Quinto Capitolo
Era finalmente arrivato il giorno della prima competizione. Un
gigantesco anfiteatro chiuso fungeva sia da arena per i partecipanti
che da tribuna per gli spettatori. I membri delle varie squadre avevano
piccole salette quasi al livello dell’arena, una per squadra,
da dove poter seguire le prove assieme agli invitati speciali che si
erano portati dietro. Sotto alle tribune c’era il tavolo dei
giudici, dove sedevano il rettore Ansem, il possente rettore Eraqus del
Departure College, e un uomo calvo che Roxas inquadrò come
il rettore Xehanort, il misterioso figuro che dirigeva ben cinque
accademie. Il biondino ripensò al professor Xehanort della
sua università e si chiese se esistesse una parentela.
L’arena vera e propria era un rettangolo di discrete
dimensioni che sarebbe stato di volta in volta attrezzato per la sfida
in questione: quel pomeriggio era pieno di tele e pennelli per i
dipinti, pennarelli e colori di ogni natura per i disegni liberi,
squadre e altri attrezzi di precisione per il disegno tecnico,
ovviamente connessi di matite di ogni calibro accuratamente disposte in
fila, e dei tablet per il disegno digitale. Tutti gli studenti della
TTU erano sollevati che l’edizione moderna dei Campionati
avesse eliminato la scultura, visto l’esile fisico della loro
amica. In compenso c’era cartapesta in abbondanza per una
sorta di prova artistica senza disegno, e nessuna limitazione sul come
eseguirla. Era chiaramente un pallido tentativo di implementare arte
che non fosse del tipo convenzionale, ma Roxas non se ne
curò. Naminé era brava appunto nel disegno
tradizionale.
La ragazza era pallida e con gli occhi bassi. C’era da
aspettarselo, considerata la situazione. La pressione doveva essere
assurda per una ragazza così giovane e riservata. I suoi
avversari invece parevano calmi, ma era difficile stabilirlo dal
momento che Chirithy non si levava mai il soprabito e i Foretellers
rimanevano muti e impassibili. Non proprio un’atmosfera
confortante.
Sapendo di dover fare qualcosa, i Nobodies e gli altri incitarono
Naminé a pieni polmoni, finché quella non se ne
accorse e li salutò debolmente, ma era visibilmente
più salda sulle gambe quando tornò a fissare
davanti a lei. Poi intervenne l’arbitro e la prova ebbe
inizio.
Lo stesso uomo che li aveva informati sul regolamento
enunciò i termini della prova, anche se ormai gli
interessati li conoscevano: “Davanti a voi ci sono tutti gli
strumenti che vi servono. La prova si divide in: disegno libero,
disegno tecnico, pittura, disegno digitale e creatività,
quest’ultima senza limiti. Avete tre ore per realizzare
un’opera di ogni categoria, e un illimitato numero di
tentativi, ma i giudici valuteranno solo i lavori finiti. Potete
iniziare!”
Tutti corsero alle loro postazioni e iniziarono a buttare
giù idee per i loro disegni. La prova della
creatività fu per il momento scartata: era una categoria
riempitiva, e con la cartapesta si poteva facilmente realizzare
qualcosa. Era ovvio tutti puntassero sui disegni per vincere.
Naminé era nel suo elemento e procedeva ora senza problemi,
dimentica degli altri concorrenti. La sua espressione spensierata non
lasciava dubbi che si stesse divertendo: Roxas sperava solo che fosse
abbastanza motivata anche per vincere.
A molti degli spettatori era capitato di annoiarsi guardando gente
disegnare e dipingere: non è lo spettacolo più
entusiasmante del mondo. Invece qui erano tutti col fiato sospeso, ben
sapendo cosa c’era in gioco, e nei momenti morti si poteva
guardare un altro concorrente. I Foretellers erano bravissimi, ciascuno
con il proprio ritmo (la figura con l’unicorno pareva
spiccare dal gruppo), mentre Chirithy avanzava con lentezza, quasi a
fatica.
“Bene, almeno uno è già fuori dalla
sfida!” Esclamò Demyx trionfale.
“Vedi di tapparti la bocca, almeno fino alla fine della
competizione.” Sibilò Larxene.
Roxas non credeva alla iella, ma decise che era meglio non rischiare e
si adeguò al silenzio generale. Nessuno parlava, anche
perché effettivamente pochi di loro avevano una solida
conoscenza della materia. Perfino le modeste nozioni che Lexaeus aveva
appreso facendo collegamenti con la letteratura e la storia non
bastavano certo a livelli come questi. I disegni di Naminé
si erano ormai accumulati e doveva aver già scelto il suo
prediletto, visto che era passata al tablet per il disegno digitale.
