Capitolo 16
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 16:
Leggenda
Nei pressi di Cork, Irlanda.
Il sole penetrava tramite delle finestre in una sala di una ricca casa borghese,
di proprietà di un noto avvocato e della sua signora, dove una giovane
domestica stava lucidando con cura l'argenteria. Canticchiava serena la
cameriera, felice per quello che le stava accadendo in quei giorni. Mentre era
persa nei suoi pensieri sentì ad un certo punto bussare alla porta. Era il
conciapelli, un suo coetaneo che aveva un debole per lei.
- Buongiorno Mary! - esclamò
gioviale.
- Buongiorno! - cinguettò lei.
- Di che cosa si occupa oggi la
mia amata? - domandò lui.
Lei gli sventolò un cucchiaio
sotto il naso. - Faccio splendere l'argenteria, così almeno quando la mia
signora tornerà fra qualche giorno troverà tutto splendente ad attenderla. Tu
come va in bottega? -.
- Tempi un po' bui, ma tiro
avanti. In fondo ho te, no? - la prese abbracciandola e la baciò. Quando il
bacio finì lei si liberò anche dall'abbraccio per andare a sistemare i piatti
d'argento. Lasciò i cucchiai d'argento sul tavolo, e l'uomo se ne mise in tasca
tre. Quando lei tornò al tavolo si accorse subito della mancanza di questi 3
cucchiai.
- Dove sono? -.
- Cosa, mia diletta? -.
La domestica si allontanò da
lui. - C'erano 3 cucchiai qui. Adesso non ci sono più. Qui ci siamo solo io e
te. Io non li ho presi. - allungò la mano verso di lui. - Rendimeli
immediatamente. -.
Lui tentò di nuovo di
abbracciarla, ma questa volta lei si scansò. - Non osare toccarmi, ladro! -.
- Ma come puoi pensare che io
sia capace di fare una cosa del genere? Di certo devi aver bevuto. Di certo sei
uscita di senno -.
- Posso eccome! Ti avverto, se
non mi ridarai quei cucchiai prima di subito ti trascinerò davanti al Giudice
di Pace, e allora vedremo chi è uscito di senno! -.
Si spaventò molto a quelle
parole il giovane. Negare non era la strada per farla franca. - Perché invece
di lanciare minacce a vuoto non controlli per bene di non averli lasciati in
qualche angolo della casa, magari in qualche cassetto? Facciamo così: tu
ispezionerai di là, e io mi occuperò di queste altre stanze. -.
Mary era troppo spaventata per
rendersi conto dell'inganno e fece quello che le fu suggerito. Dal canto suo il
conciapelli andò nella camera da letto di Mary e infilò i cucchiai tra le
lenzuola del suo letto in modo da farglieli ritrovare. Il giorno dopo avrebbe
detto che si era trattato di uno scherzo innocente e tutto si sarebbe risolto in
una risata. Quindi uscì, senza farsi vedere.
Quando lei non lo trovò
concluse che era fuggito con i cucchiai. - Adesso mi sente, quello! - sbottò.
Si recò così da una guardia per farlo arrestare, ma il conciapelli aveva fatto
bene i suoi conti, e non si fece trovare da nessuna parte, sapendo che il giorno
dopo tutto si sarebbe risolto. La guardia però continuò a cercarlo per altri
3-4 giorni, al che pensò che Mary avesse deciso di prendere i cucchiai per sé
e di far attribuire il furto a lui.
Tornò la signora di quella
casa insieme alla suocera, e venne ovviamente subito informata di quello che era
accaduto: Mary non le tenne nascosto nulla della storia, di come il conciapelli
avesse rubato i cucchiai e fosse fuggito. Questo, saputo del rientro della
signora, decise che la faccenda andava chiarita una volta per tutte: andò dalla
signora e le spiegò come aveva agito, sottolineando che era stato tutto uno
scherzo.
- Non prendetemi in giro. - la
signora era incredula.
- Allora andate a controllare
in camera sua. -.
- Non credete che non lo farò.
Ci andremo subito. -.
Quindi andarono insieme in
camera di Mary, scostarono le lenzuola e trovarono i cucchiai. - Mi credete
adesso? - domandò il conciapelli.
La signora stava osservando con
orrore i cucchiai. - Tornatevene a casa, non avrete altre noie. - disse
solamente. Il mistero dei cucchiai per lei era davvero un bel dilemma.
"Mary non ha mai rubato nulla, nemmeno un granello di polvere. Come mai
tutt'a un tratto si è resa colpevole di questo furto? No, non può essersi
ricoperta di tale infamia. Ma allora come ha fatto a non accorgersi di dove
fossero i cucchiai. Non c'è che una spiegazione: non ha dormito qui in queste
notti."
Erano questi i pensieri che assillavano la signora che subito pensò di essere
stata tradita dal marito con la domestica. Ne era certa: le gentilezze di lui
nei confronti della domestica, il fatto che la mattina del suo arrivo il marito
non era lì ad attenderla.
Voleva smascherare il tutto, quindi ordinò a Mary di rifare il letto di quella
stanza, perché lì avrebbe dormito lei quella notte e col marito avrebbe
dormito la suocera. Quanto alla domestica, si sarebbe coricata da un'altra
parte.
A Mary non restò altro da fare che obbedire e si stupì molto nel vedere i
cucchiai nel suo letto: quindi li mise in un baule, con l'intenzione di
lasciarli da qualche parte dove chiunque avrebbe potuto trovarli per caso.
Scese la notte e la signora si coricò nel letto della domestica, pensando a
ciò che era successo. Ad un tratto si rese conto che qualcuno era entrato nella
stanza. All'inizio pensò che si trattasse di ladri. Poi sentì la voce
dell'intruso. - Mary sei sveglia? -.
Era il marito. Rimase in silenzio e aspettò per vedere che cosa sarebbe
seguito: seguì che il marito si infilò nel letto e il resto si può immaginare
benissimo.
