piedi farò in un attimo, - lo rassicura. Miles sta per aprire la porta, ma poi sembra ripensarci e la sua mano scivola via dalla maniglia. Approfitta del fatto che Bass ha le mani occupate per chiuderlo delicatamente contro la parete, baciarlo ancora una volta. Sa che, una volta oltrepassata la soglia, non avranno molte occasioni per lasciarsi andare, e vuole approfittarne fino all'ultimo. L'altro chiude gli occhi, cede volentieri.
- Adesso possiamo andare, - annuncia Miles con un sorriso soddisfatto, quando si separano, e lo lascia libero. Bass ride, gli piace quando Miles ha voglia di scherzare. Si incamminano insieme lungo il vialetto sotto il sole di giugno, Bass tranquillo con la cuccia di Miles Jr tra le mani, e Miles che torreggia accanto a lui dal suo metro e ottantacinque di altezza, con l'andatura dinoccolata e l'espressione di uno che si è svegliato decisamente bene.

Bass camminava sereno, con un grosso pannello di compensato sottobraccio e una busta nella mano libera. Era contento all'idea di aver trovato quasi tutto; le altre cose che gli servivano avrebbe potuto trovarle facilmente in un negozio di animali. Il ferramenta distava solo un paio di isolati dal bar e affacciava su una via pedonale affollata di piccoli negozietti in cui Bass si sarebbe fermato a curiosare volentieri, ma aveva troppa voglia di tornare da Miles per allungare ulteriormente il tragitto. Affrettò leggermente il passo, ma non troppo, perché voleva godersi la quiete della stradina, che non era raggiunta dal frastuono caotico delle macchine. Gli piaceva vedere le persone passeggiare, con i sorrisi leggeri che la splendida giornata di sole spontaneamente disegnava sui volti di tutti. Stava facendo un rapido calcolo a mente per stabilire le misure della futura nuova casa di Miles Jr, quando poi il suo sguardo si piantò in una vetrina in particolare, costringendolo a fermarsi bruscamente.
Sentì una specie di piccolo, rapido sussulto, alla vista di quella cosa che era sempre stata il sogno di Miles fin da ragazzino e che ora era lì, scintillante e perfetta nella sua custodia, che non chiedeva altro che di essere presa e regalata. Guardò l'insegna: era un negozio di antiquariato. Diamine, forse era un'occasione. Non poteva lasciarsela sfuggire. Era il regalo perfetto per Miles! Con un sorriso enorme di eccitazione, già immaginandosi la faccia che l'altro avrebbe fatto quando l'avrebbe vista, non ci pensò due volte e si fiondò nella piccola bottega.

Quando tornò, Miles stava preparando due coca cola con il ghiaccio e un'aranciata per tre ragazzini delle medie che erano appena usciti da scuola. Bass cercò di non lasciar trasparire l'euforia che lo pervadeva, e che lo faceva tremare sulle gambe. Per quanto cercasse di comportarsi normalmente, Miles lo squadrò con una leggera perplessità nello sguardo. Notò che Bass sorrideva in modo strano e involontariamente spostava di continuo il peso da una gamba all'altra, senza neanche rendersene conto.
- Tutto bene? Ti vedo un po' agitato, - disse, riempiendo due tramezzini. Bass saettava da un tavolo all'altro sorridendo come non mai; il pensiero della sorpresa che gli aveva preparato lo visitava continuamente, riempiendolo di attesa e trepidazione.
- Certo, - gli rispose l'altro, avvicinandosi per stampargli un bacio sulla guancia e rivolgendogli un sorriso così luminoso che al confronto il sole sembrava una lampadina fulminata. Miles non chiese altro, anche perché l'altro era già scappato via, lasciandolo confuso e perplesso a lucidare i bicchieri e sorridere come uno scemo.

- Aspetta, ti aiuto-- - disse Miles, cominciando a scendere le scale, qualche passo dietro Bass. 
