AU BAR 14
Da qualche notte, Miles non chiude occhio. Il motivo della sua
insonnia, però, non è il caldo soffocante, anzi: quello
se n'è andato e sembra che non tornerà per un bel po',
con grande sollievo di tutti.
La ragione per cui Miles Matheson non riesce più a dormire
è perché, dal fine settimana precedente, più o
meno ogni notte, puntualissimo, si scatena il temporale. E c'è
solo una cosa che terrorizza Bass più dei ragni grandi e dei
pagliacci: i tuoni. Il che significa che, quando il maltempo si fa
più intenso, diventa paranoico e Miles deve riuscire a
convincerlo che invece, dentro la loro casa, sono più che al
sicuro.
- Hai staccato tutte le prese della corrente? - chiede, con un filo di
voce. Dal lenzuolo che si è tirato su fino al mento spuntano
solo i suoi occhioni blu, spalancati, e un ammasso di ricci disordinati.
Miles gli accarezza la spalla.
- Ho fatto tutto quello che c'era da fare, Bass, è solo rumore.
Siamo perfettamente al sicuro, - gli dice, soffocando uno sbadiglio.
È stanco, ha l'impressione di avere della sabbia negli occhi. Ma
non può riaddormentarsi finché Bass non si sarà
tranquillizzato. Poco prima, quando è scoppiato un tuono
particolarmente forte - anticipato da un lampo tagliente attraverso il
vetro della finestra -, lo ha sentito fare un salto nel letto come se
questo avesse preso improvvisamente fuoco.
- Lo so, lo so che è ridicolo... - ammette Bass, in un sussurro, arrossendo un po'. - Ma non posso farci niente...
A Miles viene voglia di stringerlo forte. Lo fa.
- Sì, in effetti sei un po' ridicolo, - gli dice, sorridendo. - Non pensarci. Vieni qua.
Bass non se lo fa ripetere. Se c'è un posto in cui si sente al sicuro, quello è l'abbraccio di Miles.
- Secondo te Miles Jr ha paura? - chiede, sbirciando i movimenti della tartaruga da sopra la sua spalla.
Miles lo rassicura: - Guarda che dorme da un pezzo, non gliene frega
niente dei tuoni, - ride, passandogli una mano tra i capelli. - Sei tu
che devi rilassarti un po'.
- Facile per te, - ribatte Bass, cercando di chiudere gli occhi. - Tu sei Miles "Non-ho-paura-di-niente" Matheson!
Miles arriccia leggermente il naso, continuando ad accarezzarlo. Sa che
i grattini sulla testa hanno un potere rilassante su Bass. - Non
è vero, mica sono Iron man! È solo che il temporale non
è fra le cose che mi fanno paura, - spiega. Un gorgoglio basso
risuona da qualche parte, nel cielo, e Bass si stringe di più a
lui.
L'altro sbadiglia. È davvero stanchissimo, ma non può addormentarsi prima di aver risolto questa faccenda.
- Ehi, - attira l'attenzione di Bass. - Vuoi che leggiamo qualcosa?
Così magari poi prendi sonno, - propone. Bass sembra valutare la
sua offerta ma poi la declina.
- No... Sono troppo nervoso, non riuscirei a seguirti, - si giustifica.
Non vuole fare nulla, vuole solo starsene incollato a Miles per il
resto dei suoi giorni.
Chiacchierano a bassa voce per una decina di minuti, vicinissimi, e
Bass sembra tranquillizzarsi. Quando poi Miles gli fa notare che il
borbottio della pioggia si sta affievolendo, e che il temporale si sta
facendo sempre più lontano, finalmente l'altro si rilassa e gli
si arriccia addosso come un koala, sotto il lenzuolo.
Il cielo bianco-grigio rendeva tutto un po' spento, così
decisero di accendere la radio per ravvivare un po' l'atmosfera. Era
strano ritrovarsi improvvisamente infreddoliti quando fino a qualche
giorno prima c'era un sole che spaccava le pietre.
Bass si strinse nella felpa mentre si apprestava a portare la colazione
al tavolo dei Neville, Tom e Julia, una coppia che viveva a qualche
isolato da loro e che veniva spesso e volentieri a bere un caffè
e fare due chiacchiere. Miles trovava che Neville avesse qualcosa di
inquietante ma, quando glielo aveva detto, Bass per poco non gli era
scoppiato a ridere in faccia.
