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Autore: MaryMatrix    25/12/2008    5 recensioni
In passato li abbiamo visti lottare per le loro vite.
In passato li abbiamo visti compiere azioni rocambolesche.
In passato li abbiamo visti sorridere. Combattere. Uccidere.
Adesso è il passato che li vuole.
Perché forse
le loro azioni
non sono state
quello che sembravano.
ANNA, la ragazza forte e orgogliosa.
GEREMIA, il bellissimo ragazzo che ha rischiato la vita per farla ricca
STUB, il killer che l'ha salvata.
E' il passato che li pretende.
E' il passato che li chiama.
E' il passato che li avrà.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16

O Fortuna

      ... and a bottle of rum!

 

Capitolo 16:
Leggenda

Nei pressi di Cork, Irlanda.
Il sole penetrava tramite delle finestre in una sala di una ricca casa borghese, di proprietà di un noto avvocato e della sua signora, dove una giovane domestica stava lucidando con cura l'argenteria. Canticchiava serena la cameriera, felice per quello che le stava accadendo in quei giorni. Mentre era persa nei suoi pensieri sentì ad un certo punto bussare alla porta. Era il conciapelli, un suo coetaneo che aveva un debole per lei.

- Buongiorno Mary! - esclamò gioviale.

- Buongiorno! - cinguettò lei.

- Di che cosa si occupa oggi la mia amata? - domandò lui.

Lei gli sventolò un cucchiaio sotto il naso. - Faccio splendere l'argenteria, così almeno quando la mia signora tornerà fra qualche giorno troverà tutto splendente ad attenderla. Tu come va in bottega? -.

- Tempi un po' bui, ma tiro avanti. In fondo ho te, no? - la prese abbracciandola e la baciò. Quando il bacio finì lei si liberò anche dall'abbraccio per andare a sistemare i piatti d'argento. Lasciò i cucchiai d'argento sul tavolo, e l'uomo se ne mise in tasca tre. Quando lei tornò al tavolo si accorse subito della mancanza di questi 3 cucchiai.

- Dove sono? -.

- Cosa, mia diletta? -.

La domestica si allontanò da lui. - C'erano 3 cucchiai qui. Adesso non ci sono più. Qui ci siamo solo io e te. Io non li ho presi. - allungò la mano verso di lui. - Rendimeli immediatamente. -.

Lui tentò di nuovo di abbracciarla, ma questa volta lei si scansò. - Non osare toccarmi, ladro! -.

- Ma come puoi pensare che io sia capace di fare una cosa del genere? Di certo devi aver bevuto. Di certo sei uscita di senno -.

- Posso eccome! Ti avverto, se non mi ridarai quei cucchiai prima di subito ti trascinerò davanti al Giudice di Pace, e allora vedremo chi è uscito di senno! -.

Si spaventò molto a quelle parole il giovane. Negare non era la strada per farla franca. - Perché invece di lanciare minacce a vuoto non controlli per bene di non averli lasciati in qualche angolo della casa, magari in qualche cassetto? Facciamo così: tu ispezionerai di là, e io mi occuperò di queste altre stanze. -.

Mary era troppo spaventata per rendersi conto dell'inganno e fece quello che le fu suggerito. Dal canto suo il conciapelli andò nella camera da letto di Mary e infilò i cucchiai tra le lenzuola del suo letto in modo da farglieli ritrovare. Il giorno dopo avrebbe detto che si era trattato di uno scherzo innocente e tutto si sarebbe risolto in una risata. Quindi uscì, senza farsi vedere.

Quando lei non lo trovò concluse che era fuggito con i cucchiai. - Adesso mi sente, quello! - sbottò. Si recò così da una guardia per farlo arrestare, ma il conciapelli aveva fatto bene i suoi conti, e non si fece trovare da nessuna parte, sapendo che il giorno dopo tutto si sarebbe risolto. La guardia però continuò a cercarlo per altri 3-4 giorni, al che pensò che Mary avesse deciso di prendere i cucchiai per sé e di far attribuire il furto a lui.

Tornò la signora di quella casa insieme alla suocera, e venne ovviamente subito informata di quello che era accaduto: Mary non le tenne nascosto nulla della storia, di come il conciapelli avesse rubato i cucchiai e fosse fuggito. Questo, saputo del rientro della signora, decise che la faccenda andava chiarita una volta per tutte: andò dalla signora e le spiegò come aveva agito, sottolineando che era stato tutto uno scherzo.

- Non prendetemi in giro. - la signora era incredula.

- Allora andate a controllare in camera sua. -.

- Non credete che non lo farò. Ci andremo subito. -.

Quindi andarono insieme in camera di Mary, scostarono le lenzuola e trovarono i cucchiai. - Mi credete adesso? - domandò il conciapelli.

La signora stava osservando con orrore i cucchiai. - Tornatevene a casa, non avrete altre noie. - disse solamente. Il mistero dei cucchiai per lei era davvero un bel dilemma. "Mary non ha mai rubato nulla, nemmeno un granello di polvere. Come mai tutt'a un tratto si è resa colpevole di questo furto? No, non può essersi ricoperta di tale infamia. Ma allora come ha fatto a non accorgersi di dove fossero i cucchiai. Non c'è che una spiegazione: non ha dormito qui in queste notti."
Erano questi i pensieri che assillavano la signora che subito pensò di essere stata tradita dal marito con la domestica. Ne era certa: le gentilezze di lui nei confronti della domestica, il fatto che la mattina del suo arrivo il marito non era lì ad attenderla.
Voleva smascherare il tutto, quindi ordinò a Mary di rifare il letto di quella stanza, perché lì avrebbe dormito lei quella notte e col marito avrebbe dormito la suocera. Quanto alla domestica, si sarebbe coricata da un'altra parte.
A Mary non restò altro da fare che obbedire e si stupì molto nel vedere i cucchiai nel suo letto: quindi li mise in un baule, con l'intenzione di lasciarli da qualche parte dove chiunque avrebbe potuto trovarli per caso.
Scese la notte e la signora si coricò nel letto della domestica, pensando a ciò che era successo. Ad un tratto si rese conto che qualcuno era entrato nella stanza. All'inizio pensò che si trattasse di ladri. Poi sentì la voce dell'intruso. - Mary sei sveglia? -.
Era il marito. Rimase in silenzio e aspettò per vedere che cosa sarebbe seguito: seguì che il marito si infilò nel letto e il resto si può immaginare benissimo.

