Kennedy Avenue
Il videofono ronzava inutilmente nell’appartamento vuoto. Il
cacciatore lo guardò con aria divertita. Non aveva certo perso tempo l’amico.
Girarono per l’abitazione frugando dappertutto, cercando
eventuali tracce del soggetto Amora.
Uno specchio in frantumi. Uno strano marchingegno. Due tute
bordeaux.
Il cacciatore sollevò la più piccola e la annusò sorridendo.
Odore di donna.
“E’con lui” mormorò agli altri
compagni che lo fissavano in silenzio.
Si sedette sul divano di duremar,
posando lo storditore accanto a se e incrociò le gambe inguainate di una tuta
marrone scuro. Il micetto balzò dalla finestra aperta sul pavimento. Il
cacciatore lo guardò soddisfatto…gli erano sempre
piaciuti i gatti.
Proprio in quel momento Amora stava salendo col
montacarichi. Aveva fatto un giro rapido della città ma pullulava di poliziotti
e il timore di farsi scoprire era troppo. Potevano aver già diramato un ordine
di cattura.
Quando arrivò davanti alla porta
distrutta, arretrò di qualche passo…che era successo? Dei ladri? Avevano fatto del male ad
Harlan?!
Entrò come una furia in casa e si trovò di fronte a tre
cacciatori che l’aspettavano con gli storditori in
mano.
Amora osservò spaventata quello che sembrava il capo che giocava
con il micetto. Si alzò, dopo averlo poggiato a terra e le andò in contro.
Amora cercò di scappare ma si ritrovò accerchiata “che volete…da me?” mormorò con una vocina
tenera che li fece uggiolare.
“Che tesoro, sicuro che la dobbiamo
portare dal tedesco?” domandò uno dei cacciatori alzandole il viso con il
bastone.
“Abbassa quell’arma..”sibilò il
capo osservandola da capo a piedi. Amora stava per urlare quando la strinsero
in un cerchio “non ho fatto niente..” Mormorò sul
punto di piangere.
“Amelia Stokes? Devi
venire con noi!” esclamò duro, incutendole una paura del diavolo.
“Amelia...mi chiamo così?” gli chiese stupita.
Senza una parola il cacciatore la afferrò
facendola urlare “lasciatemi, non
ho fatto niente!”
“Ti portiamo da alcuni amici” grugnì il capo mentre la
ragazza si dibatteva per liberarsi.
All’improvviso, una gomitata allo stomaco del più vicino lo lasciò
sbalordito.
“Fottuti
idioti! Guardate che casino che avete combinato!”
Amora urlò, indicando i frammenti della
porta “cazzo!Adesso pulisci tutto con la lingua!”esclamò al cacciatore
guardando male gli uomini attorno a lei.
Si guardarono l’un l’altro. Il capo
col suo vistoso tatuaggio sul viso che saliva dal collo le si avvicinò
minaccioso“ripeti un po,’ ragazzina…”
Amora lo spinse via con le mani. “hai sentito bene, stronzo
tatuato! Prendi la ramazza e metti a posto sto
bordello che hai creato!!Non è casa mia, questa!”
L’uomo rise divertito scrollando la testa. “ di questo non
ci avevano fatto parola…” Mormorò rivolto ai suoi uomini.
“Hanno detto qualcosa riguardo alla mancanza di lingua?” gli
chiese uno facendolo ridere.
Amora lo fissò sprezzante, con un ghigno
sul viso “non fare lo stronzo con me...potresti farti molto male” sibilò
girandosi verso il secondo, cercando di ferirlo.
Con un grugnito di disprezzo, uno storditore la colpì e una
violenta scarica la attraversò lasciandola senza parole.
Pianeta 2, alloggio
privato di Eric Cage
L’ingegnere fece un balzo verso il computer quando cominciò
ad emettere impulsi sonori.
Amelia aveva avuto un’ altra
crisi…stavolta più violenta del solito!
Un’extrasistole ventricolare! Scompenso cardiaco,
pausa compensatoria, ventricoli rigonfi di sangue, ridotto periodo
diastolico, gettata sistolica quasi assente….una
violentissima scossa elettrica!
Cristo, ha preso la
corrente?!
Si tolse gli occhiali, portandosi una mano al cuore. Non
poteva permettere che la piccola Amelia morisse!
Cerca
un’altra soluzione...pensa Eric, pensa! Trova un altro modo!
Improvvisamente le funzioni vitali della ragazza si
azzerarono. Che sta succedendo?!
Kennedy Street
Amora urlò, cadendo a terra
e rotolando su se stessa. La scarica elettrica aveva distrutto il chip che
portava sottopelle e rivelava le sue funzioni vitali.
E, cosa ben più grave, interagito
col dispositivo nel suo corpo.
Le urla furiose della ragazza li lasciarono esterrefatti
“che cazzo le succede?” sibilò il capo guardandola: aveva la bava alla
bocca e gli occhi iniettati di sangue.
“Forse non dovevamo usare la corrente” mormorò uno serafico.
Il boss lo fissò male “potevi darle
un cazzotto!”
Si chinò sulla ragazza scrollandola “ehi datti una calmata”
le disse con fare nervoso “legatela e portatela da tedesco” ordinò loro mentre
la tenevano in tre per farla stare buona.
Un gemito strozzato fece voltare il cacciatore. Amora era saltata addosso ad
un suo uomo e stava cercando di strangolarlo. Come gliela staccarono
di dosso, la ragazza si avventò sugli altri due.
Il cacciatore prese
lo storditore mentre i suoi uomini lottavano con lei.
Con un violento schiocco, il collo di uno si ruppe,
lasciandoli esterrefatti. “Ma chi è sta belva?!”
urlarono allontanandosi da lei.
