Un incontro sfuggente
Entrò
quasi riluttante nella doccia, poiché, quando la sua pelle
venne
a contatto con l’acqua, la sua schiena venne percorsa da un
brivido.
Mentre il tepore del sonno scivolava via, la ragazza si passava
lentamente il bagnoschiuma sul corpo, realizzando che giorno era e,
successivamente, rimuginando sulle varie ipotesi che le balenavano in
testa.
Era abbastanza sicura che sarebbe stata nervosa e che lo avrebbe
trattato con freddezza, lo faceva tutte le volte che non riusciva ad
avere il pieno controllo di se stessa, per questo aveva attirato quel
soprannome che alle sue orecchie suonava così sgradevole;
scosse
la testa << Tks, mi sono appena svegliata e
già i pensieri
mi assillano, cominciamo bene Amu >>.
Appoggiò
la fronte alle piastrelle umide e sorrise malinconicamente
<< Ikuto, sei veramente un ragazzo problematico
>> .
-
Amu
non aveva mai retto bene l'ansia.
Odiava profondamente tutto quello che l'ansia comportava: i battiti
cardiaci che si facevano più rapidi, i respiri meno profondi
e
più corti, la voce che tremava e la necessità di
torturarsi le dita. Sapeva inoltre che quel gesto la faceva sembrare
una bambina piccola e che era difficile da prendere sul serio, il che
la infastidiva non poco. Stava per rincontrare un suo vecchio amico,
voleva dimostrare sin da subito di essere cresciuta, di essere
maturata. Voleva spazzare via l'immagine della bambina capricciosa e
con gli occhi sempre umidi, quella che probabilmente Ikuto
ricordava.
<< Uh? S-si >> l'altra la guardò poco convinta.
<< Dicevo, dovrai indossare il mantello anche tu alla cerimonia di inizio anno >> Amu la fissò inespressiva per qualche secondo e bevve un'altro sorso di caffè.
<< No >> rispose secca.
La più piccola cercò con sguardo supplichevole il supporto di Nadeshiko che intanto le guardava divertita.
<< Ti vedo nervosa oggi Amu >> disse la ragazza con un piccolo ghigno sul viso - riferendosi a quello che l'amica gli aveva riferito il giorno prima.
<< C'è qualcosa che ti turba? >> l'interessata le rivolse un'occhiata torva ma rimase in silenzio, continuando a fare colazione << Se metti il mantello per tutta la giornata ti sostituisco io oggi >> propose con nonchalance; Amu ci rifletté per qualche secondo "Rimandare la cosa non sarebbe male. So che alla cerimonia di apertura mi vedrà comunque, ma almeno sarà lui a venirmi a cercare".
Alzò lo sguardo verso l'amica << Solo il mantello hai detto? >> l'altra si sporse leggermente verso di lei.
<< Hmm, no. Dovrai anche affiancare Tadase nel suo discorso >> Amu incrociò le braccia e corrugò le sopracciglia.
<< Maledizione a te Nadeshiko >> sospirò seccata << Ci sto >> rispose fissando il poco caffè rimasto nella tazza.
Mentre camminava Amu riconosceva tra i volti degli studenti quelli già visti e conosciuti e guardava di sfuggita i visi nuovi -alcuni inquieti, altri esaltati. A ogni chioma bluastra o nera che incontrava con lo sguardo tratteneva il respiro, sperando con tutta se stessa che non fosse lui; i suoi pensieri erano un susseguirsi di imprecazioni da scaricatrice di porto a dir poco e lamentele del tipo"Non posso andare avanti così" o "Mi sta per venire una sincope, lo sento".
Arrivata all'ingresso della palestra tirò un sospiro di sollievo e si tranquillizzò almeno in parte. Entrata nella sala dovette sgomitare un po' per farsi strada tra gli alluni che iniziavano già ad entrare per assicurarsi un buon posto; superata la calca iniziale la folla scemava e camminare diventava più facile - non che avesse avuto grandi difficoltà, molti vedendo l'abbigliamento la lasciavano passare.
Quando fu davanti alla porta per le quinte si fermò, incrociò le braccia sotto il seno e guardò dall'alto in basso i due ragazzi appoggiati all'entrata, intenti a chiacchierare.