Prima dell'alba lei si alzò e andò dalla suocera a raccontarle tutto. Successivamente si recò da una guardia per accusare la domestica del furto dei cucchiai, che furono ritrovati nel baule della domestica; questa fu portata davanti ad un Giudice di Pace e rinchiusa in prigione.
Quando il marito venne a sapere quello che era successo si infuriò con la moglie. La suocera si alleò con la nuora, ed entrambe lasciarono quella casa.

Mary trascorse in prigione 6 mesi prima che la corte d'assise si riunisse, e nel frattempo si scoprì che era incinta. Fu assolta per mancanza di prove: la signora non si era presentata a testimoniare contro di lei perché non la credeva colpevole di nessun furto, solo di quello del marito.
Mary partorì così la sua bambina. Non fu questo però ciò che sconcertò l'uomo di più, quanto il fatto che la moglie fosse a sua volta incinta: spendo però di non aver avuto da tempo rapporti con lei usò la nascita dei due gemelli della moglie come pretesto per giustificare il suo comportamento.
La suocera si ammalò e chiese al figlio di riappacificarsi con la moglie, ma lui non la stette nemmeno a sentire. Quindi la vecchia nel suo testamento lasciò tutto a degli amministratori perché servissero alla moglie e ai due gemelli appena nati.
Il marito dipendeva quasi esclusivamente dalla madre e questo fu un brutto colpo per lui, ma la moglie generosamente decise di assegnargli una rendita annuale.

Passarono così 9 anni.
L'uomo si era affezionato alla bambina della domestica. Il suo nome era Anne. Decise così di portarsela a casa, spacciandola per il figlio di un parente che doveva educare per farne il suo scrivano.
La moglie però non si fidava: non sapeva di nessun parente di lui che avesse un figlio, quindi assunse un amico perché investigasse la cosa più a fondo, scoprendo così che il giovane non era altri che la figlia della domestica. Interruppe immediatamente l'assegno.
Il marito si infuriò e si portò a casa la domestica, cominciando a vivere pubblicamente con lei. Per questo perse tutti i suoi clienti, decidendo quindi di trasferirsi.

- Dove andremo? - domandò Anne, eccitata per il viaggio che le si prospettava.

- Andremo nel Nuovo Mondo Anne. - le spiegò il padre per l'ennesima volta.

- Ed è un bel posto? -.

- Bellissimo. Lì la gente può diventare ricca come re, potrai conoscere un sacco di persone nuove provenienti anche da altri paesi. -.

Gli occhi di Anne brillarono: per lei, bambinella di 9 anni, si apriva una grande avventura.

Si imbarcarono a Cork, diretti in Carolina.
L'uomo continuò ad esercitare la professione di avvocato, successivamente si dedicò al commercio col quale si arricchì a tal punto da comprare una ricca piantagione.
Tutto filava a gonfie vele almeno finché Mary non si ammalò. E morì.

Anne piangeva per la morte della madre. Ormai era cresciuta e avrebbe dovuto essere forte. Suo padre le si avvicinò.

- Non piangere, Anne. - cercò di consolarla. - Adesso sei tu la donna di casa. -.

- Non sono così sicura di volerlo essere. Preferivo quando lo era lei. Lei era una brava madre, una brava donna di casa, come io non sarò mai. -.

Il padre rimase colpito da quelle parole. - Cosa te lo fa pensare questo? -.

- Guardatemi padre. Ho un'indole troppo diversa da quella di mia madre. -.

Il padre sospirò. Era vero, ma non poteva ammetterlo. - Non dire questo, figlia. Io vedo solamente una bella ragazza che sarò un'ottima moglie, un'ottima madre. -.

Anne non ne era del tutto convinta. Aveva un'indole troppo coraggiosa e ardente, aveva un carattere troppo forte per potersi far valere in quelle 4 mura che la opprimevano. Cominciarono a girare voci sulla sua condotta, la più eclatante e falsa delle quali la voleva essersi macchiata del sangue di una domestica inglese per un accesso d'ira.
A volerla mettere ancora di più sottopressione era il padre che si spettava da lei un buon matrimonio: quest'aspettativa fu mandata all'aria perché lei sposò senza il suo consenso un giovane che lavorava sul mare e che non possedeva un centesimo.
Il padre si arrabbiò a tal punto da cacciarla di casa.

- Sciagura! - la apostrofò il padre. - Proprio a me dovevi capitare! Tutti ti guardavano e ti ammiravano e tu sei andata a prendere proprio il più insignificante di tutti! -.

- Ma io lo amo! - protestò Anne.

- Amore, amore, amore! - l'uomo tirò un pugno sul tavolo. - E all'amore per me non ci pensi? Mi sono trasferito fin qui per permettere a te di condurre una vita giata lontana dai pettegolezzi della gente che altrimenti ti avrebbero chiamata "Bastarda". -.

- Tu non sei venuto fin qui per me. Sei venuto fin qui perché dipendevi da tua moglie e lei si è rifiutata di passarti il denaro per vivere. Hai preso me e mia madre con te solamente per una tua personale vendetta contro tua moglie. -.

- BASTA! - un ceffone, forte raggiunse la guancia di Anne. - Vattene figlia! Non voglio più vederti. -.

Anne si massaggiò la guancia, e lo gelò con lo sguardo. - Ti prendo in parola. -.

