Sofia scattò a sedere sul letto, respirando affannosamente.
La brutta sensazione che l’aveva accompagnata per tutto il
giorno non l’aveva abbandonata neanche nelle ore notturne.
Dei colpi alla porta la fecero sobbalzare.
«Chi è?» chiese con
voce flebile, ancora concentrata sull’incubo che aveva appena
avuto.
«Sono io» rispose la voce di
André, un attimo prima di aprire la porta. Dopo essersela
richiusa alle spalle, andò a sedersi sul bordo del letto.
Sofia accese una piccola lampada.
«Come mai qui a
quest’ora?» gli chiese dopo una rapida occhiata al
quadrante dell’orologio. Le due del mattino.
«Non riuscivo a dormire...e neanche tu,
vero? Hai un aspetto orribile» rispose il ragazzo, osservando
il colore cinereo del volto di lei.
Sofia fece una smorfia.
«Ho fatto un sogno poco
piacevole» disse con un tono strano.
Preoccupato, André cercò di
incontrare il suo sguardo. Sofia era molto sensibile agli eventi
esterni e spesso, mentre dormiva, il suo subconscio le offriva, sotto
forma di sogni, la soluzione alle domande su cui la ragazza aveva
riflettuto da sveglia: coglieva in anticipo il modo in cui, dati
determinati presupposti, una situazione si sarebbe sviluppata.
«Che tipo di sogno, Sofi?» la
incalzò. «Cos’hai visto?».
«Sangue e lacrime» rispose
lei, evitando di fornire alcun tipo di dettaglio nonostante il suo
sogno fosse stato molto preciso e incredibilmente realistico.
André tirò un sospiro di
sollievo. Aveva sentito, quel pomeriggio, Cornelia rassicurare Sofia
sull’eventualità di essere scoperti ed era
convinto che l’incubo della sua amica non fosse stato altro
che uno sfogo della sua psiche sovraccarica di pensieri e
preoccupazioni.
Rimasero in silenzio; dopo aver giocato per
qualche minuto con l’orlo del lenzuolo, la ragazza si
alzò.
«Non ce la faccio a stare qui»
sbottò. «Andiamo a fare due passi».
«Ma... ti sei messa a letto
vestita?» disse André sbigottito. Sofia infatti
indossava già un paio di jeans e una maglietta a maniche
corte.
«Ho fatto una doccia e mi sono cambiata.
Mi sentivo più sicura così»
spiegò lei, infilandosi le scarpe. «E poi, mi
sembra che anche tu non sia in pigiama» aggiunse. Il ragazzo,
infatti, era vestito di tutto punto.
Con un’alzata di spalle,
André aspettò che finisse di prepararsi prima di
avviarsi insieme a Sofia lungo i corridoi bui.
Dopo aver vagato per un po’, sentirono
un brusio provenire dal corridoio vicino. Si guardarono per un istante,
prima di dirigersi guardinghi ma decisi verso la fonte del rumore.
Arrivati di fronte alla porta della mensa la spalancarono.
La stanza era completamente stipata: sembrava ci
fossero tutti i Portatori che si trovavano alla Valle. André
si diresse immediatamente verso il gruppetto di Maestri che, in piedi
in un angolo, sorvegliava gli altri.
«Cosa ci fanno tutti qui?»
chiese il giovane biondo, guardandosi attorno.
«Nessuno riusciva a dormire, come noi.
Hanno cominciato a venire qui uno alla volta finché i
dormitori non si sono svuotati» spiegò Laurence in
tono comprensivo.
Anche Blaze si guardò attorno.
«Non li possiamo biasimare,
André. La partenza di Gregory e soprattutto i motivi che
l’hanno provocata li hanno turbati. Non si sentono
più al sicuro» disse il giovane americano,
passandosi le mani nei capelli.
«Capisco quello che provano, Blaze, ma
se permettiamo loro di passare questa notte in piedi, poi
sarà ancora più difficile far sì che
riescano a dormire tranquilli. Continueranno ad alzarsi, notte dopo
notte. Senza contare che domani non riusciranno a seguire le lezioni e
gli addestramenti» esclamò André in
tono di rimprovero.
«Non farla così tragica,
André» intervenne Sofia. «Lascia che
smaltiscano l’ansia, stando svegli tutta la notte se
necessario. Potranno dormire domattina... per una volta possono anche
saltare l’addestramento».
Calò il silenzio tra i Maestri: a poco
a poco si propagò anche sul resto della sala e uno alla
volta i Portatori si addormentarono, con le braccia incrociate sui
tavoli e la testa poggiata di lato su una spalla.
L’ultimo gruppetto si era addormentato
da circa mezz’ora quando una figuretta si alzò
silenziosamente e, individuati i Maestri, si diresse con passo veloce
ma leggero verso di loro.