Prima dell'alba lei si alzò e
andò dalla suocera a raccontarle tutto. Successivamente si recò da una guardia
per accusare la domestica del furto dei cucchiai, che furono ritrovati nel baule
della domestica; questa fu portata davanti ad un Giudice di Pace e rinchiusa in
prigione.
Quando il marito venne a sapere quello che era successo si infuriò con la
moglie. La suocera si alleò con la nuora, ed entrambe lasciarono quella casa.
Mary trascorse in prigione 6
mesi prima che la corte d'assise si riunisse, e nel frattempo si scoprì che era
incinta. Fu assolta per mancanza di prove: la signora non si era presentata a
testimoniare contro di lei perché non la credeva colpevole di nessun furto,
solo di quello del marito.
Mary partorì così la sua bambina. Non fu questo però ciò che sconcertò
l'uomo di più, quanto il fatto che la moglie fosse a sua volta incinta: spendo
però di non aver avuto da tempo rapporti con lei usò la nascita dei due
gemelli della moglie come pretesto per giustificare il suo comportamento.
La suocera si ammalò e chiese al figlio di riappacificarsi con la moglie, ma
lui non la stette nemmeno a sentire. Quindi la vecchia nel suo testamento
lasciò tutto a degli amministratori perché servissero alla moglie e ai due
gemelli appena nati.
Il marito dipendeva quasi esclusivamente dalla madre e questo fu un brutto colpo
per lui, ma la moglie generosamente decise di assegnargli una rendita annuale.
Passarono così 9 anni.
L'uomo si era affezionato alla bambina della domestica. Il suo nome era Anne.
Decise così di portarsela a casa, spacciandola per il figlio di un parente che
doveva educare per farne il suo scrivano.
La moglie però non si fidava: non sapeva di nessun parente di lui che avesse un
figlio, quindi assunse un amico perché investigasse la cosa più a fondo,
scoprendo così che il giovane non era altri che la figlia della domestica.
Interruppe immediatamente l'assegno.
Il marito si infuriò e si portò a casa la domestica, cominciando a vivere
pubblicamente con lei. Per questo perse tutti i suoi clienti, decidendo quindi
di trasferirsi.
- Dove andremo?
- domandò Anne, eccitata per il viaggio che le si prospettava.
- Andremo nel
Nuovo Mondo Anne. - le spiegò il padre per l'ennesima volta.
- Ed è un bel
posto? -.
- Bellissimo.
Lì la gente può diventare ricca come re, potrai conoscere un sacco di persone
nuove provenienti anche da altri paesi. -.
Gli occhi di
Anne brillarono: per lei, bambinella di 9 anni, si apriva una grande avventura.
Si imbarcarono a Cork, diretti
in Carolina.
L'uomo continuò ad esercitare la professione di avvocato, successivamente si
dedicò al commercio col quale si arricchì a tal punto da comprare una ricca
piantagione.
Tutto filava a gonfie vele almeno finché Mary non si ammalò. E morì.
Anne piangeva
per la morte della madre. Ormai era cresciuta e avrebbe dovuto essere forte. Suo
padre le si avvicinò.
- Non piangere,
Anne. - cercò di consolarla. - Adesso sei tu la donna di casa. -.
- Non sono
così sicura di volerlo essere. Preferivo quando lo era lei. Lei era una brava
madre, una brava donna di casa, come io non sarò mai. -.
Il padre rimase
colpito da quelle parole. - Cosa te lo fa pensare questo? -.
- Guardatemi
padre. Ho un'indole troppo diversa da quella di mia madre. -.
Il padre
sospirò. Era vero, ma non poteva ammetterlo. - Non dire questo, figlia. Io vedo
solamente una bella ragazza che sarò un'ottima moglie, un'ottima madre. -.
Anne non ne era del tutto
convinta. Aveva un'indole troppo coraggiosa e ardente, aveva un carattere troppo
forte per potersi far valere in quelle 4 mura che la opprimevano. Cominciarono a
girare voci sulla sua condotta, la più eclatante e falsa delle quali la voleva
essersi macchiata del sangue di una domestica inglese per un accesso d'ira.
A volerla mettere ancora di più sottopressione era il padre che si spettava da
lei un buon matrimonio: quest'aspettativa fu mandata all'aria perché lei sposò
senza il suo consenso un giovane che lavorava sul mare e che non possedeva un
centesimo.
Il padre si arrabbiò a tal punto da cacciarla di casa.
- Sciagura! -
la apostrofò il padre. - Proprio a me dovevi capitare! Tutti ti guardavano e ti
ammiravano e tu sei andata a prendere proprio il più insignificante di tutti!
-.
- Ma io lo amo!
- protestò Anne.
- Amore, amore,
amore! - l'uomo tirò un pugno sul tavolo. - E all'amore per me non ci pensi? Mi
sono trasferito fin qui per permettere a te di condurre una vita giata lontana
dai pettegolezzi della gente che altrimenti ti avrebbero chiamata
"Bastarda". -.
- Tu non sei
venuto fin qui per me. Sei venuto fin qui perché dipendevi da tua moglie e lei
si è rifiutata di passarti il denaro per vivere. Hai preso me e mia madre con
te solamente per una tua personale vendetta contro tua moglie. -.
- BASTA! - un
ceffone, forte raggiunse la guancia di Anne. - Vattene figlia! Non voglio più
vederti. -.
Anne si
massaggiò la guancia, e lo gelò con lo sguardo. - Ti prendo in parola. -.
Si imbarcò quindi col suo
nuovo marito, deluso nelle sue aspettative economiche, per l'isola di Providence,
nella speranza di trovare un lavoro.
Fu lì che Anne incontrò Calico Jack Rackam, che cominciò a farle la corte e
riuscì a strapparla all'amore del marito. Quindi decisero di fuggire insieme, e
lei prese il mare con lui vestendosi da uomo.
Rimase incinta di Calico, che vedendo che si stava ingrossando la fece scendere
a Cuba, lasciandola da alcuni suoi amici, che si presero cura di lei.