Si imbarcò quindi col suo nuovo marito, deluso nelle sue aspettative economiche, per l'isola di Providence, nella speranza di trovare un lavoro.
Fu lì che Anne incontrò Calico Jack Rackam, che cominciò a farle la corte e riuscì a strapparla all'amore del marito. Quindi decisero di fuggire insieme, e lei prese il mare con lui vestendosi da uomo.
Rimase incinta di Calico, che vedendo che si stava ingrossando la fece scendere a Cuba, lasciandola da alcuni suoi amici, che si presero cura di lei.
Quando lei fu nuovamente in salute Calico la mandò a prendere perché stesse con lui.

Si arrivò così allo stesso proclama di Re Giorgio (nota dell'autrice: vedi capitolo precedente) e Calico decise di giovare dell'amnistia. Si diede alla guerra di corsa per il governo, per poi tornare alla sua vecchia vita.

 

- E poi hanno incontrato me. - concluse Mary il suo racconto. - Il resto lo sai. -.

Anna era rimasta veramente colpita dai due racconti, anche se continuava a credere che la vita di Mary fosse stata 10 volte più avvincente di quella di Anne. La storia di Anne più che altro le era sembrata Beautiful.

Il sole era ormai calato. Il buio era sceso. Mary scese dal parapetto. - Direi che potremo anche mangiare adesso. -.

Proprio in quel momento Stub e Antonella tornarono sul ponte. - Come va? - domandò Mary.

- Abbiamo elaborato un piano. - le informò Stub. Fu lui ad illustrarlo.

Mary ed Anna non si persero una parola di quel piano. Anna non era del tutto convinta. - Siete sicuri che funzionerà? -.

- Hai idee migliori? - domandò Antonella, con tono di sfida.

Anna la fulminò con lo sguardo. Non erano mai andate troppo d'accordo, ma la loro rivalità non si era mai manifestata così chiaramente come in quel momento. Stub appoggiò una mano sulla spalla di Antonella. - Calmati. - le disse, guardando Anna in modo che i suoi occhi dicessero la stessa cosa. - Non mi sembra il caso di lasciarsi andare a stupidi litigi. -.

Antonella tolse la mano di Stub con un movimento della spalla. - Hai ragione. Vado a preparare la cena. Avremo bisogno di tutte le nostre forze. -.

- Vengo con te. - Mary la condusse fin nelle cucine.

Anna e Stub rimasero soli sul ponte, lui così fermo da sembrare una statua, lei ancora seduta sul parapetto.

- Sei davvero sicuro del piano? -.

Lui annuì. Doveva ammettere che quell'atteggiamento diffidente di Anna dava fastidio anche a lui: era tutta la vita che faceva piani del genere, pensava di saperne un po' in più di lei sull'argomento.
Anna sembrò essersene resa conto perché non pensò più al piano.
E il silenzio calò tra loro. Lui non aveva niente da dirle e lei nemmeno: probabilmente qualche giorno prima si sarebbero messi a litigare per qualcosa, anche se futile. Ma dal bacio, beh, dal bacio, erano cambiate un po' di cose tra loro. Ma non avevano avuto tempo di discuterne e soprattutto nessuno dei due ne aveva voglia: era come un argomento fastidioso che volevano evitare.
Non potevano continuare così a lungo però.Sono

- Riguardo all'altra sera... - cominciò lei.

- Ti amo Anna. - le disse lui, interrompendola. Non era minimamente imbarazzato, manteneva la sua maschera di freddezza come lei lo aveva sempre visto. Si avvicinò al parapetto.

- Lo sospettavo. - replicò Anna, così spontaneamente che Stub non poté fare a meno di sorridere. - E per quanto mi scocci ammetterlo, dannato killer, anch'io. - sospirò, falsamente esasperata. - E chi lo dice ora ai miei genitori che sono la ragazza di un killer? - e quell'ultima parola rimbombò nella mente di entrambi.

- Vuoi che smetta, ragazzina? - la domanda a bruciapelo che Anna si era sempre aspettata. Adesso Stub gliela stava ponendo.

Anna non voleva rispondere. Non voleva decidere della vita di Stub. Abbassò lo sguardo. Stub le prese il volto fra le mani e glielo alzò, in modo da poterla fissare negli occhi.

- Vuoi che smetta di fare quello che faccio? Vuoi che smetta di essere un killer? -.

- N... no. -il monosillabo morì in gola ad Anna.

Stub la lasciò. - E invece lo vuoi. Ti si legge negli occhi. -.

- Io non posso decidere per te, killer. Ciò non toglie che l'uccidere persone a pagamento non era uno dei requisiti fondamentali del mio ragazzo ideale.  -.

- Smetterò. - concluse Stub.

Anna stava per ribattere ma furono interrotti da Antonella, che li chiamò per la cena. Anna andò subito. Stub rimasse un po' sul ponte: tirò fuori quella sua mitraglietta tascabile che tante volte lo aveva accompagnato per le sue avventure. Avrebbe voluto sbarazzarsene, pensava di essere forte abbastanza. Eppure non riusciva a gettarla in mare.
Era combattuto Stub. Combattuto dal desiderio di cominciare una vita normale a fianco di una ragazza che amava e dalla vecchia vita che aveva sempre abbracciato. Provò a pensare a chi sarebbe stato lui senza quella mitraglietta, senza l'organizzazione: sarebbe stato esattamente uguale agli altri, avrebbe dovuto ricominciare ad usare il suo vero nome... il suo vero nome. Qual'era il suo vero nome? Ormai quasi non lo ricordava più.
Lui era Stub, il killer professionista più bravo del mondo.
Era una leggenda.
E non era pronto per smettere di esserlo.
Rimise la mitraglietta tascabile al suo posto.

Prima o poi se ne sarebbe sbarazzato.

