Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Piperilla    28/06/2015    3 recensioni
Mai fermarsi alla superficie delle cose.
Questa è una verità più importante di quanto si possa credere: sotto l'aspetto ordinario, infatti, molte persone nascondono capacità fuori dal comune: quella che permette loro di governare i quattro Elementi fondamentali.
In un luogo sperduto vengono riunite queste persone speciali: separati contro la loro volontà da parenti e amici, segregati in quella che è più una prigione che una scuola, viene insegnato loro tutto sul loro potere e su come padroneggiarlo: gli anni si susseguono in una serie infinita di lezioni e addestramenti fino a quando, nelle mente dei prigionieri, non rimane più nulla delle loro vite precedenti. Fino a quando non diventano strumenti nella scalata al potere bramata dai quattro Maestri che dirigono quel luogo.
Ma proprio come la lava ardente, la ribellione si agita appena sotto la superficie.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sofia scattò a sedere sul letto, respirando affannosamente. La brutta sensazione che l’aveva accompagnata per tutto il giorno non l’aveva abbandonata neanche nelle ore notturne.
   Dei colpi alla porta la fecero sobbalzare.
   «Chi è?» chiese con voce flebile, ancora concentrata sull’incubo che aveva appena avuto.
   «Sono io» rispose la voce di André, un attimo prima di aprire la porta. Dopo essersela richiusa alle spalle, andò a sedersi sul bordo del letto. Sofia accese una piccola lampada.
   «Come mai qui a quest’ora?» gli chiese dopo una rapida occhiata al quadrante dell’orologio. Le due del mattino.
   «Non riuscivo a dormire...e neanche tu, vero? Hai un aspetto orribile» rispose il ragazzo, osservando il colore cinereo del volto di lei.
   Sofia fece una smorfia.
   «Ho fatto un sogno poco piacevole» disse con un tono strano.
   Preoccupato, André cercò di incontrare il suo sguardo. Sofia era molto sensibile agli eventi esterni e spesso, mentre dormiva, il suo subconscio le offriva, sotto forma di sogni, la soluzione alle domande su cui la ragazza aveva riflettuto da sveglia: coglieva in anticipo il modo in cui, dati determinati presupposti, una situazione si sarebbe sviluppata.
   «Che tipo di sogno, Sofi?» la incalzò. «Cos’hai visto?».
   «Sangue e lacrime» rispose lei, evitando di fornire alcun tipo di dettaglio nonostante il suo sogno fosse stato molto preciso e incredibilmente realistico.
   André tirò un sospiro di sollievo. Aveva sentito, quel pomeriggio, Cornelia rassicurare Sofia sull’eventualità di essere scoperti ed era convinto che l’incubo della sua amica non fosse stato altro che uno sfogo della sua psiche sovraccarica di pensieri e preoccupazioni.
   Rimasero in silenzio; dopo aver giocato per qualche minuto con l’orlo del lenzuolo, la ragazza si alzò.
   «Non ce la faccio a stare qui» sbottò. «Andiamo a fare due passi».
   «Ma... ti sei messa a letto vestita?» disse André sbigottito. Sofia infatti indossava già un paio di jeans e una maglietta a maniche corte.
   «Ho fatto una doccia e mi sono cambiata. Mi sentivo più sicura così» spiegò lei, infilandosi le scarpe. «E poi, mi sembra che anche tu non sia in pigiama» aggiunse. Il ragazzo, infatti, era vestito di tutto punto.
   Con un’alzata di spalle, André aspettò che finisse di prepararsi prima di avviarsi insieme a Sofia lungo i corridoi bui.
   Dopo aver vagato per un po’, sentirono un brusio provenire dal corridoio vicino. Si guardarono per un istante, prima di dirigersi guardinghi ma decisi verso la fonte del rumore. Arrivati di fronte alla porta della mensa la spalancarono.
   La stanza era completamente stipata: sembrava ci fossero tutti i Portatori che si trovavano alla Valle. André si diresse immediatamente verso il gruppetto di Maestri che, in piedi in un angolo, sorvegliava gli altri.
   «Cosa ci fanno tutti qui?» chiese il giovane biondo, guardandosi attorno.
   «Nessuno riusciva a dormire, come noi. Hanno cominciato a venire qui uno alla volta finché i dormitori non si sono svuotati» spiegò Laurence in tono comprensivo.
   Anche Blaze si guardò attorno.
   «Non li possiamo biasimare, André. La partenza di Gregory e soprattutto i motivi che l’hanno provocata li hanno turbati. Non si sentono più al sicuro» disse il giovane americano, passandosi le mani nei capelli.
   «Capisco quello che provano, Blaze, ma se permettiamo loro di passare questa notte in piedi, poi sarà ancora più difficile far sì che riescano a dormire tranquilli. Continueranno ad alzarsi, notte dopo notte. Senza contare che domani non riusciranno a seguire le lezioni e gli addestramenti» esclamò André in tono di rimprovero.