«Emma, c’è qualcosa
che non va?» chiese Sofia, preoccupata. La ragazzina la
fissava come se avesse visto un fantasma; pallidissima, gli occhi
leggermente cerchiati di viola e sbarrati, non osava parlare. Sofia la
prese per le spalle e la scosse con energia.
«Emma, che cosa
c’è?» insisté
con voce bassa ma decisa. Emma sembrò riprendersi, almeno in
parte.
«Io... io credo d’aver sentito
qualcosa. Al di fuori dei confini» disse con voce appena
udibile. Immediatamente in allerta, i Maestri l’accerchiarono.
Sofia però non si lasciò
trascinare dall’ansia degli altri. Afferrò la
ragazzina e la fece sedere. Dopo averle fatto mandar giù un
bicchiere d’acqua, la guardò attentamente.
«Ora, Emma. Con calma, dimmi
cos’hai sentito» la esortò.
«Non ne sono certa. Sicuramente mi sono
sbagliata, sarà stata la paura...»
temporeggiò.
«Smetti di parlare a vuoto e dicci
cos’è, che hai sentito!»
sbottò Costa. Sofia gli rivolse un’occhiata
assassina, poi decise.
«Via di qui. Tutti quanti»
ordinò.
Gli altri la guardarono strabuzzando gli occhi.
«Sofia, ci stai prendendo in giro o
cosa?». L’agitazione rendeva aggressivo il
quarantenne greco.
«Non vi prendo affatto in giro, ma
comportandovi in questo modo la turbate e le fate pressione»
rispose gelida la giovane donna, indicando Emma. «Quindi,
adesso andate dalla parte opposta della sala. Il primo che si avvicina
lo carbonizzo» minacciò.
Senza replicare si allontanarono. Laurence
afferrò Costa e lo trascinò via con
sé, dato che appariva determinato a restare dove si trovava.
«Non dar retta a Costa: si fa prendere
dalla preoccupazione e diventa sgarbato. Purtroppo dobbiamo tenercelo
così com’è». Sofia
cercò di rassicurare Emma; per quanto l’istinto le
suggerisse che un pericolo incombeva su tutti loro, non voleva forzare
i tempi.
«Senti Sofia, dicevo sul serio prima. Di
certo mi sono sbagliata...».
Ma s’interruppe a metà frase;
come Sofia si voltò immediatamente verso Sud. Gli altri
Maestri, ignorando l’avvertimento di poco prima, tornarono di
corsa dalle due ragazze.
«Avete sentito anche voi?»
chiese Laurence, preoccupatissimo.
«Maledizione, sì!»
ringhiò Sofia. «Svegliate tutti,
immediatamente!» gridò, alzandosi e iniziando lei
stessa a scrollare a una a una le persone addormentate.
*
«E così è questo il posto»
disse Giovanni ammirato, guardandosi intorno.
«Sì».
Impaziente, Prudencia li interruppe.
«Sono quasi le cinque. Dobbiamo
sbrigarci».
«Ha ragione. In che direzione dobbiamo
andare?» chiese Giovanni alla loro guida.
«Di là... se ci muoviamo
velocemente, in meno di mezz’ora arriveremo» fu la
risposta.
«Bene. Trattenete completamente le Aure,
e mi raccomando: silenzio assoluto» si raccomandò
l’italiano alle circa quattrocento persone che li seguivano.
«È stata una fortuna aver
richiamato per tempo i Portatori che abbiamo addestrato negli ultimi
anni... altrimenti ora ci saremmo trovati in parità numerica
contro i fuggiaschi» bisbigliò Jackson a Giovanni,
che annuì e fece cenno di muoversi. Come un unico corpo la
folla in nero si mosse, confondendosi con le ombre e seguendo i cinque
che guidavano il gruppo.
*
«Presto, correte!».
Senza quasi toccare il suolo con i piedi Sofia
guidava più velocemente possibile il numeroso gruppo oltre
colline e boschetti, costeggiando i laghi e chiedendosi dove portarli.
André la affiancò.
«Sofi non possiamo uscire dalla Valle,
non sappiamo dove andare...».
«Lo so André, lo
so!» rispose lei furiosa, senza quasi più fiato.
Blaze e Laurence li raggiunsero; il secondo fece
un ampio gesto con la mano e la folla si fermò.
«Non possiamo continuare a correre alla
cieca; rischiamo di finire nella direzione sbagliata» disse
il giovane americano, afferrando Sofia e costringendola a fermarsi. Lei
si prese la testa tra le mani.
«Maledizione, non so cosa fare!
C’è un’unica possibilità che
mi viene in mente...» si lamentò. Gli altri
Maestri li accerchiarono; Laurence prese Sofia per le spalle.
«Non vorrai andargli
incontro!» disse incredulo. Lei si liberò dalla
presa ferrea dell’uomo.
«Non abbiamo scelta. Ci seguiranno
comunque!» ribatté con forza.