Ma in quel momento non era pronto.
Non voleva farlo.

oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo    oO0Oo

Erano in 4 davanti al forte: Antonella con le lacrime agli occhi puntava la pistola contro Mary, Anna e Stub avevano le mani legate dietro la schiena e se Stub aveva nello sguardo un disprezzo per sua cugina tale da essere incredibile, Anna era furiosa e ogni tanto lanciava qualche insulto ad Antonella. Lo ammetteva: la faccenda della finzione la divertiva molto.
Fu solo dopo un'occhiataccia di Stub che smise di approfittarsi della situazione.

Lavinia li fece entrare nel suo salottino. Di Woodes Rogers non c'era traccia.

- Antonella! - esclamò Lavinia andandole incontro. - Davvero, non credevo che alla fine avresti ceduto. -.

Antonella aveva le lacrime agli occhi e non rispose. Distolse lo sguardo. - Hai quello che hai voluto. Adesso lasciaci andare. -.

- Non così in fretta. - sorrise Lavinia, invitandola a sedersi. Si avvicinò ad Anna. - Cugina! -.

- Lavinia. -.

- Sai, non immagini che voglia che ho in questo momento di ucciderti adesso con le mie mani. - sfoderò la spada e la puntò contro Anna.

Stub provò a liberarsi dalla stretta di ferro che aveva su di lui una delle guardie di Lavinia. La sua attenzione quindi passò dalla cugina a lui. - Eccolo qui, invece, il traditore. Il killer professionista è nelle mie mani. -.

Stub non si degnò di risponderle. A lui andava bene finché stava lontana da Anna.

- E Mary. - continuò Lavinia. - Hai fatto molto male a Woodes ieri. Non ti perdonerà mai per questo. -.

- Mai detto di volere il suo perdono. - replicò Mary senza fare una piega. - Quello che io non perdono a lui è di nascondersi dietro di te, adesso. -.

- Vorresti essere portata da lui? -.

- Per porre fine alle sue sofferenze. - specificò Mary, sorridendo.

- Oppure per porre fine alle tue. - fu la risposta pronta di Lavinia. Schioccò le dita. - Che la nostra pirata sia accontentata. Che sia portata dal governatore! -.

Stub osservò impassibile Mary che veniva portata via: sapeva che quella era la sua battaglia, e lui gliel'avrebbe lasciata combattere: anche per quel motivo non l'aveva inclusa nel suo piano. Anzi, avere Mary alle prese con Rogers forse avrebbe tenuto occupata buona parte delle guardie. Tornò quindi a concentrarsi sulla situazione che aveva davanti: doveva trovare il modo di far rinchiudere Antonella nelle prigioni.
Anche Nell sembrava aver compreso che il tempo stringeva e che doveva trovare un modo di raggiungere le prigioni.

- Hai avuto quello che volevi. Adesso puoi lasciarci. - ripeté.

- Lasciarvi? - ripeté Lavinia. - Non ci penso nemmeno. - fece cenno alle guardie di uscire.

Erano rimasti soli in quella stanza. Anna si stava chiedendo cosa facesse mai sentire Lavinia così sicura di sé. Antonella era libera e avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento, ma stava ferma, e per un attimo Anna pensò che davvero li avesse traditi.
Si voltò verso Stub, ma ovviamente lui non lasciava trasparire nessuna emozione: nei suoi occhi si riflettevano solamente gli ingranaggi di un cervello che lavora.

Poi finalmente quel silenzio che stava diventando pesante si ruppe: Lavinia stava caricando la sua pistola. Quindi la puntò contro Antonella. - Non mi sei più di nessun aiuto ragazzina. -.

- Nemmeno tu. - Antonella fu più veloce. Aveva capito che stava per succedere qualcosa del genere. Prese il microfono usa-e-getta e lo lanciò il più vicino possibile a Lavinia. Appena toccò terra esplose.

Antonella si chinò per terra, Stub si lanciò su Anna e la gettò sul pavimento, quindi approfittarono del fumo per sgattaiolare fuori. Ma fuori c'era il putiferio. Guardie ovunque pronti ad attaccarli.
Stub si era liberato e aveva afferrato la sua mitraglietta tascabile, che ancora una volta era con lui pronta a salvarlo. Quindi sparava colpi precisi e ben assestati. Dietro di loro veniva Antonella, con la sua Magnum. Entrambi si ripararono dietro un vecchio mobile posto in corridoio.

- Che facciamo? - domandò Antonella a Stub.

- Tu vai alla prigioni. - le disse Stub, anche se suonava di più come un ordine. - Io e Anna li teniamo occupati. -.

Antonella guardò Anna dubbiosa. - Sei sicura di potercela fare? -.

- Per chi mi hai presa? - domandò Anna.

A quel punto Antonella fece una cosa che mai Stub si sarebbe aspettato. Antonella allungò la sua Magnum ad Anna. - Io posso fare anche senza. - spiegò. - Sono una professionista. Quasi una leggenda in questo lavoro. - quindi senza aggiungere altro si alzò e cominciò a scendere le scale in direzione delle prigioni, silenziosa e invisibile come un'ombra. Si nascondeva ogni qualvolta sentiva dei passi, pensando che ogni guardia che saliva su a vedere che cosa era successo sarebbe stata una guardia in meno da affrontare per uscire dalle prigioni.
Inoltre doveva risolvere il problema di non avere a disposizione un'arma. Si diede della stupida per aver lasciato la sua ad Anna: come se quella dilettante avesse saputo usarla.
Il peso sullo stomaco sembrò abbandonarla non appena raggiunse le prigioni.

Si nascose dietro un angolo e vide che davanti alla cella delle ragazze c'erano 5 guardie.

