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Autore: Ambaraba    22/07/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 14 Da qualche notte, Miles non chiude occhio. Il motivo della sua insonnia, però, non è il caldo soffocante, anzi: quello se n'è andato e sembra che non tornerà per un bel po', con grande sollievo di tutti.
La ragione per cui Miles Matheson non riesce più a dormire è perché, dal fine settimana precedente, più o meno ogni notte, puntualissimo, si scatena il temporale. E c'è solo una cosa che terrorizza Bass più dei ragni grandi e dei pagliacci: i tuoni. Il che significa che, quando il maltempo si fa più intenso, diventa paranoico e Miles deve riuscire a convincerlo che invece, dentro la loro casa, sono più che al sicuro.
- Hai staccato tutte le prese della corrente? - chiede, con un filo di voce. Dal lenzuolo che si è tirato su fino al mento spuntano solo i suoi occhioni blu, spalancati, e un ammasso di ricci disordinati.
Miles gli accarezza la spalla.
- Ho fatto tutto quello che c'era da fare, Bass, è solo rumore. Siamo perfettamente al sicuro, - gli dice, soffocando uno sbadiglio. È stanco, ha l'impressione di avere della sabbia negli occhi. Ma non può riaddormentarsi finché Bass non si sarà tranquillizzato. Poco prima, quando è scoppiato un tuono particolarmente forte - anticipato da un lampo tagliente attraverso il vetro della finestra -, lo ha sentito fare un salto nel letto come se questo avesse preso improvvisamente fuoco.
- Lo so, lo so che è ridicolo... - ammette Bass, in un sussurro, arrossendo un po'. - Ma non posso farci niente...
A Miles viene voglia di stringerlo forte. Lo fa.
- Sì, in effetti sei un po' ridicolo, - gli dice, sorridendo. - Non pensarci. Vieni qua.
Bass non se lo fa ripetere. Se c'è un posto in cui si sente al sicuro, quello è l'abbraccio di Miles.
- Secondo te Miles Jr ha paura? - chiede, sbirciando i movimenti della tartaruga da sopra la sua spalla.
Miles lo rassicura: - Guarda che dorme da un pezzo, non gliene frega niente dei tuoni, - ride, passandogli una mano tra i capelli. - Sei tu che devi rilassarti un po'.
- Facile per te, - ribatte Bass, cercando di chiudere gli occhi. - Tu sei Miles "Non-ho-paura-di-niente" Matheson!
Miles arriccia leggermente il naso, continuando ad accarezzarlo. Sa che i grattini sulla testa hanno un potere rilassante su Bass. - Non è vero, mica sono Iron man! È solo che il temporale non è fra le cose che mi fanno paura, - spiega. Un gorgoglio basso risuona da qualche parte, nel cielo, e Bass si stringe di più a lui.
L'altro sbadiglia. È davvero stanchissimo, ma non può addormentarsi prima di aver risolto questa faccenda.
- Ehi, - attira l'attenzione di Bass. - Vuoi che leggiamo qualcosa? Così magari poi prendi sonno, - propone. Bass sembra valutare la sua offerta ma poi la declina.
- No... Sono troppo nervoso, non riuscirei a seguirti, - si giustifica. Non vuole fare nulla, vuole solo starsene incollato a Miles per il resto dei suoi giorni.
Chiacchierano a bassa voce per una decina di minuti, vicinissimi, e Bass sembra tranquillizzarsi. Quando poi Miles gli fa notare che il borbottio della pioggia si sta affievolendo, e che il temporale si sta facendo sempre più lontano, finalmente l'altro si rilassa e gli si arriccia addosso come un koala, sotto il lenzuolo.

Il cielo bianco-grigio rendeva tutto un po' spento, così decisero di accendere la radio per ravvivare un po' l'atmosfera. Era strano ritrovarsi improvvisamente infreddoliti quando fino a qualche giorno prima c'era un sole che spaccava le pietre.
Bass si strinse nella felpa mentre si apprestava a portare la colazione al tavolo dei Neville, Tom e Julia, una coppia che viveva a qualche isolato da loro e che veniva spesso e volentieri a bere un caffè e fare due chiacchiere. Miles trovava che Neville avesse qualcosa di inquietante ma, quando glielo aveva detto, Bass per poco non gli era scoppiato a ridere in faccia.
