Questo è una piccola
storia per raccontare quello che secondo me potrebbe essere il rapporto
a distanza tra Joe e una sua ipotetica ragazza non famosa.
I Jonas Brothers e Camilla
Belle non mi appartengono e questa fanfic non ha lo scopo di deridere o
danneggiare nessuno. Non so se siano davvero così nella
realtà, ma è solo come me li sono immaginati.
Lyndsey Tyler invece
è un mio personaggio e sono curiosa di sapere come vi
sembra, poichè diventerà la protagonista di una
lung-fic sui Jonas.
Ora vi lascio al testo. Buona
Lettura e spero che vi piaccia!
Happy Birthday, Lyndsey
Why,
do you always do this to me?
Why, couldn't you just see through me?
How
come, you act like this
Like
you just don't care at all
(
Avril Lavigne – Why)
“Scusa Amore, ma stasera proprio non
riesco a venire. Dobbiamo assolutamente
terminare le riprese del video … scusami davvero, ti chiamo
domani”.
Un
misero messaggio. Due frasette
scarne prive di qualsiasi emozione, vuote e tremendamente irritanti.
Sul serio
secondo lui un maledetto sms può giustificare la sua
ennesima assenza?
Eppure
in tanti me l’avevano
detto, avevano cercato di avvertirmi, lui per primo.
“È una star, un personaggio
famoso, ha degli impegni da rispettare e tu
non puoi pretendere che sia sempre accanto a te”.
Su
questo punto sono pienamente
d’accordo anch’io: non posso pretendere che lui sia
sempre accanto a me, però
non mi si può biasimare se mi lamento che
lui non sia mai accanto a me.
All’inizio
non era stata così
dura, anzi tutto procedeva a gonfie vele e mi sentivo come Cenerentola
quando
realizza il suo sogno.
Io,
Lyndsey Tyler, una
diciottenne che vive con la sua non particolarmente ricca famiglia
nella
periferia di Londra, ho conosciuto un anno fa in vacanza a Boston il
mio- non
ancora per molto- ragazzo, ossia Joe Jonas.
Sapevo
perfettamente a cosa
andavo incontro, che non sarebbe stato tutto rosa e fiori; ho accettato
questa
condizione, non gli ho mai fatto pressioni, capisco i suoi impegni e
non voglio
ostacolarlo: la musica è la sua passione ed io sono proprio
la prima ad
incitarlo a seguire i suoi sogni.
Ma
‘sta volta non posso fare
finta di niente, non ‘sta volta che per passare con lui
questo giorno speciale
sono venuta fino a Los Angeles e ho lasciato la mia famiglia, non
‘sta volta
che ho comprato un vestito costosissimo, mi sono truccata( pur odiando
farlo) e
ho indossato delle scarpe con un tacco vertiginoso, tutto per apparire
bellissima ai suoi occhi.
Non
sono dopotutto così sorpresa,
me lo aspettavo: è tipico di Joe Jonas darmi buca ogni volta
che programmiamo
di vederci. Comincio a pensare che si diverta a deludermi.
Di
solito nemmeno si spreca di
fare una telefonata, mi manda quei messaggi che da sei mesi a questa
parte ho
iniziato ad odiare dal profondo del cuore, poi per farsi perdonare mi
spedisce
dei gioielli, abiti favolosi, m’invita alle feste
più esclusive e mi procura i
biglietti per tutti i concerti possibile ed immaginabili.
Come
se m’importasse dei regali o
di trascorrere del tempo con i vip di Hollywood; l’unica cosa
che m’interessa è
stare con lui senza tanta gente che ci ronza intorno, senza i paparazzi
nascosti ad ogni angolo. Ultimamente, invece, ci siamo visti solo ai
party dei
dopo-concerto o delle premiere.
Vorrei
un appuntamento come si
deve, solo io e Joe e nessun altro.
Più
volte ho pensato di
lasciarlo, in più di un’occasione ho creduto di
aver sorpassato il limite di
sopportazione, sono spesso stata sul punto di porre fine alla nostra
storia( se
si può definire così), ma mi sono accorta che non
potrei mai farcela. Se già
non posso sopportare il fatto di vederlo si e no un giorno ogni due
mesi, la
possibilità di tagliare quel sottilissimo filo che ci lega
ancora mi soffoca e
mi fa stare male.
Scaravento
il cellulare contro la
parete della mia camera d’albergo: cade sul pavimento e si
stacca la batteria.
Papà mi ucciderà: da quando sto con Joe
è il quarto che rompo.
Con
rabbia mi tolgo il vestito e
i tacchi e indosso abiti comodi; a questo punto posso anche struccarmi,
tanto
la mia serata perfetta è saltata.