- No, - lo interruppe Bass, sorridendo, posandogli una mano sul petto e spingendolo leggermente, rapido. Subito dopo sgusciò fuori dalla porta e attraversò rapido il vialetto, eccitato all'idea che di lì a poco avrebbe potuto dare a Miles il suo piccolo pensierino. Erano arrivati a casa tardi come al solito e, anche se le giornate si erano già allungate molto, il cielo era blu scuro e le luci dei lampioni erano accese. Aprì il bagagliaio e raccolse prima il grosso pannello, posandolo a terra contro il fianco della macchina. Poi, cercò goffamente il modo di usarlo per nascondere il volume del regalo, afferrò la bustina, l'ultima cosa che rimaneva, e infine chiuse il portello con il gomito, trotterellando in fretta verso la porta di casa. Cercava qualcosa di carino da dire a Miles, ma non gli venne niente. Era agitatissimo, si sentiva il cervello annodato e gli tremavano le mani, e quando se ne rese conto sorrise. Voleva vedere Miles felice, lo voleva con tutte le sue forze. Per tutto quello che aveva fatto, e che continuava a fare.
Miles si era preso cura di lui come nessun altro. Si era fatto carico di tutti i problemi e di tutte le responsabilità, si era rimboccato le maniche per tirare fuori entrambi da una brutta situazione. Aveva faticato come un adulto quando invece era poco più che un ragazzino.
Bass salì un gradino, poi un altro. I ricordi cominciarono a riaffiorare, e con loro sentì salire la gratitudine e l'amore profondissimo e totale che provava per lui. Miles era la colonna portante della sua vita, era tutto ciò di cui aveva bisogno. E ora, finalmente, poteva fare qualcosa per lui, poteva realizzare uno dei suoi desideri, uno dei tanti che aveva accantonato per far fronte alle difficoltà che si erano presentate loro.
- Testardo, - la voce di Miles lo raggiunse dalla cima delle scale. - Perché vuoi fare sempre tutto da solo? - chiese, protendendo le mani per farsi dare il pannello. In effetti, Bass quasi non riusciva a guardare dove metteva i piedi, con quell'affare in mano. Bass si sottrasse, rapido, e gli sgattaiolò di lato velocemente, sollevando di nuovo in Miles un moto di perplessità che lo indusse ad alzare un sopracciglio.
- Si può sapere che ti prende oggi? Sei strano, - disse, vedendolo scappare via nella loro stanza e ritornare subito dopo. Bass gli si parò davanti, ancora con quel sorriso agitatissimo che gli aveva visto per tutto il giorno, e lo afferrò all'altezza dei gomiti.
- Bass, stai bene? Dimmi che non ti sei preso niente, - lo pregò Miles, sempre più confuso. Diamine, Bass sembrava davvero drogato, così euforico. Però era anche bellissimo da vedere. Per questo non resistette, quando l'altro si alzò leggermente sulle punte per baciarlo, ancora saldamente aggrappato a lui. Lo baciò una volta, due, tre. Liberò un braccio per accarezzargli i riccetti sulla fronte, poi lo baciò di nuovo.
- Mi stai facendo preoccupare, - scherzò, stringendolo forte. Bass chiuse gli occhi, si lasciò abbracciare volentieri.
- Non devi, - mugolò, prima di sciogliersi dalla sua stretta. - Tutto quello che devi fare è chiudere gli occhi e riaprirli quando te lo dirò io, - aggiunse, ma poi Miles gli impedì di nuovo di parlare riacchiappandolo e baciandolo con trasporto.
- Cos'hai combinato? - chiese, sulle sue labbra, senza smettere di assaggiarle. Bass ritornò a stringersi contro di lui, non riusciva a trattenersi. Gli passò una mano dietro la nuca e strinse le dita attorno ai suoi capelli scuri.
- Ti ho preparato una sorpresa, - sussurrò, e chiamò a raccolta tutta la propria forza di volontà per staccarsi da lui. - Resta qui.
- Cosa--? - Miles restò fermo in mezzo al corridoio, incapace di dire una frase di senso compiuto, e si scoprì emozionato come un ragazzino. Le sorprese lo avevano sempre messo in imbarazzo, però gli facevano piacere. Specialmente quelle di Bass. Lo vide esitare sulla soglia, riflettere tra sé e sé, e non oppose resistenza quando l'altro, quasi febbricitante, decise di condurlo sul divano, prendendolo per mano.
