Rouge tornò al treno tutta soddisfatta; aveva un sorriso
contento
che nessuno sapeva spiegarsi.
La verità era che finalmente era riuscita a vedere Blaze,
anche se
da lontano.
Non voleva che la gatta la vedesse, ma allo stesso tempo voleva
spiarla da vicino.
L'occasione arrivò durante quei venti minuti di bagno.
Anche la pipistrella era stata mandata a lavarsi, e lì la
vide.
Nell'acqua Rouge chiacchierava con le altre, per non destare
sospetti, e allo stesso tempo sorvegliava la giovane gatta.
Era proprio come l'aveva descritta Shadow: bella ed elegante.
Era senza dubbio una persona riservata, come Rouge se la ricordava, e
con un alone di mistero.
L'ex spia della G.U.N. non mancò a guardarla anche con
sospetto;
diffidava di una persona così calma e calcolatrice, sapendo
che al
momento giusto sarebbe esplosa come una mina.
Non credeva davvero che i suoi poteri se ne fossero andati via
così,
soprattutto se erano naturali come quelli della gatta.
Shadow non sapeva che pensare, sembrava quasi crederle, e nonostante
Rouge si stupisse dell'ingenuità dell'amico, lei non diceva
niente.
Se ne stava zitta e lo fissava mentre lui argomentava e parlava...
Sinceramente, non pensava che Blaze fosse una spia... ma
perché era
lì?
Rouge non pensava che avesse una motivo... Rouge sapeva
che
aveva un motivo:
Amy Rose catturata e poi poco dopo Blaze nello stesso commercio di
schiavi? Era ovvio che era tutto collegato. Quella guardiana non si
sarebbe schiodata dal suo prezioso mondo se non si fosse trattato di
qualcosa di grave.
In quanto a Amy... eh, che ci voleva fare?
Sospirò pesantemente al pensiero della riccia rosa.
Quella ragazza si cacciava nei guai sin dalla tenera età, e
ha
continuato fino a quel momento.
Aveva saputo di lei da Shadow, il quale le aveva raccontato del
fascicolo che aveva visto.
Investigatrice? Sì, era un lavoro che le stava bene, dopo
tutto.
Rouge ignorava quanto fosse maturata nel corso degli anni, non aveva
mai avuto occasione di vederla o di parlarci assieme ancora.
Se la ricordava come un'iperattiva riccia dodicenne rosa confetto che
continuava a parlare, gridare, sognare ad occhi aperti un
fidanzamento tra lei e Sonic che non esisteva, e blaterando
sciocchezze con il suo sgradevole, acuto e quasi infantile tono di
voce. Doveva essere molto cambiata se era diventata capo della
polizia investigativa.
Che altro poteva dire di lei? La ricordava una bambina: occhi verdi,
grandi e tondi che si guardavano in giro curiosi, un ciuffo sparato
sulla fronte e una pratico caschetto da maschiaccio;
aveva un cerchietto rosso sulla testa che non serviva a niente e
indossava un largo vestito rosso coi bordi bianchi, non molto lungo,
ma abbastanza da coprire le mutande bianche della nonna.
Non voleva ammetterlo, ma era preoccupata per lei: anche se fosse
rimasta un'annoiante creatura, non si meritava quella fine. Certo,
avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato facile.
Il peggio era che la sua posizione e il suo stato fisico e mentale
erano più misteriosi del triangolo delle bermuda: nessuno
sapeva
dove fosse, come stesse, se era viva o morta.
Era come se a un certo punto fosse scomparsa nel nulla, dato che
tutti sapevano solo che era salita sul treno e stop.
Oh, tesoro. Pensava triste, mentre camminava e
scuoteva la
testa sconsolata Perché non sei rimasta a
raccogliere
fiori...?
Blaze guardò Shadow che saliva sul vagone con
facilità, per poi
voltarsi verso di lei e porgerle entrambi i palmi, invitandola
silenziosamente a prendergli le mani, per aiutarla a salire.