Con un ghigno poco raccomandabile, Amora scappò attraverso
la stanza di corsa, saltando sulla moto parcheggiata nell’immenso terrazzo di
Harlan. Una lieve pressione del pedale e il mezzo si sollevò
in aria lentamente.
Li guardò uno per uno ringhiando come un animale. La moto sparì nel cielo, mente il cacciatore tatuato la guardava
allontanarsi. “Ha preso la mia moto” mormorò nervoso. Un cenno del capo e una
diecina di Stormspaces solcarono l’aria a tutta velocità, sfrecciando fra i
palazzi ristrutturati e le macerie dei ponti post-terremoto.
“Rapidi e precisi” mormorò nel casco nero che indossava.
La piantina della città redigitalizzata,
si rifletteva sullo schermo interno, indicando in rosso pulsante i palazzi.
Attivò lo scanner ad alta precisione. Una
figura verde davanti a lui, con una grossa macchia bianca al centro del corpo.
“Trovata!”
La moto di Amora schizzava fra i
ponti crollati e le rottami delle macchine…quei maledetti le stavano addosso e
non si decidevano a mollarla. Sterzò all’improvviso per evitare il cadavere di
un grattacielo che le si era parato di fronte.
L’adrenalina pompava violentemente nel suo corpo, rendendola incapace di
ragionare. Aveva la vista sfuocata e il respiro ansante. I polmoni non riuscivano a riempirsi d’aria...stava per avere un
collasso!
Sorvolò a bassissima quota la via centrale, sfiorando quasi
le macchine. Gli automobilisti cacciarono fuori la testa dai finestrini, incuriositi,
ma la ritirarono subito, vedendo uno stormo di Stormspaces
su di loro.
Urtò violentemente contro un albero e fu sbalzata via dalla
moto, che continuò il suo volo parabolico e si schiantò a terra.
Stava per morire! Da quell’altezza, si sarebbe schiantata di
sicuro!
”Nooo!” urlò, lottando contro il
dolore che sentiva nel corpo. Improvvisamente la sua corsa fu arrestata. Piombò
addosso ad un cacciatore che imprecò per l’urto.
“Ti lascio cadere, se rifai la stronza come prima!” la
minacciò dall’interno del casco protettivo.
Amora lo guardò sentendo il dolore che passava e la rabbia
che sbolliva, lasciandola esausta. Annuì appena, mentre volavano verso il covo di Ingo e Audrine.
Palazzo di Ingo e Audrine
Dall’altra parte della
città
Amora guardava spaventata il tedesco e la donna francese
accanto a lui.
“Che volete da me?” mormorò con
voce stremante, stringendosi nella sedia sulla quale il cacciatore l’aveva
piazzata.
“Siamo tuoi amici Amelia, dobbiamo portarti sulla Dawn” le
disse la donna, cercando di mantenere la calma. Avere una bomba vivente dentro
casa non era certo il massimo!
“Amelia...?” borbottò la ragazza fra se e se “è il mio vero
nome?” domandò con voce flebile all’uomo che continuava a girare per la stanza
spoglia.
“Amelia Stokes: 26 anni, altezza 1.68,
peso 53 kg, laureata nel 2086 alla facoltà di Biologia dell’ Accademia
di Scienze Umane” recitò meccanicamente la francese col suo caratteristico
accento europeo, mentre leggeva la scheda della ragazza.
Amora la guardava quasi sorridendo: adesso avrebbe potuto
rispondere alle domande di Harlan!
Il suo sguardo si adombrò ripensando al pilota. Chinò la
testa depressa...Harlan...
La voce profonda del tedesco le fece
alzare gli occhi all’improvviso“mettiti questa e preparati a partire” le disse
lanciandole una tuta nera con le decorazioni…un pilota di classe J, pensò Amora
guardandola.
“Perché devo andare sulla stazione?
Me lo sapete dire?” domandò a Audrine
che le restava sempre alla larga.
Ingo si voltò verso di lei con un sorriso poco raccomandabile
“certo bellezza…il tuo compito è quello di farla esplodere”
Pianeta2
Alloggio privato
Dottoressa Armony Rydell
La donna lasciò cadere il comunicatore con due dita. Bene!
Era estremamente soddisfatta!
Il soggetto stava per partire, era
questione di poche ore. Un viaggio di tre giorni e poi…BOOM!!!
Quell’incompetente di Cage voleva
mandare all’aria l’esperimento ma aveva pensato lei, a metterlo fuori gioco!
Non l’aveva ucciso, solo reso inoffensivo. Quando aveva scoperto che stava organizzando il suo
trasferimento sulla Dawn, non aveva perso tempo. Una bella botta in testa e
‘riposo forzato’ nel suo alloggio.
La donna si alzò dalla scrivania sfoderando un ampio
sorriso. Uscì nel corridoio stretto e semibuio della prigione a testa alta. Le
telecamere la inquadrarono per un breve momento. Entrò nella stanza del
collega. Stava dormendo.
Un sonoro ceffone lo svegliò bruscamente.
“La piccola Amelia sta per partire.” Lo avvertì con voce
divertita.
Cage la guardò
con odio “non t’avessi mai dato retta!”
Rydell rise,
sollevando le spalle “non avevi altra scelta. O
così o papà tagliava i fondi. E poi come avresti mandato
avanti i tuoi sciocchi esperimenti?”
L’ingegnere ebbe un moto d’ira ma fu costretto a tacere.
Quella donna lo teneva per le palle.
Forse avevano trovato il modo di ripopolare aree distrutte
dal terremoto, per rendere la Terra nuovamente vivibile. Avevano bisogno di
fondi. In qualsiasi modo!
L’esplosione della Dawn avrebbe accelerato le cose, senza il
controllo repressivo dei governatori.
Un unico prezzo…una vita umana.