AU BAR 18
Vernice: presa.
Teli di plastica: presi.
Nastro per mascheratura: preso.
Giornali: presi.
Miles guarda Bass mentre allinea tutto sul pavimento del bar. Hanno
trascorso le ferie come si deve e ora, a pochi giorni dalla riapertura,
paradossalmente hanno tantissima voglia di riprendere la loro routine.
Non perché non si siano divertiti, anzi: è che si sentono
così pieni di energie, ora, che hanno tantissima voglia di fare.
Fare, fare, fare.
- Perché non ritinteggiamo le pareti? - aveva proposto Bass,
qualche giorno prima. Miles aveva accettato, soddisfatto all'idea di
potersi impegnare in qualche attività pratica in compagnia di Bass. Negli ultimi tempi, ha sentito quello che prova
per lui divenire un'onda inarrestabile: e ne è stato travolto.
Non capisce da cosa dipenda, sa solo che lo ama oltre ogni limite. E
Bass, d'altra parte, ricambia con lo stesso entusiasmo. Durante le
vacanze hanno passato più tempo a fare l'amore che qualsiasi
altra cosa, constata Miles, circondandogli la vita con un braccio.
È che Bass gli sembra ogni giorno più bello, se
possibile. O forse è semplicemente l'amore che li lega a farsi
ogni giorno più vivido, più forte, più intenso. Fatto sta che
si sentono in cima a una nuvola, e accolgono ogni momento che passano
insieme come una benedizione, un regalo della vita.
- Non siamo ancora riusciti a metterci d'accordo sul colore, - gli fa
notare Miles, posandogli un bacio sulla guancia. Ai loro piedi, ci sono
quattro barattoli diversi: non avendo trovato un compromesso, li hanno
presi tutti.
- Potremmo fare ogni parete di un colore differente, - dice Bass, gli
occhi che brillano. - Oppure potremmo prenderli e lanciarli tutti e
quattro contemporaneamente e vedere cosa viene fuori, - aggiunge,
sorridendo.
Miles storce il naso. - Non credo che i clienti apprezzerebbero.
Non gli importa. Non gli importa niente dei colori.
Tutto quello che vuole vedere lo ha già davanti agli occhi.
- Sei un imbianchino molto
sexy, - gli disse Bass, ridendo, qualche ora più tardi. Anche
quel giorno, Miles aveva messo mano ai barattoli millantando una
sicurezza che non aveva. E in quel momento, si rese conto che forse
avrebbe fatto meglio a non dire nulla, le prossime volte: era sporco di
colore persino sui capelli. Aveva cominciato a stenderlo col rullo, ma
non si era accorto di aver preso troppo colore e questo gli era
sgocciolato addosso... Troppo tardi. Ora aveva addosso
una miriade di puntini blu e rossi, tendenti al viola nei punti in cui
le macchie si erano sovrapposte.
- Dobbiamo uscire, - insistette Bass. - Devo umiliarti pubblicamente, -
scherzò. Miles si rammaricò di non essersi fatto un
cappellino di carta di giornale stile muratore, come lui, e decise di
fargli un dispetto.
- Be', anche tu sei sporco, - gli rispose, mentendo. - Sulla guancia...
- Dove? - chiese l'altro toccandosi, e solo allora si accorse che
così si era macchiato davvero. Lo guardò con una smorfia:
- Divertente, - disse, ma sorrideva. A Miles piaceva tantissimo il suo
modo di sorridere, luce e sole direttamente dai suoi occhi.
- Dobbiamo aspettare che si asciughi, - disse, avvicinandosi a lui. Non
ce la faceva più, sul serio. Stava morendo dalla voglia di
abbracciarlo forte e coprirlo di baci, e non resistette. Prima che
l'altro potesse dire qualcosa, o anche solo posare il rullo a terra, lo
prese tra le braccia e lo baciò. Gli piaceva tantissimo
abbracciarlo, sentire la consistenza del suo corpo contro il suo,
percepire il suo profumo, il suo calore. Amava poter scorrere le mani
sul suo corpo e sentire sotto i polpastrelli quella geografia perfetta
che ben conosceva. I rilievi duri delle scapole, la dolce curva della
schiena, le linee tese e asciutte dei suoi fianchi. La sua pelle liscia
e abbronzata. L'incavo delicato del collo, la sporgenza sensibile delle
clavicole. Amava le sue spalle dritte, le sue proporzioni perfette.
Amava la curva spigolosa del suo bacino, e la superficie pianeggiante e
ricettiva del suo ventre.
Assaporò per qualche secondo quel contatto, ad occhi chiusi, e
sentì Bass rilassarsi e posare la testa contro la sua spalla. Si
chinò a baciarlo di nuovo. Bass lo accettò, e quando
stavano per separarsi si alzò leggermente sulle punte per
chiederne ancora. Spingendo leggermente verso il basso, Miles gli fece
capire che voleva si sedessero a terra. Bass obbedì, lo
attirò a sé, lo voleva. Miles non se lo fece ripetere.
Si spinse contro di lui, addosso a lui, portandolo a terra con irruenza
ma anche stando attento a non fargli male, mentre
i giornali producevano un fruscio ai loro movimenti. Lo sentiva
attraverso la stoffa, lo sentiva caldo e pronto ed era una tortura,
sentì i suoi baci bagnati e il suo battito come il ritmo di un
tamburo quando lo baciò sul collo, tum-tum-tum, e provò
il desiderio irrefrenabile di farlo suo. Stava per sfilargli la
maglietta, quando Bass trasalì improvvisamente e si
guardò attorno.