«Ha ragione, Laurence. Se sono riusciti
a trovare la Valle e a penetrare le nostre difese, non abbiamo modo di
sfuggirgli. Specialmente ora che non abbiamo un posto dove poterci
nascondere» intervenne Viola.
Sofia prese un respiro profondo e si
coprì il volto con le mani, riflettendo. Un minuto dopo
alzò lo sguardo sulle persone che aveva di fronte.
«Basta con le incertezze. Seguitemi e
tenetevi pronti» ordinò, ricominciando a correre.
*
Giovanni si bloccò all’improvviso e
alzò una mano. Tutti si fermarono.
«Cosa
c’è?» chiese Jackson. L’altro
trattenne a stento un sorriso.
«Siamo arrivati» rispose.
*
Nascosti dietro una cresta sulla sommità di una collina,
Sofia e gli altri Maestri osservavano la compatta massa nera che, nella
distesa sotto di loro, sostava perfettamente immobile.
Emma, Ailie e Fernando si avvicinarono, stando
attenti a non farsi vedere.
«Quanti sono?» chiese la prima.
«Troppi. Finiremo per farci ammazzare
tutti, Sofi» disse Blaze masticando un’imprecazione.
«E cosa vorresti fare,
scappare?». A ribattere non fu la ragazza, ma Fernando.
«Io non ho intenzione di tornare al Centro; preferisco
lasciarmi fare a pezzi».
«Non ci faranno a pezzi»
ribatté Laurence. «Le capacità di tutti
quei Portatori non sono mai state sviluppate come si deve; inoltre,
tutti voi conoscete molti più colpi e molta più
tattica per affrontare uno scontro».
«Senza contare che abbiamo la
possibilità di attaccarli per primi; questo potrebbe
spiazzarli...» iniziò André. Poi
s’interruppe. Guardò Emma, Fernando e Ailie.
«Dov’è Elizabeth?».
«Non lo so, noi non l’abbiamo
vista... pensavamo fosse con te in testa al gruppo!» rispose
Ailie.
Il ragazzo si spostò indietro,
guardingo, e corse tra i Portatori a cercare Elizabeth. Qualche minuto
dopo tornò indietro.
«Non l’ho trovata!
Dov’è finita?» chiese terrorizzato.
«Laggiù» rispose
con voce lontana Sofia, indicando la testa del gruppo dei Portatori del
Centro.
*
In piedi tra Prudencia e Giovanni, Elizabeth si guardava intorno senza
battere ciglio.
«Perché ci siamo
fermati?» chiese a Giovanni. «Dobbiamo camminare
ancora molto, per arrivare ai dormitori».
«Non è necessario andare
avanti» rispose lui.
Elizabeth aggrottò le sopracciglia.
«Ma...»
«Sta’ tranquilla, il nostro
patto è sempre valido. Dovevi condurci all’interno
della Valle e l’hai fatto. Piuttosto, vedi di non fare
scherzi, quando ci troveremo faccia a faccia con i tuoi
amici» si raccomandò l’uomo. La giovane
lo guardò con aria sdegnosa.
«Sai bene cosa ho deciso. Altrimenti non
vi avrei portati fin qui» disse, inviperita.
«Meglio così»
concluse sibillino Giovanni, intimando il silenzio.
*
Pallidissimo, André guardava la distesa sotto di loro. Non
poteva credere a quello che vedeva; eppure Elizabeth era davvero
laggiù, tra i loro nemici.
«Dobbiamo andare a prenderla»
disse con voce fioca.
«Scusa?» dissero Blaze, Costa
e Gloria contemporaneamente.
«L’hanno catturata. Non
possiamo lasciarla lì!» esclamò
André con più decisione.
Tutti tacquero: sapevano cosa andava detto, ma
nessuno aveva il coraggio di farlo. Alla fine fu Sofia a parlare.
«André... mi dispiace, ma non
stanno trattenendo Liz in nessun modo. Lei è calma e
mantiene il suo solito atteggiamento arrogante, il che può
significare solamente che è lì di sua
volontà».
Il ragazzo si voltò, furioso.
«Stai insinuando che sia stata Elizabeth
a portarli qui?» ruggì.
«Credo sia evidente che è
così che sono andate le cose. Mi dispiace»
ripeté Sofia in tono piatto. Neanche lei poteva credere che
Elizabeth li avesse davvero traditi, anche se più volte
aveva sospettato che non fosse completamente soddisfatta di trovarsi
alla Valle, specialmente dopo aver scoperto che era lei a vagare vicino
ai confini.
«Non mi interessa cosa credete. Non ho
intenzione di abbandonarla!» esplose il giovane alzandosi e
correndo, completamente allo scoperto, verso il grande prato dove si
trovavano i loro avversari.
«André, no!»
gridò Sofia, ma inutilmente; il ragazzo continuò
la sua folle corsa. «Maledizione!»
sbottò, prima di lanciarsi all’inseguimento del
suo amico.