"Ok, Anto, rifletti. Loro sono in 5 e tu sei una sola, disarmata. Devi farti vedere dalle altre possibilmente senza farti uccidere. La cosa si prospetta più incasinata del previsto, ma è ok." pensava mentre studiava la situazione. Fu in quel momento che vide che i mattoni non erano proprio impilati uno sull'altro. C'era un margine di arrampicata.
Fare l'uomo ragno le sembrò un'idea improbabile, ma come aveva detto lei a Thomas qualche tempo prima, l'impossibile per i professionisti non esiste, figurarsi l'improbabile. Cominciò quindi ad arrampicarsi silenziosamente fino a raggiungere il soffitto. Quindi provò a fare qualche passo a testa in giù, tenendo le gambe sul soffitto e le mani sul muro, sulle sporgenze che aveva usato per arrampicarsi.
L'avrebbero vista, lo sapeva ma quello che doveva fare era solamente arrivare sopra la prima guardia, cadergli addosso e prendergli il fucile, poi se la sarebbe vista con le altre. E così fece.
Arrivò sopra la prima guardia e si lasciò andare, cadendogli addosso. L'uomo non fece in tempo nemmeno a rendersene conto. Quindi velocissima prese il fucile e sparò sulla seconda. Non riuscì ad evitare la terza che la colpì sulla spalla sinistra.

- Antonella! - esclamò Allison.

Sveva si era spaventata. Mai aveva visto fare una cosa del genere. Nel frattempo Allison altrettanto velocemente aveva preso il microfono e lo lanciò sulla porta delle sbarre. Questa esplose.

Le ragazze si erano liberate e volevano vendetta.

Dopo aver sistemato le guardie si lanciarono verso l'uscita delle prigioni. Sveva apriva il corteo col suo pugno di ferro, grazie ai bracciali. Allison e le altre erano dietro che aprivano la strada, sparando.

- Merdamerdamerdamerda! - urlava Sveva ogni volta che colpiva.

- LA VUOI SMETTERE DI IMPRECARE? - le urlò Antonella.

- Ragazze voltatevi. - era stata Anne ad urlare.

C'erano cinque guardie armate fino ai denti dietro di loro.

- Merda! - imprecò ancora Sveva.

- A loro penso io. - Isabella aveva preso un pugnale da lancio e troncò la testa a tutti di netto facendolo ruotare come un freesbee.

Sveva fu colta da un attacco di nausea, ma cercò di reprimerlo. Non c'era più nessun nemico.

Allison prese la testa del corteo e cominciò a camminare con uno sguardo spavaldo che incuteva timore. Tutte le altre dietro, come se formassero un corteo, che procedeva implacabile, a tempo, a ritmo. All'uscita delle prigioni c'erano i ragazzi ad attenderle.

Allison ammiccò nella loro direzione. - Stiamo bene. - annunciò, scompigliando i capelli a Masky, un modo come un altro per dimostrare come non fosse nuova a quel tipo di avventure. - Abbiamo solamente un ferito. -.

Anne corse incontro a Calico, abbracciandolo.
Fenis aveva in braccio Thomas. Antonella non si curò della sua spalla e si informò sulle condizioni di salute dell'amico.

- Non ti preoccupare Tom. - gli disse, imbracciando il suo fucile. - Usciremo di qui e torneremo nel futuro e lì ti cureremo. -.

- E' t... te... ta... no. -.

Antonella scosse la testa. - Fa' silenzio Tom. - era un suggerimento che non prevedeva repliche. - Devi solo riposarti, per quanto ti è possibile. -.

- Anche tu dovresti. - era stato Geremia a parlare. - Sei ferita. -.

Nell abbassò lo sguardo. - Non è niente. - non era vero, la spalla le faceva male.

- E' un peccato interrompere questo momento romantico. - fece osservare Noah, additando Calico e Anne. - Ma direi che sia arrivato il momento di tornare alla nave, non credete? -.

Tutti convennero.
Tutti tranne Isabella che si guardava intorno preoccupata.

- Puoi rilassarti. - le disse Geremia. - Non c'è nessuno. -.

- Appunto. - fu la risposta della madre di Stub. - Perché non c'è nessuno? -.

La sua domanda non rimase senza risposta per molto tempo. Fecero appena in tempo a raggiungere il piano dell'uscita che proprio dove era collocata la porta che li avrebbe finalmente restituiti alla libertà ci fu una grande esplosione: dinamite.
Sentirono un botto.
Videro davanti a loro una massa di fuoco, una grande bocca di fiamme che sembrava volesse inghiottirli. Una vampata di fuoco.
Il loro primo riflesso fu quello di chiudere gli occhi e di gettarsi per terra, per rotolare di lato. Di lato c'erano le scale, quindi caddero rovinosamente per tutta la rampa.

Il fuoco bruciava l'ossigeno ad una velocità impressionante, e mentre Antonella si assicurava che Thomas e Geremia fossero ancora vivi, Sveva fu colta da attacchi di tosse.

Noah le porse il suo fazzoletto e Sveva se lo mise al naso. Solo che non era impregnato di acqua. Sveva lo allontanò velocemente dal naso.

- E' rum! - esclamò scandalizzata.

- Non avevo altro. - si giustificò Noah.

Rum.

Isabella e Anne si guardarono. E alzarono le mani dal pavimento: le avevano bagnate. Di rum. Una delle sostanze più infiammabili che conoscessero.

- Via di qui! - esclamò Bonn, aiutando Calico ad alzarsi. - Tutti fuori! -.

Ricominciarono la loro corsa frenetica, per accorgersi che ormai di passare dall'entrata non se ne parlava: rischiavano di morire bruciati in quel regno di fuoco, sempre se non fossero morti prima soffocati.
L'aria era irrespirabile, quindi in mancanza di idee migliori Anne cominciò a salire le scale verso i piani superiori in cerca, ma anche lì tutto era in fiamme. E il pavimento era bagnato di rum.

- Maledetti. - imprecò a bassa voce.

- Anne! - esclamò Isabella, che chiudeva il gruppo. - Che vuoi fare? -.

Tutti guardarono Calico, Anne compresa. Lui era il capitano, da lui ci si aspettavano delle risposte. - Le finestre. - furono le sue uniche parole.