- Ma dai, è un agente assicurativo... Cosa può fare di inquietante? Riti vudù con le polizze?
Miles aveva scrollato le spalle. In effetti, sapeva anche lui che era un pensiero irrazionale... Si era trattato di una sensazione, tutto qua. Se ne era dimenticato quasi subito, comunque, perché era di nuovo finita la birra - l'unica cosa in grado di esaurirsi nel giro di un nanosecondo senza che se ne accorgessero per tempo.
Quando tornò, Bass trovò Miles seduto sullo sgabello che sbadigliava a ripetizione, e si sentì un po' in colpa. Gli preparò un caffé macchiato con poco zucchero, come piaceva a lui, e glielo portò con aria colpevole.
- Scusa se ti ho tenuto sveglio stanotte... - disse piano, interrompendo l'accurata operazione di raccolta bollette di cui Miles si occupava periodicamente.
- Ehi, - Miles sollevò lo sguardo dai fogli, e quando notò la tazzina posata davanti a sé sorrise. - Guarda che non ti devi scusare di niente, Bass.
Mise via i fogli e gli prese una mano, approfittando della sufficiente copertura che il bancone offriva loro, nascondendo quel gesto. Bass sorrise leggermente. Gli piaceva Miles, gli piaceva il modo in cui gli sorrideva anche quando magari avrebbe avuto tutto il diritto di perdere la pazienza. Strinse le dita attorno alle sue.
- Mi dispiace vederti stanco, - gli disse.
Miles scrollò le spalle.
- Ma smettila, mica sto morendo, - rispose, scuotendo la testa. - E poi, devo ammettere che mi piace averti appiccicato addosso che mi chiedi protezione dal temporale... - aggiunse, attirandolo più vicino e abbassando volutamente il tono di voce. Bass arrossì.
- Approfittatore, - sussurrò, con un sorriso divertito. Morivano entrambi dalla voglia di abbracciarsi e baciarsi, ma quel lieve contatto di mani era l'unica cosa che potevano permettersi, dal momento che erano in pubblico.
Miles, tuttavia, trovò un lato positivo nella situazione. Stuzzicare ulteriormente Bass era un ottimo modo per "vendicarsi", pensò. Così, in un mormorio appena appena udibile, che solleticò la fantasia dell'altro, aggiunse: - Stanotte sarò io a tenerti sveglio...
Bass rabbrividì leggermente. E così era quella la sua punizione: dover attendere fino al loro ritorno a casa per potersi godere quell'intimità con Miles che, in quel momento, desiderava così tanto da sentire lo stomaco annodarsi. Deglutì, cercando di non fargli capire che aveva centrato in pieno l'obiettivo ed era riuscito a farlo sentire sottosopra.
- Dai, bevi il caffé, che si fredda, - disse, in tono poco convinto, abbassando lo sguardo e fissando con insolito interesse la cucitura della tasca sul grembiule, imbarazzato. Sapeva di non essere in grado di dissimulare quello che provava e sapeva di avere la tendenza ad arrossire. Miles lo guardò e sorrise, con un misto di eccitazione e tenerezza nello sguardo, e accarezzò ancora una volta la sua mano, chiudendola tra le sue.
- Grazie, pulcino, - gli disse, stavolta con tono dolce.
Bass si congedò scherzosamente con un mezzo inchino, prima di tornare a servire i clienti che nel frattempo si erano accomodati.

Miles fu di parola. Ebbero appena il tempo di sgranocchiare qualcosa a cena, una volta tornati a casa, perché subito dopo lo portò di peso in camera e lo inchiodò sul letto.
Non aveva fame. L'unico bisogno che voleva soddisfare era quello di avere Bass tutto per sé.
Bass si sentì sollevare e rovesciare come se non pesasse niente, si trovò addosso le sue mani, le sue labbra, la sua pelle, il suo respiro, e sentì quella sensazione che provava tutte le volte - qualcosa che si scioglieva - mentre i suoi pensieri si facevano sempre più confusi, un poco alla volta.