*
«Guardate un po’... ecco il primo pazzo che esce
allo scoperto» ridacchiò Giovanni, scorgendo il
giovane biondo che correva verso di loro; un istante più
tardi, gridando, un’intera folla si riversò sul
versante della collina di fronte a loro.
Riconoscendo Sofia – che stava per
raggiungere André nel tentativo di fermarlo – il
cuore di Giovanni saltò alcuni battiti. Istintivamente si
voltò a controllare Prudencia, ma la donna sembrava non aver
degnato di uno sguardo quella che negli ultimi mesi aveva considerato
una sua rivale.
Insieme, i quattro fondatori del Centro espansero
al massimo le loro Aure; la potenza che si sprigionò diede
vita a un’onda d’urto tale che nel raggio di trenta
metri tutti furono scagliati a terra. Rialzatisi prontamente, i
Portatori dei due schieramenti iniziarono a scagliare i primi colpi.
«Elizabeth!» gridò
André, tentando di raggiungere la ragazza che già
cercava di abbattere Ailie; Sofia riuscì ad afferrarlo per
un braccio e lo tirò via.
«André, non puoi fare nulla
per lei! Non vuole essere aiutata, ha fatto la sua scelta!»
strillò, tentando di sovrastare le grida e il rumore degli
Elementi che cozzavano tra loro.
Con uno strattone il giovane si liberò,
ma troppo tardi: i pochi secondi in cui Sofia l’aveva
trattenuto erano stati sufficienti ad Elizabeth per sparire nel clamore
della battaglia che andava divampando.
Dopo aver rivolto un’occhiata velenosa
alla sua amica, André corse via; parò il colpo di
un Portatore della Terra e sparì tra i combattenti,
rischiando di finire addosso a Fernando.
«Emma vattene!» stava gridando
il giovane spagnolo.
«Non ci penso neanche!»
urlò lei in risposta. Fernando deviò un dardo
ghiacciato evocando un muro d’Aria con un gesto del braccio e
riprese a gridare.
«Ti ammazzeranno! Non sei una
Portatrice, non puoi difenderti in nessun modo... va’ a
nasconderti!».
«No!» insisté lei,
testarda; lo afferrò e lo trascinò a terra, e una
sfera di metallo incandescente passò sibilando sopra le loro
teste. Se Emma non avesse gettato Fernando al suolo, il colpo gli
avrebbe staccato la testa.
«E va bene... ma non ti allontanare da
me neanche di un millimetro!» si arrese il giovane, tirandola
su, abbracciandola e circondando entrambi con uno scudo invisibile per
difendersi da una pioggia di Fuoco che stava per investirli.
Blaze passò accanto a Sofia, inseguendo
André, quando qualcosa lo distrasse; Ailie non era
più alle prese con Elizabeth, ma con Jackson.
L’uomo, molto più esperto, stava tentando di
fiaccare la resistenza della giovane scozzese, che saltellava evitando
i colpi e tentando di immobilizzare le mani del suo avversario. Con un
rapido gesto, Blaze s’inserì nello scontro e
lanciò delle spesse funi di metallo lucente verso Jackson,
che non riuscì a evitarle tutte: una fune gli
bloccò il braccio destro, assicurandolo al suolo, mentre una
spessa campana di pietra gli avvolgeva completamente la mano.
«Va’ a cercare
André!» ordinò Blaze a Ailie, che corse
via; un attimo più tardi Jackson si liberò e
ingaggiò una lotta feroce con il suo ex allievo.
La giovane si mosse più velocemente che
poteva; schivò colpi e chiamò a gran voce
André fino a quando la folla, per un attimo, si
aprì di fronte a lei e le permise di scorgere il ragazzo che
girava su se stesso, incurante degli Elementi che gli schizzavano
intorno, cercando Elizabeth. Mentre lo osservava, sentì
un’Aura ostile espandersi verso di lei e si voltò
appena in tempo per evocare un muro di solida pietra e smorzare lo
spesso getto d’Acqua bollente che Prudencia le aveva
scagliato contro. Con un leggero gesto delle mani, Ailie
aprì una voragine sotto i piedi della sua avversaria, che vi
cadde dentro come un masso per poi riemergere un istante più
tardi sopra un’onda d’Acqua.
«Sofia!» gridò
Ailie, scorgendo la ragazza che avanzava tra i combattenti; lei si
voltò e le corse incontro proprio mentre André
scorgeva finalmente Elizabeth, che era sbucata alla sua sinistra, a
qualche metro di distanza.
«Elizabeth!» gridò,
correndole incontro.
Prudencia rivolse un sorriso malvagio a Sofia
prima di voltarsi verso il ragazzo che correva da Elizabeth; poi
evocò un sottilissimo disco di ghiaccio e lo
scagliò con violenza contro di lui.