Nonostante Blaze non fosse tipa da accettare aiuto –
soprattutto
quando non ne aveva assolutamente bisogno – la gatta lo
guardò e,
reclutante, accettò le mani.
Il riccio strinse forte attorno alla presa della gatta, come se
volesse assicurarsi di non lasciarla, e la tirò su senza
troppa
fatica.
Blaze mormorò un 'grazie', ma per il resto c'era troppo
silenzio. Il
tutto non sembrava nemmeno così naturale.
Una volta tirata a bordo, Shadow non riuscì a non guardare
gli occhi
della giovane gatta; dorati, che bruciano come il più fiero
inferno.
Erano quasi ipnotici.
Distolse lo sguardo, sapendo che non poteva perdere altro tempo in
quel modo, e che doveva portare le chiappe a lavoro.
Ad un tratto Blaze si ricordò... doveva chiederlo...
“Devi tornare nel tuo vagone, se ti chiedono qualcosa di' che
eri
con me.” disse, già voltato di spalle, e iniziando
ad andarsene
via.
“Aspetta!” lo chiamò Blaze,
inseguendolo. Lo raggiunse e gli
mise una mano sulla spalla in modo che si fermasse.
“Che c'è?” chiese lui, voltandosi a
guardarla.
All'inizio la micia lilla avrebbe voluto girarci un po' attorno, ma
non vedendo come fare e trovando l'approccio diretto più al
caso
loro, dato che nessuno dei due aveva tempo da perdere, disse:
“Cosa sai della protezione, qua dentro?” chiese
seria,
guardandolo dritto in faccia.
Shadow non rispose subito, sembrava stupito che lei sapesse di quel
particolare.
Le sue iridi le scrutarono il viso, cercando qualcosa da dirle... o
le parole giuste per dirle qualcosa.
“Mph!” grugnì alla fine “Se te
lo stai chiedendo: sì,
ti ho messa sotto la mia protezione.” ammise, prima di
riprendere a
camminare, via da lei. Sentiva un leggero imbarazzo a dirglielo
così
in faccia alla gatta, proprio alla diretta interessata.
Ma dopotutto, lei aveva il diritto di saperlo.
Blaze gli fu subito dietro.
“Perché l'hai fatto?” gli chiese
leggermente stupita “Lo sai
che me la so cavare da sola!”
“Certamente.” rispose lui con un pizzico di
sarcasmo.
“...ma preferisco esserne sicuro. E comunque, di che ti
lamenti?
Avrai un problema in meno.” riprese, tornando serio e sincero.
Blaze sospirò pesantemente.
“Non ti capisco. Si può sapere perché
cerchi sempre di
proteggermi? Non ne ho bisogno-”
“Oh, forse hai ragione!”
tagliò corto lui, iniziando a
perdere la pazienza e alzando troppo la voce.
“Forse non ne avrai bisogno, ma sai che
ti dico? Tu non la
vuoi perché ti fa sentire debole. Non
funziona così, cazzo!
Tu accetterai quello che decido e farai quello che ti dico e QUESTO
E' QUANTO!” urlò.
Blaze non disse niente: rimase immobile a guardare il suo amico che
pian piano sbolliva la rabbia, senza battere ciglio.
Shadow realizzò lentamente ciò che aveva appena
fatto, e si rese
conto che era stato troppo duro.
Avrebbe voluto dire qualsiasi cosa pur di scusarsi, ma semplicemente
non gli uscì niente dalla bocca.
A un certo puntò sentì uno strano rumore, come
una... risata. Alzò
lo sguardo e vide, con stupore, che Blaze stava ridacchiando
sottovoce, poi quella risata divenne sempre più forte, quasi
maniacale.
Shadow la guardò allibito. Semplicemente non capiva.