Miles si prese tutto il tempo del mondo prima per spogliarlo e poi per baciarlo dalla testa ai piedi, interamente, come più gli piaceva. Contemplò l'ipotesi di utilizzare davvero lo spazio di tutta la notte per farlo, ma poi pensò che una tortura del genere sarebbe stata puro sadismo. Bass assecondava i suoi baci, si offriva, lo attirava a sé. Il livello di rossore che le sue guance avevano raggiunto confermavano a Miles che quello che gli stava facendo gli piaceva parecchio, perciò continuò. Baciare era un'arte, e lui sapeva farlo, e voleva farlo perché amava Bass. Amava la sua pelle e il suo profumo e il suo modo di muoversi e di sussurrare il suo nome, e il suo sguardo e la sua espressione, che rivelavano quanto apprezzasse le cure che Miles gli riservava. Passò un tempo infinito a sfiorare il suo corpo con le labbra e con le mani, ad assaggiarlo e leccarlo e scovare tutti i punti in cui gli piaceva essere accarezzato, ricevendo in premio il suono dei suoi gemiti rotondi, e quando si staccò per un attimo da lui - dal suo collo, dal suo battito, dal suo tremito sottile - rimase incantato e guardare i suoi occhi chiusi e le sue labbra appena appena aperte, un invito che non poteva non cogliere. Sentì qualcosa dentro, un tuffo al cuore vedendolo così, arreso e a suo agio tra le sue carezze: una commistione straziante di desiderio e tenerezza, che lo divideva tra l'istinto di proteggerlo e quello di farlo suo. Intrecciò le mani alle sue, prima di chinarsi sulla sua bocca e baciarlo con tutta l'anima, riempito fin nelle ossa da quella sensazione che gli urlava di unirsi a lui, di stargli dentro e restarci tutta la vita. Il sentimento crebbe ulteriormente quando l'altro riaprì gli occhi, piano, come svegliandosi da un sogno, e li piantò nei suoi, con una dolcezza e uno smarrimento nello sguardo che indussero ancora una volta Miles a baciarlo con tutta la tenerezza possibile.
- Ti amo, Miles...
L'altro perse un colpo. Si sentiva così scoperto, a volte, quando faceva l'amore con lui. Come se Bass potesse guardargli attraverso. Poteva vedere quello che stava provando in quel momento? Certo che sì.
Erano sempre stati un libro aperto, l'uno per l'altro. Sentì le dita di Bass tra i capelli e sulle spalle, sulla schiena - quanto adorava le sue carezze - e lo baciò ancora, e ancora, e ancora, e passò una mano sulla sua testa scompigliandogli i riccetti, facendolo ridere - adorava la sua risata, adorava il suono della sua voce quando faceva l'amore - e a poco a poco l'impeto si trasformò in amore puro, desiderio di prendersi cura di quel piccolo miracolo che aveva riempito la sua vita. Perciò rallentò, deciso a godersi ogni attimo, e soprattutto a renderlo indimenticabile per Bass.
- Ti amo anch'io, pulcino, tu non sai quanto... - rispose, in un sussurro, abbracciandolo e spingendosi dentro di lui. Lo sentì aggrapparsi alle sue spalle, come faceva sempre, e si intenerì ulteriormente percependo quel contatto che conosceva bene. Lo sentì ridacchiare piano.
- Oh no, io lo so quanto... - disse Bass, con un sorriso da bambino. - È per questo che ringrazio la vita ogni giorno, - aggiunse, dolcemente, studiandolo con gli occhioni blu puntati su di lui.
Miles si sentì franare dentro, vedendolo così, come se lo avesse investito una piccola burrasca di sentimenti. Gli accarezzò una guancia con delicatezza, impietrito di fronte alle sue iridi chiare che traboccavano amore, e non poté fare a meno di baciarlo di nuovo, come se una forza invisibile lo calamitasse sulle sue labbra morbide.
Si separò più lentamente, però, stavolta; restò vicinissimo al suo volto, perché voleva godersi da vicino lo spettacolo dei suoi occhi, incatenati ai propri.