Mi
accomodo davanti allo specchio
in bagno. Sto piangendo. Nemmeno me ne sono accorta.
Le
lacrime hanno complicato la
pulizia del viso: il mascara e la matita sono tutti colati, assomiglio
ad un
clown dei film dell’orrore. Prendo un dischetto di cotone e
lo impregno di
struccante e lo spalmo sull’occhio sinistro. A
metà operazione suona il
telefono della camera. Lascio seccata il cotone e, con un occhio pulito
e
l’altro no, vado a rispondere.
“Pronto?”.
Ho
ancora una piccolissima
speranza che sia lui.
“Lynn
… Lynn, pronto mi senti?”.
È
la mia amica Tess. Sbatto un
mano sul comodino, amareggiata e mi faccio pure male. Cerco di
trattenere le
lacrime di delusione e mi do un contegno.
“Tess?
Che c’è?”.
“Lynn!
Perché hai il cellulare
spento? Ti è successo qualcosa? Ho provato a chiamare anche
Joe, ma non risponde.
Non è lì con te?”.
Mi
trema il labbro inferiore. No che non
è qui con me.
“No,
Tess, non c’è. Non è potuto
venire”. Parlo come in un telegramma.
La
mia amica sta un attimo in
silenzio valutando cosa dire.
“Lynn
…”.
“Non
dire niente Tess, lo sai che
è il suo lavoro. Tanto ormai lo fa sempre, una volta in
più che vuoi che sia …
neanche ci faccio più caso …”.
“Ah
capisco e quindi non
t’importa che non sia lì con te proprio
oggi?”.
“No”.
“E
allora perché piangi?”.
Cavolo!
Speravo che non si
sentisse. Tess è sempre stata troppo brava a capire al volo
le situazioni, se
lei fosse qui in questo momento sarebbe tutto più facile.
Lei è più forte, più
determinata di me, saprebbe di certo tirarmi su il morale.
“Oh
accidenti Tess, ma perché
deve sempre farmi questo? Lo sa che ci sto male, cioè se non
vuole più stare
con me basta che lo dica. Se va a avanti così, io
… io mi ammazzo!” sto
scoppiando.
“Lyndsey
Tyler non dire
sciocchezze! È inutile che tu continui a dirle a me queste
cose, non sono io
che devo sentire. Tu ora vai da lui, lo prendi di petto e gliene dici
quattro,
è chiaro?”.
“Sì”
rispondo poco convinta “Ma
perché mi hai chiamata?”.
“Beh
sai, siamo tutte a casa mia
e volevamo farti gli auguri”.
“Oddio
ragazze, se non ci foste
voi! Vi voglio bene … grazie, dai passamele tutte
…”.
Tess
m’interrompe “Raggio di
sole, capisco che sei in crisi, ma siamo in due continenti diversi e mi
stai
finendo tutta la ricarica, ci vediamo quando torni … un
bacio da tutte” e
riattacca.
Ed
ecco che se n’è andato un
altro diversivo per non pensare a Joe. Tess in fondo ha ragione: questa
volta
non me la può fare, non può darmi buca. Ha del
lavoro da fare? Benissimo,
nessun problema.
Se
Maometto non va alla montagna,
allora la montagna va da Maometto.
M’infilo
una felpa grigia ed esco
dalla mia stanza. Joe ha disposto che sotto il mio albergo ci sia una
macchina
con un autista a mia disposizione, la stessa auto che mi è
venuta a prendere
all’aeroporto sta mattina, poiché il signor Jonas(
stranamente) era in volo per
tornare a Los Angeles.
Salgo
sui sedili posteriori e
chiudo la portiera. Chiedo all’autista che mi porti agli
studi dove sta girando
Joe.
Lui
mette in moto e accende la
radio. Crudele coincidenza, è trasmessa proprio una canzone
di Joe, proprio
quella canzone che, a quanto mi aveva detto lui stesso, era mia e di
nessun’altra. Uso il passato, perché non
sono sicura di esserne ancora la legittima
proprietaria.
Been feeling
lost, can't find the words to say
Spending all my time stuck in yesterday
Where you are is where I want to be
next to you and you next to me
( Joe Jonas-
Gotta find you)
Quante bugie in due righe di canzone.
Stento perfino a
ricordare l’ultima volta che siamo stati insieme. Mi tolgo le
scarpe e mi
accovaccio sui sedili.
“Scusi” chiedo
all’autista “Potrebbe spegnere la radio?”.
“Certo, ma come
mai?”.
“Ultimamente digerisco poco
il ragazzino che canta quella
canzone” dichiaro con semplicità.
“Ah! Problemi con il mondo
di Joe?”.
