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Autore: Ambaraba    04/09/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 18 Vernice: presa.
Teli di plastica: presi.
Nastro per mascheratura: preso.
Giornali: presi.
Miles guarda Bass mentre allinea tutto sul pavimento del bar. Hanno trascorso le ferie come si deve e ora, a pochi giorni dalla riapertura, paradossalmente hanno tantissima voglia di riprendere la loro routine. Non perché non si siano divertiti, anzi: è che si sentono così pieni di energie, ora, che hanno tantissima voglia di fare. Fare, fare, fare.
- Perché non ritinteggiamo le pareti? - aveva proposto Bass, qualche giorno prima. Miles aveva accettato, soddisfatto all'idea di potersi impegnare in qualche attività pratica in compagnia di Bass. Negli ultimi tempi, ha sentito quello che prova per lui divenire un'onda inarrestabile: e ne è stato travolto. Non capisce da cosa dipenda, sa solo che lo ama oltre ogni limite. E Bass, d'altra parte, ricambia con lo stesso entusiasmo. Durante le vacanze hanno passato più tempo a fare l'amore che qualsiasi altra cosa, constata Miles, circondandogli la vita con un braccio. È che Bass gli sembra ogni giorno più bello, se possibile. O forse è semplicemente l'amore che li lega a farsi ogni giorno più vivido, più forte, più intenso. Fatto sta che si sentono in cima a una nuvola, e accolgono ogni momento che passano insieme come una benedizione, un regalo della vita.
- Non siamo ancora riusciti a metterci d'accordo sul colore, - gli fa notare Miles, posandogli un bacio sulla guancia. Ai loro piedi, ci sono quattro barattoli diversi: non avendo trovato un compromesso, li hanno presi tutti.
- Potremmo fare ogni parete di un colore differente, - dice Bass, gli occhi che brillano. - Oppure potremmo prenderli e lanciarli tutti e quattro contemporaneamente e vedere cosa viene fuori, - aggiunge, sorridendo.
Miles storce il naso. - Non credo che i clienti apprezzerebbero.
Non gli importa. Non gli importa niente dei colori.
Tutto quello che vuole vedere lo ha già davanti agli occhi.

- Sei un imbianchino molto sexy, - gli disse Bass, ridendo, qualche ora più tardi. Anche quel giorno, Miles aveva messo mano ai barattoli millantando una sicurezza che non aveva. E in quel momento, si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a non dire nulla, le prossime volte: era sporco di colore persino sui capelli. Aveva cominciato a stenderlo col rullo, ma non si era accorto di aver preso troppo colore e questo gli era sgocciolato addosso... Troppo tardi. Ora aveva addosso una miriade di puntini blu e rossi, tendenti al viola nei punti in cui le macchie si erano sovrapposte.
- Dobbiamo uscire, - insistette Bass. - Devo umiliarti pubblicamente, - scherzò. Miles si rammaricò di non essersi fatto un cappellino di carta di giornale stile muratore, come lui, e decise di fargli un dispetto.
- Be', anche tu sei sporco, - gli rispose, mentendo. - Sulla guancia...
- Dove? - chiese l'altro toccandosi, e solo allora si accorse che così si era macchiato davvero. Lo guardò con una smorfia: - Divertente, - disse, ma sorrideva. A Miles piaceva tantissimo il suo modo di sorridere, luce e sole direttamente dai suoi occhi.
- Dobbiamo aspettare che si asciughi, - disse, avvicinandosi a lui. Non ce la faceva più, sul serio. Stava morendo dalla voglia di abbracciarlo forte e coprirlo di baci, e non resistette. Prima che l'altro potesse dire qualcosa, o anche solo posare il rullo a terra, lo prese tra le braccia e lo baciò. Gli piaceva tantissimo abbracciarlo, sentire la consistenza del suo corpo contro il suo, percepire il suo profumo, il suo calore. Amava poter scorrere le mani sul suo corpo e sentire sotto i polpastrelli quella geografia perfetta che ben conosceva. I rilievi duri delle scapole, la dolce curva della schiena, le linee tese e asciutte dei suoi fianchi. La sua pelle liscia e abbronzata. L'incavo delicato del collo, la sporgenza sensibile delle clavicole. Amava le sue spalle dritte, le sue proporzioni perfette. Amava la curva spigolosa del suo bacino, e la superficie pianeggiante e ricettiva del suo ventre.
Assaporò per qualche secondo quel contatto, ad occhi chiusi, e sentì Bass rilassarsi e posare la testa contro la sua spalla. Si chinò a baciarlo di nuovo. Bass lo accettò, e quando stavano per separarsi si alzò leggermente sulle punte per chiederne ancora. Spingendo leggermente verso il basso, Miles gli fece capire che voleva si sedessero a terra. Bass obbedì, lo attirò a sé, lo voleva. Miles non se lo fece ripetere.
Si spinse contro di lui, addosso a lui, portandolo a terra con irruenza ma anche stando attento a non fargli male, mentre i giornali producevano un fruscio ai loro movimenti. Lo sentiva attraverso la stoffa, lo sentiva caldo e pronto ed era una tortura, sentì i suoi baci bagnati e il suo battito come il ritmo di un tamburo quando lo baciò sul collo, tum-tum-tum, e provò il desiderio irrefrenabile di farlo suo. Stava per sfilargli la maglietta, quando Bass trasalì improvvisamente e si guardò attorno.
- Aspetta... - disse, cercando di mascherare il lieve affanno nella sua voce. Miles aveva frapposto la sua mano tra il capo di Bass e il pavimento, per evitare che si facesse male, e aveva cominciato a giocherellare con le spirali strette dei suoi riccioli. - Hai chiuso...? - disse soltanto, e Miles capì.
- Tranquillo, qui siamo al sicuro. La porta è chiusa e le finestre idem, - disse, posandogli una fila di baci sul collo. Bass rispose con un mugolio, chiudendo gli occhi e stiracchiandosi tra le sue braccia come un gatto. Non era la prima volta che facevano l'amore in un posto che non era casa loro, ma lasciarsi andare nel posto in cui lavoravano, e che di solito era gremito di gente, era comunque una sensazione nuova. Miles capiva benissimo la tensione che per un attimo aveva attraversato Bass, ma nel giro di qualche secondo - dispensando a piene mani baci e carezze - era riuscito a mandarla via. Bass lo accolse con un sospiro, e lo tenne stretto a sé anche dopo. Quando voltò la testa di lato per consentire a Miles - che continuava a mangiarlo di baci - di torturargli un orecchio, si accorse che il cappellino di carta era finito in un angolo, e sorrise.

