IL MASSACRO.
PARTE
UNDICESIMA.
Greg girò
la testa incrociando lo sguardo impaurito di Lena.
Stringeva il
fucile tra le mani tremanti incapace di muovere un solo muscolo.
Era paralizzata
da ciò che era riuscita a fare.
Aveva ucciso un
uomo.
Fu allora che
gettò l'arma a terra e corse verso il ragazzo tuffandosi sul
suo petto e nascondendo il viso rigato di lacrime.
Greg soffocò
un gemito di dolore mentre alzava la mano con difficoltà per
appoggiarla sul capo di Lena.
“Shh. È
tutto finito ora. Ce l'abbiamo fatta.” Le sussurrò
mentre sentiva le forze abbandonarlo.
Doveva far
credere a Lena che le ferite non fossero così gravi come
invece erano.
Perdeva molto
sangue e il ventre gli doleva come se qualcuno gli stesse strappando
le interiora.
“D-dobbiamo
uscire da qui, cercare aiuto. Ti devo portare all'ospedale!”
Scattò la ragazza scrutando la profonda ferita che
attraversava l'intera pancia del giovane.
“Oddio!
Non faremo mai in tempo. Devo fare qualcosa, bloccare l'emorragia.”
Greg tossì
un paio di volte lasciando uscire lacrime di dolore e agonia dagli
occhi.
Non aveva mai
provato un dolore simile.
Lasciò
andare la testa contro il pavimento freddo e chiuse gli occhi.
“Greg ti
prego resta con me!” Urlò Lena mentre cercava di
scuoterlo senza fargli male.
Il ragazzo aprì
gli occhi quel tanto che bastava per vederla ma ormai faceva fatica
anche solo a respirare.
Sentì la
mano della ragazza accarezzargli il viso prima che tutto diventasse
buio.
Si disse che
stava morendo e rimpianse di non aver potuto vivere il futuro che lo
attendeva.
Vide a poco a
poco il corpo di Greg arrendersi e la disperazione dentro di lei
arrivò ad un livello così alto che avrebbe voluto
morire anche lei.
Perché
doveva essere l'unica ad avercela fatta?
Perché?
Ripensò
al sorriso di Joanna, al viso di Adam e alla dolcezza di Deanna.
Guardò
ancora il corpo di Greg riverso a terra e si passò un dito
sulle labbra.
Avrebbe potuto
essere amore.
Lacrime amare
le scorsero giù per il viso mentre si avvicinava a Greg e si
raggomitolava sul suo petto come se avesse potuto rimanere lì
per sempre.
Fu allora che
sentì il debole battito del suo cuore.
Sorpresa e
felice gli toccò la giugulare sentendo il palpito sotto ai
polpastrelli.
Rideva tra le
lacrime mentre lo accarezzava.
Avrebbe ancora
potuto farcela.
“Andrà
tutto bene te lo prometto.” Gli sussurrò nella speranza
che in qualche modo capisse.
Corse giù
per le scale cercando un telefono ma trovò tutti i fili
tagliati.
La porta di
ingresso era bloccata impedendo a chicchessia di uscirne e l'unica
via di fuga rimanevano le finestre.
Ma anche se
fosse riuscita ad uscire dove sarebbe andata?
Era una casa
isolata e non sapeva nemmeno a quanto distava la prima casa.
Tornò di
sopra e cercò di trasportare Greg fino al pianterreno ma era
decisamente troppo pesante per lei, non le restava che una sola
possibilità per salvarlo.
Doveva correre
il più velocemente possibile e cercare aiuto lasciandolo lì.
Non poteva fare
altrimenti anche se avrebbe voluto trovare un altro modo.
Lasciarlo lì
era un po' come abbandonarlo.
Pensò a
come si sarebbe sentito quando fosse rinvenuto e non avesse trovato
nessuno.
Cos'avrebbe
pensato?
Ma non poteva
indugiare oltre.
Lo sistemò
sul divano come meglio poteva e gli coprì le ferite cercando
di fermare l'emorragia.
Sospirò
e si diresse in cucina dove spaccò un vetro.
Tolse quanti
più vetri possibile prima di scivolare fuori.
Nel farlo sentì
il morso feroce del vetro tagliarle un fianco prima che riuscisse a
toccare terra.
Cadde con un
tonfo sull'erba fredda.