   «Non farla così tragica, André» intervenne Sofia. «Lascia che smaltiscano l’ansia, stando svegli tutta la notte se necessario. Potranno dormire domattina... per una volta possono anche saltare l’addestramento».
   Calò il silenzio tra i Maestri: a poco a poco si propagò anche sul resto della sala e uno alla volta i Portatori si addormentarono, con le braccia incrociate sui tavoli e la testa poggiata di lato su una spalla.
   L’ultimo gruppetto si era addormentato da circa mezz’ora quando una figuretta si alzò silenziosamente e, individuati i Maestri, si diresse con passo veloce ma leggero verso di loro.
   «Emma, c’è qualcosa che non va?» chiese Sofia, preoccupata. La ragazzina la fissava come se avesse visto un fantasma; pallidissima, gli occhi leggermente cerchiati di viola e sbarrati, non osava parlare. Sofia la prese per le spalle e la scosse con energia.
   «Emma, che cosa c’è?» insisté con voce bassa ma decisa. Emma sembrò riprendersi, almeno in parte.
   «Io... io credo d’aver sentito qualcosa. Al di fuori dei confini» disse con voce appena udibile. Immediatamente in allerta, i Maestri l’accerchiarono.
   Sofia però non si lasciò trascinare dall’ansia degli altri. Afferrò la ragazzina e la fece sedere. Dopo averle fatto mandar giù un bicchiere d’acqua, la guardò attentamente.
   «Ora, Emma. Con calma, dimmi cos’hai sentito» la esortò.
   «Non ne sono certa. Sicuramente mi sono sbagliata, sarà stata la paura...» temporeggiò.
   «Smetti di parlare a vuoto e dicci cos’è, che hai sentito!» sbottò Costa. Sofia gli rivolse un’occhiata assassina, poi decise.
   «Via di qui. Tutti quanti» ordinò.
   Gli altri la guardarono strabuzzando gli occhi.
   «Sofia, ci stai prendendo in giro o cosa?». L’agitazione rendeva aggressivo il quarantenne greco.
   «Non vi prendo affatto in giro, ma comportandovi in questo modo la turbate e le fate pressione» rispose gelida la giovane donna, indicando Emma. «Quindi, adesso andate dalla parte opposta della sala. Il primo che si avvicina lo carbonizzo» minacciò.
   Senza replicare si allontanarono. Laurence afferrò Costa e lo trascinò via con sé, dato che appariva determinato a restare dove si trovava.
   «Non dar retta a Costa: si fa prendere dalla preoccupazione e diventa sgarbato. Purtroppo dobbiamo tenercelo così com’è». Sofia cercò di rassicurare Emma; per quanto l’istinto le suggerisse che un pericolo incombeva su tutti loro, non voleva forzare i tempi.
   «Senti Sofia, dicevo sul serio prima. Di certo mi sono sbagliata...».
   Ma s’interruppe a metà frase; come Sofia si voltò immediatamente verso Sud. Gli altri Maestri, ignorando l’avvertimento di poco prima, tornarono di corsa dalle due ragazze.
   «Avete sentito anche voi?» chiese Laurence, preoccupatissimo.
   «Maledizione, sì!» ringhiò Sofia. «Svegliate tutti, immediatamente!» gridò, alzandosi e iniziando lei stessa a scrollare a una a una le persone addormentate.

 *

«E così è questo il posto» disse Giovanni ammirato, guardandosi intorno.
   «Sì».
   Impaziente, Prudencia li interruppe.
   «Sono quasi le cinque. Dobbiamo sbrigarci».
   «Ha ragione. In che direzione dobbiamo andare?» chiese Giovanni alla loro guida.
   «Di là... se ci muoviamo velocemente, in meno di mezz’ora arriveremo» fu la risposta.
   «Bene. Trattenete completamente le Aure, e mi raccomando: silenzio assoluto» si raccomandò l’italiano alle circa quattrocento persone che li seguivano.
   «È stata una fortuna aver richiamato per tempo i Portatori che abbiamo addestrato negli ultimi anni... altrimenti ora ci saremmo trovati in parità numerica contro i fuggiaschi» bisbigliò Jackson a Giovanni, che annuì e fece cenno di muoversi. Come un unico corpo la folla in nero si mosse, confondendosi con le ombre e seguendo i cinque che guidavano il gruppo.

*

«Presto, correte!».
   Senza quasi toccare il suolo con i piedi Sofia guidava più velocemente possibile il numeroso gruppo oltre colline e boschetti, costeggiando i laghi e chiedendosi dove portarli. André la affiancò.
   «Sofi non possiamo uscire dalla Valle, non sappiamo dove andare...».
   «Lo so André, lo so!» rispose lei furiosa, senza quasi più fiato.
   Blaze e Laurence li raggiunsero; il secondo fece un ampio gesto con la mano e la folla si fermò.