Aveva dipinto uno splendido paesaggio di fantasia e una perfetta
squadratura di una qualche figura geometrica complessa riluceva su un
foglio pulito da ogni traccia eccessiva di matita. Mancava solo la
prova creativa ed era fatta.
Il gong fece sobbalzare quasi tutti. Erano già passate tre
ore? Roxas sperò che ai partecipanti il tempo fosse sembrato
di più, altrimenti lui non aveva idea di come avrebbe fatto
al suo turno.
Con orrore, Roxas notò che Naminé non
aveva nemmeno toccato la cartapesta. Era già una prova in
meno. I Foretellers avevano realizzato una forma animale ciascuno e
stavano consegnando il tutto ai giudici.
L’apprensione si accentuò quando i giudici e gli
spettatori realizzarono che nemmeno Chirithy aveva usato la cartapesta:
tuttavia, un elaborato disegno era stato tracciato sul pavimento
dell’arena, rappresentante un felino in procinto di compiere
un balzo. Nessuno vi aveva fatto caso: Chirithy aveva distolto tutte le
attenzioni da sé con i suoi movimenti lenti e svogliati. Ma
per Roxas e compagni che godevano di una posizione rialzata, il
risultato era dolorosamente bello. In più era stato
disegnato col carbone, che produceva un effetto magnifico accostato al
bianco candido del pavimento.
Anche i giudici non poterono nascondere la loro ammirazione. Valutarono
i Foretellers e diedero alti voti specialmente all’Unicorno,
ma era ovvio fossero rimasti catturati dal gatto tracciato per terra.
Arrivarono infine da Naminé, e seppure rimasero ammaliati
dalle sue opere (fra le migliori che avesse mai realizzato), si
mostrarono perplessi di fronte all’assenza della sua prova
creativa.
“Signorina, capiamo bene la sua giovane età, ma
avrebbe dovuto gestire meglio il suo tempo e presentarci cinque
prove.”
“Ma io vi ho portato cinque prove.” La ragazza era
spossata, ma esibì comunque un trionfante sorriso.
“Sarebbero i signori giudici così gentili da
ispezionare il mio tavolo?”
“Naminé, le regole sono chiare, noi dobbiamo
valutare solo i lavori che hai deciso di sottoporci, e non…
oh!” Ansem non riuscì a finire la frase, e
convocò gli altri due Rettori.
Roxas allungò lo sguardo per capire il motivo di tanta
agitazione, e infine lo vide: l’intero tavolo di
Naminé era
la prova creativa. Ogni compasso, ogni matita, ogni foglio era disposto
secondo un preciso ordine. A prima vista non pareva, ma guardando
l’insieme era ovvio fosse così.
L’immagine non aveva senso, ma perfino il più
ignorante in materia sapeva cos’era l‘astrattismo.
Naminé aveva previsto che molti avrebbero ignorato la prova
creativa giudicandola inferiore, e lei l’aveva invece
realizzata fin da subito mentre lavorava alle altre, il tutto nel modo
più naturale possibile.
“Mi è stato detto che non c’erano
limitazioni per quanto riguardava l’ultima prova.”
Espose sempre sorridendo ai tre uomini.
I giudici si riaccomodarono sui sedili, pronti ad annunciare il nome di
chi, secondo loro, era il vincitore.
“Naminé” disse Ansem, naturalmente.
“Chirithy” disse invece Eraqus. Prevedibile, era il
suo rappresentante.
Xehanort esitò prima di rispondere. Se avesse nominato uno
dei Foretellers, sarebbe stata parità e i giudici avrebbero
dovuto discutere fra loro fino a raggiungere un accordo. Normalmente
con sette esaminatori le probabilità che ciò
accedesse erano minime, ma con tre era tutta un’altra storia.
Fortunatamente, Xehanort non pareva deciso a prolungare quella giornata.
“Naminé.” Sentenziò infine.
Come quando aveva vinto contro Xemnas, Roxas non ricordava molto dei
momenti immediatamente successivi all’evento. Ricordava
vagamente di essere andato con gli altri a prelevare Naminé,
di essere uscito con loro e di aver cenato in suo onore. Ora sapeva di
trovarsi nella loro stanza, con Axel, Demyx e Sora che ancora portavano
Naminé in trionfo. La ragazza era imbarazzata, ma
felicissima. Fu solo quando Larxene e Xion decisero che la poveretta
aveva sopportato abbastanza che tutti si calmarono.
“Bravissima, Naminé! Magistrale!”
Esclamò Luxord.
“Invero, una prova simile rimarrà negli annali dei
Campionati… che si vinca o si perda, hai lasciato il tuo
nome nella storia di queste gare.” Aggiunse Lexaeus bonario.
Roxas si avvicinò e la guardò, sorridendo.
“Complimenti.”
Lei ricambiò il sorriso. “Grazie! Sono riuscita a
vedere la faccia di Kairi, pareva avesse ingoiato un rospo. Sono
così felice!”