Ma in quel piano tutto andava troppo a fuoco perché qualcuno potesse raggiungere una qualsiasi finestra.

Continuava la loro corsa, di nuovo verso la salvezza e verso l'aria. Non incontrarono nemmeno una guardia: erano tutte uscite. Era tutto programmato. Isabella aveva intuito che quella fosse stata solamente una trappola.
Davvero Woodes Rogers teneva così tanto alle loro teste da decidere di dar fuoco al suo forte?
Non poteva credere che ci fosse lui dietro a tutto questo.
Ma non aveva nemmeno il tempo di porsi domande inutili. Dopo essere saliti per altri 2 piani finalmente raggiunsero una finestra.

Anne si affacciò. Sotto ad attenderli c'erano solamente guardie.

Calico però non si perse d'animo. - C'è una torretta qui davanti. - la indicò. - Dobbiamo solamente raggiungerla, usciremo di lì. -.

L'equipaggio sembrava crederci davvero, e Calico per la prima volta nella sua vita sperò davvero che quella fiducia fosse ben riposta, pur non essendone sicuro. Aveva con sé una corda con rampino, che aveva preso dalle prigioni, quindi chiamò Noah.
Era quello che aveva più forza di tutti, era quello che meglio poteva riuscire a fare arrivare la corda fino ad arpionarla ad una finestra della torre davanti al forte. Quindi tutti, uno dopo l'altro cominciarono a camminare in equilibrio sospesi nel vuoto: se fossero caduti ci sarebbero stati i fucili delle guardie ad attenderli.

L'equipaggio maschile se la cavò abbastanza bene: tutti passarono senza nemmeno un graffio fino alla torre, dove cominciarono a liberare il campo dai nemici. Isabella non ebbe problemi e come lei nemmeno Anne, che si muoveva leggera come se non avesse avuto peso.

Allison aveva preferito ricorrere ad un metodo un po' meno ortodosso: procedeva reggendosi con le mani alla corda, facendo muovere i piedi nel vuoto esattamente come se stesse camminando.

Maurice decise di adottare lo stesso metodo di Allison: non aveva molto equilibrio e inoltre era pesante. Lo stesso fece Masky, che piccolo e agile com'era sembrava una scimmia.

Toccava a Sveva. Si allontanò dalla finestra terrorizzata.

- No! - scosse la testa. - Voi non avete proprio capito con chi avete a che fare. Io non ce la faccio. -.

Geremia le si avvicinò. - E' più semplice di quello che sembra. -.

Sveva lo guardò incredula.

- Va bene, non lo è. - si corresse lui. - Però puoi sempre provare. -.

Dall'altro lato c'era Federico a incoraggiarla. - Dai, Sve'. Mostra a quella corda chi è che comanda! -.

Sveva si fece forza. Avevano ragione. Quindi liberando la mente da qualsiasi tipo di dubbio, paura e problema mise i piedi sulla corda e cercò l'equilibrio. Quindi cominciò a fare qualche passo indecisa, diventando mano a mano che procedeva sempre più sicura.
Però qualcuno delle guardie di sotto decise di spararle contro. Bastò il botto a farla cadere. Perse l'equilibrio e con una mano tentò disperatamente di aggrapparsi alla fune. Lo strattone che gli diede nel prenderla fu così forte che la corda si slegò dall'armadio dove l'aveva legata Fenis, nel forte, quindi Sveva si ritrovò a precipitare, senza però mai lasciata la corda.
Sbatté contro la parete della torre, urlando.

- SVEVA! - urlò Federico.

I soldati cominciarono a spararle contro.
Le sembrava di vivere un incubo.

- ARRAMPICATI! - le urlavano i suoi compagni, e il suo corpo obbediva quasi meccanicamente a quello che le orecchie sentivano: arrampicarsi.

Sentì che non le sparavano più. Qualcun altro infatti aveva cominciato a sparare sulle guardie. Sveva alzò lo sguardo, e vide che dal forte Antonella stava sparando su chiunque vedesse stesse alzando il fucile contro di lei. E raggiungendo la finestra della finestra le rivolse un pensiero riconoscente.
Quando entrò nella torretta, scavalcando la finestra non le sembrò vero.

Nel forte erano rimasti Geremia, Antonella e Thomas. La stanza aveva cominciato a prendere fuoco anch'essa, e non avevano più una corda. Si guardarono. - Che facciamo? - domandò Geremia.

Antonella scosse la testa. - Non lo so. -.

- Come non lo sai? Sei una professionista! -.

- Senti non mettermi fretta, ok? - sbottò lei, nervosa.

Stress. Ecco qual'era la sensazione che l'attanagliava in quel momento. Antonella si sentiva pervasa dallo stress: non riusciva a pensare in quella situazione di panico. non vedeva soluzioni evidenti, e a meno che non fossero spuntate loro una paio d'ali, e ne dubitava, per quello che sapeva lei erano perduti. Thomas, poi, come diamine avrebbero fatto a portarlo dall'altro lato?
Guardò dalla finestra: erano al quarto piano. Saltare più o meno corrispondeva ad un suicidio. Significava rompersi almeno un arto, e comunque sarebbero saltati nel bel mezzo dei soldati. Saltare decisamente non era una buona idea.

- Dobbiamo trovare un'altra uscita. - concluse.

Ma ormai tutto alle loro spalle era avvolto dalle fiamme. Erano in trappola.

- Moriremo. - Geremia prospettò in quel modo il loro destino.

Come a conferma di quelle parole fu Tom a tossire. Una tosse che non gli dava pace muoveva la testa in cerca di aria, e non riusciva a muoversi. Antonella non avrebbe mai voluto vederlo in quelle condizioni: mai come in quel momento si era sentita vicina alla morte. Mai come in quel momento non aveva visto vie d'uscita.
E poi la sua attenzione cadde sul rum che era stato sparso per la stanza. Senza dire una parola prese il fucile di Thomas.