- No, forse è meglio se ti siedi, - disse, rivolto più a sé stesso che a Miles, che ormai si era arreso all'idea di aver perso completamente il controllo della situazione. Da quando erano tornati a casa, non aveva avuto modo di ribattere a niente, Bass era un fiume in piena e chissà cosa aveva in mente. Si lasciò guidare.
- Bass-- - provò a dire, ma l'altro lo interruppe ancora, ordinandogli di tenere gli occhi chiusi. Miles obbedì, faceva parte del gioco, e poi ormai ci aveva preso gusto. Era come se fossero tornati piccoli.
Restò seduto senza guardare, da bravo bambino obbediente, finché non sentì i passi dell'altro avvicinarsi di nuovo. Cercò di sbirciare, ma Bass se ne accorse e istintivamente nascose qualcosa dietro la schiena.
- Ancora no! - lo ammonì, e Miles avrebbe voluto disobbedire volentieri, perché guardarlo così preso e contento era uno spettacolo. Amava il lato folle e sconclusionato di Bass, quello solare che travolgeva tutto con la sua irruenza e la sua forza. Sentì improvvisa la voglia di farci l'amore.
Udì il rumore sordo di qualcosa che veniva posata sul tavolino davanti a lui. E poi, finalmente:
- Puoi guardare.

Per prima cosa, perse un colpo. Avrebbe riconosciuto quella sagoma tra mille, non importava se la custodia nera lucida era ancora chiusa.
No, non poteva crederci. Non poteva essere.
Non riusciva a credere alla possibilità che proprio lei, che aveva monopolizzato i suoi desideri da quando ancora aveva i calzoni corti, fosse lì dentro.
Per un attimo restò immobile. Guardò la custodia, poi guardò Bass, spaesato. L'altro gli sorrise, come per incoraggiarlo.
- Be'? Non vuoi vedere cosa c'è dentro? - chiese, con gli occhi azzurri che brillavano e le guance un po' rosse. Bass era emozionatissimo, forse anche più di lui che ancora non aveva realizzato cosa stesse succedendo. Aveva quasi paura di toccarla, quella custodia; si sentiva imbarazzato oltre ogni limite e si convinse che, a poco a poco, stava arrossendo contro la propria volontà.
Bass si intenerì guardandolo. Miles, Miles quello grande, tosto, forte, che sapeva sempre cosa fare e andava dritto come un treno, che esitava come un bimbo davanti a un regalo. Alla tenerezza si accompagnava una punta di rammarico che gli strinse il cuore. Miles aveva soffocato una parte di sé per diventare quello grande, tosto, forte. Aveva ucciso il bambino che era, per poter vivere da adulto. Per fargli da fratello maggiore. Per dare ad entrambi serenità e qualcosa che li facesse svegliare la mattina con il sole negli occhi. Bass sapeva che tutto questo non era giusto. La vita era stata un po' bastarda con loro fin dall'inizio: erano nati soli, ma avevano smesso di esserlo quando si erano incontrati. Quando avevano capito che io + te = famiglia.
Pensò che in fondo avevano tutto il diritto di recuperare un po' della spensieratezza che avevano perso. Soprattutto Miles. Sì, soprattutto lui.
Gli si sedette accanto e lo incitò di nuovo, silenziosamente stavolta, posandogli una mano sulla spalla.
Miles lo guardò ancora. Restarono a guardarsi per un tempo indefinito.
Poi, di punto in bianco, scoppiarono a ridere e la situazione si sbloccò.
- Avanti, apri, ché stiamo diventando vecchi, - Bass gli diede una pacca leggera, poi gli circondò le spalle con un braccio. E così, messo a proprio agio dalla vicinanza di Bass, superò quella sensazione che lo aveva bloccato e finalmente fece scattare le fibbie laterali.
- Oh cazzo.
Eccola, la regina delle chitarre. Bruce Springsteen ne aveva una, e anche Keith Richards! E anche il tizio dei Police, là, dannazione, non gli veniva il nome... Ah sì, Andy Summers.
- Cazzocazzocazzo.