Sempre a parlare del suo mondo, delle
sue responsabilità,
dei suoi doveri; possibile che anche nei discorsi io e il mio ragazzo
siamo
divisi da un terzo incomodo?
“No, con Joe … solo
con Joe”.
Il resto del viaggio procede
tranquillo e in silenzio.
L’autista si deve essere offeso per il mondo in cui
l’ho corretto: sono stata
un po’ sgarbata.
Senza nemmeno che m’indichi
l’edificio, capisco da sola
quale sia: è circondato da una mandria di ragazzine urlanti
che sventolano
striscioni e macchine fotografiche.
Non sono mai andata molto
d’accordo con le fan di Joe,
non perché strillano o sbavano quando lo vedono, anzi se non
fosse per loro,
ora i Jonas Brothers non sarebbero al top della musica.
No, io non le sopporto
perché giudicano e sputano
sentenze senza sapere niente di me e della mia vita; una volta mi
è capitato di
finire su un forum dedicato ai Jonas e lì ne ho letto delle
belle sul mio
conto: è bassa, è brutta, non ha stile, non ha
personalità, non è famosa, non
si merita Joe.
Scendo dalla macchina e mi copro con
il cappuccio della
felpa per non farmi riconoscere mentre entro nel palazzo.
Almeno su due cose do ragione a quelle
ragazze: non sono
famosa, a differenza di tutte le altre sue fidanzate e non lo merito,
perché se
fosse così, in qualche modo me lo avrebbe già
dimostrato.
Tolgo una mano dalla tasca e lascio
che il cappuccio
scivoli dai capelli, ora devo solo trovare il mio ragazzo. Davanti a me
si
presente un labirinto di corridoi e porte e non so dove andare.
Provo a seguire la musica, mi sembra
che provenga dal
corridoio di destra, ma dopo averlo percorso sono ancora più
smarrita di prima.
“Ehi, splendida!”
sento esclamare dietro di me.
Conosco questa voce, è
l’unico a chiamarmi così; mi giro fiduciosa
di trovare finalmente un volto amico: Kevin mi sta venendo incontro con
suo
fratello Nick.
Corro ad abbracciarli, io e i suoi
fratelli abbiamo
sempre avuto un ottimo rapporto, mi hanno accettato dal primo momento
senza
fare domande.
“Auguri!” mi
dicono baciandomi sulle guance.
“Ma Lynn … che
cosa hai fatto all’occhio?” mi chiede Nick
preoccupato.
Sgrano gli occhi di colpo: quando mi
ha telefonato Tess
in albergo mi sono scordata di struccarmi entrambe le parti del mio
viso. Parrò
una pazza ora.
“Lascia stare …
è una storia lunga, dov’è vostro
fratello?”.
“No, non dirmi che ti ha
lasciata sola anche oggi! Ma
quanto è cretino!” commenta Nick.
Un velo di tristezza mi copre lo
sguardo per quello che
ha appena detto.
Kevin se ne accorge e blocca sua
fratello prima che possa
fare qualsiasi altra gaffe “E’ rimasto un attimo di
là con Camilla” mi spiega,
prima di trascinare via Nick e dargli una sberla sul collo sibilando
“Che scemo
che sei”.
Ringrazio e mi dirigo nella direzione
che mi ha indicato
il maggiore dei tre, mentre immagazzino le informazioni ricevute. È di là con Camilla.
Camilla???
No, non
può essere lei.
Quando ci siamo conosciuti un anno fa,
lui stava ancora
con Camilla Belle: erano in crisi ed io ho contribuito a rovinare la
coppia. Da
allora vivo nel terrore che, come io gliel’ho rubato, lei
possa fare lo stesso
nei miei confronti; e Joe sa di questa mia paura.
Quindi non
l’avrebbe mai
ingaggiata per un video senza dirmelo.
Lei è la ragazza perfetta,
bella, affascinante, di sani
principi, piace al pubblico, famosa,
ha classe e soprattutto equilibrio.
Io sono carina, ma non di una bellezza
che colpisce, sono
anonima, anch’io di sani principi (ma a chi importa al giorno
d’oggi?), cado
dappertutto e sbatto la testa contro ogni sporgenza; tutto
ciò tendo a farlo in
presenza delle telecamere o comunque di molta gente. Anche Joe
è maldestro come
me, ma lui è figo se inciampa; io divento imbranata. Il
contrario di Camilla,
insomma.
E
perciò non può avermi
fatto questo. Sono sicura che quella con lui non sia Camilla.
Mi avvicino sempre più alla
stanza, nella quale hanno
girato parte del video; sento delle voci.