Quando lei fu nuovamente in salute Calico la mandò a prendere perché stesse
con lui.
Si arrivò così allo stesso
proclama di Re Giorgio (nota dell'autrice: vedi capitolo precedente) e
Calico decise di giovare dell'amnistia. Si diede alla guerra di corsa per il
governo, per poi tornare alla sua vecchia vita.
- E poi hanno incontrato me. -
concluse Mary il suo racconto. - Il resto lo sai. -.
Anna era rimasta veramente colpita
dai due racconti, anche se continuava a credere che la vita di Mary fosse stata
10 volte più avvincente di quella di Anne. La storia di Anne più che altro le
era sembrata Beautiful.
Il sole era ormai calato. Il buio
era sceso. Mary scese dal parapetto. - Direi che potremo anche mangiare adesso.
-.
Proprio in quel momento Stub e
Antonella tornarono sul ponte. - Come va? - domandò Mary.
- Abbiamo elaborato un piano. - le
informò Stub. Fu lui ad illustrarlo.
Mary ed Anna non si persero una
parola di quel piano. Anna non era del tutto convinta. - Siete sicuri che
funzionerà? -.
- Hai idee migliori? - domandò
Antonella, con tono di sfida.
Anna la fulminò con lo sguardo.
Non erano mai andate troppo d'accordo, ma la loro rivalità non si era mai
manifestata così chiaramente come in quel momento. Stub appoggiò una mano
sulla spalla di Antonella. - Calmati. - le disse, guardando Anna in modo che i
suoi occhi dicessero la stessa cosa. - Non mi sembra il caso di lasciarsi andare
a stupidi litigi. -.
Antonella tolse la mano di Stub
con un movimento della spalla. - Hai ragione. Vado a preparare la cena. Avremo
bisogno di tutte le nostre forze. -.
- Vengo con te. - Mary la condusse
fin nelle cucine.
Anna e Stub rimasero soli sul
ponte, lui così fermo da sembrare una statua, lei ancora seduta sul parapetto.
- Sei davvero sicuro del piano? -.
Lui annuì. Doveva ammettere che
quell'atteggiamento diffidente di Anna dava fastidio anche a lui: era tutta la
vita che faceva piani del genere, pensava di saperne un po' in più di lei
sull'argomento.
Anna sembrò essersene resa conto perché non pensò più al piano.
E il silenzio calò tra loro. Lui non aveva niente da dirle e lei nemmeno:
probabilmente qualche giorno prima si sarebbero messi a litigare per qualcosa,
anche se futile. Ma dal bacio, beh, dal bacio, erano cambiate un po' di cose tra
loro. Ma non avevano avuto tempo di discuterne e soprattutto nessuno dei due ne
aveva voglia: era come un argomento fastidioso che volevano evitare.
Non potevano continuare così a lungo però.Sono
- Riguardo all'altra sera... -
cominciò lei.
- Ti amo Anna. - le disse lui,
interrompendola. Non era minimamente imbarazzato, manteneva la sua maschera di
freddezza come lei lo aveva sempre visto. Si avvicinò al parapetto.
- Lo sospettavo. - replicò Anna,
così spontaneamente che Stub non poté fare a meno di sorridere. - E per quanto
mi scocci ammetterlo, dannato killer, anch'io. - sospirò, falsamente esasperata. - E chi lo dice ora
ai miei genitori che sono la ragazza di un killer? - e quell'ultima parola
rimbombò nella mente di entrambi.
- Vuoi che smetta, ragazzina? - la
domanda a bruciapelo che Anna si era sempre aspettata. Adesso Stub gliela stava
ponendo.
Anna non voleva rispondere. Non
voleva decidere della vita di Stub. Abbassò lo sguardo. Stub le prese il volto
fra le mani e glielo alzò, in modo da poterla fissare negli occhi.
- Vuoi che smetta di fare quello
che faccio? Vuoi che smetta di essere un killer? -.
- N... no. -il monosillabo morì
in gola ad Anna.
Stub la lasciò. - E invece lo
vuoi. Ti si legge negli occhi. -.
- Io non posso decidere per te,
killer. Ciò non toglie che l'uccidere persone a pagamento non era uno dei
requisiti fondamentali del mio ragazzo ideale. -.
- Smetterò. - concluse Stub.
Anna stava per ribattere ma furono
interrotti da Antonella, che li chiamò per la cena. Anna andò subito. Stub
rimasse un po' sul ponte: tirò fuori quella sua mitraglietta tascabile che
tante volte lo aveva accompagnato per le sue avventure. Avrebbe voluto
sbarazzarsene, pensava di essere forte abbastanza. Eppure non riusciva a
gettarla in mare.
Era combattuto Stub. Combattuto dal desiderio di cominciare una vita normale a
fianco di una ragazza che amava e dalla vecchia vita che aveva sempre
abbracciato. Provò a pensare a chi sarebbe stato lui senza quella mitraglietta,
senza l'organizzazione: sarebbe stato esattamente uguale agli altri, avrebbe
dovuto ricominciare ad usare il suo vero nome... il suo vero nome. Qual'era il
suo vero nome? Ormai quasi non lo ricordava più.
Lui era Stub, il killer professionista più bravo del mondo.
Era una leggenda.
E non era pronto per smettere di esserlo.
Rimise la mitraglietta tascabile al suo posto.
Prima o poi se ne sarebbe
sbarazzato.
Ma in quel momento non era pronto.
Non voleva farlo.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Erano in 4 davanti al forte:
Antonella con le lacrime agli occhi puntava la pistola contro Mary, Anna e Stub
avevano le mani legate dietro la schiena e se Stub aveva nello sguardo un
disprezzo per sua cugina tale da essere incredibile, Anna era furiosa e ogni
tanto lanciava qualche insulto ad Antonella. Lo ammetteva: la faccenda della
finzione la divertiva molto.