   «Non possiamo continuare a correre alla cieca; rischiamo di finire nella direzione sbagliata» disse il giovane americano, afferrando Sofia e costringendola a fermarsi. Lei si prese la testa tra le mani.
   «Maledizione, non so cosa fare! C’è un’unica possibilità che mi viene in mente...» si lamentò. Gli altri Maestri li accerchiarono; Laurence prese Sofia per le spalle.
   «Non vorrai andargli incontro!» disse incredulo. Lei si liberò dalla presa ferrea dell’uomo.
   «Non abbiamo scelta. Ci seguiranno comunque!» ribatté con forza.
   «Ha ragione, Laurence. Se sono riusciti a trovare la Valle e a penetrare le nostre difese, non abbiamo modo di sfuggirgli. Specialmente ora che non abbiamo un posto dove poterci nascondere» intervenne Viola.
   Sofia prese un respiro profondo e si coprì il volto con le mani, riflettendo. Un minuto dopo alzò lo sguardo sulle persone che aveva di fronte.
   «Basta con le incertezze. Seguitemi e tenetevi pronti» ordinò, ricominciando a correre.

*

Giovanni si bloccò all’improvviso e alzò una mano. Tutti si fermarono.
   «Cosa c’è?» chiese Jackson. L’altro trattenne a stento un sorriso.
   «Siamo arrivati» rispose.

*

Nascosti dietro una cresta sulla sommità di una collina, Sofia e gli altri Maestri osservavano la compatta massa nera che, nella distesa sotto di loro, sostava perfettamente immobile.
   Emma, Ailie e Fernando si avvicinarono, stando attenti a non farsi vedere.
   «Quanti sono?» chiese la prima.
   «Troppi. Finiremo per farci ammazzare tutti, Sofi» disse Blaze masticando un’imprecazione.
   «E cosa vorresti fare, scappare?». A ribattere non fu la ragazza, ma Fernando. «Io non ho intenzione di tornare al Centro; preferisco lasciarmi fare a pezzi».
   «Non ci faranno a pezzi» ribatté Laurence. «Le capacità di tutti quei Portatori non sono mai state sviluppate come si deve; inoltre, tutti voi conoscete molti più colpi e molta più tattica per affrontare uno scontro».
   «Senza contare che abbiamo la possibilità di attaccarli per primi; questo potrebbe spiazzarli...» iniziò André. Poi s’interruppe. Guardò Emma, Fernando e Ailie. «Dov’è Elizabeth?».
   «Non lo so, noi non l’abbiamo vista... pensavamo fosse con te in testa al gruppo!» rispose Ailie.
   Il ragazzo si spostò indietro, guardingo, e corse tra i Portatori a cercare Elizabeth. Qualche minuto dopo tornò indietro.
   «Non l’ho trovata! Dov’è finita?» chiese terrorizzato.
   «Laggiù» rispose con voce lontana Sofia, indicando la testa del gruppo dei Portatori del Centro.

*

In piedi tra Prudencia e Giovanni, Elizabeth si guardava intorno senza battere ciglio.
   «Perché ci siamo fermati?» chiese a Giovanni. «Dobbiamo camminare ancora molto, per arrivare ai dormitori».
   «Non è necessario andare avanti» rispose lui.
   Elizabeth aggrottò le sopracciglia. «Ma...»
   «Sta’ tranquilla, il nostro patto è sempre valido. Dovevi condurci all’interno della Valle e l’hai fatto. Piuttosto, vedi di non fare scherzi, quando ci troveremo faccia a faccia con i tuoi amici» si raccomandò l’uomo. La giovane lo guardò con aria sdegnosa.
   «Sai bene cosa ho deciso. Altrimenti non vi avrei portati fin qui» disse, inviperita.
   «Meglio così» concluse sibillino Giovanni, intimando il silenzio.

*

Pallidissimo, André guardava la distesa sotto di loro. Non poteva credere a quello che vedeva; eppure Elizabeth era davvero laggiù, tra i loro nemici.
   «Dobbiamo andare a prenderla» disse con voce fioca.
   «Scusa?» dissero Blaze, Costa e Gloria contemporaneamente.
   «L’hanno catturata. Non possiamo lasciarla lì!» esclamò André con più decisione.
   Tutti tacquero: sapevano cosa andava detto, ma nessuno aveva il coraggio di farlo. Alla fine fu Sofia a parlare.
   «André... mi dispiace, ma non stanno trattenendo Liz in nessun modo. Lei è calma e mantiene il suo solito atteggiamento arrogante, il che può significare solamente che è lì di sua volontà».
   Il ragazzo si voltò, furioso.
   «Stai insinuando che sia stata Elizabeth a portarli qui?» ruggì.