Quella sera, quando si misero a letto, ebbero difficoltà a prendere sonno. Così, finirono a chiacchierare delle vacanze appena trascorse.
- Ah, aspetta... - Miles aprì il cassetto e tirò fuori una busta di carta, la porse a Bass. - Un pensierino. L'avevo nascosto così bene che non ricordavo dove l'avevo messo... - Si giustificò, imbarazzato. L'altro gli rispose con un bacio, incuriosito da un regalo che non si aspettava.
Quando aprì il sacchetto, vi trovò dentro un blocco da disegno, matite, acquerelli, gomma pane, inchiostro... Miles lo vide illuminarsi, e ne fu felice. Era proprio questa la reazione che sperava di ottenere. Bass gli mise le braccia al collo e lo baciò sulla guancia, riconoscente, e poi sulle labbra.
- Miles... - disse, con uno strano misto di affetto e nostalgia negli occhi. Gli piaceva tantissimo disegnare, quando era più piccolo, ma poi non ne era più stato capace. Quando le cose si erano messe male, si era come bloccato. Da qualche tempo, però, gli era tornata voglia di farlo, e una volta ne aveva parlato con Miles. Però, con tutto quello che avevano da fare ogni giorno, non aveva mai trovato il tempo di procurarsi il necessario, e alla fine se ne era quasi dimenticato...
... Miles invece no, a quanto pareva.
- Sarebbe bello se ricominciassi, - gli disse, passandogli un braccio intorno alle spalle. Bass gli si accoccolò addosso e gli sussurrò un "grazie" all'orecchio. Miles gli accarezzò la guancia e scese a tracciare col pollice il contorno del suo labbro inferiore.
- Non devi ringraziarmi, pulcino, - disse, posando la fronte contro la sua. L'espressione dell'altro era pura felicità. Erano cose come questa che lo facevano sentire amato. Miles si ricordava di lui anche quando lui per primo si dimenticava di sé stesso.
Rimasero a guardarsi per un po', e solo allora Bass si rese conto che il gioco era già cominciato. Era una cosa stupida ma che facevano spesso, quando erano a letto e non riuscivano a prendere sonno; giocare a chi rideva prima era un passatempo. Non riuscì a reggere il suo sguardo per molto, però, perché subito sentì un angolo della bocca sollevarsi.
- Hai perso, - disse Miles, trionfante. Bass protestò: - Non mi avevi avvertito che stavamo già giocando, - rispose, fingendo di essere offeso e cercando di indurre Miles a dargliela vinta fissandolo con i suoi occhioni blu.
- Non sono tenuto a farlo, è scritto nel regolamento, - ribatté Miles, sfiorandogli pigramente la gola con due dita come fosse un gatto. Bass sollevò un sopracciglio: - Ma non esiste, un regolamento, - gli fece notare.
- Sì che esiste, - disse ancora Miles, - e l'unica regola è che vinco sempre io.
Bass si sforzò di mostrarsi indifferente al sorriso sornione che l'altro gli aveva lanciato, e chiese un altro tentativo.
Per i primi due secondi riuscirono a restare seri, poi Bass sentì Miles cercare di allungare discretamente una mano per sfiorargli un fianco, per farlo ridere, e la afferrò: - E così giochiamo sporco, eh? - disse. - Allora mi sento in dovere di farlo anch'io, - dichiarò, e quando cominciò a fare le smorfie riuscì a farlo cedere.
- Adesso hai perso tu, - disse a Miles, che lo aveva circondato con entrambe le braccia e attirato a sé. Lo stringeva così forte che era sul punto di stritolarlo, e Bass dovette pregarlo di concedergli almeno di respirare. Miles allentò la presa, e lo baciò sulla testa.
- È incredibile quanto tu sia bello anche quando fai delle facce assurde, pulcino - gli disse, ridacchiando, pettinandogli indietro i capelli con le dita. Bass posò una mano sul suo petto, si allungò a baciarlo; mentre lo portava giù, Miles spense la piccola luce sul comodino.
Bello essere a casa, pensò, mentre si addormentavano abbracciati.
  
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