Fu solo dopo un'occhiataccia di Stub che smise di approfittarsi della
situazione.
Lavinia li fece entrare nel suo
salottino. Di Woodes Rogers non c'era traccia.
- Antonella! - esclamò Lavinia
andandole incontro. - Davvero, non credevo che alla fine avresti ceduto. -.
Antonella aveva le lacrime agli
occhi e non rispose. Distolse lo sguardo. - Hai quello che hai voluto. Adesso
lasciaci andare. -.
- Non così in fretta. - sorrise
Lavinia, invitandola a sedersi. Si avvicinò ad Anna. - Cugina! -.
- Lavinia. -.
- Sai, non immagini che voglia che
ho in questo momento di ucciderti adesso con le mie mani. - sfoderò la spada e
la puntò contro Anna.
Stub provò a liberarsi dalla
stretta di ferro che aveva su di lui una delle guardie di Lavinia. La sua
attenzione quindi passò dalla cugina a lui. - Eccolo qui, invece, il traditore.
Il killer professionista è nelle mie mani. -.
Stub non si degnò di risponderle.
A lui andava bene finché stava lontana da Anna.
- E Mary. - continuò Lavinia. -
Hai fatto molto male a Woodes ieri. Non ti perdonerà mai per questo. -.
- Mai detto di volere il suo
perdono. - replicò Mary senza fare una piega. - Quello che io non perdono a lui
è di nascondersi dietro di te, adesso. -.
- Vorresti essere portata da lui?
-.
- Per porre fine alle sue
sofferenze. - specificò Mary, sorridendo.
- Oppure per porre fine alle tue.
- fu la risposta pronta di Lavinia. Schioccò le dita. - Che la nostra pirata
sia accontentata. Che sia portata dal governatore! -.
Stub osservò impassibile Mary che
veniva portata via: sapeva che quella era la sua battaglia, e lui gliel'avrebbe
lasciata combattere: anche per quel motivo non l'aveva inclusa nel suo piano.
Anzi, avere Mary alle prese con Rogers forse avrebbe tenuto occupata buona parte
delle guardie. Tornò quindi a concentrarsi sulla situazione che aveva davanti:
doveva trovare il modo di far rinchiudere Antonella nelle prigioni.
Anche Nell sembrava aver compreso che il tempo stringeva e che doveva trovare un
modo di raggiungere le prigioni.
- Hai avuto quello che volevi.
Adesso puoi lasciarci. - ripeté.
- Lasciarvi? - ripeté Lavinia. -
Non ci penso nemmeno. - fece cenno alle guardie di uscire.
Erano rimasti soli in quella
stanza. Anna si stava chiedendo cosa facesse mai sentire Lavinia così sicura di
sé. Antonella era libera e avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento, ma
stava ferma, e per un attimo Anna pensò che davvero li avesse traditi.
Si voltò verso Stub, ma ovviamente lui non lasciava trasparire nessuna
emozione: nei suoi occhi si riflettevano solamente gli ingranaggi di un cervello
che lavora.
Poi finalmente quel silenzio che
stava diventando pesante si ruppe: Lavinia stava caricando la sua pistola.
Quindi la puntò contro Antonella. - Non mi sei più di nessun aiuto ragazzina.
-.
- Nemmeno tu. - Antonella fu più
veloce. Aveva capito che stava per succedere qualcosa del genere. Prese il
microfono usa-e-getta e lo lanciò il più vicino possibile a Lavinia. Appena
toccò terra esplose.
Antonella si chinò per terra,
Stub si lanciò su Anna e la gettò sul pavimento, quindi approfittarono del
fumo per sgattaiolare fuori. Ma fuori c'era il putiferio. Guardie ovunque pronti
ad attaccarli.
Stub si era liberato e aveva afferrato la sua mitraglietta tascabile, che ancora
una volta era con lui pronta a salvarlo. Quindi sparava colpi precisi e ben
assestati. Dietro di loro veniva Antonella, con la sua Magnum. Entrambi si
ripararono dietro un vecchio mobile posto in corridoio.
- Che facciamo? - domandò
Antonella a Stub.
- Tu vai alla prigioni. - le disse
Stub, anche se suonava di più come un ordine. - Io e Anna li teniamo occupati.
-.
Antonella guardò Anna dubbiosa. -
Sei sicura di potercela fare? -.
- Per chi mi hai presa? - domandò
Anna.
A quel punto Antonella fece una
cosa che mai Stub si sarebbe aspettato. Antonella allungò la sua Magnum ad
Anna. - Io posso fare anche senza. - spiegò. - Sono una professionista. Quasi
una leggenda in questo lavoro. - quindi senza aggiungere altro si alzò e
cominciò a scendere le scale in direzione delle prigioni, silenziosa e
invisibile come un'ombra. Si nascondeva ogni qualvolta sentiva dei passi,
pensando che ogni guardia che saliva su a vedere che cosa era successo sarebbe
stata una guardia in meno da affrontare per uscire dalle prigioni.
Inoltre doveva risolvere il problema di non avere a disposizione un'arma. Si
diede della stupida per aver lasciato la sua ad Anna: come se quella dilettante
avesse saputo usarla.
Il peso sullo stomaco sembrò abbandonarla non appena raggiunse le prigioni.
Si nascose dietro un angolo e vide
che davanti alla cella delle ragazze c'erano 5 guardie.
"Ok, Anto, rifletti. Loro
sono in 5 e tu sei una sola, disarmata. Devi farti vedere dalle altre
possibilmente senza farti uccidere. La cosa si prospetta più incasinata del
previsto, ma è ok." pensava mentre studiava la situazione. Fu in quel
momento che vide che i mattoni non erano proprio impilati uno sull'altro.
C'era un margine di arrampicata.
Fare l'uomo ragno le sembrò un'idea improbabile, ma come aveva detto lei a
Thomas qualche tempo prima, l'impossibile per i professionisti non esiste,
figurarsi l'improbabile.