“Oh, Shadow” disse lei ridacchiando cattiva
“Nessuno ha mai
osato impormi quello che dovevo fare, e mai accetterò ordini
da
nessuno, nemmeno da te.” gli
spiegò, tornando calma poco a
poco.
Lui continuava a guardarla scioccato.
“E' per questo che ridevi?”
“Facciamo così” disse Blaze, ignorando
la domanda del riccio
nero “Io sarò disposta ad accettare la tua
protezione e a
rispettare quello che fai e che farai, ma non provare nemmeno ad
approfittartene!” e detto questo, gli diede le spalle e
uscì a
testa alta dalla stanza, con passo sicuro.
Shadow osservò mentre se ne andava, guardandole la coda che
oscillava da lato a lato.
La sua reazione l'aveva lasciato di sasso, e nonostante sembrava che
Blaze non se la fosse presa, Shadow pensava comunque di essere stato
troppo duro.
“Blaze...” la chiamò, sperando che si
fermasse e si girasse
verso di lui, per guadarlo.
Invece lei uscì senza degnarlo di uno sguardo.
Ora lui era solo. Forse l'aveva ferita. Forse aveva colpito sotto
quel grande scudo che Blaze aveva eretto per proteggersi. Forse aveva
ferito quello che c'era sotto la sua maschera, la stessa copertura
che aveva creato e che serviva per non mostrare le sue emozioni, per
sembrare forte.
Debole. Termine che faceva sicuramente un brutto
effetto su
una tipa fiera come Blaze.
Shadow poteva immaginarlo: una parole del genere diretta a lui
avrebbe sicuramente fatto scattare qualcosa in lui. Rabbia. Nessuno
poteva definirlo debole, perché lui non voleva esserlo e non
voleva
essere ritenuto tale.
Blaze, in questo punto di vista, era molto simile a lui, e quindi
–
quasi sicuramente- anche lei stava provando rabbia, che aveva coperto
in quel modo quasi bizzarro.
Magari era ancora arrabbiata, e se ne era andata per non esplodere.
Magari era lì in corridoio che stava fumando fuori di
sé.
Poi Shadow si accorse di una cosa, che lo colpì come un
fulmine:
l'ha fatto per dimostrare che era forte.
Gli aveva detto quelle cose per dimostrargli che sapeva tenere la
situazione sotto controllo, che sapeva farsi valere e che comunque
comandava lei.
Sorrise.
Ok. Come vuoi.
Blaze ritornò nel suo vagone.
Aprì la porta per entrare e vide tutte le ragazze
già dentro e
sedute.
Si guardò velocemente in giro finché vide Mina,
seduta anche lei
che guardava in giro sorridente e paziente. Blaze si accostò
a lei e
poi si sedette in parte.
“Blaze, eccoti!” esclamò la mangusta
“Dov'eri finita?”
“Ho avuto dei problemi.” rispose la giovane gatta
sbuffando. Non
le aveva detto una bugia, in parte era vero.
“Oh.”
“Nulla di grave.” si affrettò ad
aggiungere la gatta, non dando
nemmeno il tempo all'amica di iniziare a preoccuparsi.
“All'ora...questo piano?” chiese la giovane
cantante, la quale
iniziava ad eccitarsi al solo pensiero.
“A dire la verità” ammise la gatta,
senza vergognarsi troppo
“Non ho ancora un piano preciso. Non ho elementi per farlo.
Per
questo il tuo aiuto mi può essere prezioso.”
La ragazza annuì in silenzio.
“Capisco. Cosa vuoi sapere?”
“Prima di tutto...ci sono uscite di emergenza su questo
treno?”
“Mmh...oltre a quelle normali, solo una, in fondo all'ultima
stanza. Ma non ti consiglio di usarla...”
Blaze annuì grave, consapevole di quello che intendeva:
sapeva che
stanza era, quella delle torture.
“In secondo luogo, sei mai stata a NBMC?” riprese
Blaze.