- Aspetta... - disse, cercando di mascherare il lieve affanno nella sua
voce. Miles aveva frapposto la sua mano tra il capo di Bass e il
pavimento, per evitare che si facesse male, e aveva cominciato a
giocherellare con le spirali strette dei suoi riccioli. - Hai
chiuso...? - disse soltanto, e Miles capì.
- Tranquillo, qui siamo al sicuro. La porta è chiusa e le
finestre idem, - disse, posandogli una fila di baci sul collo. Bass
rispose con un mugolio, chiudendo gli occhi e stiracchiandosi tra le
sue braccia come un gatto. Non era la prima volta che facevano l'amore
in un posto che non era casa loro, ma lasciarsi andare nel posto in cui
lavoravano, e che di solito era gremito di gente, era comunque una
sensazione nuova. Miles capiva benissimo la tensione che per un attimo
aveva attraversato Bass, ma nel giro di qualche secondo - dispensando a
piene mani baci e carezze - era riuscito a mandarla via. Bass lo
accolse con un sospiro, e lo tenne stretto a sé anche dopo.
Quando voltò la testa di lato per consentire a Miles - che
continuava a mangiarlo di baci - di torturargli un orecchio, si accorse
che il cappellino di carta era finito in un angolo, e sorrise.
Quella sera, quando si misero a letto, ebbero difficoltà a
prendere sonno. Così, finirono a chiacchierare delle vacanze
appena trascorse.
- Ah, aspetta... - Miles aprì il cassetto e tirò fuori
una busta di carta, la porse a Bass. - Un pensierino. L'avevo nascosto
così bene che non ricordavo dove l'avevo messo... - Si
giustificò, imbarazzato. L'altro gli rispose con un bacio,
incuriosito da un regalo che non si aspettava.
Quando aprì il sacchetto, vi trovò dentro un blocco da
disegno, matite, acquerelli, gomma pane, inchiostro... Miles lo vide
illuminarsi, e ne fu felice. Era proprio questa la reazione che sperava
di ottenere. Bass gli mise le braccia al collo e lo baciò sulla
guancia, riconoscente, e poi sulle labbra.
- Miles... - disse, con uno strano misto di affetto e nostalgia negli
occhi. Gli piaceva tantissimo disegnare, quando era più piccolo,
ma poi non ne era più stato capace. Quando le cose si erano
messe male, si era come bloccato. Da qualche tempo, però, gli
era tornata voglia di farlo, e una volta ne aveva parlato con Miles.
Però, con tutto quello che avevano da fare ogni giorno, non
aveva mai trovato il tempo di procurarsi il necessario, e alla fine se
ne era quasi dimenticato...
... Miles invece no, a quanto pareva.
- Sarebbe bello se ricominciassi, - gli disse, passandogli un braccio
intorno alle spalle. Bass gli si accoccolò addosso e gli
sussurrò un "grazie" all'orecchio. Miles gli accarezzò la
guancia e scese a tracciare col pollice il contorno del suo labbro
inferiore.
- Non devi ringraziarmi, pulcino, - disse, posando la fronte contro la
sua. L'espressione dell'altro era pura felicità. Erano cose come
questa che lo facevano sentire amato. Miles si ricordava di lui anche
quando lui per primo si dimenticava di sé stesso.
Rimasero a guardarsi per un po', e solo allora Bass si rese conto che
il gioco era già cominciato. Era una cosa stupida ma che
facevano spesso, quando erano a letto e non riuscivano a prendere
sonno; giocare a chi rideva prima era un passatempo. Non riuscì
a reggere il suo sguardo per molto, però, perché subito
sentì un angolo della bocca sollevarsi.
- Hai perso, - disse Miles, trionfante. Bass protestò: - Non mi
avevi avvertito che stavamo già giocando, - rispose, fingendo di
essere offeso e cercando di indurre Miles a dargliela vinta fissandolo
con i suoi occhioni blu.
- Non sono tenuto a farlo, è scritto nel regolamento, -
ribatté Miles, sfiorandogli pigramente la gola con due dita come
fosse un gatto. Bass sollevò un sopracciglio: - Ma non esiste, un regolamento, - gli fece notare.
- Sì che esiste, - disse ancora Miles, - e l'unica regola è che vinco sempre io.
Bass si sforzò di mostrarsi indifferente al sorriso sornione che
l'altro gli aveva lanciato, e chiese un altro tentativo.
Per i primi due secondi riuscirono a restare seri, poi Bass
sentì Miles cercare di allungare discretamente una mano per
sfiorargli un fianco, per farlo ridere, e la afferrò: - E
così giochiamo sporco, eh? - disse. - Allora mi sento in dovere
di farlo anch'io, - dichiarò, e quando cominciò a fare le
smorfie riuscì a farlo cedere.
- Adesso hai perso tu, - disse a Miles, che lo aveva circondato con
entrambe le braccia e attirato a sé. Lo stringeva così
forte che era sul punto di stritolarlo, e Bass dovette pregarlo di
concedergli almeno di respirare. Miles allentò la presa, e lo
baciò sulla testa.
- È incredibile quanto tu sia bello anche quando fai delle facce
assurde, pulcino - gli disse, ridacchiando, pettinandogli indietro i
capelli con le dita. Bass posò una mano sul suo petto, si
allungò a baciarlo; mentre lo portava giù, Miles spense
la piccola luce sul comodino.
Bello essere a casa, pensò, mentre si addormentavano abbracciati.
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