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Autore: MedusaNoir    27/09/2014    4 recensioni
Lorenzo Lucherini, quindici anni, milanese appena trasferito sul lago di Bracciano, nel Lazio.
Lorenzo e sua madre, Lorenzo e gli zii da cui vive, Lorenzo e lo psicologo della scuola, Lorenzo e i compagni di classe, Lorenzo e il suo nuovo migliore amico.
Lorenzo visto da se stesso nei resoconti di ogni giornata, Lorenzo nei post it lasciati dalla zia, Lorenzo nei moduli, nei biglietti del treno, nelle registrazioni; Lorenzo nei compiti in classe e Lorenzo negli sms; Lorenzo e la vita che vorrebbe anonima, una vita su cui chiunque ha bisogno di dire la sua.
Lorenzo, quindici anni, un braccio rotto, un letto condiviso con la madre e un segreto che porterebbe volentieri nella tomba.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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16/09/2014





FASCICOLO DI LORENZO LUCHERINI





REGISTRAZIONE DELLA SEDUTA DEL 16/09/2014

 

“Tieni un diario?”

“Scolastico o… segreto, quella roba là?”

“‘Quella roba là’.”

“Sì. Voglio dire, ce l’ho, ma non lo uso. Ci ho scritto solo… solo una cosa, niente di che.”

“Tenere un diario potrebbe essere d’aiuto. Potresti aprirti prima lì e poi con me. Che ne pensi? È da sempre reputato uno strumento utile per sfogarsi.”

“Beh, forse… Non saprei, sembra una buona idea.”

“Scrivi di te, delle tue giornate. Cerca di scrivere ogni sera, prima di andare a dormire, ma se hai troppi compiti o sei stanco non preoccuparti, non è un obbligo.”

“Devo scriverlo da capo? O posso tenere quella cosa che ho già scritto?”

“È una cosa che ti fa stare bene o male? È un pensiero positivo? Sorridi nel rileggerlo?”

“No.”

“Strappa la pagina. Ricomincia da zero.”




DIARIO DI LORENZO






Caro diario,

mi presento: mi chiamo Lorenzo e vivo a casa del fratello di mia madre. Ci siamo trasferiti da Milano poco più di due mesi fa e ora dormiamo nello stesso letto perché qui c’è una sola camera per gli ospiti. Avrei potuto dormire con mia cugina Bene, ma zio Massimo ha detto che parla del sonno; inoltre la sua camera è molto piccola e per dormirci avrei dovuto spostare la casa delle bambole (Bene non me l’avrebbe mai perdonato).

Ho quindici anni, Bene (che sta per Benedetta, ma nessuno a casa la chiama così) ne ha sette e mia madre ha superato “gli anta”. Dico così perché è la risposta che dà sempre a tutti. “Quanti anni hai?” “Ho passato gli anta.” Credo si offenderebbe se dicessi la sua età perfino a te. Il fratello di mia mamma (che si chiama Antonia) lavora in un bar nel centro di Bracciano e la moglie fa la bidella alle scuole medie: non guadagnano tanti soldi, ma mia madre era disoccupata, quindi hanno deciso di darci lo stesso una mano. Le hanno anche trovato un lavoretto, fa le pulizie a casa del capo di zio Massimo.

A Milano frequentavo il liceo scientifico, così quando mi sono trasferito ho continuato la stessa scuola. I miei compagni sembrano meglio di quelli dell’anno scorso, ma mi manca qualcuno. Un giorno lo dirò anche allo psicologo.

Ah, è vero, caro diario: vado da uno psicologo. È quello scolastico, mi ha suggerito il preside di vederlo ogni tanto. E lui mi ha suggerito di scrivere qualcosa delle mie giornate. Mi sa che ho iniziato male, però.

Ricominciamo.

La sveglia stamattina ha suonato alle sette in punto, l’ho spenta subito per non svegliare mia madre e sono andato in bagno a cambiarmi. Quando ho raggiunto la cucina per fare colazione, ho trovato mia cugina davanti alla televisione, concentrata sulla figura di Lassie che correva dietro lo schermo; Bene ha sempre desiderato un cane, ma l’appartamento non ha un giardino proprio e i miei zii devono sempre più difficilmente resistere ai suoi pianti (io non ci riuscirei, mia cugina sembra conoscere già il modo migliore di piangere a seconda della situazione: pianto controllato quando mia zia le nega il dolce perché non ha finito i compiti delle vacanze, disperato quando il papà vuole guardare il telegiornale nel momento in cui trasmettono i cartoni animati su un altro canale, qualche lacrima quando si accorge che chi ha di fronte sta per cedere).