Era una Fender Telecaster, una stupenda Fender color legno bruciato, di un colore vivo, intenso e meravigliosamente caldo, quasi nero sui bordi, che andava piano piano schiarendosi verso la buca centrale in una tinta più dolce. Il pannello sagomato era bianco, e il manico era anch'esso in legno ma al naturale e molto più chiaro. Era lucida e perfetta, senza neanche un graffio. Proprio come un sogno.
Bass si sentiva a un palmo da terra, vedendo la meraviglia nei suoi occhi. Ci era riuscito. Era riuscito a prendere per mano quel bambino e riportarlo in superficie.
- Bass, i-io... Tu...
E si fermò, perché aveva perso l'uso del linguaggio. Così, dato che non riusciva a parlare, fece l'unica cosa che poteva esprimere ciò che sentiva: si voltò, e nel giro di una frazione di secondo intrappolò Bass in un abbraccio che quasi lo stritolò, cominciò a sommergerlo di baci. Bass si lasciò travolgere, rise, ridevano tutti e due; prese Miles e lo attirò verso di sé, ricambiò i suoi baci.
- Allora? Significa che ti è piaciuta? - chiese, ironico. Miles abbassò gli occhi. Quasi si vergognava ad ammettere che era contento. Capita, quando ci si abitua a fare delle rinunce per molto tempo.
- Sì, - disse, - e parecchio anche. Ma dove diavolo l'hai trovata? E soprattutto, che organo ti sei venduto per averla??? - Un pezzo del genere aveva un valore unico. Bass fece scorrere le dita sul colletto della sua polo, giocherellò con i primi bottoni slacciati.
- Non mi sono venduto niente, - ridacchiò. - Non ci crederai, ma l'ho avuta quasi gratis. Hai presente l'antiquario? L'ho presa lì. Era a due passi dal bar e non appena l'ho vista ho pensato a te, - disse, sfiorando con dolcezza la sua guancia. Miles arrossì leggermente a quel gesto. Non riusciva ad avere il controllo su niente, quella sera, neanche su sé stesso, ma per la prima volta non gli dispiacque affatto. Spinse Bass delicatamente indietro, accompagnandolo fino a farlo adagiare con la schiena contro il bracciolo del divano, e lo baciò a lungo.
- Pulcino psicopatico, la prossima volta che fai qualcosa del genere avvertimi, - disse, sorridendo, senza riuscire a staccarsi dalle sue labbra. - Mi è quasi preso un infarto! - esclamò, accarezzando i suoi fianchi.
Bass gli passò un braccio al collo e posò la fronte contro la sua, fissò i suoi occhi in quelli scuri di Miles.
- Non basterebbe a ripagarti neanche di un centesimo per tutto quello che fai per me, - sussurrò serio, inclinando leggermente il capo all'indietro, esponendo il collo per offrirsi ai suoi baci. Miles lo accarezzò sui capelli, annegò nel suo blu cristallino, e infine colse l'invito. Quella voglia di stargli dentro era tornata, più urgente e impetuosa di prima, ma si frenò. Voleva che fosse dolce, incredibilmente dolce.
- Non dire così, non è vero, - ribatté, ma Bass incatenò di nuovo il suo sguardo col proprio, lo baciò delicatamente.
- Sì che lo è, Miles... Mi hai sempre dato tutto e anche di più. Sei sempre stato il mio unico punto fermo, - confessò, percependo un leggero tremore sottopelle. Anche la voce gli uscì incerta.
Miles lo ascoltava come ipnotizzato. - Hai sempre pensato prima a me e poi a te. Ti sei fatto in quattro per permetterci di vivere felici, senza mai lamentarti... Tu sei... Sei il mio cazzutissimo supereroe, Miles. E ti amo da morire.
Deglutì, non riuscì più a continuare. Non avevano mai parlato così apertamente di cosa c'era stato prima. I ricordi facevano male, ma ora, per spiegare i motivi della sua gratitudine per aver incontrato Miles sulla sua strada, Bass non poté fare a meno di guardare indietro.
Restarono in silenzio, immobili, mentre le parole di Bass ancora risuonavano nella testa di entrambi, come un'eco. Poi, Bass sentì la mano di Miles accarezzarlo sulla guancia e sollevò lo sguardo. L'altro aveva gli occhi lucidi, e lo guardava con un amore incontenibile che lo fece quasi esplodere dentro. Miles, così morbido sotto la corteccia.
