16/09/2014
FASCICOLO
DI LORENZO LUCHERINI
REGISTRAZIONE DELLA SEDUTA DEL
16/09/2014
“Tieni un
diario?”
“Scolastico o…
segreto, quella roba là?”
“‘Quella roba
là’.”
“Sì. Voglio
dire, ce l’ho, ma non lo uso. Ci ho
scritto solo… solo una cosa, niente di che.”
“Tenere un diario
potrebbe essere d’aiuto.
Potresti aprirti prima lì e poi con me. Che ne pensi?
È da sempre reputato uno
strumento utile per sfogarsi.”
“Beh, forse…
Non saprei, sembra una buona
idea.”
“Scrivi di te, delle tue
giornate. Cerca di
scrivere ogni sera, prima di andare a dormire, ma se hai troppi compiti
o sei
stanco non preoccuparti, non è un obbligo.”
“Devo scriverlo da capo?
O posso tenere quella
cosa che ho già scritto?”
“È una cosa
che ti fa stare bene o male? È un
pensiero positivo? Sorridi nel rileggerlo?”
“No.”
“Strappa la
pagina. Ricomincia da zero.”
DIARIO DI LORENZO
Caro diario,
mi presento: mi chiamo Lorenzo e
vivo a casa
del fratello di mia madre. Ci siamo trasferiti da Milano poco
più di due mesi
fa e ora dormiamo nello stesso letto perché qui
c’è una sola camera per gli
ospiti. Avrei potuto dormire con mia cugina Bene, ma zio Massimo ha
detto che
parla del sonno; inoltre la sua camera è molto piccola e per
dormirci avrei
dovuto spostare la casa delle bambole (Bene non me l’avrebbe
mai perdonato).
Ho quindici anni, Bene (che sta per
Benedetta,
ma nessuno a casa la chiama così) ne ha sette e mia madre ha
superato “gli
anta”. Dico così perché è la
risposta che dà sempre a tutti. “Quanti anni
hai?”
“Ho passato gli anta.” Credo si offenderebbe se
dicessi la sua età perfino a
te. Il fratello di mia mamma (che si chiama Antonia) lavora in un bar
nel
centro di Bracciano e la moglie fa la bidella alle scuole medie: non
guadagnano
tanti soldi, ma mia madre era disoccupata, quindi hanno deciso di darci
lo
stesso una mano. Le hanno anche trovato un lavoretto, fa le pulizie a
casa del
capo di zio Massimo.
A Milano frequentavo il liceo
scientifico, così
quando mi sono trasferito ho continuato la stessa scuola. I miei
compagni
sembrano meglio di quelli dell’anno scorso, ma mi manca
qualcuno. Un giorno lo
dirò anche allo psicologo.
Ah, è vero, caro diario:
vado da uno psicologo.
È quello scolastico, mi ha suggerito il preside di vederlo
ogni tanto. E lui mi
ha suggerito di scrivere qualcosa delle mie giornate. Mi sa che ho
iniziato
male, però.
Ricominciamo.
La sveglia stamattina ha suonato
alle sette in
punto, l’ho spenta subito per non svegliare mia madre e sono
andato in bagno a
cambiarmi. Quando ho raggiunto la cucina per fare colazione, ho trovato
mia
cugina davanti alla televisione, concentrata sulla figura di Lassie che
correva
dietro lo schermo; Bene ha sempre desiderato un cane, ma
l’appartamento non ha
un giardino proprio e i miei zii devono sempre più
difficilmente resistere ai
suoi pianti (io non ci riuscirei, mia cugina sembra conoscere
già il modo
migliore di piangere a seconda della situazione: pianto controllato
quando mia
zia le nega il dolce perché non ha finito i compiti delle
vacanze, disperato
quando il papà vuole guardare il telegiornale nel momento in
cui trasmettono i
cartoni animati su un altro canale, qualche lacrima quando si accorge
che chi
ha di fronte sta per cedere).
Prima di uscire di casa mi sono
controllato
allo specchio della camera degli zii: maglietta rossa senza immagini,
jeans,
scarpe da ginnastica. Perfetto, del tutto anonimo come volevo io. Anche
lo
zaino dell’Eastpak ha contribuito a farmi sembrare un ragazzo
come tutti gli
altri.