Tanto non
è Camilla; non
può essere lei. Non può … vero?
Questa sera non ne azzecco una. A
dispetto di tutte le
mie convinzioni, quella che parla con Joe è proprio Camilla
Belle.
La ascolto distintamente mentre lo
invita ad andare in un
locale e lui accetta. E la vedo ancora meglio mentre si ritira a
cambiarsi e
gli lancia un saluto da gatta morta.
D’istinto vorrei fare
dietrofront e scappare, ma decido
di affrontarlo una volta per tutte.
Gli blocco la strada lungo un
corridoio. Per poco non mi
viene addosso, nemmeno mi aveva vista.
Strano.
Mi guarda con un misto di stupore e
felicità.
“Lynn!” esclama
contento “Che hai fatto all’occhio?Non
dovresti essere qui?”.
“Neanche tu … se
è per questo …” ribatto glaciale,
tralasciando i miei poveri occhi.
Lui sospira dispiaciuto “Hai
ragione, scusa, dovrei
essere con te stasera; però se fossi rimasta in albergo
avresti trov …”.
Non lo lascio continuare “Eh
già! Se fossi rimasta in
albergo avresti avuto campo libero …!”.
Joe aggrotta le sopracciglia confuso
“Di che stai
parlando?”.
“Perché non mi
hai detto di Camilla?” lo aggredisco con
voce acuta.
“Perché so che ti
saresti agitata, come stai facendo. Non
voglio che ti agiti per nulla, non aveva senso dirtelo solo per farti
stare in
pensiero …”.
“Invece adesso sono molto
più tranquilla!!!” ironizzo.
“Lynn
…” dice tra il divertito e il rassegnato
“Non fare
scenate di gelosia”.
“Non sono scenate di
gelosia, Joe! Sto solo cercando di
capire che cosa abbiamo sbagliato, dove sta il problema tra noi
due”.
“Il problema? Io e te non
abbiamo problemi, Lyndsey”.
“Ah no? Joe, quando uno
preferisce uscire con la sua ex
ragazza, piuttosto che con quella attuale, io dico che
c’è qualcosa che non
va!”.
“Ed ecco che riprendi con la
gelosia …”.
Mi blocco per trattenermi dal
mettergli le mani addosso;
non capisco se cerchi di sviare i discorso o davvero non veda le nostre
divergenze.
“Non è la gelosia
il punto. È che tu non ti sforzi, non
fai mai niente di più di quello che devi; chi se ne frega se
io ho attraversato
l’oceano per stare con te oggi! Chi se ne frega se ogni volta
rimango io da
sola … chi se ne frega?! Forse Joe … a te non
importa così tanto …”.
“Che stai blaterando? Certo
che m’importa di te; o mio
Dio … che razza di discorsi assurdi …”.
“Senti Joe, meglio se
lasciamo perdere; è stato un bel
sogno …”.
Improvvisamente il suo sguardo diventa
perso e vuoto “In
che senso? Non mi vorrai mica lasciare?”
Non riesco a guardarlo negli occhi, se
lo facessi
ritratterei tutto ciò che ho appena detto.
“Lynnie
…” mi supplica con quel soprannome che usa solo
lui.
“Non chiamarmi
più Lynnie”.
Inizio a correre verso
l’uscita. Joe mi segue, sento i suoi
passi. Mi chiama, ancora con quel nome.
Raggiungo i maniglioni antipanico,
premo su di essi e
spalanco le porte. Scendo i gradini velocissima, perché Joe
è più veloce di me
e sono consapevole che dovesse riacciuffarmi, sarebbe la fine per tutti
i miei
buoni propositi.
Anche lui esce, ma prima che possa
riprendere ad
inseguirmi, la folla di ragazzine si chiude davanti a lui e crea un
muro
insuperabile.
“Lynn … Lynn
… LYNNIE!” continua ad urlare e tenta di
farsi spazio con le braccia tra le fan.
Questa volta lo guardo negli occhi. Io
probabilmente
piango e i suoi sono lucidi. Sono quasi tentata a tornare sui miei
passi, poi
sposto la mia attenzione sulla moltitudine di gente attorno a Joe.
Io e te
saremo sempre
divisi da qualcosa, Joe.
Salgo in macchina e dico
all’autista di portarmi in
albergo. Osservo le vie di Los Angeles sfrecciare dal finestrino e
pronuncio
con malinconia a bassa voce quelle parole che avrei voluto sentire da
Joe:
“Buon
Compleanno, Lynnie”.
You'll do
anything for the
one you love
'Cause anytime that you needed me
I'd be there
It's like you were my favorite drug
The only problem is
That you was using me
In a different way
That I was using you
(
Rihanna- Rehab)
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