<< Spostatevi, state ostruendo il passaggio >> disse con voce fredda, inclinando leggermente la testa e assottigliando lo sguardo.
<< Uh? Ma senti questa, chi credi essere? >> domandò il più giovane con acidità.
<< K-Kenta, è Amu Hinamori, non ti conviene inimicartela >> rispose l'altro un po' titubante << Scusalo, è nuovo. Ora noi andiamo, scusa ancora Amu-san >> la ragazza lo raggelò con lo sguardo.
<< Hinamori-san per te, non prenderti tanta confidenza >> sentenziò oltrepassandoli e raggiungendo i suoi amici.
<< La bella e gelida Amu è tornata >> ridacchiò Kukai
<< Mi pare ovvio.
E non mi chiamare in quel modo! >>
A volte pensava che non esistesse per davvero ma la realtà era che, semplicemente, non faceva parte della sua vita.
Nel profondo era un po' delusa, pensava che qualcosa sarebbe cambiato ma invece era solo ricominciata la noiosa routine scolastica.
Era tardo pomeriggio, Amu se ne stava nel suo posto preferito, seduta sotto un albero di sakura in fiore.
Amava quel posto: si trovava al margine del cortile della scuola ed era quindi poco frequentato dagli studenti. A dire la verità non aveva mai visto nessun' altro andarci. Era diventato nel tempo il suo posto sicuro, quello dove andare quando aveva bisogno di sentirsi sicura e protetta, o semplicemente per isolarsi dal mondo circostante.
Quello era stato un giorno particolarmente stancante, aveva bisogno di un po' di pace. All'ombra dell'albero, si godeva la leggera brezza e il profumo di ciliegie che aleggiava nell'aria.
Era immersa nei suoi pensieri quanto a un certo punto sentì dei passi, aprì gli occhi scocciata per vedere chi avesse avuto la faccia tosta di rovinare la sua quiete. Si alzò in piedi e pulì velocemente la gonna dalla terra che le era rimasta addosso.
Alzò lo sguardo e la sua irritazione sparì all'istante.
Il cuore le salì in gola dall'emozione e per la sorpresa. Ikuto era di fronte a lei e le sorrideva in modo dolce e affettuoso.
<< I-Ikuto? >> domandò titubante.
<<
Fu un abbraccio lungo, silenzioso e intenso, valeva come tutte le parole non dette in quegli anni.
Quando finì, una lacrima solitaria solcò la guancia della Hinamori che, prontamente, l'asciugò con il palmo della mano.
Il cellulare di Ikuto squillò ed entrambi furono riportati alla realtà << Devo andare, è il mio compagno di stanza >> disse Ikuto seccato, iniziando ad allontanarsi << Domani pranziamo qui >> affermò senza girarsi e facendo un gesto con la mano in segno di saluto.
Amu rimase immobile, a fissare la sua sagoma, contornata dalla luce dai toni caldi del tramonto, allontanarsi e farsi sempre meno chiara e tangibile.
Provava tante emozioni in quel momento: era felice, confusa, emozionata e impaurita.
come solo i cambiamenti importati sanno fare.
Note autrice:
Oh my Jashin! Non ci credo, ho finito il primo capitolo *^* sono fiera di me stessa anche se non dovrei ewe ci ho messo tipo 10 mesi, 10 MESI!
Ma scherziamo?! Per di più per un merdoso corto capitolo?! Sono una vergogna ç^ç
Comunque devo dire che questo capitolo è stato un parto, l' ho riscritto una ventina di volte e boh sento che vorrei aggiungere ancora qualcosa ma la voglia di pubblicare è tanta quindi pazienza ewe
L'unica nota positiva è che in questo tempo ho rivisto un pochino la trama della storia e penso che ora sia un po' meno banale - spero.
Presa anche da un attacco di buona volontà - è durato molto poco se a qualcuno interessasse - ho rivisto il prologo e l'ho reso un po' meno "pugno nell'occhio", quindi si vi consiglio caldamente di andare a rileggerlo pechè, diciamocelo, dopo 10 mesi è una benedizione se qualcuno ancora si scomoderà a recensire, figuriamoci ricordare le boiate che scrivo - più che scrivere tiro capocciate alla tastiera.
Che dire, per ora è tutto, spero di aggiornare presto ma con me nulla è garantito e3e
Kisses ❤