Il liceo che frequento non
è distante da casa,
così me la sono fatta a piedi. Nessuno mi ha notato. Nessuno
mi ha additato. È
stato bello.
Nel tragitto verso
l’aula, ho incrociato alcuni
compagni di classe, ma pochi di loro camminavano già in
piccoli gruppetti. Ho
preso posto nel banco in seconda fila a sinistra, come ieri, e ho finto
di
controllare Whatsapp. Nessun messaggio, ovviamente, ma ho continuato a
giocare
con il cellulare nella speranza che mi credessero impegnato: fissare la
lavagna
pulita mentre il resto della classe mi gira intorno non mi è
sembrata l’idea
migliore, mi avrebbero subito preso per uno sfigato.
La mia compagna di banco si chiama
Marisa e non
parla molto, perciò sono felice di stare vicino a lei. Per
il resto, ancora non
sono riuscito a ricordare i nomi di tutti gli altri compagni (mi
ricordo però Silvia,
Matteo, Rodolfo, Giacomo detto Jack, ma non so associarli a nessuna di
quelle
facce: a forza di apparire anonimo, mi sembrano anonimi anche loro). Il
mio
professore preferito è quello di inglese, il classico
“tipo a posto”, ma l’ho
visto solo questa mattina per un’ora, quindi non posso dire
molto di più; la
prof di italiano, invece, è un’arpia,
però quella di biologia non è male.
Almeno sorride.
Caro diario, scusami, ma devo
scendere a cena.
Ci sentiamo dopo.
Lorenzo
CELLULARE DI ANTONIA
Nuovo SMS:
Dove cazzo state?
rispondi a questa merda di
telefono troia
DIARIO DI LORENZO
Mentre mangiavamo è
suonato il cellulare di mia
madre. Lei ha guardato il numero, è impallidita e ha
continuato a fissare lo
schermo finché non ha smesso di illuminarsi. Poi
è suonato ancora.
Ho visto mamma piangere. Immagino
di sapere chi
fosse.
CELLULARE DI ANTONIA
Bozze:
Lasciaci in pace. Non
vogliamo avere niente a
che fare con te. siamo lontani ad
DIARIO DI LORENZO
Caro diario,
spero che mamma torni
a sorridere.
Innanzitutto, perdonatemi per l'aspetto "grafico" di questo capitolo,
ma dopo aver litigato per eoni con NVU ed EFP ho deciso che basta, lo
lascio così (poca o troppa distanza dei pezzi), in seguito
lo aggiusterò. Oh.
E poi GRAZIE A TUTTI! Grazie a chi ha recensito il prologo e chi
già segue la storia, perché mi rendo conto di non
aver dato molte informazioni, ma a quanto pare è bastato
quel poco a spingervi a continuare la lettura.
Note importanti:
1) "Ehi, sono Med, sono una letterata, so tutto, vi dico pure che la
frase del titolo non è idea della BBC, ma è
tratta da 'Two loves'..." Peccato che non sia di Wilde, ma di lord
Alfred Douglas. D'oh. Sebbene io continui a sostenere che l'abbia
scritta Oscar al suo posto. Shame on me.
2) Lorenzo è nato il ventiquattro dicembre. E indovinate chi
altro è nato il ventiquattro dicembre? Charlie di Noi siamo infinito
(no, non imparerò mai il titolo in inglese, non ci riesco,
è peggio di Arnold Swaghjjhkleger. Sì,
Terminator). Lapsus, non me lo ricordavo minimamente.
Si ringrazia il mio migliore amico per avermi fatto notare queste
sviste. La prossima volta ti dedico una filastrocca, tiè!
(♥)
Che altro dire? Sto cercando di utilizzare un linguaggio che
più si avvicini al quotidiano, piuttosto che quello tipico
delle altre mie storie, da qui ripetizioni, punteggiatura saltata,
parole colloquiali... Sì, SO che voi lo sapete, ma ho
bisogno di dirlo a me stessa. E alla statua di Dante a trecento metri
da me.
Spero che la storia vi stia piacendo!
Grazie ancora!
Medusa,
a Lannister
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