- Che fai? - domandò Geremia.

- Leggi della fisica. - spiegò brevemente Antonella. - Possiamo raggiungere la torre con rinculo sufficiente. -.

Geremia la guardava ancora interrogativo. - La quantità di moto è data dal prodotto tra la massa e la velocità. Questo fucile spara molto velocemente, vero Tom? -.

Thomas si limitò ad annuire e Antonella proseguì con lo spiegare il suo piano apparentemente folle. - Bene, allora quello che ci manca è la massa. E' un fucile con una canna non molto grande, però credo che ci sarà molto rinculo se spariamo insieme al proiettile rum e polvere da sparo: il rum è infiammabile, la polvere da sparo anche, così quando i proiettili raggiungeranno le fiamme dell'incendio dovrebbero riuscire a causare un'esplosione che ci catapulterà fuori. -.

Thomas sembrava non aver seguito una sola parola di quello che aveva detto la ragazza, invece Geremia aveva sentito anche troppo bene: proprio per questo la guardava come se fosse impazzita.

- Se funziona come una bomba c'è il rischio di saltare in aria. - le fece notare.

Antonella abbassò il fucile e lo guardò negli occhi. - Abbiamo altra scelta? - domandò.

Geremia non seppe cosa rispondere: ma certamente non avrebbe passato quelli che si prospettavano essere gli ultimi attimi della sua vita litigando o rendendosi inutile. Quindi cominciò anche lui a raccogliere il rum da terra e a buttarlo nella canna del fucile.

Il fucile era carico. Geremia prese Thomas con una mano e Antonella con l'altra. I due salirono sulla finestra e aiutarono Thomas a seguirli. Antonella provò a guardare il precipizio di fucili appena sotto di loro.
Trasse un sospiro profondo.

Stava per sparare, ma Geremia la fermò. - Vuoi proprio farlo? -.

- No. - ammise lei.

- Allora se moriremo quello che sto per dirti non avrà alcuna importanza. Tu... io... insomma... - il bel biondo cominciò a farfugliare.

Antonella sbuffò scocciata. - Ascoltami. Non ho tempo per i tuoi farfugliamenti. Baciami e basta. -.

Geremia la guardò sorpreso. - Ma... -.

- Vuoi discutere? - domandò lei, inarcando un sopracciglio.

Il biondo non se lo fece ripetere e si abbassò fino a baciare Antonella, di un bacio passionale avvolto dalle fiamme. Che durò finché Thomas non si fece forza.

- Maledizione siete disgustosi! Vuoi muoverti a sparare, donna? -.

Sarebbe stato anche minaccioso se non fosse stato pronunciato da un moribondo. I due si staccarono sorridendo.

- Sei pronta? - le domandò Geremia.

- Sono nata pronta. -.

Sparò. Il rum dentro il fucile e la polvere da sparo presero fuoco non appena giunsero a contatto con le fiamme dell'incendio. Ci fu un botto. Antonella lasciò andare il fucile, e ci fu l'esplosione. Sentirono caldo, tanto che per un momento temettero di star andando a fuoco. E poi furono catapultati fuori, e mentre erano sospesi in aria, sparati come proiettili videro esplodere completamente la stanza dove si trovavano fino a poco prima.
Allison velocemente lanciò loro una corda, che fu prontamente afferrata da Antonella.

Si schiantarono tutti e tre contro il muro della torre. Antonella prese fiato.

- Tutto bene? - domandò a Geremia.

- Niente di rotto credo. - rispose lui.

- Tom? -.

- Uhm... - fu la risposta di Thomas.

- TIRATE! - erano le voci di Anne e Allison che ordinavano alla ciurma di tirare la corda.

E finalmente furono tratti in salvo.
Fenisandò subito a riprendere Thomas, e Bonn gli strinse la mano: Thomas sorrise non appena si accorse di tenere per mano Anne Bonny. Masky lo guardò scotendo la testa. - Sta per morire e a chi pensa... alle donne. Disgustoso. -.
Sveva abbracciò Geremia. - Ho avuto paura. - gli confessò.

- Antonella tu come va? - fu Allison a porle la domanda. - Sei stata geniale. Non so se a me sarebbe venuto in mente. -.

- Tu avresti sicuramente avuto uno dei tuoi congegni strani per salvarti la vita. -.

- Ho mandato Maurice con degli uomini avanti. - la informò Allie. - Per liberarci la strada. Probabilmente a quest'ora staranno già tornando alla nave. -.

- Grazie per prima - i ringraziamenti le vennero da Sveva. - Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto. Mi avrebbero sparato. -.

Antonella sembrò accorgersi per la prima volta della sua presenza. - Figurati. -.

Cominciarono a scendere dentro la torre, senza incontrare nessuna guardia, ma per precauzione decisero che sarebbe stato meglio calarsi da una finestra dall'altro lato rispetto alla porta.
E col pensiero che finalmente era finita saltarono dalla finestra, diretti verso la nave e verso nuovi orizzonti.

 

 

 

 

L'angolo della Matrix

...
...
...
...
lo so, probabilmente conoscerete moviole più veloci di me.
Sono in ritardo di più di 2 mesi, e mi dispiace moltissimo, ma sono stata sommersa di roba da fare, e non ho trovato uno straccio di secondo per mettermi a scrivere. Mi scusate?

