timehastoldme20
PS. La qui presente cretina non aveva messo le traduzioni del gaelico. Umpf.
Comunque:
Mamaì: mamma
Céard, banphrionsa: cosa c’è, principessa?
Féach!: guarda!
Seanmhàthair: nonna
Bene!
Ora è tutto!
Bacio grande a tutte!
Am
TIME HAS TOLD ME
Time has told me
You came with the dawn
A soul with no footprint
A rose with no thorn.
And time has told me
Not to ask for more
For some day our ocean
Will find its shore.
(Nick Drake, ‘Time
has told me’)
Abaigeal guardò l’imponente
scogliera che sembrava proteggerli dal cielo tumultuoso irlandese.
Sentiva la risata
cristallina di Niamh, e la voce di Orlando incitarla a correre più veloce delle
onde che si infrangevano sulla sabbia.
Un gioco che anche lei, da
piccola, aveva fatto fino a non aver più fiato per parlare. Un gioco che, tempo
dopo, aveva condiviso con Orlando.
Un gioco che adesso faceva
ridere la loro bambina, accendendole qualcosa di caldo e rassicurante nello
stomaco.
Una sensazione bizzarra,
di paura e gioia mescolate insieme fino a creare qualcosa di informe eppure
bellissimo.
E ripensò al mito del
‘Circolo del Tempo’ che suo padre le raccontava quando era poco più di una
bambina. Si rese conto, non senza meravigliarsi, che solo da poco aveva
compreso a fondo quello che suo padre cercava di dirle.
“La luce arriva sempre dal
buio, leanbh”, le diceva, “I tuoi
antenati erano convinti che prima del caldo fosse necessario un periodo
piuttosto lungo di gelo. L’inverno non uccide, leanbh, l’inverno culla gli esseri che meritano di vivere in un
tempo migliore”.
Ed ora, mentre guardava
Orlando e Niamh giocare con le onde, si rese conto di quanto avesse atteso quel
perfetto momento di luce. Il momento caldo.
Il momento magico in cui
ogni pezzo della sua vita era andato esattamente al suo posto.
E comprese, assurdamente
stupita, che lei ed Orlando avevano meritato quel momento. Attimo dopo attimo.
Il tempo trascorso come
amici, quello trascorso come amanti, le discussioni, le incomprensioni, i musi
lunghi, le lacrime, erano stati passi necessari per arrivare esattamente
dov’erano.
In un luogo incantato, che
sembrava costruito per loro tre e per nessun altro. Come se anche la natura
avesse atteso quel giorno preciso per esplodere in tutta la sua maestosa
magnificenza e mostrar loro la fortuna che paga chi non smette mai di
combattere. Costi quel che costi.
“Mamaì”, gridò Niamh correndo verso di lei, con le mani a coppa. Bee
ed Orlando avevano sempre parlato con lei sia in inglese che in gaelico.
Abaigeal le sorrise,
quindi adocchiò Orlando che camminava pochi passi indietro alla bambina.
“Céard, Banphrionsa?”, le domandò, cercando di capire cosa stesse
tenendo tra le mani.
“Féach!”, ridacchiò lei, saltellandole davanti.
Bee le prese le manine,
quindi notò un fiore comodamente adagiato tra i suoi palmi.
“Cos’è?”, le chiese Niamh,
sedendosi accanto a lei.
Orlando le guardò
sorridendo.
“Un fiore”, le spiegò Bee,
sistemandole i capelli, “Come si dice fiore?”
Niamh guardò Orlando e
scoppiò a ridere, “Blàth!”.
Lui si finse offeso,
inscenando un broncio perfetto, “Cos’è, mi prendi in giro?”
Niamh per tutta risposta
scoppiò a ridere un’altra volta, gettando la testa all’indietro, quindi gli
lanciò un bacio scuotendo innocentemente la testa.
Bee li guardò affascinata.
Era ancora incredula di poter tenere tutto quell’amore tra le mani.