Con una smorfia
prese coraggio e si alzò la maglietta scoprendo un taglio
sanguinante appena sopra il bacino.
Si rialzò
e corse verso il garage dove Greg aveva parcheggiato e con mano
tremante aprì la portiera tuffandosi al posto di guida.
Le chiavi
ancora inserite nel quadro.
Il rombo del
motore sembrò infonderle un po' di calma.
Il colpo era
stato forte e lo aveva preso alla sprovvista.
La ragazza lo
aveva colpito con l'attizzatoio forandogli la testa.
Pensava di
essere morto ma alla fine si era risvegliato con un dolore cocente
alla testa.
Forse l'uncino
non aveva inferto ferite mortali.
Si era alzato e
strisciando i piedi si era diretto verso la prima porta che aveva
trovato.
Per fortuna
aveva giusto trovato un bagno dove si era tolto l'attizzatoio dal
cranio.
Ora al posto
dell'attrezzo rimaneva un buco sanguinante e pulsante ma almeno era
ancora vivo.
Il gioco poteva
continuare.
Lena ingranò
la retro e uscì a tutta velocità dal garage imboccando
la strada principale.
Con le mani che
le tremavano e la testa ancora accanto a Greg sfrecciò per la
campagna trovando solo asfalto contornato da boschi e prati, neanche
l'ombra di una casa.
Non poteva
nemmeno cambiare strada perché non sapeva se sarebbe riuscita
a tornare indietro.
Frustrata
accelerò ancora di più mentre l'ansia le bloccava la
gola e uno strano senso di disagio le prendeva lo stomaco.
Le mani
tremavano mentre cercava di tenere stretto il volante, lo sguardo
correva frenetico in cerca di una luce, un qualsiasi indizio di una
casa nei dintorni.
Era talmente
presa dalla ricerca che non si accorse dell'ombra che si erse dal
sedile posteriore dell'auto.
Due occhi
carichi di odio la stavano guardando dallo specchietto retrovisore.
Il senso di
disagio crebbe in lei mentre sussurrava incoraggiamenti per Greg
anche se era lontano.
“Dio ti
prego facci uscire da questo incubo!” Piagnucolò
disperata.
Il suo sguardo
catturò il riflesso di qualcosa alle sue spalle facendola
sobbalzare.
E fu allora che
vide l'indiano seduto proprio dietro di lei.
L'uomo scattò
avanti armato di un coltello che riluceva alla luce della luna.
Lena gridò,
gridò così forte da rimanere quasi rauca.
Era spacciata.
Mentre l'uomo
si avvicinava ancor di più poté notare che aveva un
buco in una tempia e sapeva bene che quel buco andava oltre alla
fronte dove l'attizzatoio di Joanna l'aveva colpito.
Com'era
possibile che fosse ancora vivo?
“Il gioco
finisce qui.” Le sussurrò l'uomo all'orecchio e premette
sulla sua gola.
Lena sentì
la lama morderle la carne mentre il sangue iniziava a scenderle giù
inzuppando la maglietta.
Era fatta, tra
poco sarebbe morta...
Lena aprì
gli occhi di scatto portandosi istintivamente le mani alla gola dove
credeva di trovarci uno squarcio invece, non trovò altro che
la pelle liscia e sudata.
“Ma che
diavolo...” Borbottò guardandosi attorno.
La luce del
giorno illuminava la stanza e la sveglia segnava le nove passate.
Il cuore
lentamente tornò al ritmo regolare mentre la ragazza si
lasciava cadere di nuovo sul cuscino.
“Non devo
più guardare certi film con Joanna!” Disse a se stessa
sorridendo.
FINE
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti ragazzi!
Eccomi
con un altro capitolo:-)
Spero
vi sia piaciuto.
Siamo
arrivati alla fine della storia.
È
stata lunga e mi rendo conto che le attese tra un capitolo e l'altro
sono state secolari ma avevo veramente il tempo risicato!
Che
mi dite? Piaciuta?
Spero
di si.
Ammetto
che l'idea mi è venuta proprio perché l'ho fatto io
questo sogno e vi assicuro non è stato per nulla piacevole.
Che
dire?
Presto
vedrete altre storie visto che ne ho un sacco di idee.
A
presto e grazie a tutti quelli che hanno avuto il tempo e la voglia
di leggere e recensire.
Un
bacione dalla vostra Fly90.
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