Sono
da circa mezz'ora davanti all'armadio, cercando di trovare qualcosa di
carino da indossare. L'indecisione è tale che sono sicura di
andare alla cena in pigiama; almeno quello è già
pronto sotto il cuscino. Ho passato l'intera parte del tempo a
prepararmi per essere presentabile e alla fine non ho concluso niente.
Mi perdo letteralmente dentro la valigia e il piccolo armadio, sommersa
da vestiti e scarpe, quando qualcuno comincia a bussare
ininterrottamente. Ecco, ora devo anche mettermi qualcosa addosso: non
ricordo neanche dove ho messo i pantaloncini e la canotta. Dopo
svariate ricerche, smontando nuovamente la camera, li ritrovo. E'
Mario: cosa vorrà ora?
-Se non hai nulla di importante da dirmi, puoi anche avviarti verso la
tua camera- gli dico aprendo la porta e tornando a frugare nell'armadio
-Ma che acida. Comunque Marco verrà a prenderti tra un
quarto d'ora, quindi vedi di muoverti- afferma velocemente
-Che cosa? Tra un quarto d'ora? Merda mi dev- ma ovviamente mi
interrompe come sempre
-Guarda che non devi agghindarti per bene eh. E' solo una cena, non
farti strane idee-
-Si si certo- dico cercando di nascondere il fatto che sono stata per
quasi un'ora davanti ad una stupida valigia, smontando essa e anche
l'armadio
-Tanto lo so che sei rimasta davanti ai vestiti per un bel po'-
Colpita ed affondata, cavolo.
-Certo, è arrivato il veggente- dico seccata
-Ma smettila, non sei neanche brava a mentire- afferma ridendo
rumorosamente dall'uscio della porta
-Quando la smetterai di prendermi per culo ti potrai far vivo di nuovo-
ribatto stufa
-Dai, non fare la permalosa. Ti lascio almeno ti fai bella per il tuo
amorino- dice con quel solito tono da coglione -Auguri e figli maschi-
conclude ridendo
-Zitto scemo- dico sbuffando -Ci vediamo lunedì- e gli
chiudo la porta in faccia
Mi ci voleva Mario per farmi aprire gli occhi? Sveglia Milagros! Non
è una cena di gala, non è nulla. Solo una stupida
cena con uno che probabilmente oltre all'amicizia non andrà
mai. Sicuramente anzi. Prendo un paio di jeans neri, una camicia color
pesca e delle semplici ballerine nere. Il tempo di mettermi il
lucidalabbra e il suono del cellulare risuona per tutta la stanza.
Scendo le scale di corsa, per non farlo aspettare, e apro la porta
dell'hotel velocemente: meno male che mio padre è in
riflessione in camera. Lui è li, appoggiato ad un Aston
Martin nera, mai vista in vita mia, con indosso un paio di pantaloni
neri, delle scarpe bianche e una camicia aperta leggermente all'inizio.
Cavolo, è davvero bello. Esco frettolosamente chiudendo la
porta e continuo a sorridere come un'ebete: la devo smettere di
sorridere.
-Ciao- dico salutandolo e cercando di essere meno goffa possibile
-Ciao- dice baciandomi una guancia -Sali- conclude aprendo la porta
dell'auto
-Quest'auto è davvero bella- dico guardandomi intorno e
annusando un profumo alquanto familiare
-Mario a volte è molto utile, mi ha dato una mano- dice lui
salendo e sorridendo
Mamma quant'è bello.
-Allora- dico cercando di rompere il silenzio che si era creato subito
dopo -Dove andiamo di bello?- continuo con nonchalance
-In un ristorante- risponde sorridendo
-Non vorrai farmi abbuffare- continuo sorridendo
-Una pizza non ti riempie lo stomaco, tranquilla. E poi Mario mi ha
detto che odi quei posti da vip, quindi ho optato per una cosa
più alla mano-
Dio sia lodato. Mario talvolta è davvero utile; grazie al
cielo. Continua a guidare mentre io, distrutto l'imbarazzo, comincio a
girare per le stazioni radio. Finalmente trovo una stazione decente e
mi metto a canticchiare la canzone che stanno mandando:"I'm in love" di
Ola. A quanto piace anche a Marco che, dopo qualche secondo, si unisce
a me canticchiando. Sembra un'uscita tra vecchi amici, nonostante noi
ci fossimo conosciuti solo qualche ora prima. Mi sembra così
naturale essere qui, in questa macchina, a cantare con lui: insomma, mi
sembra così perfetto che non so nemmeno io come descrivere
la cosa. Dopo un po' arriviamo davanti ad un locale che io conosco
abbastanza bene. Mi ci portarono i ragazzi un bel po di tempo fa e devo
dire che qui si mangia benissimo. Devo ricordarmi di ringraziare Mario,
un bel po'. La cena prosegue tranquilla e io non faccio altro che
fissare il mio piatto, che man mano diventa sempre più
vuoto. Sembra che ormai provo attrazione per il piatto che ho davanti,
non per il ragazzo seduto davanti a me. Probabilmente si accorge che
sono pensierosa e mi si mette a guardare.
-Che c'è? Ho qualcosa in faccia?- dico in preda al panico
-No, ma che- inizia a ridere -Calmati, sei solo stupenda-
Cavolo, ora devo solo cercare di non diventare rossa. Cosa impossibile
poichè, dopo neanche cinque secondi, divampo e le mie guance
diventano rosso fuoco.