“Che fiore è quetto?”,
domandò Niahm, guardando prima lei, poi Orlando.
Bee si strinse nelle
spalle, “Pensi a quello che penso io?”, domandò ad Orlando, mentre si sedeva
accanto a loro.
“Direi di si”.
“Non è frequente trovare
questi fiori qui”, osservò lei, adocchiando i petali.
“Io no capisco. Voglio
anche io!!”, brontolò Niamh, stringendosi le braccia sul petto.
Orlando le scompigliò i
capelli e lei gli fece la linguaccia, “E’ un Iris”, spiegò.
“Iiis”, ripeté Niamh
affascinata dal suono di quella nuova parola.
Bee sbirciò Orlando e
ridacchiò.
“Nì”, chiamò Orlando,
“Chiedi alla mamma se sa qualche storia su questo fiore”.
Abaigeal si appoggiò al
petto di Orlando, rintracciando nella mente quello che sua nonna le aveva
raccontato a proposito dell’iris.
“Si mamma. Accontami una
storia su Iiis”, annuì, quindi si mise seduta davanti a loro, a gambe
incrociate e guardando rapita i petali di quel fiore così bizzarro.
Bee inspirò, quindi prese
a narrare una nuova favola per la loro principessa. Erano momenti che lei ed
Orlando confezionavano appositamente per la piccola, sperando di trasmetterle
curiosità e fantasia. Niamh, dal canto suo, non perdeva una sola parola di
quello che loro le dicevano, e quando non capiva, chiedeva spiegazioni precise
con milioni di domande.
Era una bambina speciale,
ma forse lo era perché, semplicemente, era la loro bambina.
“L’Iris è un fiore della
Dea Iride”, spiegò Bee.
Niamh la guardò senza
capire, “Seanmhàthair
no ha mai detta”
Bee sorrise. Leah aveva trascorso gli ultimi due anni della sua
vita a raccontare storie di Dee alla piccola Niamh, ma, evidentemente, la
Dea Iride non aveva avuto ancora posto tra
i suoi racconti.
“Iride è la Dea dell’Arcobaleno, e si
serviva di quell’onda colorata per portare i messaggi dal regno degli Dei fino
alla Terra. E sai perché questo fiore si chiama così?”
La piccola scosse la
testa, rannicchiandosi contro il petto di Bee.
“Guarda bene i suoi
petali. Non hanno un colore definito, vedi? Così le persone credevano che
fossero i fiori che cadevano dall’arcobaleno di Iride per testimoniare che
qualcuno aveva avuto la fortuna di parlare con gli dei”.
Orlando sbirciò la
piccola, che adesso aveva infilato il pollice in bocca e giocava con le dita di
Bee. Sorrise istintivamente, pensando al significato di quel fiore e
immaginando altre mani che si stringevano a quelle già presenti.
“Sai cosa significa
trovare un Iris?”, le domandò Orlando.
Niamh alzò la testa per
permettersi di guardarlo negli occhi, e come sempre, Orlando sentì un battito
di farfalla nello stomaco. Stentava a credere di aver creato insieme a Bee una
meraviglia così grande. Entrambi, tutt’ora, faticavano a convincersi di essere
davvero una famiglia solida, le cui basi non sarebbero mai state minate dalle
intemperie esterne.
“Significa buona novella!”
Bee si voltò e gli stampò
un baciò sulla guancia, “Papà ha fatto i compiti!”, lo prese in giro.
Niamh ridacchiò, “Ha fatto
i compiti”, ripeté divertita.
“E’ in arrivo una buona
novella, dunque”, pontificò Orlando, abbracciando Bee.
“Che è novella?”, chiese
Niamh senza capire.
“Novità”, risposero tutti
e due, in sincrono, facendola ridere.
“Novità!”, ripeté lei schizzando
in piedi e saltellando, “Novità! Mi compate il pony!”, gridò, quindi prese a
correre per la spiaggia, “Il pony”, gridò entusiasta, “Il pony!”.
