Anelli cinerei
disegnavano sinuosi sentieri nella tiepida penombra della stanza. Occhi
socchiusi li osservavano, e il pensiero proiettava invisibili dita accarezzanti
le volute. L’impercettibile ticchettio della pioggia sulla finestra si
mischiava a sussurranti voci del passato, fondendosi nella mente di Lysandro in un quadro dai colori incerti e sfumati. La
morgana di ricordi si librò su quelle danzanti ceneri.
La notte era
particolarmente buia, il giorno in cui si erano conosciuti; sembrava che ogni
luce fosse stata risucchiata in una dimensione oltre lo spazio, colmando i
vuoti e spogli corridoi di creature silenziose e intoccabili, non più reali di
un sogno, ma non per questo meno vere nella sua mente. Il buio non lo
impauriva, ma a volte, quando tardava in quelle sere al liceo, aveva
impressione che la notte non volesse separarsi da lui: lo implorava di
continuare a solcare la carta con l’inchiostro dell’anima, ed egli accettava,
lasciandosi trasportare al lume di una candela solitaria, in un’anacronistica
eleganza che gli faceva bruciare gli occhi per la fatica di leggere ciò che
vergava, finché Castiel non giungeva con una torcia e
lo faceva riemergere dalle tenebre. Quella notte, però, qualcosa era cambiato;
aveva udito un altro respiro accompagnare quello dell’amico e aveva temuto che
la sua piccola e solitaria culla notturna venisse spazzata via. I timori,
tuttavia, non avevano nulla di fondato: al bagliore della tiepida fiamma, era
riuscito a scorgere una forma lunga, non ben definita, un guizzante sorriso e
due occhi sibillini. Lysandro l’aveva osservata a
lungo, aspettando una sua parola, ma la figura si mostrava silenziosa, sebbene
non sembrasse per nulla a disagio. Alla fine Castiel
l’aveva presentata: si chiamava Cornelia e si era appena trasferita. Spiegò
anche che la ragazza aveva avuto dei sospetti sul fatto che qualcuno si
nascondesse di notte nel liceo, ma non avrebbe rivelato nulla ai professori.
Sotto l’occhiata inquisitrice del chitarrista, lei si era fatta una risata e
aveva specificato con voce sommessa che aveva trovato l’indagine molto
divertente. Lysandro aveva supposto che parlasse in
modo così indistinto a causa dell’ora ma, nei giorni successivi, quando era
capitato di trovarsela nuovamente davanti, aveva dovuto stare bene attento ad
ogni sua parola pronunciata a mezza voce. All’inizio aveva trovato la cosa
piuttosto stancante, tuttavia non impiegò troppo tempo per abituarsi sia al
tono che alla compagnia della ragazza.
I giorni si
susseguivano, diventavano mesi e poi anni, e il gruppo di amici diveniva sempre
più affiatato. Lysandro non aveva perso il suo fare
solitario, ma ammetteva sempre più frequentemente a se stesso di trovare la
loro comitiva un piacere e un conforto: Castiel si
era dimostrato un compagno irascibile, ma affidabile e divertente, e Cornelia…
beh, Lysandro non aveva mai trovato una persona
migliore con cui condividere i propri pensieri. Nella frescura del giardino in
primavera e in un angolo tranquillo della classe in inverno, il giovane dava lentamente
voce al suo impeto nascosto, mentre la ragazza rimaneva in silenzio per minuti
interi, lasciando fuoriuscire dall’intimo di Lysandro
le più ricercate e splendide parole. A quel punto, a lei bastava una manciata
di frasi per esprimere con lucidità il proprio pensiero: nulla di quello che
diceva era superfluo, ma nulla era nemmeno celato. Il giovane era estasiato da
ciò. La grazia un po’ sfatta dell’amica e l’assoluta impenetrabilità dei suoi
occhi sembravano quasi contrapposte alla limpidezza delle sue parole, e Lysandro, nel tempo, ne era rimasto ammaliato. Ma fu solo quando
cominciò a ritrovarsi sempre più spesso ad osservare la ragazza da lontano che
si accorse di essere diventato dipendente da lei. La consapevolezza dei suoi
sentimenti lo investì con un brivido di imbarazzo e piacere allo stesso tempo.
Alla fine, però, si risolse nel rimanere in silenzio, scegliendo di bearsi
della compagnia dei suoi amici come aveva sempre fatto.