   «Credo sia evidente che è così che sono andate le cose. Mi dispiace» ripeté Sofia in tono piatto. Neanche lei poteva credere che Elizabeth li avesse davvero traditi, anche se più volte aveva sospettato che non fosse completamente soddisfatta di trovarsi alla Valle, specialmente dopo aver scoperto che era lei a vagare vicino ai confini.
   «Non mi interessa cosa credete. Non ho intenzione di abbandonarla!» esplose il giovane alzandosi e correndo, completamente allo scoperto, verso il grande prato dove si trovavano i loro avversari.
   «André, no!» gridò Sofia, ma inutilmente; il ragazzo continuò la sua folle corsa. «Maledizione!» sbottò, prima di lanciarsi all’inseguimento del suo amico.

*

«Guardate un po’... ecco il primo pazzo che esce allo scoperto» ridacchiò Giovanni, scorgendo il giovane biondo che correva verso di loro; un istante più tardi, gridando, un’intera folla si riversò sul versante della collina di fronte a loro.
   Riconoscendo Sofia – che stava per raggiungere André nel tentativo di fermarlo – il cuore di Giovanni saltò alcuni battiti. Istintivamente si voltò a controllare Prudencia, ma la donna sembrava non aver degnato di uno sguardo quella che negli ultimi mesi aveva considerato una sua rivale.
   Insieme, i quattro fondatori del Centro espansero al massimo le loro Aure; la potenza che si sprigionò diede vita a un’onda d’urto tale che nel raggio di trenta metri tutti furono scagliati a terra. Rialzatisi prontamente, i Portatori dei due schieramenti iniziarono a scagliare i primi colpi.
   «Elizabeth!» gridò André, tentando di raggiungere la ragazza che già cercava di abbattere Ailie; Sofia riuscì ad afferrarlo per un braccio e lo tirò via.
   «André, non puoi fare nulla per lei! Non vuole essere aiutata, ha fatto la sua scelta!» strillò, tentando di sovrastare le grida e il rumore degli Elementi che cozzavano tra loro.
   Con uno strattone il giovane si liberò, ma troppo tardi: i pochi secondi in cui Sofia l’aveva trattenuto erano stati sufficienti ad Elizabeth per sparire nel clamore della battaglia che andava divampando.
   Dopo aver rivolto un’occhiata velenosa alla sua amica, André corse via; parò il colpo di un Portatore della Terra e sparì tra i combattenti, rischiando di finire addosso a Fernando.
   «Emma vattene!» stava gridando il giovane spagnolo.
   «Non ci penso neanche!» urlò lei in risposta. Fernando deviò un dardo ghiacciato evocando un muro d’Aria con un gesto del braccio e riprese a gridare.
   «Ti ammazzeranno! Non sei una Portatrice, non puoi difenderti in nessun modo... va’ a nasconderti!».
   «No!» insisté lei, testarda; lo afferrò e lo trascinò a terra, e una sfera di metallo incandescente passò sibilando sopra le loro teste. Se Emma non avesse gettato Fernando al suolo, il colpo gli avrebbe staccato la testa.
   «E va bene... ma non ti allontanare da me neanche di un millimetro!» si arrese il giovane, tirandola su, abbracciandola e circondando entrambi con uno scudo invisibile per difendersi da una pioggia di Fuoco che stava per investirli.
   Blaze passò accanto a Sofia, inseguendo André, quando qualcosa lo distrasse; Ailie non era più alle prese con Elizabeth, ma con Jackson. L’uomo, molto più esperto, stava tentando di fiaccare la resistenza della giovane scozzese, che saltellava evitando i colpi e tentando di immobilizzare le mani del suo avversario. Con un rapido gesto, Blaze s’inserì nello scontro e lanciò delle spesse funi di metallo lucente verso Jackson, che non riuscì a evitarle tutte: una fune gli bloccò il braccio destro, assicurandolo al suolo, mentre una spessa campana di pietra gli avvolgeva completamente la mano.
   «Va’ a cercare André!» ordinò Blaze a Ailie, che corse via; un attimo più tardi Jackson si liberò e ingaggiò una lotta feroce con il suo ex allievo.
   La giovane si mosse più velocemente che poteva; schivò colpi e chiamò a gran voce André fino a quando la folla, per un attimo, si aprì di fronte a lei e le permise di scorgere il ragazzo che girava su se stesso, incurante degli Elementi che gli schizzavano intorno, cercando Elizabeth. Mentre lo osservava, sentì un’Aura ostile espandersi verso di lei e si voltò appena in tempo per evocare un muro di solida pietra e smorzare lo spesso getto d’Acqua bollente che Prudencia le aveva scagliato contro. Con un leggero gesto delle mani, Ailie aprì una voragine sotto i piedi della sua avversaria, che vi cadde dentro come un masso per poi riemergere un istante più tardi sopra un’onda d’Acqua.
   «Sofia!» gridò Ailie, scorgendo la ragazza che avanzava tra i combattenti; lei si voltò e le corse incontro proprio mentre André scorgeva finalmente Elizabeth, che era sbucata alla sua sinistra, a qualche metro di distanza.