«André attento!»
urlarono Ailie e Sofia a una voce. Lui si voltò appena in
tempo per vedere la lama arrivargli contro, e alzò un
braccio per difendersi; inutilmente.
La lastra di ghiaccio lo colpì in
pieno: un oggetto scuro roteò contro il cielo arancio
dell’aurora e André cadde a terra con un tonfo,
senza emettere un suono.
Il cuore di Sofia si fermò per un
istante; piena di odio, si voltò verso Prudencia.
Più veloce del pensiero mosse la mano
destra dal basso verso l’alto, evocando una lancia argentea,
solida nonostante il materiale che la formava si muovesse fluido e
libero entro i confini dell’oggetto che attirò gli
sguardi di tutti; con un gesto deciso l’afferrò e
la scagliò con cattiveria contro la donna che aveva di
fronte.
«SOFIA, NO!» gridò
una voce. Troppo tardi: il colpo di Sofia era già partito.
La lunga asta infilzò Prudencia da
parte a parte e la violenza del colpo la sollevò da terra,
trascinandola per alcuni metri. La donna finì inchiodata a
un albero, con la sottile lancia d’Energia Pura conficcata
nello stomaco, contorcendosi.
Prudencia morì, e davanti agli occhi di
Sofia tutto divenne oscuro; legati dagli Elementi, il destino della
vittima si ripercuoteva sul carnefice, e la giovane Portatrice del
Fuoco era condannata a provare la sensazione della Morte che aveva
inflitto a un altro essere vivente.
Mentre lei si accasciava al suolo, Giovanni
gridò.
«È
una Testimone!».
In preda alla rabbia Jackson scagliò
una pioggia di pietre contro la ragazza quando una doppia spirale
d’Acqua e ghiaccio esplose, respingendo le rocce verso
l’aggressore.
A fatica, Sofia riacquistò la vista e
fissò il suo salvatore.
«Gregory ma cosa...»
iniziò, quando un grido la interruppe.
«Sofia!».
La disperazione nella voce di Blaze la costrinse a
voltarsi. A fatica si rialzò e corse dal giovane piegata in
avanti e schivando i colpi di una battaglia che, dopo la morte di
Prudencia, era ripresa con maggior ferocia.
Percorsi i dieci metri che li separavano, la
ragazza cadde in ginocchio accanto al corpo di André: per
quanto improbabile, il ragazzo respirava ancora.
«È vivo» disse con
voce strozzata, poggiando le mani a terra per non cadere.
«Ancora per poco»
ribatté Blaze con voce tremante. «Sofi
fa’ qualcosa, guariscilo, sta morendo!».
Lei rialzò le mani e se le
ritrovò coperte di sangue. Guardò in basso, e le
si rivoltò lo stomaco: dal braccio di André il
sangue sgorgava a fiotti, inzuppando l’erba. La mano destra
del ragazzo era sparita: il colpo di Prudencia gliel’aveva
tranciata di netto.
«Oddio» balbettò
inorridita. «La
sua mano!».
«SOFI!» gridò di
nuovo Blaze, disperato.
«Sofi» disse
un’altra voce, tanto flebile da essere quasi impercettibile.
«André!»
esclamarono in coro Sofia e Blaze. «Non ti preoccupare,
adesso ti guarirò... ti riportiamo a casa, starai
bene...» singhiozzò la ragazza, accarezzandogli il
volto e i capelli.
«Sofi... Sofi ti prego, salva Elizabeth,
non lasciare che la portino via...» mormorò
André, afferrandola per la t-shirt e tirandola verso di
sé prima di perdere di nuovo i sensi. Sofia fissò
il volto esangue del suo amico: sembrava che non avesse più
molto sangue dentro di sé.
«No amico mio, non ti lascio
morire» disse, afferrando il moncherino e mandando un velo di
Energia Pura a immergersi nella carne, per riformare un po’
di sangue e bloccare l’emorragia. «Prima devo farti
capire che razza di stronza traditrice è la tua
ragazza!» borbottò furiosa. In un gesto di stizza,
scagliò lontano un getto d’Energia. Poi rivolse un
richiamo al cielo.
«Nabeela!».
La Fenice comparve in un lampo di Fuoco ad alcuni
metri di distanza; planò sull’erba e
arrivò da loro stringendo una sfera scintillante tra gli
artigli.
«Ailie, stringi forte la mano di André e
afferra la coda di Nabeela. Vi riporterà ai
dormitori» ordinò Sofia alla ragazza, che si era
appena avvicinata. «Proteggilo. Espandi l’Aura; se
senti arrivare qualcuno del Centro, chiama Nabeela e sposta
André in un posto, qualunque altro posto, il più
lontano possibile da qui».
Senza dire una parola, Ailie annuì e
fece ciò che le aveva detto Sofia. Un istante dopo lei e
André erano spariti.