Insieme condivisero
esperienze che avrebbero segnato la sua memoria come cesellature di un’impalpabile
scultura. Tra una boccata di fumo e l’altra, Lysandro
ricordò con una smorfia il giorno in cui Castiel
aveva portato la pipa al liceo, inaugurando così il futuro vizio del giovane. Era
stata Cornelia a sfidarli, dicendo che non sarebbero mai stati in grado di
aspirare un’intera volta senza tossire. Castiel aveva
accettato, mentre Lysandro li aveva guardati con
disappunto, ritrovandosi suo malgrado coinvolto nella scommessa. Tuttavia, l’aroma
del tabacco l’aveva inaspettatamente attirato e in qualche modo convinto a
prendere parte a quella futile contesa. In conclusione Castiel
aveva vinto –successivamente Lysandro pensò che la
sfida non fosse stata molto corretta, dopotutto il chitarrista fumava già da
qualche anno-, mentre lui aveva trattenuto il fiato, finché non era esploso in
una ben poco raffinata tosse, durata anche qualche minuto!, suscitando le
risate incontrollate dei due amici. Trattenendo le lacrime, alla fine Cornelia
aveva commentato -forse solo scherzando- che avrebbe dovuto cominciare a fumare
seriamente, per evitare altre simili figuracce. Mesi dopo, ripensando a quel
momento, Lysandro aveva deciso per sfizio di seguire l’ironico
consiglio e si era comprato una pipa.
La pioggia si
era fatta più forte. Le gocce battevano sulla finestra della piccola stanza e
nemmeno l’aria densa di fumo riusciva ad attenuare il fragore dell’acqua. Lysandro inspirò un’altra volta, ma si accorse che le
ceneri erano ormai spente. Si rilassò per qualche istante sulla vecchia
poltrona, assaporando il gusto pieno del tabacco, infine si alzò. Prese dall’armadio
dei vestiti puliti, incamminandosi poi verso il soggiorno. Leigh stava stirando
i vestiti, ascoltando con le cuffie quello che Lysandro
immaginava fosse Liszt.
-Ti serve il
bagno?- chiese al fratello maggiore. Questi si tolse le cuffie ed inarcò le
sopracciglia.
-No- rispose
semplicemente. Lysandro fu grato della poca
insistenza.
-…Come mai stai
uscendo?-
Evidentemente questa
volta aveva sbagliato ad interpretare l’espressione del fratello. Si incupì, cominciando
ad immaginare quali potessero essere i pensieri nella mente di Leigh.
-Ho dimenticato
il mio quaderno e sto andando a riprenderlo- provò a schermirsi. Riusciva a
sentire lo sguardo del fratello maggiore perforargli le vertebre. Non importava
che ormai fosse più alto di lui di diversi centimetri; Leigh, quando voleva, era
ancora in grado di farlo sentire un bambino.
-Lys, non puoi ricaderci. È passato del tempo e tu non sei
riuscito a lenire la tua sofferenza…-
-Lei può
aiutarmi-
-Lei è la causa-
Lysandro si voltò di scatto, socchiudendo gli occhi.
-Così sei
ingiusto- mormorò. La sua voce profonda fece vibrare il petto di Leigh. –Da
quando l’hai conosciuta, ti sei ostinato a vedere qualcosa di sbagliato in lei.
Lo so che sei dubbioso perché coinvolge me, e ti sono grato della premura, ma
non puoi decidere al mio posto. Mi dispiace che tu non riesca ad accettarlo-
I grandi occhi
scuri del fratello maggiore si rattristarono ed egli sospirò.
-Forse è come
dici tu, Lys. Eppure, ne sono certo, quella ragazza
ha qualcosa di ambiguo. Può darsi che sia un’impressione solo superficiale, ma
l’ho percepito fin da quando l’ho conosciuta. È una malinconia di fondo, anzi
no… Qualcosa di diverso. Non te lo so spiegare-
Lysandro sostenne lo sguardo accorato del fratello e gli
sorrise. Dopo qualche istante, Leigh ricambiò, non molto convinto. Per Lysandro fu sufficiente. Nell’arco di mezz’ora fu pronto
per uscire. Sarebbe andato a piedi: da quel che ricordava, la casa di Cornelia
non era molto lontana.
Il
solito angolino
Ringrazio ancora chi commenta e mi segue, il vostro sostegno è
davvero importante! Non avevo assolutamente fiducia in me quando ho cominciato
a scrivere questa storia, ma vedendo che addirittura piace a qualcuno, mi sento
lusingata!
Si incomincia a delineare meglio il personaggio di Cornelia. La
sua storia è appena cominciata: sappiate che non è un personaggio felice e non
so quanto vi potrà essere simpatica. Tuttavia è liberamente ispirata ad una
persona reale che non ho conosciuto, ma di cui ho sentito tanto parlare. Se riuscirò
a concludere la storia, vi svelerò chi è.
So che i capitoli non sono pieni di avvenimenti, ma questa storia
è fatta apposta per essere “statica”.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Bonne
nuit!