Bee e Orlando si
guardarono perplessi, quindi scoppiarono a ridere.
“Non possiamo comprarle un
pony”, osservò Bee, accoccolandosi tra le braccia di Orlando.
“Non sapremmo neanche dove
tenerlo”, le fece eco lui, annuendo.
“Non possiamo mica tenere
un pony nel giardino a Londra. La gente penserà che siamo pazzi!”, continuò
lei.
“E poi quella povera
bestia ne soffrirebbe. Non è mica nato per stare nello smog di una metropoli”
Bee annuì, “Anche se, in
fin dei conti ci sono i maneggi”.
“E volendo potremmo
tenerlo nella fattoria di tuo nonno. Non gli darebbe di certo fastidio”.
Lei si voltò per guardarlo
negli occhi.
“Ma potrà cavalcarlo solo
quando siamo qui a Galway, però”, osservò.
“Giusto. Quindi forse
sarebbe meglio un maneggio a Londra. Così potremmo portarcela un paio di volte
a settimana”.
“Potrebbero prendersi cura
di lui”, annuì Bee.
Orlando si bloccò per un istante,
guardandola negli occhi, “Abbiamo appena deciso di comprare un pony a nostra
figlia?”.
Bee lo guardò impensierita
quindi scoppiò a ridere, “Temo di si”.
Lui scosse la testa,
fingendosi contrariato, “Siamo due pessimi genitori. Gliele diamo tutte vinte!”
Lei, per tutta risposta,
gli saltò sopra, facendolo cadere tra la sabbia, “Buona novella!”, ridacchiò
baciandolo.
Niamh, che aveva visto la
scena, corse verso di loro saltandogli sopra a sua volta.
“Novità!”, gridò
rotolandosi nella sabbia, “Arriva un pony pe Niamh!”
“Arriva un pony per
Niamh!”, ripeté Orlando facendo l’occhiolino a Bee.
“Arriva un pony per
Niamh!”, rise Bee facendo il solletico alla piccola.
“ E lo chiameò Sean”.
Orlando e Bee si
guardarono, quindi scoppiarono ancora a ridere.
Sean, in irlandese, voleva
dire ‘grazia di Dio’!
Orlando respirò a pieni
polmoni la fresca brezza irlandese che gli scompigliava timidamente i riccioli
scuri.
Guardò il cielo stellato
spora di lui e si rese conto di com’era cambiata la sua vita dalla prima volta
che aveva visto quello stesso cielo, in quello stesso posto.
Era entrato in quella casa
come amico di Bee, poi come fratello, come confidente, come amore di una vita e
adesso, era membro attivo della famiglia Gallagher, come marito.
Ripensò alla cerimonia di
matrimonio, celebrata proprio a Galway da un ministro Wicca, amico di Leah.
Era stata una funzione
emozionante, piena di stupore e incanto.
La piccola Niamh che
teneva i fili rossi in mano, Bee con le lacrime agli occhi, e sua madre e Leah
che non avevano smesso un attimo di piangere.
Kevin che con le mani
tremanti aveva legato il primo filo al polso di Bee e poi al suo, e lo stesso
avevano fatto Leah, Sam, suo padre e sua madre.
La famiglia, con quel
gesto, aveva benedetto quell’unione che sembrava così scontata eppure
incredibilmente meravigliosa.
Sorrise, ripensando alla
prima notte di nozze.
Invece del lussuoso hotel
a cui Bee aveva pensato, si erano ritrovati nella casa al mare del nonno di Bee
con la piccola Niamh che, a un anno e pochi mesi, non voleva saperne di dormire
senza i suoi genitori.
“Blàth”.
Orlando si girò e notò
Kevin avanzare verso il patio con due pinte di birra in mano.
“Ehi Kev”, lo salutò.
L’uomo gli passò una
pinta, facendogli l’occhiolino, “Ultimamente il tuo orgoglio irlandese non si
sta allenando a dovere!”, lo prese affettuosamente in giro.