- Ma dai, è un agente assicurativo... Cosa può fare di inquietante? Riti vudù con le polizze?
Miles aveva scrollato le spalle. In effetti, sapeva anche lui che era
un pensiero irrazionale... Si era trattato di una sensazione, tutto
qua. Se ne era dimenticato quasi subito, comunque, perché era di
nuovo finita la birra - l'unica cosa in grado di esaurirsi nel giro di
un nanosecondo senza che se ne accorgessero per tempo.
Quando tornò, Bass trovò Miles seduto sullo sgabello che
sbadigliava a ripetizione, e si sentì un po' in colpa. Gli
preparò un caffé macchiato con poco zucchero, come
piaceva a lui, e glielo portò con aria colpevole.
- Scusa se ti ho tenuto sveglio stanotte... - disse piano,
interrompendo l'accurata operazione di raccolta bollette di cui Miles
si occupava periodicamente.
- Ehi, - Miles sollevò lo sguardo dai fogli, e quando
notò la tazzina posata davanti a sé sorrise. - Guarda che
non ti devi scusare di niente, Bass.
Mise via i fogli e gli prese una mano, approfittando della sufficiente
copertura che il bancone offriva loro, nascondendo quel gesto. Bass
sorrise leggermente. Gli piaceva Miles, gli piaceva il modo in cui gli
sorrideva anche quando magari avrebbe avuto tutto il diritto di perdere
la pazienza. Strinse le dita attorno alle sue.
- Mi dispiace vederti stanco, - gli disse.
Miles scrollò le spalle.
- Ma smettila, mica sto morendo, - rispose, scuotendo la testa. - E
poi, devo ammettere che mi piace averti appiccicato addosso che mi
chiedi protezione dal temporale... - aggiunse, attirandolo più
vicino e abbassando volutamente il tono di voce. Bass arrossì.
- Approfittatore, - sussurrò, con un sorriso divertito. Morivano
entrambi dalla voglia di abbracciarsi e baciarsi, ma quel lieve
contatto di mani era l'unica cosa che potevano permettersi, dal momento
che erano in pubblico.
Miles, tuttavia, trovò un lato positivo nella situazione.
Stuzzicare ulteriormente Bass era un ottimo modo per "vendicarsi",
pensò. Così, in un mormorio appena appena udibile, che
solleticò la fantasia dell'altro, aggiunse: - Stanotte sarò io a tenerti sveglio...
Bass rabbrividì leggermente. E così era quella la sua
punizione: dover attendere fino al loro ritorno a casa per potersi
godere quell'intimità con Miles che, in quel momento, desiderava
così tanto da sentire lo stomaco annodarsi. Deglutì,
cercando di non fargli capire che aveva centrato in pieno l'obiettivo
ed era riuscito a farlo sentire sottosopra.
- Dai, bevi il caffé, che si fredda, - disse, in tono poco
convinto, abbassando lo sguardo e fissando con insolito interesse la
cucitura della tasca sul grembiule, imbarazzato. Sapeva di non essere
in grado di dissimulare quello che provava e sapeva di avere la
tendenza ad arrossire. Miles lo guardò e sorrise, con un misto
di eccitazione e tenerezza nello sguardo, e accarezzò
ancora una volta la sua mano, chiudendola tra le sue.
- Grazie, pulcino, - gli disse, stavolta con tono dolce.
Bass si congedò scherzosamente con un mezzo inchino, prima di
tornare a servire i clienti che nel frattempo si erano accomodati.
Miles fu di parola. Ebbero appena il tempo di sgranocchiare qualcosa a
cena, una volta tornati a casa, perché subito dopo lo
portò di peso in camera e lo inchiodò sul letto.
Non aveva fame. L'unico bisogno che voleva soddisfare era quello di avere Bass tutto per sé.
Bass si sentì sollevare e rovesciare come se non pesasse niente,
si trovò addosso le sue mani, le sue labbra, la sua pelle, il
suo respiro, e sentì quella sensazione che provava tutte le
volte - qualcosa che si scioglieva - mentre i suoi pensieri si facevano sempre più confusi, un poco alla volta.