Si arricciò un riccioletto corto intorno al dito, ci giocherellò un po', senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
- Sono io che devo dire grazie, invece... - mormorò, cominciando a ricoprirlo di tanti, piccoli baci sul viso. Bass rise, per la sensazione di pizzicore che provava sempre quando Miles lo baciava, pelle liscia contro pelle irruvidita da barba di due giorni. Gli mise le braccia al collo, lo strinse più forte su di sé. Miles sentì la presa delle sue gambe intorno alla vita stringersi, e capì che era arrivato il momento. Vennero quasi contemporaneamente, allacciati stretti, Bass con il capo reclinato all'indietro e Miles con la testa posata sulla sua spalla, in cerca di un sostegno. Rimasero fermi, l'uno nell'altro, assaporando fino all'ultimo secondo di quel prodigio che riuscivano a creare ogni volta semplicemente amandosi. Si scambiarono baci e attenzioni ancora per un bel po', finché Miles non si sfilò delicatamente da Bass e gli si distese accanto, imprigionandolo in un abbraccio. Bass si rannicchiò volentieri addosso a lui, stanco e felice. Miles chiuse gli occhi, continuando ad accarezzarlo, un gesto che gli veniva spontaneo come respirare e che lo rilassava.
- A volte mi scandalizzo da solo, - confessò, in leggero imbarazzo. Bass mosse leggermente il capo, per ascoltarlo meglio.
- Perché? - chiese, accarezzandogli il petto. Miles sollevò un sopracciglio.
- Be', perché ero partito promettendoti una notte da film porno e poi mi sono ritrovato a sussurrarti romanticherie come la peggiore tra le protagoniste di filmacci rosa, - spiegò, ridendo e arricciandondo il naso. Bass rise assieme a lui, divertito.
- A me piace il tuo lato romantico, - disse. - E poi, ti vengono bene entrambe le cose, pornostar, - ridacchiò, prendendolo in giro. Miles gli diede un buffetto sulla guancia, prima di baciarlo mordicchiandogli leggermente il labbro per punizione.
- Mmmstupido, - lo rimproverò, stringendolo con più forza a sé. Bass non si oppose, anzi: gli piaceva provare in prima persona quanto Miles fosse forte. Rispose ai suoi baci con altrettanto coinvolgimento, finché la necessità lo costrinse a smettere, almeno per il momento. Non riusciva più a ignorare quella sensazione di languore che gli attanagliava lo stomaco.
- Ho fame, - disse, mettendosi a sedere in mezzo al letto. - Tu no?
Miles si stiracchiò pigramente. In realtà aveva più sonno che fame, ma non avrebbe disdegnato uno spuntino, soprattutto considerando che, quando avevano messo piede in casa, aveva avuto tutt'altro pensiero che cenare...
- Un po', - ammise, guardando Bass che si stropicciava gli occhi, anche lui assonnato. Sei proprio un pulcino, pensò.
- Gelato? - Bass sapeva che non ci sarebbe stato bisogno di mettere la proposta ai voti. Miles annuì subito, infatti. Quella della vaschetta di gelato a notte fonda, d'estate, era una tradizione che avevano inaugurato quando erano due ragazzini arrapati nel pieno dell'adolescenza e si dimenticavano persino di mangiare, tanto erano presi a starsi addosso. Così, nelle ore più impensate, si ritrovavano sul divano con una vaschetta sulle gambe e due cucchiai, e si godevano soddisfatti il premio dopo l'amore.
Miles era troppo stanco per pensare di fare qualsiasi cosa. Si sentiva rilassato, come sempre quando era con Bass, e sentì la stanchezza degli ultimi giorni riversarglisi addosso in un colpo solo. Resistette solo perché voleva assolutamente godersi quel momento e perché sì, in effetti ora che ci pensava aveva davvero fame. Vide Bass sgusciare fuori dal letto, silenzioso ed elastico come un gatto, e tornare poco dopo con il caro, vecchio, amato gelato alla vaniglia. Si sedettero vicinissimi e cominciarono l'assalto.
- A te l'onore, - disse Miles, cedendo a Bass la prima cucchiaiata. L'altro sorrise e non se lo fece ripetere. Mangiarono e chiacchierarono avevano sempre fatto e, quando furono sazi e stanchi, misero via tutto e si abbracciarono, si diedero la buonanotte. 
Bass gli rubò un ultimo bacio, prima di chiudere gli occhi.
E si sentì la persona più fortunata del mondo.
... Anche quando Miles si svegliò, circa un'ora dopo, e pretese di fare il bis, nel dormiveglia, per tenere fede alla promessa fatta.


 

  
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