   «Elizabeth!» gridò, correndole incontro.
   Prudencia rivolse un sorriso malvagio a Sofia prima di voltarsi verso il ragazzo che correva da Elizabeth; poi evocò un sottilissimo disco di ghiaccio e lo scagliò con violenza contro di lui.
   «André attento!» urlarono Ailie e Sofia a una voce. Lui si voltò appena in tempo per vedere la lama arrivargli contro, e alzò un braccio per difendersi; inutilmente.
   La lastra di ghiaccio lo colpì in pieno: un oggetto scuro roteò contro il cielo arancio dell’aurora e André cadde a terra con un tonfo, senza emettere un suono.
   Il cuore di Sofia si fermò per un istante; piena di odio, si voltò verso Prudencia.
   Più veloce del pensiero mosse la mano destra dal basso verso l’alto, evocando una lancia argentea, solida nonostante il materiale che la formava si muovesse fluido e libero entro i confini dell’oggetto che attirò gli sguardi di tutti; con un gesto deciso l’afferrò e la scagliò con cattiveria contro la donna che aveva di fronte.
   «SOFIA, NO!» gridò una voce. Troppo tardi: il colpo di Sofia era già partito.
   La lunga asta infilzò Prudencia da parte a parte e la violenza del colpo la sollevò da terra, trascinandola per alcuni metri. La donna finì inchiodata a un albero, con la sottile lancia d’Energia Pura conficcata nello stomaco, contorcendosi.
   Prudencia morì, e davanti agli occhi di Sofia tutto divenne oscuro; legati dagli Elementi, il destino della vittima si ripercuoteva sul carnefice, e la giovane Portatrice del Fuoco era condannata a provare la sensazione della Morte che aveva inflitto a un altro essere vivente.
   Mentre lei si accasciava al suolo, Giovanni gridò.
   «È una Testimone!».
   In preda alla rabbia Jackson scagliò una pioggia di pietre contro la ragazza quando una doppia spirale d’Acqua e ghiaccio esplose, respingendo le rocce verso l’aggressore.
   A fatica, Sofia riacquistò la vista e fissò il suo salvatore.
   «Gregory ma cosa...» iniziò, quando un grido la interruppe.
   «Sofia!».
   La disperazione nella voce di Blaze la costrinse a voltarsi. A fatica si rialzò e corse dal giovane piegata in avanti e schivando i colpi di una battaglia che, dopo la morte di Prudencia, era ripresa con maggior ferocia.
   Percorsi i dieci metri che li separavano, la ragazza cadde in ginocchio accanto al corpo di André: per quanto improbabile, il ragazzo respirava ancora.
   «È vivo» disse con voce strozzata, poggiando le mani a terra per non cadere.
   «Ancora per poco» ribatté Blaze con voce tremante. «Sofi fa’ qualcosa, guariscilo, sta morendo!».
   Lei rialzò le mani e se le ritrovò coperte di sangue. Guardò in basso, e le si rivoltò lo stomaco: dal braccio di André il sangue sgorgava a fiotti, inzuppando l’erba. La mano destra del ragazzo era sparita: il colpo di Prudencia gliel’aveva tranciata di netto.
   «Oddio» balbettò inorridita. «La sua mano!».
   «SOFI!» gridò di nuovo Blaze, disperato.
   «Sofi» disse un’altra voce, tanto flebile da essere quasi impercettibile.
   «André!» esclamarono in coro Sofia e Blaze. «Non ti preoccupare, adesso ti guarirò... ti riportiamo a casa, starai bene...» singhiozzò la ragazza, accarezzandogli il volto e i capelli.
   «Sofi... Sofi ti prego, salva Elizabeth, non lasciare che la portino via...» mormorò André, afferrandola per la t-shirt e tirandola verso di sé prima di perdere di nuovo i sensi. Sofia fissò il volto esangue del suo amico: sembrava che non avesse più molto sangue dentro di sé.
   «No amico mio, non ti lascio morire» disse, afferrando il moncherino e mandando un velo di Energia Pura a immergersi nella carne, per riformare un po’ di sangue e bloccare l’emorragia. «Prima devo farti capire che razza di stronza traditrice è la tua ragazza!» borbottò furiosa. In un gesto di stizza, scagliò lontano un getto d’Energia. Poi rivolse un richiamo al cielo.
   «Nabeela!».
   La Fenice comparve in un lampo di Fuoco ad alcuni metri di distanza; planò sull’erba e arrivò da loro stringendo una sfera scintillante tra gli artigli.
 «Ailie, stringi forte la mano di André e afferra la coda di Nabeela. Vi riporterà ai dormitori» ordinò Sofia alla ragazza, che si era appena avvicinata. «Proteggilo. Espandi l’Aura; se senti arrivare qualcuno del Centro, chiama Nabeela e sposta André in un posto, qualunque altro posto, il più lontano possibile da qui».