Cominciò quindi ad arrampicarsi silenziosamente fino a raggiungere il soffitto.
Quindi provò a fare qualche passo a testa in giù, tenendo le gambe sul
soffitto e le mani sul muro, sulle sporgenze che aveva usato per arrampicarsi.
L'avrebbero vista, lo sapeva ma quello che doveva fare era solamente arrivare
sopra la prima guardia, cadergli addosso e prendergli il fucile, poi se la
sarebbe vista con le altre. E così fece.
Arrivò sopra la prima guardia e si lasciò andare, cadendogli addosso. L'uomo
non fece in tempo nemmeno a rendersene conto. Quindi velocissima prese il fucile
e sparò sulla seconda. Non riuscì ad evitare la terza che la colpì sulla
spalla sinistra.
- Antonella! - esclamò Allison.
Sveva si era spaventata. Mai aveva
visto fare una cosa del genere. Nel frattempo Allison altrettanto velocemente
aveva preso il microfono e lo lanciò sulla porta delle sbarre. Questa esplose.
Le ragazze si erano liberate e
volevano vendetta.
Dopo aver sistemato le guardie si
lanciarono verso l'uscita delle prigioni. Sveva apriva il corteo col suo pugno
di ferro, grazie ai bracciali. Allison e le altre erano dietro che aprivano la
strada, sparando.
- Merdamerdamerdamerda! - urlava
Sveva ogni volta che colpiva.
- LA VUOI SMETTERE DI IMPRECARE? -
le urlò Antonella.
- Ragazze voltatevi. - era stata
Anne ad urlare.
C'erano cinque guardie armate fino
ai denti dietro di loro.
- Merda! - imprecò ancora Sveva.
- A loro penso io. - Isabella
aveva preso un pugnale da lancio e troncò la testa a tutti di netto facendolo
ruotare come un freesbee.
Sveva fu colta da un attacco di
nausea, ma cercò di reprimerlo. Non c'era più nessun nemico.
Allison prese la testa del corteo
e cominciò a camminare con uno sguardo spavaldo che incuteva timore. Tutte le
altre dietro, come se formassero un corteo, che procedeva implacabile, a tempo,
a ritmo. All'uscita delle prigioni c'erano i ragazzi ad attenderle.
Allison ammiccò nella loro
direzione. - Stiamo bene. - annunciò, scompigliando i capelli a Masky, un modo
come un altro per dimostrare come non fosse nuova a quel tipo di avventure. - Abbiamo solamente un ferito. -.
Anne corse incontro a Calico,
abbracciandolo.
Fenis aveva in braccio Thomas. Antonella non si curò della sua spalla e si
informò sulle condizioni di salute dell'amico.
- Non ti preoccupare Tom. - gli
disse, imbracciando il suo fucile. - Usciremo di qui e torneremo nel futuro e
lì ti cureremo. -.
- E' t... te... ta... no. -.
Antonella scosse la testa. - Fa'
silenzio Tom. - era un suggerimento che non prevedeva repliche. - Devi solo
riposarti, per quanto ti è possibile. -.
- Anche tu dovresti. - era stato
Geremia a parlare. - Sei ferita. -.
Nell abbassò lo sguardo. - Non è
niente. - non era vero, la spalla le faceva male.
- E' un peccato interrompere
questo momento romantico. - fece osservare Noah, additando Calico e Anne. - Ma
direi che sia arrivato il momento di tornare alla nave, non credete? -.
Tutti convennero.
Tutti tranne Isabella che si guardava intorno preoccupata.
- Puoi rilassarti. - le disse
Geremia. - Non c'è nessuno. -.
- Appunto. - fu la risposta della
madre di Stub. - Perché non c'è nessuno? -.
La sua domanda non rimase senza
risposta per molto tempo. Fecero appena in tempo a raggiungere il piano
dell'uscita che proprio dove era collocata la porta che li avrebbe finalmente
restituiti alla libertà ci fu una grande esplosione:
dinamite.
Sentirono un botto.
Videro davanti a loro una massa di fuoco, una grande bocca di fiamme che
sembrava volesse inghiottirli. Una vampata di fuoco.
Il loro primo riflesso fu quello di chiudere gli occhi e di gettarsi per terra,
per rotolare di lato. Di lato c'erano le scale, quindi caddero rovinosamente per
tutta la rampa.
Il fuoco bruciava l'ossigeno ad
una velocità impressionante, e mentre Antonella si assicurava che Thomas e
Geremia fossero ancora vivi, Sveva fu colta da attacchi di tosse.
Noah le porse il suo fazzoletto e
Sveva se lo mise al naso. Solo che non era impregnato di acqua. Sveva lo
allontanò velocemente dal naso.
- E' rum! - esclamò
scandalizzata.
- Non avevo altro. - si
giustificò Noah.
Rum.
Isabella e Anne si guardarono. E
alzarono le mani dal pavimento: le avevano bagnate. Di rum. Una delle sostanze
più infiammabili che conoscessero.
- Via di qui! - esclamò Bonn,
aiutando Calico ad alzarsi. - Tutti fuori! -.
Ricominciarono la loro corsa
frenetica, per accorgersi che ormai di passare dall'entrata non se ne parlava:
rischiavano di morire bruciati in quel regno di fuoco, sempre se non fossero
morti prima soffocati.
L'aria era irrespirabile, quindi in mancanza di idee migliori Anne cominciò a
salire le scale verso i piani superiori in cerca, ma anche lì tutto era in
fiamme. E il pavimento era bagnato di rum.
- Maledetti. - imprecò a bassa
voce.
- Anne! - esclamò Isabella, che
chiudeva il gruppo. - Che vuoi fare? -.
Tutti guardarono Calico, Anne
compresa. Lui era il capitano, da lui ci si aspettavano delle risposte. - Le
finestre. - furono le sue uniche parole.
Ma in quel piano tutto andava
troppo a fuoco perché qualcuno potesse raggiungere una qualsiasi finestra.