-Beh, grazie mille- rispondo timidamente
-Allora- continua cercando di sciogliere l'imbarazzo -Come mai ti
alleni con quei pazzi?- chiede sorridendo
-Mio padre è il mister purtroppo; fin quando non
comincerà a fare freddo, io sono costretta a quelle
terribili torture- rispondo sorridendo a mia volta
-Dicono che sia abbastanza severo-
No, ma dai. E' l'uomo più dolce e premuroso guarda.
-Severo è dire poco- replico -Ci tortura nemmeno fossimo dei
prigionieri di guerra-
-Oh mamma- inizia a ridere -Allora hanno davvero ragione, io pensavo
che scherzassero-
-No guarda, su questo non scherzano affatto-
Cominciamo a parlare del più e del meno e scopro di avere
molte cose in comune con lui. Più parla e più mi
piace. E' spiritoso, simpatico ma nello stesso tempo dolce e anche un
po' timido. Un misto che farebbe impazzire chiunque e poi quegli occhi,
cavolo: ti fanno completamente andare in pappa il cervello. Usciamo dal
locale e decidiamo di fare una passeggiata al Westfalenpark, il quale
io sapevo essere aperto solo di giorno, ma a Marco sembra importare
poco.
-Ma il parco non è- ecco, anche lui con questo vizio di
interrompere
-C'è una parte aperta anche di notte, sta tranquilla- mi
dice prendendomi per mano
-Scusa se vado subito nel panico- dico affranta
-Ma che, non devi neanche scusarti. E' normale-
Cominciamo a camminare nel parco e io comincio a stringermi sempre
più a lui: un po' perchè comincia a fare fresco,
e un po' perchè mi piace quel contatto. Più che
altro è lui che mi piace; ma non voglio rovinare tutto come
con Josh. Oh Josh, chissà cosa starà facendo ora.
Di sicuro mi avrà già dimenticata: meglio
così alla fine. Avremmo sofferto un sacco, anche se la cosa
non è che sia cambiata molto. Ci sediamo su una panchina e
io mi accascio quasi completamente su di lui, o meglio: la mia testa si
accascia sulla sua spalla mentre lui mi cinge la vita. La serata
è così perfetta che da lì non me ne
andrei mai.
-Josh guarda!- urla mio fratello dalla sua stanza -Josh!-
-Zitto, non urlare- dico seccato -Che c'è?-
-E' lei?- chiede
-Lei chi?-
-Quella ragazza, Milagros- continua indicando una ragazza insieme ad un
ragazzo alto e biondo. Bene, mi ha già dimenticato.
-Si e allora? Sai quanto mi importa di lei?-
-Si certo Josh, e tu speri che io ci creda. Ma dai, si vede ancora che
ti interessa- continua mio fratello
-Chi è quello?- chiedo seccato ma curioso
-Qui dice che si chiama Marco Reus. E' un calciatore tedesco e la foto
è stata scattata durante la finale di una certa Supercoppa,
boh- mi informa lui
-Niente storia d'amore? Niente sbaciucchiamenti o roba
così?- perchè comincio a fare tutte queste
domande? Merda
-No, non ti interessa più vero?- dice in tono strafottente
-Comunque, ci sono altre foto, ma nessuna allusione a baci, storie o
quant'altro-
Tiro un sospiro di sollievo e Connor mi guarda furbo.
-Perchè non vai da lei?- mi chiede
-Stai scherzando vero? Assolutamente no-
-Ma perchè? Si vede che ti piace, che ti manca-
-Assolutamente no- dico mentendo. Mi manca più di ogni altra
cosa
-Smettila, con me non attacca-
-Connor è meglio così. Lei lì e io
qui; stop- dico uscendo e dirigendomi verso la mia stanza
Devo tornare a Los Angeles, per un film che dovrò girare,
tra un paio di giorni e sto aspettando che mi inviino le location del
film. L'indirizzo e-mail è aperto da quasi tutto il giorno e
nessuna mail è ancora arrivata: ma parli del diavolo e
spuntano le corna. Apro la mail con la solita noia ed apatia che mi
contraddistingue da un po' di giorni e comincio a leggere. La cosa che
mi salta subito all'occhio, in mezzo a quelle mille frasi e parole
messe lì, è la scritta Munchen, Germany. Merda,
grande merda. Con tutte le città o gli stati proprio questo?
Se non è sfiga questa, ditemi cosa lo è. Spero
solo di non incontrarla, altrimenti sarà un bel grosso guaio.
NOTA AUTRICE:
Allora, mi scuso per
tutto il tempo. Davvero, scusate. Praticamente sono stata sommersa
dagli impegni e non ho avuto moltissimo tempo per dedicarmi alla
scrittura. Capitolo insulso, sciatto, di passaggio insomma. Il bello
deve ancora arrivare, per cui godetevi questa piccola pausa da i drammi
di Josh e Mila. Ne arriveranno di tutti i colori tra un pochino. Spero
che, anche se è un po' corto, vi sia piaciuto. Ringrazio
ancora tutti i lettori che si buttano nella mia storia e che decidono
di leggerla. Ringrazio le persone che la recensiscono e anche chi la
mette nei preferiti o altro. Insomma, grazie davvero a tutti. Spero che
recensirete anche questo capitolo e grazie alle vacanze,
tornerò a scrivere! Quindi spero di postare un capitolo a
settimana. Grazie ancora a tutti, un bacio!!
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