Orlando ridacchiò, “Bee
non ne vuole sapere di sbronzarsi con me quando Niamh dorme. Non riesco proprio
a convincerla!”
Kevin resse il gioco,
“Metti un goccio di whiskey nel latte della piccola peste, poi uno nel vino di
tua moglie”, annuì soddisfatto, “Il resto è una passeggiata!”
Orlando scoppiò a ridere,
“La convincevi così Leah?”
L’uomo lo guardò con
scherzosa sufficienza, “Figliolo, mia moglie è sempre stata un’ottima
bevitrice. Non aveva bisogno di essere convinta. Figurati che ero io quello che
doveva insistere per rimanere sobrio almeno una sera a settimana!”
A quelle parole Orlando
scoppiò a ridere di gusto. Poteva credere a tutto, tranne che ad un Kevin che
rifiutava una ‘santa pinta’, come la chiamava lui.
Sorseggiarono la birra in
silenzio, beandosi della calda notte irlandese.
“Ricordo la prima volta
che sei venuto qui, sai?”. Kevin parlò, rompendo il silenzio.
“Ci stavo pensando anche
io, poco fa”, mormorò Orlando con un sorriso.
“Appena ti ho visto ho
capito subito che eri l’uomo adatto per mia figlia”, proseguì l’altro, “Certo,
ce ne avete messo di tempo, ma sono contento di non essermi sbagliato. Non
avrei sopportato un altro figlio maschio che non fossi tu”.
Orlando sorrise appena.
“E ricordo anche una
conversazione di qualche tempo fa al Greenwich, mentre Abe e Leah ringraziavano
gli dei per il tuo lavoro”.
Orlando annuì, “La ricordo
anche io”.
“Tuttavia non l’hai
ricordata per lungo tempo”, osservò Kevin, ingollando una generosa sorsata di
birra.
“Ce l’ho avuto sempre in
mente, invece”, obbiettò Orlando, “Ma non sapevo se era la cosa giusta da
fare”.
“Sono dell’opinione che
non sai mai se una cosa è giusta o sbagliata fintanto che non ti decidi a
farla”, buttò lì Kevin. Si voltò, guardando Orlando di sbieco, “Ma sono anche
convinto che tu e mia figlia siete gli esseri più strani del pianeta. Dico io,
si può essere amanti per tutto quel tempo senza pretendere l’esclusiva?”
Orlando strabuzzò gli
occhi, la birra gli andò per traverso e cominciò a tossire.
“E tu come lo sai?”,
riuscì a dire poi, con un filo di voce.
“Radio Sam. Lo so da prima
che nascesse Niamh”, spiegò Kevin con un sorriso, “Ma penso di averlo sempre
saputo. Prima che ci deste la notizia del fidanzamento eravate strani. Avevate
sempre qualche problema…”.
“Era davvero evidente?”
“Per chi voleva capirlo
si”, mormorò Kevin.
Orlando rimase in
silenzio, impensierito. Forse non erano mai stati bravi a nascondere il loro
rapporto. Forse non volevano nasconderlo. Forse speravano che qualcuno capisse
quello che stava accadendo, per renderlo effettivamente reale.
“Non ci pensare ragazzo!”,
ridacchiò Kevin, “Ormai è fatta. Hai una moglie e una figlia. Gli déi ne sono
sicuramente contenti!”
Orlando annuì sorridendo.
Se non gli dei, lui ne era
sicuramente contento. Assolutamente contento.
Indiscutibilmente
contento.
Quando rientrò in camera
trovò Bee addormentata e Niamh accanto a lei, con una manina in quella della
mamma.
Pensò, in quell’istante,
che un uomo non poteva chiedere di più.
La carriera, i film, le
prémier, i premi vinti, non valevano neanche un centesimo di quello che
vedevano ora i suoi occhi: le sue uniche ragioni di vita, addormentate nel
letto con i visi rilassati e sereni.