Continuava la loro corsa, di nuovo
verso la salvezza e verso l'aria. Non incontrarono nemmeno una guardia: erano
tutte uscite. Era tutto programmato. Isabella aveva intuito che quella fosse
stata solamente una trappola.
Davvero Woodes Rogers teneva così tanto alle loro teste da decidere di dar
fuoco al suo forte?
Non poteva credere che ci fosse lui dietro a tutto questo.
Ma non aveva nemmeno il tempo di porsi domande inutili. Dopo essere saliti per
altri 2 piani finalmente raggiunsero una finestra.
Anne si affacciò. Sotto ad
attenderli c'erano solamente guardie.
Calico però non si perse d'animo.
- C'è una torretta qui davanti. - la indicò. - Dobbiamo solamente
raggiungerla, usciremo di lì. -.
L'equipaggio sembrava crederci
davvero, e Calico per la prima volta nella sua vita sperò davvero che quella
fiducia fosse ben riposta, pur non essendone sicuro. Aveva con sé una corda con
rampino, che aveva preso dalle prigioni, quindi chiamò Noah.
Era quello che aveva più forza di tutti, era quello che meglio poteva riuscire
a fare arrivare la corda fino ad arpionarla ad una finestra della torre davanti
al forte. Quindi tutti, uno dopo l'altro cominciarono a camminare in equilibrio
sospesi nel vuoto: se fossero caduti ci sarebbero stati i fucili delle guardie
ad attenderli.
L'equipaggio maschile se la cavò
abbastanza bene: tutti passarono senza nemmeno un graffio fino alla torre, dove
cominciarono a liberare il campo dai nemici. Isabella non ebbe problemi e come
lei nemmeno Anne, che si muoveva leggera come se non avesse avuto peso.
Allison aveva preferito ricorrere
ad un metodo un po' meno ortodosso: procedeva reggendosi con le mani alla corda,
facendo muovere i piedi nel vuoto esattamente come se stesse camminando.
Maurice decise di adottare lo
stesso metodo di Allison: non aveva molto equilibrio e inoltre era pesante. Lo
stesso fece Masky, che piccolo e agile com'era sembrava una scimmia.
Toccava a Sveva. Si allontanò
dalla finestra terrorizzata.
- No! - scosse la testa. - Voi non
avete proprio capito con chi avete a che fare. Io non ce la faccio. -.
Geremia le si avvicinò. - E' più
semplice di quello che sembra. -.
Sveva lo guardò incredula.
- Va bene, non lo è. - si
corresse lui. - Però puoi sempre provare. -.
Dall'altro lato c'era Federico a
incoraggiarla. - Dai, Sve'. Mostra a quella corda chi è che comanda! -.
Sveva si fece forza. Avevano
ragione. Quindi liberando la mente da qualsiasi tipo di dubbio, paura e problema
mise i piedi sulla corda e cercò l'equilibrio. Quindi cominciò a fare qualche
passo indecisa, diventando mano a mano che procedeva sempre più sicura.
Però qualcuno delle guardie di sotto decise di spararle contro. Bastò il botto
a farla cadere. Perse l'equilibrio e con una mano tentò disperatamente di
aggrapparsi alla fune. Lo strattone che gli diede nel prenderla fu così forte
che la corda si slegò dall'armadio dove l'aveva legata Fenis, nel forte, quindi Sveva si
ritrovò a precipitare, senza però mai lasciata la corda.
Sbatté contro la parete della torre, urlando.
- SVEVA! - urlò Federico.
I soldati cominciarono a spararle contro.
Le sembrava di vivere un incubo.
- ARRAMPICATI! - le urlavano i
suoi compagni, e il suo corpo obbediva quasi meccanicamente a quello che le
orecchie sentivano: arrampicarsi.
Sentì che non le sparavano più.
Qualcun altro infatti aveva cominciato a sparare sulle guardie. Sveva alzò lo
sguardo, e vide che dal forte Antonella stava sparando su chiunque vedesse stesse
alzando il fucile contro di lei. E raggiungendo la finestra della finestra le
rivolse un pensiero riconoscente.
Quando entrò nella torretta, scavalcando la finestra non le sembrò vero.
Nel forte erano rimasti Geremia,
Antonella e Thomas. La stanza aveva cominciato a prendere fuoco anch'essa, e non
avevano più una corda. Si guardarono. - Che facciamo? - domandò Geremia.
Antonella scosse la testa. - Non
lo so. -.
- Come non lo sai? Sei una
professionista! -.
- Senti non mettermi fretta, ok? -
sbottò lei, nervosa.
Stress. Ecco qual'era la
sensazione che l'attanagliava in quel momento. Antonella si sentiva pervasa
dallo stress: non riusciva a pensare in quella situazione di panico. non vedeva
soluzioni evidenti, e a meno che non fossero spuntate loro una paio d'ali, e ne
dubitava, per quello che sapeva lei erano perduti. Thomas, poi, come diamine
avrebbero fatto a portarlo dall'altro lato?
Guardò dalla finestra: erano al quarto piano. Saltare più o meno corrispondeva
ad un suicidio. Significava rompersi almeno un arto, e comunque sarebbero
saltati nel bel mezzo dei soldati. Saltare decisamente non era una buona idea.
- Dobbiamo trovare un'altra
uscita. - concluse.
Ma ormai tutto alle loro spalle
era avvolto dalle fiamme. Erano in trappola.
- Moriremo. - Geremia prospettò
in quel modo il loro destino.
Come a conferma di quelle parole
fu Tom a tossire. Una tosse che non gli dava pace muoveva la testa in cerca di
aria, e non riusciva a muoversi. Antonella non avrebbe mai voluto vederlo in
quelle condizioni: mai come in quel momento si era sentita vicina alla morte.
Mai come in quel momento non aveva visto vie d'uscita.
E poi la sua attenzione cadde sul rum che era stato sparso per la stanza. Senza
dire una parola prese il fucile di Thomas.
- Che fai? - domandò Geremia.
