C A P I T O L O 1
Un incontro sfuggente
Amu
spostò il lenzuolo rizzandosi a sedere sul bordo del letto.
Rivolse un’occhiata assonnata alla sveglia, erano all'incirca
le
nove di mattina. Sbadigliò rumorosamente ed entrò
nel piccolo bagno della sua stanza. Si
spogliò, lasciando la maglia larga con cui aveva dormito
sulla cesta dei panni sporchi.
Entrò
quasi riluttante nella doccia, poiché, quando la sua pelle
venne
a contatto con l’acqua, la sua schiena venne percorsa da un
brivido.
Mentre il tepore del sonno scivolava via, la ragazza si passava
lentamente il bagnoschiuma sul corpo, realizzando che giorno era e,
successivamente, rimuginando sulle varie ipotesi che le balenavano in
testa.
Era abbastanza sicura che sarebbe stata nervosa e che lo avrebbe
trattato con freddezza, lo faceva tutte le volte che non riusciva ad
avere il pieno controllo di se stessa, per questo aveva attirato quel
soprannome che alle sue orecchie suonava così sgradevole;
scosse
la testa << Tks, mi sono appena svegliata e
già i pensieri
mi assillano, cominciamo bene Amu >>.
Appoggiò
la fronte alle piastrelle umide e sorrise malinconicamente
<< Ikuto, sei veramente un ragazzo problematico
>> .
-
Amu
non aveva mai retto bene l'ansia.
Odiava profondamente tutto quello che l'ansia comportava: i battiti
cardiaci che si facevano più rapidi, i respiri meno profondi
e
più corti, la voce che tremava e la necessità di
torturarsi le dita. Sapeva inoltre che quel gesto la faceva sembrare
una bambina piccola e che era difficile da prendere sul serio, il che
la infastidiva non poco. Stava per rincontrare un suo vecchio amico,
voleva dimostrare sin da subito di essere cresciuta, di essere
maturata. Voleva spazzare via l'immagine della bambina capricciosa e
con gli occhi sempre umidi, quella che probabilmente Ikuto
ricordava.
<<
Oy!
Amu-chan! Mi stai ascoltando? >> chiese Yaya
avvicinandosi al
viso pensieroso dell'amica.
<<
Uh? S-si >> l'altra la
guardò poco convinta.
<<
Dicevo, dovrai indossare il
mantello anche tu alla cerimonia di inizio anno >> Amu la
fissò inespressiva per qualche secondo e bevve un'altro
sorso di
caffè.
<<
No >> rispose secca.
La
più piccola cercò con sguardo supplichevole il
supporto
di Nadeshiko che intanto le guardava divertita.
<<
Ti vedo nervosa
oggi Amu >> disse la ragazza con un piccolo ghigno sul
viso -
riferendosi a quello che l'amica gli aveva riferito il giorno prima.
<<
C'è qualcosa che ti turba? >> l'interessata le
rivolse un'occhiata torva ma rimase in silenzio, continuando a fare
colazione <<
Se metti il mantello per tutta la giornata ti
sostituisco io oggi >> propose con nonchalance; Amu ci
rifletté per qualche secondo "Rimandare
la cosa non sarebbe male. So che alla cerimonia di apertura mi
vedrà comunque, ma almeno sarà lui a venirmi a
cercare".
Alzò lo sguardo verso l'amica <<
Solo il
mantello hai detto? >> l'altra si sporse leggermente
verso di lei.
<<
Hmm, no. Dovrai anche affiancare Tadase nel suo discorso
>> Amu incrociò le braccia e
corrugò le
sopracciglia.
<<
Maledizione a te Nadeshiko >>
sospirò seccata << Ci sto >>
rispose fissando il
poco caffè rimasto nella tazza.
Amu si chiedeva se aveva davvero
fatto la scelta migliore.
-
La
ragazza aprì il suo armadio e fece scorrere la mano fino al
mantello che sarebbe andata a indossare da lì a poco; lo
prese
in mano e lo osservò per qualche secondo quasi con aria di
sfida
<< Sei ancora più imbarazzante e orribile di
quanto ti
ricordassi >> sentenziò rivolgendosi
all'indumento. Prima
di indossare quella odiosa mantella - e raggiungere successivamente gli
altri membri del consiglio in palestra - sbuffò
scocciata maledicendosi mentalmente più e
più volte.
Mentre
camminava Amu riconosceva tra i volti degli studenti
quelli già visti e conosciuti
e guardava di sfuggita i visi nuovi -alcuni inquieti, altri esaltati. A
ogni chioma bluastra o nera che incontrava con lo sguardo
tratteneva il respiro, sperando con tutta se stessa che non fosse lui; i
suoi pensieri erano un susseguirsi di imprecazioni da scaricatrice di
porto a dir poco e lamentele del tipo"Non posso andare avanti
così" o "Mi sta per venire una sincope,
lo sento".
Arrivata
all'ingresso della palestra tirò un sospiro di sollievo e si
tranquillizzò almeno in parte. Entrata
nella sala dovette sgomitare un po' per farsi strada tra gli alluni che
iniziavano già ad entrare per assicurarsi un buon posto;
superata la calca iniziale la folla scemava e camminare diventava
più facile - non che avesse avuto grandi
difficoltà,
molti vedendo l'abbigliamento la lasciavano passare.
Quando
fu davanti alla porta per le quinte si fermò,
incrociò le
braccia sotto il seno e guardò dall'alto in basso i due
ragazzi
appoggiati all'entrata, intenti a chiacchierare.
<<
Spostatevi,
state ostruendo il passaggio >> disse con
voce fredda, inclinando leggermente la testa e assottigliando lo
sguardo.
<<
Uh? Ma senti questa, chi credi essere? >>
domandò il più giovane con acidità.
