Incredibilmente
pubblico un nuovo capitolo nel giro di un giorno. Mi sentivo un po' in
colpa per non aver pubblicato niente (o quasi) durante l'estate, quindi
cerco di farmi perdonare. Ringrazio davvero tantissimo Vyolet che segue
questa storia che sta prendendo forma pian piano, e ringrazio anche
tutti quelli che hanno letto i primi due capitoli. Vi invito (se vi
aggrada) a lasciare una recensione o una serie di insulti, a farmi
domande ma soprattutto a dirmi cosa c'è da migliorare
(perché sono sicuro che nel vostro intimo, accanto a cilly,
ci stanno tutte le critiche che vorreste farmi). buona lettura, vi
lascio al...
Capitolo
terzo
Centinaia di stelle
brillavano nel
cielo notturno, e la luce della luna si rifletteva sulle nuvole basse
e sul vecchio mulino di Yleen.
Ito era carponi sul
pavimento in legno
della sua camera, un orecchio appoggiato per terra, cercando di
captare la conversazione che stava avvenendo al piano di sotto.
Il nano, o Sten, aveva
acceso un fuoco
nel caminetto per rischiarare la stanza e scaldare la zuppa, poi
Yleen gli aveva imposto di non muoversi dalla sedia e gli aveva
medicato con cura la gamba con delle bende pulite e con degli
impacchi di erbe perchè le ferita non si infettasse.
Avevano mangiato in
silenzio,
accompagnando la minestra con qualche fetta di pane scuro, poi il
ragazzo era stato mandato a letto. Eppure, nonostante il tono della
madre gli avesse fatto capire con estrema chiarezza che doveva star
fuori dalla faccenda, Ito non riusciva a contenere la
curiosità.
Aveva fatto come la madre gli aveva detto e si era messo a letto, ma
una volta spento il lume mille domande avevano cominciato ad
affollargli la testa, urlando e picchiando contro le pareti del
cranio: “chi è quel nano?” “da
dove viene” “come ha fatto
a sbaragliare que due teppisti nonostante fosse solo e
ferito?”
“come conosce mia madre?”. Così dopo
poco, per placare le voci
nella sua testa, aveva cominciato ad origliare.
-Qualunque sia la storia tu
non
dovresti essere qui!- questa era sua madre. Malgrado il tono quasi
sussurrato si poteva benissimo intuire il furore che la donna stava
provando.
-Tu dovresti ascoltarmi con
maggiore
attenzione- ribattè Sten pacatamente -ti ho detto che,
qualunque
cosa accada, comunque le nostre nazioni vadano, gli agenti del
Triumvirato ti stanno cercando, te e il ragazzo. Non avete
più un
posto sicuro-
-Se tu non fossi venuto fin
qui non
avremmo alcun problema! L'Arcipelago del Tramonto si trova sul
confine estremo delle Terre!
-Sono venuto fin qui per
trovarti e
avvisarti- ci fu un momento di silenzio carico di tensione, poi il
nano rincominciò a parlare: -Tu sai cosa è
succeso Zana qualche
giorno fa?-
-Zana si trova a centinaia
di leghe di
distanza, ovvio che non so cos'è successo-
-Qualcuno ha bruciato
l'intero
villaggio nella notte. Io stesso sono andato a controllare le macerie
in cerca di sopravvissuti, in vano. Zana non esiste più,
come non
esiste più nessuno che vi vivesse. Il pemim del villaggio
è stato
trovato decapitato nel mezzo della piazza...-
-Sono affranta per la sorte
degli
abitanti del villaggio, ma siamo in guerra da anni, non è il
primo
villaggio che viene attaccato e raso al suolo, o il primo scempio
perpetrato in nome dell'onore del proprio sovrano. Come mai questa
notizia dovrebbe essere collegata con me?-
-Nella piazza hanno
disegnato una
civetta con i corpi smembrati degli abitanti-
Di nuovo silenzio.
-Non posso credere che
Askert abbia
commesso una simile atrocità... non può essere
vero.- la voce di
Yleen era rotta da una tristezza profonda, Ito lo capiva benissimo.
-Infatti non è
vero! Askert non
farebbe mai un atto così deliberatamente crudele!- Sten
inspirò
profondamente, svuotò i polmoni, riprese, ma a voce
più bassa.
-Pensiamo che sia opera dei Generali. Ho notato delle impronte quanto
mai sospette, come di uno zoccolo caprino, e nella piazza ho trovato
un pezzo di tessuto color rosso sangue... potrebbe non significare
nulla, ma tutti e due sappiamo benissimo a chi potrebbero appartenere
quelle tracce. Se la situazione è come penso tu e il ragazzo
non
sarete al sicuro finchè non sarete usciti dallo Stato.-
Ito aveva il cuore in gola.
Aveva
cominciato ad ascoltare la conversazione attraverso il pavimento
perché sentiva di aver bisogno di risposte, ma ora aveva
solo una
nuova sequela di interrogativi, primo fra tutti chi fosse Askert.
“Dove andremo se non possiamo stare qui?” si chiese
il ragazzo
“non possiamo abbandonare tutto, il mulino, il villaggio, gli
altri
ragazzi... mia madre troverà una soluzione migliore... ne
sono
certo... e non dovremo andarcene”
Intanto la discussione di
sotto
proseguiva.
-Io non penso che Ito debba
venire... è
ancora un ragazzo e non voglio che si mischi alla gentaglia di
Askert. Dovrei avere ancora dei parenti all'Arcipelago dell'Orso, lo
affiderò a loro. E' brava gente, e gli farà
comodo avere un paio di
braccia in più per il lavoro nei campi.-
Ito trasalì: sua
madre non poteva
abbandonarlo, se anche lei se ne fosse andata, cosa gli sarebbe
rimasto?
-Non c'è bisogno
che tu faccia una
deviazione così lunga. Posso tenere io il ragazzino, se la
cosa ti
compiace. Ho degli affari da sbrigare a Gamla Sten, e mi servirebbe
un apprendista. Immagino che per te debba essere straziante, ma
così
il giovane potrà aspirare a qualcosa di più che
fare il contadino.-
-E sia, Sten, ti ringrazio
di cuore.
Io...non so proprio cosa farei senza di te.-
-Figurati, lo faccio in
memoria dei vecchi tempi. Lo crescerò come fosse mio figlio.-
Il ragazzo
staccò l'orecchio dal
pavimento tremando. Amare lacrime gli rigavano il viso,
ruscellandogli in bocca e sotto al mento. Singhiozzando si rimise a
letto, stringendo forte il cuscino con le mai ossute. E così
sua
madre aveva deciso di abbandonare tutto, lui compreso, per lasciarlo
solo con un perfetto sconosciuto, per dirigersi verso una
destinazione ignota. Come aveva potuto?
Continuò a
piangere piano finchè il
sonno non lo prese nel suo abbraccio consolatore, ma neppure dormendo
Ito trovò pace, e sognò che il nano lo buttava
giù dal borbo di
un'isola, mentre sua madre guardava e rideva, accanto ad una figura
in ombra.
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