   Senza dire una parola, Ailie annuì e fece ciò che le aveva detto Sofia. Un istante dopo lei e André erano spariti.
   Blaze e Sofia si guardarono negli occhi prima di alzare lo sguardo su Gregory, che li aveva protetti dagli attacchi mentre si occupavano di André. Il giovane americano corse ad aiutare Laurence, che era alle prese con Tsukiko. Sofia si affiancò a Gregory.
   «Perché sei tornato?» gli chiese.
   «Perché avevo promesso che se ci fosse stata una guerra, i Testimoni si sarebbero schierati con voi» rispose con un sorriso che la ragazza ricambiò, mentre Giovanni si univa a Jackson e iniziava ad attaccarli a sua volta.
   Poco distante, Fernando era alle prese con un potente Figlio della Terra, Callum. Spietato come il suo insegnante nonostante l’aspetto anonimo, l’uomo aveva immediatamente scoperto il punto debole del suo giovane avversario: Emma. Iniziò a dirigere i suoi attacchi verso di lei, ben sapendo che questo avrebbe costretto Fernando a scoprirsi nel tentativo di proteggerla. Dopo alcuni minuti di lotta serrata, infatti, il ragazzo abbassò la guardia un istante troppo a lungo e Callum ne approfittò per colpirlo: uno sciame di lunghi, incandescenti aghi metallici trapassò il braccio dello spagnolo da parte a parte. Fernando cadde a terra urlando ed Emma si ritrovò, completamente indifesa, faccia a faccia con il loro aggressore.
   L’orrore di quello che aveva visto nell’ultima ora le scorreva davanti agli occhi: la ferocia con cui li attaccavano, la determinazione che mettevano nel tentativo di ucciderli, Olivia a terra, uccisa da una bolla d’Acqua che l’aveva soffocata, il tradimento di Elizabeth, il sangue di André che bagnava l’erba e gli altri che vedeva ogni giorno e che giacevano a terra, morti o feriti...
   Vedere Fernando steso al suolo, ferito, rappresentò per la ragazzina la goccia che fa traboccare il vaso. La timidezza e l’insicurezza sparirono, accantonate dalla rabbia e dal disgusto; la sua furia si scatenò.
   Con la velocità del lampo, attorno a Emma si formò una bolla argentea che si allargò ed esplose: l’Energia investì i combattenti e li scagliò lontano.
   Rialzandosi Giovanni puntò lo sguardo, incredulo, sulla ragazzina che mesi prima aveva ritenuto priva di ogni potere, sulla ragazzina che aveva deciso di far sparire perché riportarla alla sua famiglia avrebbe significato far crollare la rete di segreti che permetteva al Centro di esistere. I suoi occhi si dilatarono: eccolo lì, il Portatore d’Energia che aveva tanto cercato e non aveva riconosciuto. In un lampo di comprensione, ricordò il tocco incandescente di Sofia sulla spalla di Emma, il giorno della fuga, e capì perché proprio quel giorno tutto fosse iniziato. Sofia l’aveva capito prima di lui: finalmente erano arrivati al termine della loro lunga ricerca. Aveva bloccato l’Energia che era in Emma per nascondere il suo potere e portarla via.
   Mentre Giovanni si perdeva in frenetici ragionamenti, proprio Sofia correva verso Emma.
   «Emma fermati!» gridò; evocò a sua volta dell’Energia e bloccò il flusso argenteo che si propagava dal corpo della ragazzina. La prese per le spalle.
   «Emma, devi controllare l’Energia, o ti consumerà!».
   Fuori di sé, l’altra la guardò con gli occhi annebbiati. Sofia la scosse e la pungolò con leggere fitte d’Energia, tentando di reprimere quell’eccesso di potere. Capì di essere riuscita nel suo intento quando la vide scuotere la testa con forza e sollevare su di lei uno sguardo molto più lucido.
   Accanto a loro passarono Claudio e Cornelia: il primo aveva scorto Giovanni e il desiderio di vendicare quello che aveva subito la sua figlioccia lo spingeva a correre più veloce di quanto non avesse mai fatto.
   Sofia l’afferrò per un braccio.
   «Claudio...»
   «Lasciami, Sofia. Voglio uccidere quel bastardo!» esclamò, fissando Giovanni e tentando di liberarsi dalla presa della ragazza.
   «Claudio, devi proteggere Emma. Giovanni farà di tutto per catturarla e riportarla al Centro» ansimò Sofia, non riuscendo a trattenere l’uomo. Espanse la propria Aura e impiegò una parte d’Energia per tenerlo fermo, puntando i piedi a terra, mentre con una campana argentea si riparava da tre diversi attacchi.
   «Proteggila tu. Io devo occuparmi di lui» disse, continuando a tenere sull’uomo bruno uno sguardo carico d’odio. Sofia lo strattonò e lo costrinse a guardarla negli occhi.