Si era commosso.
- Tu non devi ringraziarmi di niente, stupido, - gli disse, sorridendo, un misto tra tenerezza e malinconia ripensando alle prove che avevano dovuto superare. Fece un respiro profondo. - Quello che ho fatto, l'ho fatto perché ti amo.
Non riuscì ad aggiungere altro, sentiva che si stava sciogliendo troppo e non era da lui. Così abbracciò forte Bass, e la stretta durò abbastanza a lungo da permettergli di recuperare un po' di calma e lucidità.
- Ti amo in un modo che neanche immagini, - riuscì a soffiare, poi, quando ebbe Bass tra le braccia. Assaporarono l'uno il calore dell'altro, fisico, emotivo. Fu Bass a prendere l'iniziativa. Sapeva quando essere aggressivo e quando essere cedevole; e, in quel momento, Miles lo voleva arreso e docile, morbido, una terra indifesa da conquistare senza usare la forza. Si esplorarono a lungo, mentre si spogliavano, pelle contro pelle, respiri, carezze, piccoli fremiti di piacere. Miles provò una scossa calda, mentre piano piano entrava dentro di lui. Si sentiva completo e a suo agio, incastrato nel suo corpo, si sentiva il padrone del mondo. Non aveva bisogno di nulla. Bass gli ispirava un senso di possessività che lo distruggeva dentro. Si spingeva fino all'ultimo centimetro, fin dove il corpo dell'altro gli consentiva, per prendere possesso di ogni angolo, come se davvero dovesse invaderlo, saccheggiarlo, depredarlo. Non poteva fare a meno di lui. Avrebbe passato giornate e notti intere a fare l'amore, senza interruzioni, allacciato all'uomo che amava.
Bass lo cercava, lo voleva, lo teneva stretto. Provava una sensazione infinita di pace, quando lo teneva dentro di sé, e avrebbe voluto che non smettesse mai. Lui e Miles erano l'incastro perfetto.
Arrivarono al culmine senza scatti, morbidamente, in modo fluido. Bass abbandonò il capo all'indietro, chiuse gli occhi; Miles si chinò a baciarlo sulla gola. Erano ancora l'uno nell'altro.
Miles restò ad ascoltare il respiro di Bass, guardare il suo petto nudo alzarsi e abbassarsi tranquillamente. Quando Bass riaprì gli occhi, dopo aver assaporato anche l'ultimo riverbero di ciò che aveva provato, l'impronta di un piacere che lo aveva attraversato dalla testa ai piedi, li posò in quelli di Miles, e prese la sua mano tra le sue.
Miles puntellò il gomito contro il bracciolo e si mise comodo, accarezzò con lentezza il volto dell'altro.
- La verità è che sono io che devo ringraziarti.
Gli occhioni azzurri di Bass si spalancarono, pieni di curiosità.
- Perché? Non ho fatto niente, - disse, innocentemente. Il pollice di Miles si fermò sulla sua guancia.
- Mi hai dato una ragione per vivere.
Disse così prima di baciarlo ancora. Ormai si era del tutto dimenticato dell'oggetto che giaceva lì vicino.
Il suo regalo migliore lo aveva già ricevuto.
Era Bass, la sorpresa che la vita gli aveva riservato.

Miles Jr fece capolino dal suo guscio, e i suoi occhioni scuri da piccolo rettile si posarono sui suoi due padroni. Sembravano particolarmente felici.
Anche lei lo era. Presto, le sue giornate da tartaruga sarebbero state molto più piacevoli in uno spazio più grande in cui scorrazzare.
Sì, si trovava decisamente bene nella sua nuova casa. Aveva cibo, acqua, coccole e cure.
Sbadigliò, prima di ritirarsi nel guscio.
... Chissà se avrebbe potuto avere un altro po' di quell'erbetta rossa buonissima, il giorno dopo?


NOTE:
Per la stesura di questo capitolo è stata fondamentale la consulenza di Wildflower, intenditrice di musica e chitarre - mica pizza e fichi! ;)
A.
  
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