Miles si prese tutto il tempo del mondo prima per spogliarlo e poi per
baciarlo dalla testa ai piedi, interamente, come più gli
piaceva. Contemplò l'ipotesi di utilizzare davvero lo
spazio di tutta la notte per farlo, ma poi pensò che una tortura
del genere sarebbe stata puro sadismo. Bass assecondava i suoi baci, si
offriva, lo attirava a sé. Il livello di rossore che le sue
guance avevano raggiunto confermavano a Miles che quello che gli stava
facendo gli piaceva parecchio, perciò continuò. Baciare
era un'arte, e lui sapeva farlo, e voleva
farlo perché amava Bass. Amava la sua pelle e il suo profumo e
il suo modo di muoversi e di sussurrare il suo nome, e il suo sguardo e
la sua espressione, che rivelavano quanto apprezzasse le cure che Miles
gli riservava. Passò un tempo infinito a sfiorare il suo corpo
con le labbra e con le mani, ad assaggiarlo e leccarlo e scovare tutti
i punti in cui gli piaceva essere accarezzato, ricevendo in premio il
suono dei suoi gemiti rotondi, e quando si staccò per un attimo
da lui - dal suo collo, dal suo battito, dal suo tremito sottile -
rimase incantato e guardare i suoi occhi chiusi e le sue labbra appena
appena aperte, un invito che non poteva non cogliere. Sentì
qualcosa dentro, un tuffo al cuore vedendolo così, arreso e a
suo agio tra le sue carezze: una commistione straziante di desiderio e
tenerezza, che lo divideva tra l'istinto di proteggerlo e quello di
farlo suo. Intrecciò le mani alle sue, prima di chinarsi sulla
sua bocca e baciarlo con tutta l'anima, riempito fin nelle ossa da
quella sensazione che gli urlava di unirsi a lui, di stargli dentro e
restarci tutta la vita. Il sentimento crebbe ulteriormente quando
l'altro riaprì gli occhi, piano, come svegliandosi da un sogno,
e li piantò nei suoi, con una dolcezza e uno smarrimento nello
sguardo che indussero ancora una volta Miles a baciarlo con tutta la
tenerezza possibile.
- Ti amo, Miles...
L'altro perse un colpo. Si sentiva così scoperto, a volte,
quando faceva l'amore con lui. Come se Bass potesse guardargli
attraverso. Poteva vedere quello che stava provando in quel momento?
Certo che sì.
Erano sempre stati un libro aperto, l'uno per l'altro. Sentì le
dita di Bass tra i capelli e sulle spalle, sulla schiena - quanto adorava le sue carezze
- e lo baciò ancora, e ancora, e ancora, e passò una mano
sulla sua testa scompigliandogli i riccetti, facendolo ridere - adorava
la sua risata, adorava il suono della sua voce quando faceva l'amore -
e a poco a poco l'impeto si trasformò in amore puro, desiderio
di prendersi cura di quel piccolo miracolo che aveva riempito la sua
vita. Perciò rallentò, deciso a godersi ogni attimo, e
soprattutto a renderlo indimenticabile per Bass.
- Ti amo anch'io, pulcino, tu non sai quanto... - rispose, in un
sussurro, abbracciandolo e spingendosi dentro di lui. Lo sentì
aggrapparsi alle sue spalle, come faceva sempre, e si intenerì
ulteriormente percependo quel contatto che conosceva bene. Lo
sentì ridacchiare piano.
- Oh no, io lo so quanto... - disse Bass, con un sorriso da bambino. -
È per questo che ringrazio la vita ogni giorno, - aggiunse,
dolcemente, studiandolo con gli occhioni blu puntati su di lui.
Miles si sentì franare dentro, vedendolo così, come se lo
avesse investito una piccola burrasca di sentimenti. Gli
accarezzò una guancia con delicatezza, impietrito di fronte alle
sue iridi chiare che traboccavano amore, e non poté fare a meno
di baciarlo di nuovo, come se una forza invisibile lo calamitasse sulle
sue labbra morbide.
Si separò più lentamente, però, stavolta;
restò vicinissimo al suo volto, perché voleva godersi da
vicino lo spettacolo dei suoi occhi, incatenati ai propri.