Blaze e Sofia si guardarono negli occhi prima di
alzare lo sguardo su Gregory, che li aveva protetti dagli attacchi
mentre si occupavano di André. Il giovane americano corse ad
aiutare Laurence, che era alle prese con Tsukiko. Sofia si
affiancò a Gregory.
«Perché sei
tornato?» gli chiese.
«Perché avevo promesso che se
ci fosse stata una guerra, i Testimoni si sarebbero schierati con
voi» rispose con un sorriso che la ragazza
ricambiò, mentre Giovanni si univa a Jackson e iniziava ad
attaccarli a sua volta.
Poco distante, Fernando era alle prese con un
potente Figlio della Terra, Callum. Spietato come il suo insegnante
nonostante l’aspetto anonimo, l’uomo aveva
immediatamente scoperto il punto debole del suo giovane avversario:
Emma. Iniziò a dirigere i suoi attacchi verso di lei, ben
sapendo che questo avrebbe costretto Fernando a scoprirsi nel tentativo
di proteggerla. Dopo alcuni minuti di lotta serrata, infatti, il
ragazzo abbassò la guardia un istante troppo a lungo e
Callum ne approfittò per colpirlo: uno sciame di lunghi,
incandescenti aghi metallici trapassò il braccio dello
spagnolo da parte a parte. Fernando cadde a terra urlando ed Emma si
ritrovò, completamente indifesa, faccia a faccia con il loro
aggressore.
L’orrore di quello che aveva visto
nell’ultima ora le scorreva davanti agli occhi: la ferocia
con cui li attaccavano, la determinazione che mettevano nel tentativo
di ucciderli, Olivia a terra, uccisa da una bolla d’Acqua che
l’aveva soffocata, il tradimento di Elizabeth, il sangue di
André che bagnava l’erba e gli altri che vedeva
ogni giorno e che giacevano a terra, morti o feriti...
Vedere Fernando steso al suolo, ferito,
rappresentò per la ragazzina la goccia che fa traboccare il
vaso. La timidezza e l’insicurezza sparirono, accantonate
dalla rabbia e dal disgusto; la sua furia si scatenò.
Con la velocità del lampo, attorno a
Emma si formò una bolla argentea che si allargò
ed esplose: l’Energia investì i combattenti e li
scagliò lontano.
Rialzandosi Giovanni puntò lo sguardo,
incredulo, sulla ragazzina che mesi prima aveva ritenuto priva di ogni
potere, sulla ragazzina che aveva deciso di far sparire
perché riportarla alla sua famiglia avrebbe significato far
crollare la rete di segreti che permetteva al Centro di esistere. I
suoi occhi si dilatarono: eccolo lì, il Portatore
d’Energia che aveva tanto cercato e non aveva riconosciuto.
In un lampo di comprensione, ricordò il tocco incandescente
di Sofia sulla spalla di Emma, il giorno della fuga, e capì
perché proprio quel
giorno tutto fosse iniziato. Sofia l’aveva capito prima di
lui: finalmente erano arrivati al termine della loro lunga ricerca.
Aveva bloccato l’Energia che era in Emma per nascondere il
suo potere e portarla via.
Mentre Giovanni si perdeva in frenetici
ragionamenti, proprio Sofia correva verso Emma.
«Emma
fermati!» gridò; evocò a
sua volta dell’Energia e bloccò il flusso argenteo
che si propagava dal corpo della ragazzina. La prese per le spalle.
«Emma, devi controllare
l’Energia, o ti consumerà!».
Fuori di sé, l’altra la
guardò con gli occhi annebbiati. Sofia la scosse e la
pungolò con leggere fitte d’Energia, tentando di
reprimere quell’eccesso di potere. Capì di essere
riuscita nel suo intento quando la vide scuotere la testa con forza e
sollevare su di lei uno sguardo molto più lucido.
Accanto a loro passarono Claudio e Cornelia: il
primo aveva scorto Giovanni e il desiderio di vendicare quello che
aveva subito la sua figlioccia lo spingeva a correre più
veloce di quanto non avesse mai fatto.
Sofia l’afferrò per un
braccio.
«Claudio...»
«Lasciami, Sofia. Voglio uccidere quel
bastardo!» esclamò, fissando Giovanni e tentando
di liberarsi dalla presa della ragazza.
«Claudio, devi proteggere Emma. Giovanni
farà di tutto per catturarla e riportarla al
Centro» ansimò Sofia, non riuscendo a trattenere
l’uomo. Espanse la propria Aura e impiegò una
parte d’Energia per tenerlo fermo, puntando i piedi a terra,
mentre con una campana argentea si riparava da tre diversi attacchi.
«Proteggila tu. Io devo occuparmi di
lui» disse, continuando a tenere sull’uomo bruno
uno sguardo carico d’odio. Sofia lo strattonò e lo
costrinse a guardarla negli occhi.
«Se prendete Emma, Giovanni vi
seguirà. Vi attaccherà, per poterla prendere, e
avrai l’occasione di fare di lui quello che preferisci.