Mina rise moderatamente: “Non sapevo nemmeno che esistesse. A
dire
il vero, nessuna prigioniera qui l'ha mai sentita.”
Blaze aveva una faccia scocciata: “Stai dicendo che nessuno
ha mai
sentito parlare di una città del genere?! Come?!”
“Eh eh, già, è proprio una
città fantasma.” ridacchiò Mina
“Potrebbe diventare leggendaria, come El Dorado, oppure
Atlantide,
la fantomatica città inghiottita dalle acque. A
proposito...”
aggiunse pensierosa “...dovrei chiedere a Coral se esiste
davvero.”
concluse con un sorriso.
“Ma ci sarà sicuramente una stazione?!”
esclamò la gatta lilla,
più a sé stessa che alla sua amica.
Mina ci pensò su: “Sì...le guardie
parlavano di una stazione...
quindi suppongo che ci sia.”
Blaze iniziò a pensare a qualcosa.
“Bene” disse solo.
Per un po' pensò a cosa si poteva fare, il suo sguardo
rimaneva
fisso e concentrato al suolo.
Mina la osservava in silenzio, chiedendosi cosa si stava ingegnando.
Dopo interminabili minuti di silenzio, la gatta alzò lo
sguardo e
guardò la sua amica:
“Penso di avere un'idea, vuoi sentirla?”
“Potrebbe funzionare!” disse alla fine Mina, dopo
aver ascoltato
attentamente quello che la micia le aveva proposto.
“Ora non ci resta che parlarne con Coral.” aggiunse
la giovane
cantante.
La gatta annuì pensierosa.
C'era ancora un sacco di tempo da passare sul treno, quindi
iniziò a
fare domande sui suoi amici.
Mina rispose a tutto:
le raccontò che Sonic si era sposato con Sally Acorn,
principessa
nonché futura regina di Mobius, e gli erano appena arrivati
due
gemellini, Manic e Sonia, e si diceva che erano già peperini.
Per quanto si sforzasse, Blaze faceva davvero fatica a immaginare il
suo amico blu come un re; lui era più un eroe, uno spirito
libero,
un avventuriero, e allo stesso tempo le venne in mente una cosa
spaventosa...
cosa ha pensato Amy dei due sposini? Come aveva reagito?
La gatta non resistette e chiese alla sua amica come Amy l'avesse
presa.
Lei, con un sospiro visibilmente triste, le rispose: “Non
molto
bene. Amy era ancora molto innamorata di Sonic, anche se aveva capito
che non ricambiava. Ma ha sempre voluto bene a entrambi, e diceva che
se erano felici così, era felice anche lei. Per questo al
loro
matrimonio ha fatto buona faccia a cattivo gioco. Io c'ero
perché ho
cantato alla loro cerimonia, e Amy se ne è andata prima che
finisse.”
Blaze annuì, assorbendo tutte le parole che uscivano dalla
bocca di
Mina.
Certo, doveva essere assolutamente doloroso vedere l'uomo della
propria vita sposare qualcun altro. La micia si sentiva male per Amy,
quindi smise di chiedere riguardo Sonic.
Per carità, lui aveva una vita, una famiglia e una buona
reputazione
e Blaze era assolutamente felice per lui, ma come poteva fare una
cosa del genere proprio a Amy?
Sospirò tristemente quando si rispose da sola; non si poteva
costringere nessuno ad amare.
In questo caso, si può dire che non si poteva costringere
Sonic a
ricambiare. E l'argomento Sonic/Amy era finito.
Knuckles si era sposato con una certa Julie-su, dalla quale aveva una
figlia già grandicella, Lara-su.
Onestamente, Blaze non conosceva bene Knuckles, ne aveva sentito
parlare da Sonic e l'aveva visto solo una volta quando lei era
piombata nel mondo del riccio blu in cerca dei Sol Emerald.
E quanto riguarda Tails...
“E' il mio amore” gioì Mina, ma con una
nota di tristezza
sapendo che lui adesso era lontano.