   «Se prendete Emma, Giovanni vi seguirà. Vi attaccherà, per poterla prendere, e avrai l’occasione di fare di lui quello che preferisci. Adesso però aiutami a proteggerla! Aiutami a far sì che Giovanni non le faccia quello che ha fatto a me!» concluse implorante.
   La sua preghiera sortì gli effetti desiderati; Claudio e Cornelia afferrarono la ragazzina e la trascinarono via. Sofia la trattenne ancora un istante.
   «Emma, non farti dominare dall’Energia!» si raccomandò mentre parava un colpo di Giovanni, che si avvicinava sempre di più a loro.
   L’altra puntò i piedi a terra; svanito lo stordimento provocato dall’Energia si era ricordata di Fernando. Non voleva lasciarlo lì, ma fu proprio il ragazzo a risolvere il suo dubbio, arrivando faticosamente al suo fianco e aiutando Claudio e Cornelia a condurla nel fitto di un bosco.
   Sofia si voltò e, come mesi prima, finì a terra, colpita dall’italiano.
   Si rialzò prontamente mentre Jackson, schivato un attacco di Gregory, si affiancava a Giovanni.
   «È una Testimone! Non attaccarla, non hai possibilità!» esclamò, tentando di trascinarlo indietro. L’altro si liberò con un ghigno.
   «Ne sei proprio sicuro?» chiese, evocando una frusta argentea e facendola schioccare.
   Gli occhi dei combattenti si dilatarono; i colpi cessarono e alcuni fecero per fuggire. Gregory raggiunse Sofia, che si era rialzata a fatica, e guardò attonito l’Energia evocata da Giovanni.
   «Maledizione... è un Testimone anche lui!» ringhiò. Non poteva più nascondersi; evocò due sciabole d’Energia e si preparò ad attaccare.
   L’improvvisa rivelazione di Gregory spiazzò Giovanni; da quando aveva capito che Sofia era una Testimone, non aveva mai preso in considerazione la possibilità che potessero essercene altri.
   Laurence e gli altri guardavano i tre Testimoni senza quasi osare respirare; persino Claudio, Cornelia, Emma e Fernando si erano fermati, ben nascosti, per osservarli, raggiunti poco dopo da una contrariata Ailie. André, che aveva ripreso i sensi, aveva percepito le tre Aure e aveva deciso di voler assistere, insistendo tanto da convincere la giovane scozzese, che non voleva per nessun motivo lasciarlo solo viste le condizioni in cui si trovava.
   Dopo essersi valutati per un lunghissimo minuto, i tre scattarono contemporaneamente; Gregory scagliò le due sciabole contro Giovanni, che le evitò mentre con un colpo di frusta faceva esplodere le tre sfere argentee che Sofia gli aveva scagliato contro.
   Quel primo attacco fu il segnale d’inizio: tra Giovanni e Gregory e Sofia iniziarono a volare fittissimi i colpi. L’Energia, manipolata in tutte le forme possibili, andava dall’italiano alla coppia che lo contrastava; sfere, dardi e lame dal bordo seghettato venivano scagliati da una parte all’altra, a volte andando a segno. Corde lucenti li immobilizzavano per qualche istante, prima di essere distrutte, e guaine scintillanti come la luce della luna s’immergevano nelle ferite, richiudendole. Le centinaia di persone che li circondavano si allontanavano sempre di più, affascinati e terrorizzati dalla brutalità dello scontro, quando due persone si mossero nella direzione opposta.
   Proprio mentre Giovanni stava per essere sopraffatto, Jackson e Tsukiko si scagliarono contro Gregory, distraendolo. Attaccato dai due – che pur non essendo Testimoni, erano molto potenti – Gregory fu costretto a concentrarsi su di loro, lasciando sola Sofia a fronteggiare Giovanni.
   L’essere rimasti uno contro uno sembrò infiammare ancora di più il loro potere e la battaglia: scagliandosi uno contro l’altro come due pantere, aumentarono la violenza e la precisione dei colpi. Sottilissimi getti d’Energia volarono da entrambe le parti, intrappolando braccia e gambe, costringendo i due combattenti ad avvicinarsi fino ad essere praticamente a contatto. Entrambi tenendo ben salde le funi che legavano l’altro, si guardarono negli occhi dopo mesi mentre il sole, ormai sorto, gettava una luce dorata tutt’intorno.
   «Sofia» sospirò l’uomo, abbassando la testa sulla massa di capelli arruffati della ragazza e respirandone il profumo. Lei si scostò, per quanto possibile.
   «Che cosa vuoi ancora?» domandò con aria di sfida. Dopo tutta la morte e la sofferenza che erano state seminate in meno di due ore le sembrò strano essere lì, nel bel mezzo di uno scontro, e riuscire a parlare così tranquillamente.