<<
K-Kenta, è Amu Hinamori, non ti conviene inimicartela
>> rispose l'altro un po' titubante <<
Scusalo, è
nuovo. Ora noi andiamo, scusa ancora Amu-san >> la
ragazza lo
raggelò con lo sguardo.
<<
Hinamori-san per te, non
prenderti tanta confidenza >> sentenziò
oltrepassandoli e
raggiungendo i suoi amici.
<< La bella e gelida Amu è tornata
>> ridacchiò Kukai
<< Mi pare ovvio.
E non mi chiamare in quel modo! >>
-
Erano
passate due settimane dall'inizio delle lezioni. Per Amu Ikuto era un
pensiero fisso e allo stesso tempo un fantasma. Lo aveva visto di
sfuggita per i corridoi un paio di volte, ma nulla di più.
A volte pensava che non esistesse per davvero ma la
realtà era che, semplicemente, non faceva parte della sua
vita.
Nel profondo era un po' delusa, pensava che qualcosa sarebbe
cambiato ma invece era solo ricominciata la noiosa routine scolastica.
Era tardo pomeriggio, Amu se ne stava nel suo posto
preferito, seduta sotto un albero di sakura in fiore.
Amava quel posto: si trovava al margine del cortile della
scuola
ed era quindi poco frequentato dagli studenti. A dire la
verità
non aveva mai visto nessun' altro andarci. Era diventato nel tempo il
suo posto sicuro, quello dove andare quando aveva bisogno di sentirsi
sicura e protetta, o semplicemente per isolarsi dal mondo circostante.
Quello era stato un giorno particolarmente stancante, aveva
bisogno di un po' di pace. All'ombra dell'albero, si godeva la leggera
brezza e il profumo di ciliegie che aleggiava nell'aria.
Era immersa nei suoi pensieri quanto a un certo punto sentì dei passi, aprì
gli occhi
scocciata per vedere chi avesse avuto la faccia tosta di rovinare la
sua quiete. Si alzò in piedi e pulì
velocemente la
gonna dalla terra che le era rimasta addosso.
Alzò lo sguardo e la sua irritazione
sparì all'istante.
Il cuore le salì in gola dall'emozione e per la
sorpresa.
Ikuto era di fronte a lei e le sorrideva in modo dolce e affettuoso.
<<
I-Ikuto? >> domandò titubante.
<<
Yo >>
la saluto lui << Non ci si vede da un po', sei
cresciu-
>> fu un attimo: Amu si mosse velocemente verso di lui,
gli
sorrise genuinamente, con le guance imporporate e gli occhi lucidi,
prima di gettargli le braccia al collo d'impulso.
<<
Ikuto!
>> lo chiamò lei in tono quasi supplichevole,
stringendo
forte la giacca nera della divisa e nascondendo il viso nel petto del
ragazzo, aspettando che anche lui la stringesse.
Fu un abbraccio lungo, silenzioso e intenso, valeva come
tutte le parole non dette in quegli anni.
Quando finì, una lacrima solitaria
solcò la guancia
della Hinamori che, prontamente, l'asciugò con il palmo
della
mano.
<<
Scusami, solitamente non sono così espansiva
>> disse lei non realmente dispiaciuta.
<<
Figurati
>> rispose tranquillo lui.
<<
Mi sei mancato >>
disse lei d' impulso, con un sorriso amaro in volto << Mi dispiace di
essere
sparita >> "Avevo sempre voluto dirglielo" pensò
mortificata. Ikuto le poggiò una mano sulla testa.
<<
Fa
nulla, davvero >> la rassicurò lui. Si
guardarono negli
occhi per un lasso di tempo indefinito. C'era un qualcosa di
nostalgico, malinconico e famigliare in quel contatto visivo.
Il cellulare di Ikuto squillò ed entrambi furono
riportati
alla realtà << Devo andare, è il
mio compagno di
stanza >> disse Ikuto seccato, iniziando ad allontanarsi
<<
Domani pranziamo qui >> affermò senza girarsi
e facendo un
gesto con la mano in segno di saluto.
Amu rimase immobile, a fissare la sua sagoma, contornata
dalla
luce dai toni caldi del tramonto, allontanarsi e farsi sempre meno
chiara e tangibile.
Provava tante emozioni in quel momento: era felice, confusa,
emozionata e impaurita.
Quell'incontro
le aveva messo paura
come solo i cambiamenti importati sanno fare.
Note autrice:
Oh my Jashin! Non ci credo, ho
finito il primo capitolo *^* sono fiera di me stessa anche
se non dovrei ewe ci ho messo tipo 10 mesi, 10 MESI!
Ma scherziamo?! Per di
più per un merdoso corto capitolo?! Sono una vergogna
ç^ç
Comunque devo dire che questo
capitolo è stato un parto, l' ho riscritto una ventina di
volte e boh sento che vorrei
aggiungere ancora qualcosa ma la voglia di pubblicare è
tanta quindi pazienza ewe
L'unica nota positiva
è che in questo tempo ho rivisto un pochino la trama della
storia e penso che ora sia un po' meno banale -
spero.
Presa anche da un attacco di buona volontà - è
durato
molto poco se a qualcuno interessasse - ho rivisto il prologo e l'ho
reso un po' meno "pugno nell'occhio", quindi si vi consiglio caldamente
di andare a rileggerlo pechè, diciamocelo, dopo 10 mesi
è
una benedizione se qualcuno ancora si scomoderà a recensire,
figuriamoci ricordare le boiate che scrivo - più che
scrivere
tiro capocciate alla tastiera.
Che dire, per ora è tutto, spero di aggiornare presto ma con
me nulla è garantito e3e
Kisses ❤