- Leggi della fisica. - spiegò
brevemente Antonella. - Possiamo raggiungere la torre con rinculo sufficiente.
-.
Geremia la guardava ancora
interrogativo. - La quantità di moto è data dal prodotto tra la massa e la
velocità.
Questo fucile spara molto velocemente, vero Tom? -.
Thomas si limitò ad annuire e
Antonella proseguì con lo spiegare il suo piano apparentemente folle. - Bene,
allora quello che ci manca è la massa. E' un fucile con una canna non molto
grande, però credo che ci sarà molto rinculo se spariamo insieme al proiettile
rum e polvere da sparo: il rum è infiammabile, la polvere da sparo anche, così
quando i proiettili raggiungeranno le fiamme dell'incendio dovrebbero riuscire a
causare un'esplosione che ci catapulterà fuori. -.
Thomas sembrava non aver seguito
una sola parola di quello che aveva detto la ragazza, invece Geremia aveva
sentito anche troppo bene: proprio per questo la guardava come se fosse
impazzita.
- Se funziona come una bomba c'è
il rischio di saltare in aria. - le fece notare.
Antonella abbassò il fucile e lo
guardò negli occhi. - Abbiamo altra scelta? - domandò.
Geremia non seppe cosa rispondere:
ma certamente non avrebbe passato quelli che si prospettavano essere gli ultimi
attimi della sua vita litigando o rendendosi inutile. Quindi cominciò anche lui
a raccogliere il rum da terra e a buttarlo nella canna del fucile.
Il fucile era carico. Geremia
prese Thomas con una mano e Antonella con l'altra. I due salirono sulla finestra
e aiutarono Thomas a seguirli. Antonella provò a guardare il precipizio di
fucili appena sotto di loro.
Trasse un sospiro profondo.
Stava per sparare, ma Geremia la
fermò. - Vuoi proprio farlo? -.
- No. - ammise lei.
- Allora se moriremo quello che
sto per dirti non avrà alcuna importanza. Tu... io... insomma... - il bel
biondo cominciò a farfugliare.
Antonella sbuffò scocciata. -
Ascoltami. Non ho tempo per i tuoi farfugliamenti. Baciami e basta. -.
Geremia la guardò sorpreso. -
Ma... -.
- Vuoi discutere? - domandò lei,
inarcando un sopracciglio.
Il biondo non se lo fece ripetere
e si abbassò fino a baciare Antonella, di un bacio passionale avvolto dalle
fiamme. Che durò finché Thomas non si fece forza.
- Maledizione siete disgustosi!
Vuoi muoverti a sparare, donna? -.
Sarebbe stato anche minaccioso se
non fosse stato pronunciato da un moribondo. I due si staccarono sorridendo.
- Sei pronta? - le domandò
Geremia.
- Sono nata pronta. -.
Sparò. Il rum dentro il fucile e
la polvere da sparo presero fuoco non appena giunsero a contatto con le fiamme
dell'incendio. Ci fu un botto. Antonella lasciò andare il
fucile, e ci fu l'esplosione. Sentirono caldo, tanto che per un momento temettero
di star andando a fuoco. E poi furono catapultati fuori, e mentre erano sospesi
in aria, sparati come proiettili videro esplodere completamente la stanza dove
si trovavano fino a poco prima.
Allison velocemente lanciò loro una corda, che fu prontamente afferrata da
Antonella.
Si schiantarono tutti e tre contro
il muro della torre. Antonella prese fiato.
- Tutto bene? - domandò a
Geremia.
- Niente di rotto credo. - rispose
lui.
- Tom? -.
- Uhm... - fu la risposta di
Thomas.
- TIRATE! - erano le voci di Anne
e Allison che ordinavano alla ciurma di tirare la corda.
E finalmente furono tratti in
salvo.
Fenisandò subito a riprendere Thomas, e Bonn gli strinse la mano: Thomas
sorrise non appena si accorse di tenere per mano Anne Bonny. Masky lo guardò
scotendo la testa. - Sta per morire e a chi pensa... alle donne. Disgustoso. -.
Sveva abbracciò Geremia. - Ho avuto paura. - gli confessò.
- Antonella tu come va? - fu
Allison a porle la domanda. - Sei stata geniale. Non so se a me sarebbe venuto
in mente. -.
- Tu avresti sicuramente avuto uno
dei tuoi congegni strani per salvarti la vita. -.
- Ho mandato Maurice con degli uomini avanti.
- la informò Allie. - Per liberarci la strada. Probabilmente a quest'ora
staranno già tornando alla nave. -.
- Grazie per prima - i
ringraziamenti le vennero da Sveva. - Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto.
Mi avrebbero sparato. -.
Antonella sembrò accorgersi per
la prima volta della sua presenza. - Figurati. -.
Cominciarono a scendere dentro la torre, senza incontrare nessuna guardia, ma
per precauzione decisero che sarebbe stato meglio calarsi da una finestra
dall'altro lato rispetto alla porta.
E col pensiero che finalmente era finita saltarono dalla finestra, diretti verso
la nave e verso nuovi orizzonti.
L'angolo della Matrix
...
...
...
...
lo so, probabilmente conoscerete moviole più veloci di me.
Sono in ritardo di più di 2 mesi, e mi dispiace moltissimo, ma sono stata
sommersa di roba da fare, e non ho trovato uno straccio di secondo per mettermi
a scrivere. Mi scusate?
Spero comunque che il mio ritardo
non vi abbia fatto apprezzare di meno il capitolo. Devo ammettere che nello
scriverlo ho avuto parecchi blocchi: il primo nel raccontare la storia di Bonn:
non sapevo quale fosse il modo migliore per farlo, anche perché più che la sua
storia quella che interessa è la storia della sua nascita contorta. A mio
parere la sua vita non ha niente a che vedere con quella di Mary. Ad ogni modo
le scritte in verde sono mie aggiunte personali alla storia per renderla un po'
più dialogata e vera. I dialoghi scritti in nero sono sì, inventati da me,
però spiegano parte della storia che secondo me sarebbe stata noiosa scrivere
tramite discorso indiretto.