   «Solo che torniate indietro» rispose Giovanni, sentendo il Fuoco e l’Energia scorrergli bollenti nelle vene insieme al sangue e riassaporando la forza che si risvegliava in lui quando Sofia gli era vicino.
   «Scordatelo» fu la secca risposta. Sapeva troppo bene cosa stava tramando l’uomo. Un istante dopo, fu lui stesso a confermare i suoi sospetti.
   «Andiamo, Sofi» bisbigliò con voce suadente. «Guardaci. Due Testimoni del Fuoco... e abbiamo trovato una Portatrice d’Energia. Potremmo fare qualunque cosa insieme»
   «No, grazie. E ora ascoltami bene: non metterai le mani su Emma. Te lo impedirò, fosse l’ultima cosa che farò in vita mia» disse gelida, strattonando le funi che la tenevano saldamente legata, tentando di liberarsi. Il suo avversario invece sembrava non avere nessuna fretta di disfarsi degli scomodi legacci che lo tenevano stretto altrettanto saldamente.
   «Sofi, Sofi... potresti avere tutto. Potresti avere di nuovo me... non mi farò mai più distrarre da stupide ossessioni. Riprenderemo ad addestrare i giovani Portatori di Elementi, e tra noi tutto tornerà come prima che fondassi il Centro... e anche meglio» la tentò.
   Nonostante sentisse la mancanza di Giovanni – se ne rendeva conto in quel momento più che mai, con il suo potere che s’intensificava a quella vicinanza – sapeva che tornare sui propri passi sarebbe stato sbagliato. La voce della ragione gridava nella sua testa, ma qualcosa di diverso si stava facendo strada in Sofia, ottenebrando la razionalità.
   Per un attimo guardò Giovanni con gli occhi offuscati dal desiderio di tornare indietro con lui. L’uomo colse la sua indecisione e si apprestò a darle l’ultima spintarella verso la scelta che desiderava facesse. Tirò ancora di più le corde che la legavano e la strinse a sé.
   «Sofia, lo vedi... è quello che vuoi anche tu» bisbigliò avvicinandosi al suo volto.
   Completamente stordita, la ragazza non si mosse. Sapere che quello che stava accadendo era sbagliato non riusciva ad accantonare la consapevolezza che nel suo essere, tutto era stato modellato dalla Natura e dal destino per portarla a quel momento. Per portarla da lui.
   Mentre ragione e istinto si scontravano furiosamente dentro Sofia, Giovanni si avvicinò ancora di più e le sfiorò le labbra con le proprie.
   A quel contatto – tanto leggero da essere quasi impercettibile – il potere di entrambi esplose con la forza di una bomba, distruggendo le funi argentee che li tenevano avvinti e scagliandoli a parecchi metri di distanza in direzioni opposte.
   I due si rialzarono immediatamente e si fissarono negli occhi: entrambi erano incerti su cosa fare. Nonostante tutti i viaggi intrapresi, nonostante tutte le loro conoscenze, nessuno dei due riusciva a comprendere cosa fosse accaduto, o perché, o se sarebbe potuto accadere di nuovo. Ma soprattutto, a quali conseguenze avrebbe potuto portare.
   Senza fiato, Giovanni capì cosa doveva fare. Aveva bisogno di tempo e non c’era che un modo per procurarsene. Prese un respiro profondo e si rivolse ai Portatori che si erano schierati al suo fianco.
   «Ci ritiriamo» disse con voce sonora.
   Jackson gli fu subito addosso.
   «Stai scherzando?» chiese rabbioso.
   L’italiano l’agguantò per il colletto della maglia con un gesto fulmineo e portò il naso a pochi centimetri dal suo volto.
   «Qui c’è in ballo molto più di alcune decine di Portatori» ringhiò.
   La sua espressione convinse Jackson a non insistere. Si allontanò, iniziando a radunare coloro che li avevano seguiti alla Valle. Giovanni si rivolse a Sofia.
   «C’è qualche possibilità che io possa vederti ancora?» le domandò.
   «Forse» rispose lei. «Tregua?».
   Lui si avvicinò. «Tregua» concordò, afferrando la piccola mano sottile che lei gli porgeva e stringendola tra le proprie. «A presto, Sofia» la salutò.
   La ragazza rispose solo con un cenno del capo, mentre osservava le centinaia di Portatori nemici portare via i loro morti e feriti.
   Stupiti dalla repentina fine dello scontro, Blaze e Laurence le si avvicinarono, trascinando André che riusciva a stento a non perdere i sensi.
   «E ora cosa faremo?» le chiese a fatica, osservando Elizabeth che si allontanava con i Maestri del Centro senza degnarli di uno sguardo.
   «Ci costruiamo un futuro» rispose Sofia, osservando i corpi distesi a terra e la devastazione prodotta dalla battaglia.
   I quattro amici si strinsero, come ogni giorno, pronti a ricominciare.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Piperilla