“Ehi, che cosa sapete voi che noi non sappiamo?” Li
abbracciò Demyx. “Roxy, se devi tradire Xion, non
farlo in sua presenza!”
“Ma no!” Xion rise. “Si stanno solo
complimentando, mica mi ingelosisco!”
Stranamente, Roxas trovò l’affermazione un
po’ fuori luogo, come se Xion dovesse un po’
ingelosirsi. Ma il resto si perse nei festeggiamenti.
“Secondo voi quale sarà la prossima
gara?”
“Per me sarà scientifica. Ne hanno appena fata una
umanistica, no?”
“Sora, è troppo semplice così! Sanno
che pensiamo questo!”
“Ma sapessero ciò e le facessero davvero alternate
per fregarci?”
“Nah, sanno che sappiamo ciò.”
“Ma forse sanno che noi sappiamo che loro sanno che si
sa.”
“Voi due mi fate venire il mal di testa.”
“Per questo non sei in gara, Axel. Qua non
c’è da menare le mani, è tutta
logica.”
“…sai cosa, Dem? Hai ragione. Perché
non ti porto di fuori così mi esprimo nel ‘menare
le mani’? Lex, aiutami.”
“Ehi, ehi, fermi! No!”
“Ti aiuto anch’io!”
“Ma, mia cara!”
“Tu fai silenzio, e prepara il tuo trucco del bicchiere! Non
mi arrenderò finché non
l’avrò capito!”
La serata proseguì su questi toni. Il bello era che
sarebbero passati quattro giorni prima di sapere anche solo la materia
della prossima sfida, quindi che senso aveva andarci piano? Nessuno
dormì quella notte.
Roxas era in balconata a riprendersi dopo che un ubriaco Demyx e una
molto ubriaca Larxene avevano deciso tramite linee di pensiero ignote
che dovevano farlo passare dalla tazza del gabinetto per rimandarlo al
suo pianeta d’origine. Meno male che Lexaeus era astemio e
sempre pronto a intervenire. Improvvisamente qualcuno lo
abbracciò da dietro. Era Xion, vagamente alticcia.
“Roooxxyyy! Che fai da solo qui? Divertiti!”
“Xion! Mi stavo solo prendendo una pausa, sai. Ora
rientro.”
“Eh, pensi sempre al lavoro! Ma divertiti, cavolo, perfino io
sto più brilla di te!”
Era sì vagamente ubriaca, ma non troppo da non rendersi
conto di cosa diceva. Quindi Roxas si permise di replicare, un
po’ stizzito: “Beh, sai com’è,
ci sono i Campionati. Mi sono divertito, ho riso e scherzato, ti ho
anche perdonato quella scena sulla nave, ora però
sarà meglio che mi concentri anche sul dovere,
grazie.”
Lei si allontanò sentendo il suo tono gelido, incerta se
prendersela o rimanere sul leggero. “Stai dicendo che noi non
la prendiamo seriamente? Ma certo che ci preoccupiamo! Solo, sappiamo
anche scaricare i nervi.”
“Nervi che non ho mai visto ‘caricati’,
però! Sapevi che Naminé aveva un problema, poco
prima della prova, ed era a pezzi? L’ho aiutata io, quella
sera che tu eri irreperibile!”
“…Naminé? Non lo sapevo, non ne ha mai
parlato. Calmati, Roxas. Nessuno qui ti toglie alcun merito.
…che vuol dire che mi hai perdonato la scena sulla
nave?”
“Quella volta dove mi hai trattato malissimo!”
“Ah, io? Tu ti sei comportato da idiota totale!”
Ormai urlavano tutti e due. Xion era adesso lucida, Roxas lievemente
rosso in faccia.
“Sono sempre un idiota quando non faccio quello che vuoi,
vero Xion? E dimmi, tu dov’eri quella fatidica sera? Al
cellulare non rispondevi.”
“Io… ero impegnata. Sai che spengo il telefono
quando mi concentro.”
“Eri, per caso, a concentrarti da Riku? Quanti altri
‘progetti’ avete fatto assieme?”
Lo schiaffo che seguì fu più sonoro di ogni urlo.
Xion stava ancora con la mano alzata, gli occhi umidi di lacrime.
“Come… ti permetti… di insinuare simili
cose. Dopo tutto quello che ho fatto per te. Ti ho praticamente salvato
la reputazione accademica, e mi ripaghi così. Non ho mai
nemmeno pensato che tu mi fossi debitore di qualcosa, questo
è vero, ma di certo non mi aspettavo un simile trattamento.
Sei cambiato, Roxas.”
E scappò via. Roxas rimase lì, come folgorato.
Era il primo gesto di violenza che le aveva mai visto compiere, e lui
ne era stato il bersaglio.
Già, nessuno avrebbe dormito quella notte.
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