Adesso però aiutami a proteggerla! Aiutami a far
sì che Giovanni non le faccia quello che ha fatto a
me!» concluse implorante.
La sua preghiera sortì gli effetti
desiderati; Claudio e Cornelia afferrarono la ragazzina e la
trascinarono via. Sofia la trattenne ancora un istante.
«Emma, non farti dominare
dall’Energia!» si raccomandò mentre
parava un colpo di Giovanni, che si avvicinava sempre di più
a loro.
L’altra puntò i piedi a
terra; svanito lo stordimento provocato dall’Energia si era
ricordata di Fernando. Non voleva lasciarlo lì, ma fu
proprio il ragazzo a risolvere il suo dubbio, arrivando faticosamente
al suo fianco e aiutando Claudio e Cornelia a condurla nel fitto di un
bosco.
Sofia si voltò e, come mesi prima,
finì a terra, colpita dall’italiano.
Si rialzò prontamente mentre Jackson,
schivato un attacco di Gregory, si affiancava a Giovanni.
«È una Testimone! Non
attaccarla, non hai possibilità!»
esclamò, tentando di trascinarlo indietro. L’altro
si liberò con un ghigno.
«Ne sei proprio sicuro?»
chiese, evocando una frusta argentea e facendola schioccare.
Gli occhi dei combattenti si dilatarono; i colpi
cessarono e alcuni fecero per fuggire. Gregory raggiunse Sofia, che si
era rialzata a fatica, e guardò attonito l’Energia
evocata da Giovanni.
«Maledizione... è un
Testimone anche lui!» ringhiò. Non poteva
più nascondersi; evocò due sciabole
d’Energia e si preparò ad attaccare.
L’improvvisa rivelazione di Gregory
spiazzò Giovanni; da quando aveva capito che Sofia era una
Testimone, non aveva mai preso in considerazione la
possibilità che potessero essercene altri.
Laurence e gli altri guardavano i tre Testimoni
senza quasi osare respirare; persino Claudio, Cornelia, Emma e Fernando
si erano fermati, ben nascosti, per osservarli, raggiunti poco dopo da
una contrariata Ailie. André, che aveva ripreso i sensi,
aveva percepito le tre Aure e aveva deciso di voler assistere,
insistendo tanto da convincere la giovane scozzese, che non voleva per
nessun motivo lasciarlo solo viste le condizioni in cui si trovava.
Dopo essersi valutati per un lunghissimo minuto, i
tre scattarono contemporaneamente; Gregory scagliò le due
sciabole contro Giovanni, che le evitò mentre con un colpo
di frusta faceva esplodere le tre sfere argentee che Sofia gli aveva
scagliato contro.
Quel primo attacco fu il segnale
d’inizio: tra Giovanni e Gregory e Sofia iniziarono a volare
fittissimi i colpi. L’Energia, manipolata in tutte le forme
possibili, andava dall’italiano alla coppia che lo
contrastava; sfere, dardi e lame dal bordo seghettato venivano
scagliati da una parte all’altra, a volte andando a segno.
Corde lucenti li immobilizzavano per qualche istante, prima di essere
distrutte, e guaine scintillanti come la luce della luna
s’immergevano nelle ferite, richiudendole. Le centinaia di
persone che li circondavano si allontanavano sempre di più,
affascinati e terrorizzati dalla brutalità dello scontro,
quando due persone si mossero nella direzione opposta.
Proprio mentre Giovanni stava per essere
sopraffatto, Jackson e Tsukiko si scagliarono contro Gregory,
distraendolo. Attaccato dai due – che pur non essendo
Testimoni, erano molto potenti – Gregory fu costretto a
concentrarsi su di loro, lasciando sola Sofia a fronteggiare Giovanni.
L’essere rimasti uno contro uno
sembrò infiammare ancora di più il loro potere e
la battaglia: scagliandosi uno contro l’altro come due
pantere, aumentarono la violenza e la precisione dei colpi.
Sottilissimi getti d’Energia volarono da entrambe le parti,
intrappolando braccia e gambe, costringendo i due combattenti ad
avvicinarsi fino ad essere praticamente a contatto. Entrambi tenendo
ben salde le funi che legavano l’altro, si guardarono negli
occhi dopo mesi mentre il sole, ormai sorto, gettava una luce dorata
tutt’intorno.
«Sofia» sospirò
l’uomo, abbassando la testa sulla massa di capelli arruffati
della ragazza e respirandone il profumo. Lei si scostò, per
quanto possibile.
«Che cosa vuoi ancora?»
domandò con aria di sfida. Dopo tutta la morte e la
sofferenza che erano state seminate in meno di due ore le
sembrò strano essere lì, nel bel mezzo di uno
scontro, e riuscire a parlare così tranquillamente.
«Solo che torniate indietro»
rispose Giovanni, sentendo il Fuoco e l’Energia scorrergli
bollenti nelle vene insieme al sangue e riassaporando la forza che si
risvegliava in lui quando Sofia gli era vicino.