Spero comunque che il mio ritardo non vi abbia fatto apprezzare di meno il capitolo. Devo ammettere che nello scriverlo ho avuto parecchi blocchi: il primo nel raccontare la storia di Bonn: non sapevo quale fosse il modo migliore per farlo, anche perché più che la sua storia quella che interessa è la storia della sua nascita contorta. A mio parere la sua vita non ha niente a che vedere con quella di Mary. Ad ogni modo le scritte in verde sono mie aggiunte personali alla storia per renderla un po' più dialogata e vera. I dialoghi scritti in nero sono sì, inventati da me, però spiegano parte della storia che secondo me sarebbe stata noiosa scrivere tramite discorso indiretto.
Il secondo blocco mi è venuto per scrivere l'incontro con Lavinia: l'avrò riscritto 10 volte e ancora non ne sono del tutto soddisfatta, ma in mancanza di meglio pubblico questa versione che mi sembra la più congeniale.
Poi c'è stato il problema del forte: ero come Antonella, mi ci è voluto un giorno per trovare una soluzione plausibile adatta a farli fuggire. Non so se sia possibile causare una reazione del genere grazie ad un esplosione, diciamo che ho preso qualche nozione di fisica e poi ho aggiunto qualche elemento fantastico. E' una scena di "fantafisica" se volete. Ad ogni modo che non vi salti in mente di fare una prova per vedere se è vero, e comunque mai mettere insieme rum, fuoco e polvere da sparo: anche se non si causerà un'esplosione state tranquille che non ne verrà niente di buono.
E infine il bacio tra Geremia e Antonella: tipo 3 ore perse davanti al computer a cercare di capire in quale cavolo di punto sarebbe stato meglio... vorrei appunto per questo la vostra opinione al riguardo.

Sicuramente penserete ch'io sia banale: qualunque cosa accada ci infilo sempre un incendio. Beh, la verità è che non riesco a capire quale altra calamità causata da umani potesse accadere nel 1700 e una pioggia improvvisa di meteoriti mi sembrava troppo anche per questa storia...

Quanto al fatto che non tutti i personaggi parlano o agiscono quanto dovrebbero, tipo Masky, Noah o Maurice, posso dire solamente che dispiace anche me dar loro poco spazio, però se mettessi tutti a far qualcosa verrebbero fuori dei capitoli veramente troppo lunghi.

Vorrei inoltre aggiungere qualcosa sul pezzo riguardante Anna e Stub, nella seconda metà della prima parte del capitolo: potrebbe sembrare un pezzo scritto e messo lì, in realtà è come se introducesse qualcosa che avverrà più avanti.

Ho detto tutto, o almeno credo... comunque sia mi sono dilungata anche troppo nelle spiegazioni, nemmeno stessi facendo un'analisi del testo.
Passo quindi senza altre interruzioni a ringraziarvi una per una, mie adorate lettrici:

  • DamaArwen88: ciao Dama!! Hai notato la somiglianza, eh? Beh in realtà non è il personaggio di Mary che assomiglia a me, sono io che assomiglio a lei: essendo la mia eroina avrò pur preso qualcosa da lei, no?
    Quanto a Nelly, in realtà devo dire che dal suo punto di vista è comprensibile: viveva una vita tutto sommato normale per i suoi standard e si ritrova ad affrontare tutto questo per colpa di una semplice discussione per un'eredità: è vero che la colpa è di Lavinia, ma non dimentichiamoci anche che adesso Antonella non è più l'unica ragazza nel cuore di Stub e lo sa. Ed è un po' gelosa di non essere più la pupilla del cugino. In compenso è diventata la pupilla di un'altra persona xD
    Dici che il metodo dei microfoni è un po' doloroso: beh, in effetti sì, infatti sono da utilizzare solo in casi di estrema necessità, come questo.
    Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e sopratutto buon Natale!!

  • myki: non ti preoccupare: lo sai che mi piacciono i tuoi commenti alle armi. Proprio per questo non oso nemmeno pensare come commenterai la mia trovata di questo capitolo xD
    Mi piacerebbe pensare anche come hai trovato il bacio tra Geremia e Antonella: lo sai che sono persino arrivata a pensare di non metterlo per niente? Fai conto i dubbi che avevo a scuola l'altro giorno non sono nulla in confronto a quelli che mi sono venuti scrivendo questo capitolo... non so perché ma tutt'ad un tratto non li vedevo più bene insieme Geremia e Antonella.
    Comunque sia sono contenta che la storia di Mary ti sia piaciuta, e spero che quella di Anne sia all'altezza ma so già che non è così.
    Un bacione e auguri!!!

  • Lallix: ovviamente il tuo entusiasmo è contagioso!! xD
    Sono davvero contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e anche la storia di Mary. Emozionante, vero? Eh, certe persone hanno veramente tutte le fortune... o quasi, dipende da che punto di vista la vedi.
    Spero che possa piacerti anche questo capitolo.
    Ti auguro davvero di passare un buon Natale.
    PS: lo sai che ultimamente anch'io ho partecipato ad un musical... solo che, beh, magari tu potresti darmi qualche suggerimento, qualche trucchetto del mestiere, dal momento che i musical sono la tua specialità, per favore *__*

  • BabyzQueeny: felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero che questo ti piaccia e tu non mi uccida per il ritardo *__*
    Ti auguro buone feste! Bacione!!

  • Levsky: una new entry!! Che gioia!! Sono felicissima che la mia storia ti piaccia :)
    Allora come spiegavo a DamaArwen88 Antonella ritiene Anna colpevole del casino che sta accadendo alla sua vita esattamente come Lavinia... inoltre non sopporta il fatto di non essere più l'unica ragazza nel cuore di Stub, e quindi è gelosa delle attenzioni che il cugino rivolge alla rossa. Ma in questo capitolo le ha pur sempre prestato la sua pistola... è già un inizio, no?
    Quanto alle nostre coppie, intanto tra Geremia e Antonella si sono evolute un po' le cose.
    Noah... beh... Noah muore, non in questa storia, ma purtroppo nella realtà Noah non si è salvato dall'impiccagione che causò la morte di Calico e della sua ciurma nel 1720, fatta eccezione per Anne e Mary, come già detto.
    Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e mentre aspetto una tua nuova recensione ti faccio i miei auguri di buon Natale!!!

AUGURI A TUTTI!!!

@matrix@

 

 

 


  
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