“Dovevamo sposarci a breve, ma poi è successo
questo...” disse,
abbassando lo sguardo e con le lacrime agli occhi. Poi prese
coraggio, e guardò Blaze dritta negli occhi.
“Ma per fortuna,” disse sorridendo di nuovo,
cercando di mandare
via le lacrime “se questo piano va a buon fine,
potrò tornare da
lui.”
Blaterò ancora per un po' sul fatto che anche dei certi
Bunnie e
Antoine si erano sposati ed avevano avuto due splendidi figli, prima
una bella bambina di nome Belle, poi un maschietto di nome Jacques.
Non sapendo chi siano, Blaze preferì tenere la bocca chiusa
ed
annuire come se avesse capito. O come se le fregasse qualcosa.
Così passarono alcune ore, raccontandosi a vicenda da dove
venivano,
della vita passata, dei progetti futuri, degli amici in comune...
Blaze, a un certo punto, non sapeva più che dire, ma aveva
ancora
tanto tempo davanti a sé.
Soprattutto, la micia si voleva distrarre dalla persistente figura
del riccio nero, Shadow, che sorvegliava il vagone, soprattutto lei.
Shadow era il guastafeste nel suo piano, ma se aveva fatto i calcoli
giusti sarebbe riuscita ad aggirarlo.
Per distrarsi da lui, emise un argomento a caso, che le venne
guardando la sua amica.
“Che bei capelli che hai.” le disse, ammirandole la
folta chioma
viola.
“Grazie!” cinguettò Mina, passandosi una
mano tra i capelli “Ma
ti confesso che li vorrei tagliare.”
“Davvero? Perché?” chiese dubbiosa
l'amica.
“Vorrei provare con un'acconciatura corta. Mi piacerebbero a
caschetto...”
N.A:
Salve gente! E' da un po' che non mi faccio sentire. Lo so, sono in
ritardo di due settimane.
Prima
che mi dite cosa cazzo sta succedendo con Sonic e gli altri, lasciate
che vi spieghi:
C'è
un fumetto, chiamato "Sonic 30 anni dopo" (il titolo l'ho tradotto in
italiano) in cui le coppie... erano quelle. Già. Solo che in
questa ff sono solo dieci gli anni.
Ora,
un po' di punti:
1)
Lo so che penserete: "oh cazzo, ancora riferimenti ai fumetti!" "Ma chi
li legge?" "Ma sei fissata solo con i fumetti?!?" "Non sono canon."
"Non c'entrano a nulla con i giochi. Ah, e Shadow e Blaze non si sono
mai incontr-"
ZITTI
PORCO SCHIFO! Sì, questa ff sarà soprattutto sui
fumetti, in cui le coppie saranno quelle.
2)
A proposito delle coppie, sappiate che anche io ho qualcosa da ridire.
Se non fosse che sono canon in quel fumetto, non le avrei mai messe.
Sonally
è sempre stata canon nei fumetti, e li accetto senza
problemi.
Knuckles
e Julie-su: anche loro sono stati una coppia canon, ma giuro che amo
solo la Knuckouge (Knuckles x Rouge). Non me ne è mai
fregato un cazzo di Julie-su, ma la va così stavolta.
(sappiate che nelle prossime fanfic Rouge e Knuckles saranno sempre
insieme.)
Tails
e Mina: Non chiedete. Non so cosa abbiano pensato quando hanno messo
questi due insieme. Semplicemente, no. Per carità, non dico
che insieme facciano schifo, perché comunque is a better
story than Shadamy.
Bunnie
e Antoine: loro due fanno parte della serie di personaggi di cui me ne
sbatto altamente il cazzo perché non mi sono mai impegnata a
conoscerli. non mi interessano, nè come singoli
nè come coppia. E' una coppia a me neutrale.
Che
posso dire? Spero vi piaccia e che continuate a leggere la mia storia!
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