Si arricciò un riccioletto corto intorno al dito, ci
giocherellò un po', senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
- Sono io che devo dire grazie, invece... - mormorò, cominciando
a ricoprirlo di tanti, piccoli baci sul viso. Bass rise, per la
sensazione di pizzicore che provava sempre quando Miles lo baciava,
pelle liscia contro pelle irruvidita da barba di due giorni. Gli mise
le braccia al collo, lo strinse più forte su di sé. Miles
sentì la presa delle sue gambe intorno alla vita stringersi, e
capì che era arrivato il momento. Vennero quasi
contemporaneamente, allacciati stretti, Bass con il capo reclinato
all'indietro e Miles con la testa posata sulla sua spalla, in cerca di
un sostegno. Rimasero fermi, l'uno nell'altro, assaporando fino
all'ultimo secondo di quel prodigio che riuscivano a creare ogni volta
semplicemente amandosi. Si scambiarono baci e attenzioni ancora per un
bel po', finché Miles non si sfilò delicatamente da Bass
e gli si distese accanto, imprigionandolo in un abbraccio. Bass si
rannicchiò volentieri addosso a lui, stanco e felice. Miles
chiuse gli occhi, continuando ad accarezzarlo, un gesto che gli veniva
spontaneo come respirare e che lo rilassava.
- A volte mi scandalizzo da solo, - confessò, in leggero
imbarazzo. Bass mosse leggermente il capo, per ascoltarlo meglio.
- Perché? - chiese, accarezzandogli il petto. Miles sollevò un sopracciglio.
- Be', perché ero partito promettendoti una notte da film porno
e poi mi sono ritrovato a sussurrarti romanticherie come la peggiore
tra le protagoniste di filmacci rosa, - spiegò, ridendo e
arricciandondo il naso. Bass rise assieme a lui, divertito.
- A me piace il tuo lato romantico, - disse. - E poi, ti vengono bene
entrambe le cose, pornostar, - ridacchiò, prendendolo in giro.
Miles gli diede un buffetto sulla guancia, prima di baciarlo
mordicchiandogli leggermente il labbro per punizione.
- Mmmstupido, - lo
rimproverò, stringendolo con più forza a sé. Bass
non si oppose, anzi: gli piaceva provare in prima persona quanto Miles
fosse forte. Rispose ai suoi baci con altrettanto coinvolgimento,
finché la necessità lo costrinse a smettere, almeno per
il momento. Non riusciva più a ignorare quella sensazione di
languore che gli attanagliava lo stomaco.
- Ho fame, - disse, mettendosi a sedere in mezzo al letto. - Tu no?
Miles si stiracchiò pigramente. In realtà aveva
più sonno che fame, ma non avrebbe disdegnato uno spuntino,
soprattutto considerando che, quando avevano messo piede in casa, aveva
avuto tutt'altro pensiero che cenare...
- Un po', - ammise, guardando Bass che si stropicciava gli occhi, anche lui assonnato. Sei proprio un pulcino, pensò.
- Gelato? - Bass sapeva che non ci sarebbe stato bisogno di mettere la
proposta ai voti. Miles annuì subito, infatti. Quella della
vaschetta di gelato a notte fonda, d'estate, era una tradizione che
avevano inaugurato quando erano due ragazzini arrapati nel pieno
dell'adolescenza e si dimenticavano persino di mangiare, tanto erano
presi a starsi addosso. Così, nelle ore più impensate, si
ritrovavano sul divano con una vaschetta sulle gambe e due cucchiai, e
si godevano soddisfatti il premio dopo l'amore.
Miles era troppo stanco per pensare di fare qualsiasi cosa. Si sentiva
rilassato, come sempre quando era con Bass, e sentì la
stanchezza degli ultimi giorni riversarglisi addosso in un colpo solo.
Resistette solo perché voleva assolutamente godersi quel momento
e perché sì, in effetti ora che ci pensava aveva davvero
fame. Vide Bass sgusciare fuori dal letto, silenzioso ed elastico come
un gatto, e tornare poco dopo con il caro, vecchio, amato gelato alla
vaniglia. Si sedettero vicinissimi e cominciarono l'assalto.
- A te l'onore, - disse Miles, cedendo a Bass la prima cucchiaiata.
L'altro sorrise e non se lo fece ripetere. Mangiarono e chiacchierarono
avevano sempre fatto e, quando furono sazi e stanchi, misero via tutto
e si abbracciarono, si diedero la buonanotte.
Bass gli rubò un ultimo bacio, prima di chiudere gli occhi.
E si sentì la persona più fortunata del mondo.
... Anche quando Miles si svegliò, circa un'ora dopo, e pretese
di fare il bis, nel dormiveglia, per tenere fede alla promessa fatta.
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