Chiunque, nell’arco di una
vita, avrebbe dovuto provare una sensazione come quella. La meraviglia del
sentirsi completi, soddisfatti, amati.
La gioia del vedere il
proprio riflesso negli occhi di un bambino che ti appartiene più di quanto tu
non appartenga a te stesso.
Sorridendo si tolse maglia
e scarpe e si sdraiò accanto a Bee.
Lei si mosse,
accomodandosi contro il suo petto e cercando la sua mano con quella libera.
Orlando intrecciò le sue dita a quelle di lei, carezzò la testa di Niamh e
promise ad entrambe, nel silenzio della notte, di vegliare per sempre sui loro
sogni.
VOI
CREDEVATE EH!!!!
Credevate di
esservi liberate di me!! E invece…rieccomi!
Vi chiedo
perdono per l’incredibile ritardo ma ho passato praticamente venti giorni a
festeggiare…oggi mi sono resa conto che siamo quasi all’8 Marzo, pensate voi!!!
E anzi, ne approfitto per ringraziare quante di voi mi hanno fatto in bocca al
lupo-auguri…siete state carinissime!!!!
Comunque,
questa schifezza che avete appena letto, è probabilmente il penultimo capitolo!
Le ciliege
tra un po’ saranno mature e quindi pronte per essere mangiate del tutto!
Però vi
ringrazio. Perché senza di voi non sarebbe nato né l’albero, né il ramo, né il
frutto!!
Bebe: sono stra felice che ti sia piaciuto
l’ultimo capitolo. E grazie per il supporto!! Ma forse, da dottoressa, questo
capitolo non mi è venuto così bene come il precedente!! Mi rifaccio…parola di
Scout!
Stellysisley: grazie a te per essere passata di
qua!! Grazie grazie grazie!
Liz, tu sei un angelo, davvero! Lo so che
non ho soddisfatto la tua curiosità, ma prometto che arriverà qualcosa di
meglio!
Ce, ma grazieeee!! Sono contentissima che
il capitolo ti sia piaciuto. Anzi. Sono contentissima che ti sia piaciuta tutta
la storia! Spero che anche stavolta qualcosa di buono sia riuscita a trovarlo!!
Ti mando un bacio!
Roxy, grazie grazie grazie! E in bocca al
lupo anche a te! Vedrai che dopo trascorrerai giorni assolutamente incredibili!
Non fosse che per quelli, ne vale proprio la pena! ;) E mi fa
assolutissimamente piacere che l’ultimo capitolo sia uno dei tuoi preferiti! Ci
tenevo particolarmente alla nascita di Naimh ;)
Klood, grazie!! Qui le emozioni sono meno
esplosive, ma spero si sentano comunque! Un bacio!
Vicky, Gioia, il fatto che nonostante il mal
di testa tu abbia avuto la voglia di leggere è il complimento migliore che
potessi farmi ;)
Spero che
adesso vada un po’ meglio!! Baciotto
Candidalametta, ammetto che la tua recensione mi ha
veramente fatto arrossire. Non sai che piacere è stato leggere quello che hai
scritto. Dico seriamente. E sono io che ringrazio te. Per aver messo un po’
delle tue emozioni nelle mie parole…grazie davvero!
Genio, adesso arrabbiati perché ti chiamo
così! Dai, no! :D
Comunque
grazie lo dico io a te. Per la chiacchierata di oggi e per tutte le cose che
dici, che scrivi e che fai! Sei speciale, sappilo! Un bacio!
Nì…eri tu. Sei tu. Lo sai. Tra me e te non servono troppe
parole. Spero almeno di essere stata in grado di descrivere la tua meraviglia.
Almeno un po’. Ci siamo capite va! Bacio tesoro. Ti amo!
E continuo a
ringraziarvi, ragazze.
E lo so che
sono ridondante, retorica etc etc…ma voi siete le migliori lettrici che uno
scrittore potrebbe desiderare!
E vi
adoro…ma questo già lo sapevate!
Un abbraccio
a tutte!
Am
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