EPILOGO
I colori
dell’alba, che filtravano tra le fessure delle persiane
socchiuse, disegnavano figure astratte all’interno
delle mie palpebre chiuse.
Lo
sciabordio delle onde sul bagnasciuga cullava il mio dormiveglia.
Sfilai
il braccio da sotto la testa di Elena, che dormiva girandomi la schiena
fino a poco prima premuta contro la mia pancia, e mi stiracchiai
pigramente. Allungai la mano e la appoggiai sulle sue spalle, incapace
di rimanere troppo a lungo senza un contatto con la sua pelle. Era
inebriante potermi addormentare con lei tra le braccia e risvegliarmi
con il profumo della sua pelle, ogni notte … ogni mattino.
Il
caldo di quell’isola tropicale mi avvolse, rendendo ancora
più difficile svegliarmi. Mi voltai verso di lei e mi
accartocciai contro il suo corpo, coperto solo dalla stoffa leggera del
lenzuolo.
Immersi
naso nei suoi capelli e cominciai a far vagare le mie mani sulla sua
pelle calda, languidamente, sempre mezzo addormentato, mezzo eccitato,
solo mezzo … se non ci fosse stata lei a completarmi.
C’erano
mattine in cui non volevo riaprire gli occhi, non desideravo scoprire
se quello che stavo vivendo fosse un sogno magnifico o una
realtà incredibile.
Se
fosse stato solo un sogno, svegliarmi sarebbe stato come morire di
nuovo.
Strinsi
Elena più vicino a me, affondando i polpastrelli nella sua
carne, in modo che le immagini prendessero consistenza, diventassero
carne e sangue, odori e sospiri.
Spostai le
labbra sulla sua spalla e la “assaggiai”; il suo
sapore, unico e inconfondibile, eccitante sulla mia lingua e dolce al
mio palato, mi confermò che quella non era
un’immagine onirica: lei era lì, in quel letto
stropicciato, tra le lenzuola che profumavano di noi.
Il
desiderio crebbe lento ma inesorabile e non avrei aspettato il suo
risveglio: si sarebbe ridestata con la forza del mio amore dentro di
lei … come ogni mattina, da quella notte in poi.
Ma
… il mio cellulare incominciò a vibrare sul
comodino alle mie spalle. Avrei voluto non dargli retta e continuare a
giocare con il suo seno, con le dita tra i suoi capelli, ma la
vibrazione era cambiata in suoneria e riconobbi il motivo che avevo
assegnato a Pheeb.
Con
gli occhi che ancora si rifiutavano di aprirsi, mi sedetti sul letto e
afferrai quello strumento infernale.
-Pheeb
… spero ti renda conto che qui è mattina presto
… e tu sai che alla mattina certe prestazioni … -
dissi con la voce impastata dal sonno e dalla passione che ancora mi
arrochiva la gola.
-Buongiorno
anche a te Damon. Tu e la mamma state bene? – rispose
allegramente.
-Probabilmente
staremo molto meglio tra un po’… –
Pigramente
Elena si voltò a guardarmi, col volto assonnato e
l’espressione interrogativa.
Le sorrisi e le
mimai con la bocca il nome di suo figlio.
Lei si
girò, lasciando la testa sul cuscino, i capelli
aggrovigliati e una ciocca tra le labbra.
Le posai un
lieve bacio sulla fronte mentre le toglievo i capelli dalla bocca.
-Damon
ci sei? Mi stai ascoltando? – mi richiamò Pheeb.
-Dimmi.
–
-Ho
chiamato per ricordarvi la presentazione del nuovo libro di Stefan a
New York, il prossimo fine settimana: non osate disertare! –
-Ho
già prenotato i biglietti per il ritorno: come potrei
mancare all’ennesimo discorso del mio logorroico fratellino?
– risposi con un sorriso sghembo rivolto ad Elena che mi
aveva appena dato una gomitata.
-Chiedigli
se ci sarà anche Cinthia … ho voglia di rivederla
… - mi sussurrò Elena.
-Cinthia?
– riportai la domanda a Pheeb.
-Cinthia
è a Parigi: aveva una pausa dalla scuola d’arte di
Firenze e ha fatto una fermata per visitare il Louvre per studiare non
so quale dipinto … sarà a New York in tempo per
la presentazione. –
-Tu
stai bene? – urlò Elena in modo da farsi sentire
dal figlio.
-Tutto
bene, mamma. La facoltà di medicina è molto
impegnativa, ma non riesco ad immaginare altro campo di studi
più stimolante e affascinante. Mi piace Boston, mi sono
ambientato benissimo e ho fatto nuove conoscenze … normali
… -
-Cassidy?
– domandai.
-Lei
è rimasta al Whitmore con suo padre, da quando sua madre
è fuggita. Credo che voglia imparare a gestire i suoi poteri
ed usarli per tenere sotto controllo l’attività
sovrannaturale della zona. Sai, alla fine abbiamo deciso di rimanere
amici, separati, per capire … conoscere: entrambi abbiamo
trascorso troppo tempo in quella gabbia, senza scelte, senza crescere
veramente, e abbiamo bisogno di vivere nel mondo prima di prendere una
qualsiasi decisione definitiva. –
-Bravo
ragazzo … a New York andremo fuori per una serata per soli
uomini: ti mostrerò cosa vuol dire vivere la vita! Sai sa ci
sarà anche Alaric? Una serata alcolica non avrebbe senso
senza di lui! – risi allo sguardo sarcastico di Elena che
accompagnava il dito medio bene in vista.
-
Credo che verrà con Meredith, che ci raggiungerà
con la famiglia di Matt. Rick è appena tornato da un viaggio
in Perù con zia Reb per non so quale zona archeologica
… quei due hanno preso sul serio l’incarico di
ricercatori alla facoltà di storia della CUNY. -
- E
l’altra parte della famiglia … come sta?
–
- Zio Elijah e
Kath sono a New Orleans: conosci la sua fissazione per
l’occulto: lì ha materiale a sufficienza per
approfondire quel poco che ancora non conosce. Mi ha detto che sarebbe
venuto anche a lui alla presentazione del libro: “riunione di
famiglia” … sai che ci tiene a queste cose!
–
-Altre
notizie? –
-Dal
mondo degli addormentati nulla, grazie al cielo: papà e zio
Kol continuano a rimanere tranquilli nelle loro bare …
lontani dal mondo, lontani da noi. –
-Bene,
allora ci vediamo sabato sera … tua madre ti saluta .
– dissi, mentre Elena faceva cenni disperati
affinché le passassi il telefono.
-Ciao
Damon, dalle un bacio da parte mia … -
La
comunicazione s’interruppe mentre Elena riempiva di pugni la
mia spalla.
Lanciai
il telefono oltre il letto e, afferrandola per le spalle, fui sopra di
lei.
Non
potevo aspettare ... avevo aspettato troppo.
Posai
le mie labbra sulla sua bocca, inizio e fine di ogni mi respiro, e
lasciai che il giorno sorgesse oltre le tende di lino.
L’ennesimo
giorno d’infiniti giorni.
Per
lei, con lei, attraverso di lei.
Insieme.
The end ... a new
beginning
Nda:
solo e semplicemente grazie.
Mammaesme.
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