Il secondo blocco mi è venuto per scrivere l'incontro con Lavinia: l'avrò
riscritto 10 volte e ancora non ne sono del tutto soddisfatta, ma in mancanza di
meglio pubblico questa versione che mi sembra la più congeniale.
Poi c'è stato il problema del forte: ero come Antonella, mi ci è voluto un
giorno per trovare una soluzione plausibile adatta a farli fuggire. Non so se
sia possibile causare una reazione del genere grazie ad un esplosione, diciamo
che ho preso qualche nozione di fisica e poi ho aggiunto qualche elemento
fantastico. E' una scena di "fantafisica" se volete. Ad ogni modo che
non vi salti in mente di fare una prova per vedere se è vero, e comunque mai
mettere insieme rum, fuoco e polvere da sparo: anche se non si causerà
un'esplosione state tranquille che non ne verrà niente di buono.
E infine il bacio tra Geremia e Antonella: tipo 3 ore perse davanti al computer
a cercare di capire in quale cavolo di punto sarebbe stato meglio... vorrei
appunto per questo la vostra opinione al riguardo.
Sicuramente penserete ch'io sia
banale: qualunque cosa accada ci infilo sempre un incendio. Beh, la verità è
che non riesco a capire quale altra calamità causata da umani potesse accadere
nel 1700 e una pioggia improvvisa di meteoriti mi sembrava troppo anche per
questa storia...
Quanto al fatto che non tutti i
personaggi parlano o agiscono quanto dovrebbero, tipo Masky, Noah o Maurice,
posso dire solamente che dispiace anche me dar loro poco spazio, però se
mettessi tutti a far qualcosa verrebbero fuori dei capitoli veramente troppo
lunghi.
Vorrei inoltre aggiungere qualcosa
sul pezzo riguardante Anna e Stub, nella seconda metà della prima parte del
capitolo: potrebbe sembrare un pezzo scritto e messo lì, in realtà è come se
introducesse qualcosa che avverrà più avanti.
Ho detto tutto, o almeno credo...
comunque sia mi sono dilungata anche troppo nelle spiegazioni, nemmeno stessi
facendo un'analisi del testo.
Passo quindi senza altre interruzioni a ringraziarvi una per una, mie adorate
lettrici:
-
DamaArwen88: ciao
Dama!! Hai notato la somiglianza, eh? Beh in realtà non è il personaggio
di Mary che assomiglia a me, sono io che assomiglio a lei: essendo la mia
eroina avrò pur preso qualcosa da lei, no?
Quanto a Nelly, in realtà devo dire che dal suo punto di vista è
comprensibile: viveva una vita tutto sommato normale per i suoi standard e
si ritrova ad affrontare tutto questo per colpa di una semplice discussione
per un'eredità: è vero che la colpa è di Lavinia, ma non dimentichiamoci
anche che adesso Antonella non è più l'unica ragazza nel cuore di Stub e
lo sa. Ed è un po' gelosa di non essere più la pupilla del cugino. In
compenso è diventata la pupilla di un'altra persona xD
Dici che il metodo dei microfoni è un po' doloroso: beh, in effetti sì,
infatti sono da utilizzare solo in casi di estrema necessità, come questo.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e sopratutto buon Natale!!
-
myki: non
ti preoccupare: lo sai che mi piacciono i tuoi commenti alle armi. Proprio
per questo non oso nemmeno pensare come commenterai la mia trovata di questo
capitolo xD
Mi piacerebbe pensare anche come hai trovato il bacio tra Geremia e
Antonella: lo sai che sono persino arrivata a pensare di non metterlo per
niente? Fai conto i dubbi che avevo a scuola l'altro giorno non sono nulla
in confronto a quelli che mi sono venuti scrivendo questo capitolo... non so
perché ma tutt'ad un tratto non li vedevo più bene insieme Geremia e
Antonella.
Comunque sia sono contenta che la storia di Mary ti sia piaciuta, e spero
che quella di Anne sia all'altezza ma so già che non è così.
Un bacione e auguri!!!
-
Lallix:
ovviamente il tuo entusiasmo è contagioso!! xD
Sono davvero contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e anche la
storia di Mary. Emozionante, vero? Eh, certe persone hanno veramente tutte
le fortune... o quasi, dipende da che punto di vista la vedi.
Spero che possa piacerti anche questo capitolo.
Ti auguro davvero di passare un buon Natale.
PS: lo sai che ultimamente anch'io ho partecipato ad un musical... solo che,
beh, magari tu potresti darmi qualche suggerimento, qualche trucchetto del
mestiere, dal momento che i musical sono la tua specialità, per favore *__*
-
BabyzQueeny:
felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero che questo ti piaccia
e tu non mi uccida per il ritardo *__*
Ti auguro buone feste! Bacione!!
-
Levsky:
una new entry!! Che gioia!! Sono felicissima che la mia storia ti piaccia :)
Allora come spiegavo a DamaArwen88 Antonella ritiene Anna colpevole del
casino che sta accadendo alla sua vita esattamente come Lavinia... inoltre
non sopporta il fatto di non essere più l'unica ragazza nel cuore di Stub,
e quindi è gelosa delle attenzioni che il cugino rivolge alla rossa. Ma in
questo capitolo le ha pur sempre prestato la sua pistola... è già un
inizio, no?
Quanto alle nostre coppie, intanto tra Geremia e Antonella si sono evolute
un po' le cose.
Noah... beh... Noah muore, non in questa storia, ma purtroppo nella realtà
Noah non si è salvato dall'impiccagione che causò la morte di Calico e
della sua ciurma nel 1720, fatta eccezione per Anne e Mary, come già detto.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e mentre aspetto una tua nuova
recensione ti faccio i miei auguri di buon Natale!!!
AUGURI A TUTTI!!!
@matrix@
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