«Scordatelo» fu la secca
risposta. Sapeva troppo bene cosa stava tramando l’uomo. Un
istante dopo, fu lui stesso a confermare i suoi sospetti.
«Andiamo, Sofi»
bisbigliò con voce suadente. «Guardaci. Due
Testimoni del Fuoco... e abbiamo trovato una Portatrice
d’Energia. Potremmo fare qualunque cosa insieme»
«No, grazie. E ora ascoltami bene: non
metterai le mani su Emma. Te lo impedirò, fosse
l’ultima cosa che farò in vita mia»
disse gelida, strattonando le funi che la tenevano saldamente legata,
tentando di liberarsi. Il suo avversario invece sembrava non avere
nessuna fretta di disfarsi degli scomodi legacci che lo tenevano
stretto altrettanto saldamente.
«Sofi, Sofi... potresti avere tutto.
Potresti avere di nuovo me... non mi farò mai più
distrarre da stupide ossessioni. Riprenderemo ad addestrare i giovani
Portatori di Elementi, e tra noi tutto tornerà come prima
che fondassi il Centro... e anche meglio» la tentò.
Nonostante sentisse la mancanza di Giovanni
– se ne rendeva conto in quel momento più che mai,
con il suo potere che s’intensificava a quella vicinanza
– sapeva che tornare sui propri passi sarebbe stato
sbagliato. La voce della ragione gridava nella sua testa, ma qualcosa
di diverso si stava facendo strada in Sofia, ottenebrando la
razionalità.
Per un attimo guardò Giovanni con gli
occhi offuscati dal desiderio di tornare indietro con lui.
L’uomo colse la sua indecisione e si apprestò a
darle l’ultima spintarella verso la scelta che desiderava
facesse. Tirò ancora di più le corde che la
legavano e la strinse a sé.
«Sofia, lo vedi... è quello
che vuoi anche tu» bisbigliò avvicinandosi al suo
volto.
Completamente stordita, la ragazza non si mosse.
Sapere che quello che stava accadendo era sbagliato non riusciva ad
accantonare la consapevolezza che nel suo essere, tutto era stato
modellato dalla Natura e dal destino per portarla a quel momento. Per
portarla da lui.
Mentre ragione e istinto si scontravano
furiosamente dentro Sofia, Giovanni si avvicinò ancora di
più e le sfiorò le labbra con le proprie.
A quel contatto – tanto leggero da
essere quasi impercettibile – il potere di entrambi esplose
con la forza di una bomba, distruggendo le funi argentee che li
tenevano avvinti e scagliandoli a parecchi metri di distanza in
direzioni opposte.
I due si rialzarono immediatamente e si fissarono
negli occhi: entrambi erano incerti su cosa fare. Nonostante tutti i
viaggi intrapresi, nonostante tutte le loro conoscenze, nessuno dei due
riusciva a comprendere cosa fosse accaduto, o perché, o se
sarebbe potuto accadere di nuovo. Ma soprattutto, a quali conseguenze
avrebbe potuto portare.
Senza fiato, Giovanni capì cosa doveva
fare. Aveva bisogno di tempo e non c’era che un modo per
procurarsene. Prese un respiro profondo e si rivolse ai Portatori che
si erano schierati al suo fianco.
«Ci ritiriamo» disse con voce
sonora.
Jackson gli fu subito addosso.
«Stai
scherzando?» chiese rabbioso.
L’italiano
l’agguantò per il colletto della maglia con un
gesto fulmineo e portò il naso a pochi centimetri dal suo
volto.
«Qui c’è in ballo
molto più di alcune decine di Portatori»
ringhiò.
La sua espressione convinse Jackson a non
insistere. Si allontanò, iniziando a radunare coloro che li
avevano seguiti alla Valle. Giovanni si rivolse a Sofia.
«C’è qualche
possibilità che io possa vederti ancora?» le
domandò.
«Forse» rispose lei.
«Tregua?».
Lui si avvicinò.
«Tregua» concordò, afferrando la piccola
mano sottile che lei gli porgeva e stringendola tra le proprie.
«A presto, Sofia» la salutò.
La ragazza rispose solo con un cenno del capo,
mentre osservava le centinaia di Portatori nemici portare via i loro
morti e feriti.
Stupiti dalla repentina fine dello scontro, Blaze
e Laurence le si avvicinarono, trascinando André che
riusciva a stento a non perdere i sensi.
«E ora cosa faremo?» le chiese
a fatica, osservando Elizabeth che si allontanava con i Maestri del
Centro senza degnarli di uno sguardo.
«Ci costruiamo un futuro»
rispose Sofia, osservando i corpi distesi a terra e la devastazione
prodotta dalla battaglia.
I quattro amici si strinsero, come ogni giorno,
pronti a ricominciare. |