Prima di uscire di casa mi sono controllato allo specchio della camera degli zii: maglietta rossa senza immagini, jeans, scarpe da ginnastica. Perfetto, del tutto anonimo come volevo io. Anche lo zaino dell’Eastpak ha contribuito a farmi sembrare un ragazzo come tutti gli altri.

Il liceo che frequento non è distante da casa, così me la sono fatta a piedi. Nessuno mi ha notato. Nessuno mi ha additato. È stato bello.

Nel tragitto verso l’aula, ho incrociato alcuni compagni di classe, ma pochi di loro camminavano già in piccoli gruppetti. Ho preso posto nel banco in seconda fila a sinistra, come ieri, e ho finto di controllare Whatsapp. Nessun messaggio, ovviamente, ma ho continuato a giocare con il cellulare nella speranza che mi credessero impegnato: fissare la lavagna pulita mentre il resto della classe mi gira intorno non mi è sembrata l’idea migliore, mi avrebbero subito preso per uno sfigato.

La mia compagna di banco si chiama Marisa e non parla molto, perciò sono felice di stare vicino a lei. Per il resto, ancora non sono riuscito a ricordare i nomi di tutti gli altri compagni (mi ricordo però Silvia, Matteo, Rodolfo, Giacomo detto Jack, ma non so associarli a nessuna di quelle facce: a forza di apparire anonimo, mi sembrano anonimi anche loro). Il mio professore preferito è quello di inglese, il classico “tipo a posto”, ma l’ho visto solo questa mattina per un’ora, quindi non posso dire molto di più; la prof di italiano, invece, è un’arpia, però quella di biologia non è male. Almeno sorride.

Caro diario, scusami, ma devo scendere a cena. Ci sentiamo dopo.

 

Lorenzo

CELLULARE DI ANTONIA



Nuovo SMS:

 

Dove cazzo state? rispondi a questa merda di telefono troia

 








DIARIO DI LORENZO




Mentre mangiavamo è suonato il cellulare di mia madre. Lei ha guardato il numero, è impallidita e ha continuato a fissare lo schermo finché non ha smesso di illuminarsi. Poi è suonato ancora.

Ho visto mamma piangere. Immagino di sapere chi fosse.







CELLULARE DI ANTONIA






Bozze:

 

Lasciaci in pace. Non vogliamo avere niente a che fare con te. siamo lontani ad





DIARIO DI LORENZO





Caro diario,

spero che mamma torni a sorridere.








Innanzitutto, perdonatemi per l'aspetto "grafico" di questo capitolo, ma dopo aver litigato per eoni con NVU ed EFP ho deciso che basta, lo lascio così (poca o troppa distanza dei pezzi), in seguito lo aggiusterò. Oh.
E poi GRAZIE A TUTTI! Grazie a chi ha recensito il prologo e chi già segue la storia, perché mi rendo conto di non aver dato molte informazioni, ma a quanto pare è bastato quel poco a spingervi a continuare la lettura.
Note importanti:
1) "Ehi, sono Med, sono una letterata, so tutto, vi dico pure che la frase del titolo non è idea della BBC, ma è tratta da 'Two loves'..." Peccato che non sia di Wilde, ma di lord Alfred Douglas. D'oh. Sebbene io continui a sostenere che l'abbia scritta Oscar al suo posto. Shame on me.
2) Lorenzo è nato il ventiquattro dicembre. E indovinate chi altro è nato il ventiquattro dicembre? Charlie di Noi siamo infinito (no, non imparerò mai il titolo in inglese, non ci riesco, è peggio di Arnold Swaghjjhkleger. Sì, Terminator). Lapsus, non me lo ricordavo minimamente.
Si ringrazia il mio migliore amico per avermi fatto notare queste sviste. La prossima volta ti dedico una filastrocca, tiè! (♥)
Che altro dire? Sto cercando di utilizzare un linguaggio che più si avvicini al quotidiano, piuttosto che quello tipico delle altre mie storie, da qui ripetizioni, punteggiatura saltata, parole colloquiali... Sì, SO che voi lo sapete, ma ho bisogno di dirlo a me stessa. E alla statua di Dante a trecento metri da me.
Spero che la storia vi stia piacendo!
Grazie ancora!

Medusa, a Lannister
   
 
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