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Autore: Meahb    07/03/2009    10 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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timehastoldme20 PS. La qui presente cretina non aveva messo le traduzioni del gaelico. Umpf. Comunque: Mamaì: mamma Céard, banphrionsa: cosa c’è, principessa? Féach!: guarda! Seanmhàthair: nonna Bene! Ora è tutto! Bacio grande a tutte! Am

TIME HAS TOLD ME

 

 

 

 

Time has told me
You came with the dawn
A soul with no footprint
A rose with no thorn.

 

And time has told me
Not to ask for more
For some day our ocean
Will find its shore.

(Nick Drake, ‘Time has told me’)

 

 

 

 

 

 

 

Abaigeal guardò l’imponente scogliera che sembrava proteggerli dal cielo tumultuoso irlandese.
Sentiva la risata cristallina di Niamh, e la voce di Orlando incitarla a correre più veloce delle onde che si infrangevano sulla sabbia.
Un gioco che anche lei, da piccola, aveva fatto fino a non aver più fiato per parlare. Un gioco che, tempo dopo, aveva condiviso con Orlando.
Un gioco che adesso faceva ridere la loro bambina, accendendole qualcosa di caldo e rassicurante nello stomaco.
Una sensazione bizzarra, di paura e gioia mescolate insieme fino a creare qualcosa di informe eppure bellissimo.
E ripensò al mito del ‘Circolo del Tempo’ che suo padre le raccontava quando era poco più di una bambina. Si rese conto, non senza meravigliarsi, che solo da poco aveva compreso a fondo quello che suo padre cercava di dirle.
“La luce arriva sempre dal buio, leanbh”, le diceva, “I tuoi antenati erano convinti che prima del caldo fosse necessario un periodo piuttosto lungo di gelo. L’inverno non uccide, leanbh, l’inverno culla gli esseri che meritano di vivere in un tempo migliore”.
Ed ora, mentre guardava Orlando e Niamh giocare con le onde, si rese conto di quanto avesse atteso quel perfetto momento di luce. Il momento caldo.
Il momento magico in cui ogni pezzo della sua vita era andato esattamente al suo posto.
E comprese, assurdamente stupita, che lei ed Orlando avevano meritato quel momento. Attimo dopo attimo.
Il tempo trascorso come amici, quello trascorso come amanti, le discussioni, le incomprensioni, i musi lunghi, le lacrime, erano stati passi necessari per arrivare esattamente dov’erano.
In un luogo incantato, che sembrava costruito per loro tre e per nessun altro. Come se anche la natura avesse atteso quel giorno preciso per esplodere in tutta la sua maestosa magnificenza e mostrar loro la fortuna che paga chi non smette mai di combattere. Costi quel che costi.
Mamaì”, gridò Niamh correndo verso di lei, con le mani a coppa. Bee ed Orlando avevano sempre parlato con lei sia in inglese che in gaelico.
Abaigeal le sorrise, quindi adocchiò Orlando che camminava pochi passi indietro alla bambina.
Céard, Banphrionsa?”, le domandò, cercando di capire cosa stesse tenendo tra le mani.
Féach!”, ridacchiò lei, saltellandole davanti.
Bee le prese le manine, quindi notò un fiore comodamente adagiato tra i suoi palmi.
“Cos’è?”, le chiese Niamh, sedendosi accanto a lei.
Orlando le guardò sorridendo.
“Un fiore”, le spiegò Bee, sistemandole i capelli, “Come si dice fiore?”
Niamh guardò Orlando e scoppiò a ridere, “Blàth!”.
Lui si finse offeso, inscenando un broncio perfetto, “Cos’è, mi prendi in giro?”
Niamh per tutta risposta scoppiò a ridere un’altra volta, gettando la testa all’indietro, quindi gli lanciò un bacio scuotendo innocentemente la testa.
Bee li guardò affascinata. Era ancora incredula di poter tenere tutto quell’amore tra le mani.
“Che fiore è quetto?”, domandò Niahm, guardando prima lei, poi Orlando.
Bee si strinse nelle spalle, “Pensi a quello che penso io?”, domandò ad Orlando, mentre si sedeva accanto a loro.
“Direi di si”.
“Non è frequente trovare questi fiori qui”, osservò lei, adocchiando i petali.
“Io no capisco. Voglio anche io!!”, brontolò Niamh, stringendosi le braccia sul petto.
Orlando le scompigliò i capelli e lei gli fece la linguaccia, “E’ un Iris”, spiegò.
“Iiis”, ripeté Niamh affascinata dal suono di quella nuova parola.
Bee sbirciò Orlando e ridacchiò.
“Nì”, chiamò Orlando, “Chiedi alla mamma se sa qualche storia su questo fiore”.
Abaigeal si appoggiò al petto di Orlando, rintracciando nella mente quello che sua nonna le aveva raccontato a proposito dell’iris.
“Si mamma. Accontami una storia su Iiis”, annuì, quindi si mise seduta davanti a loro, a gambe incrociate e guardando rapita i petali di quel fiore così bizzarro.
Bee inspirò, quindi prese a narrare una nuova favola per la loro principessa. Erano momenti che lei ed Orlando confezionavano appositamente per la piccola, sperando di trasmetterle curiosità e fantasia. Niamh, dal canto suo, non perdeva una sola parola di quello che loro le dicevano, e quando non capiva, chiedeva spiegazioni precise con milioni di domande.
Era una bambina speciale, ma forse lo era perché, semplicemente, era la loro bambina.
“L’Iris è un fiore della Dea Iride”, spiegò Bee.
Niamh la guardò senza capire, “
Seanmhàthair no ha mai detta”
Bee sorrise. Leah aveva trascorso gli ultimi due anni della sua vita a raccontare storie di Dee alla piccola Niamh, ma, evidentemente, la Dea Iride non aveva avuto ancora posto tra i suoi racconti.

“Iride è la Dea dell’Arcobaleno, e si serviva di quell’onda colorata per portare i messaggi dal regno degli Dei fino alla Terra. E sai perché questo fiore si chiama così?”
La piccola scosse la testa, rannicchiandosi contro il petto di Bee.
“Guarda bene i suoi petali. Non hanno un colore definito, vedi? Così le persone credevano che fossero i fiori che cadevano dall’arcobaleno di Iride per testimoniare che qualcuno aveva avuto la fortuna di parlare con gli dei”.
Orlando sbirciò la piccola, che adesso aveva infilato il pollice in bocca e giocava con le dita di Bee. Sorrise istintivamente, pensando al significato di quel fiore e immaginando altre mani che si stringevano a quelle già presenti.
“Sai cosa significa trovare un Iris?”, le domandò Orlando.
Niamh alzò la testa per permettersi di guardarlo negli occhi, e come sempre, Orlando sentì un battito di farfalla nello stomaco. Stentava a credere di aver creato insieme a Bee una meraviglia così grande. Entrambi, tutt’ora, faticavano a convincersi di essere davvero una famiglia solida, le cui basi non sarebbero mai state minate dalle intemperie esterne.
“Significa buona novella!”
Bee si voltò e gli stampò un baciò sulla guancia, “Papà ha fatto i compiti!”, lo prese in giro.
Niamh ridacchiò, “Ha fatto i compiti”, ripeté divertita.
“E’ in arrivo una buona novella, dunque”, pontificò Orlando, abbracciando Bee.
“Che è novella?”, chiese Niamh senza capire.
“Novità”, risposero tutti e due, in sincrono, facendola ridere.
“Novità!”, ripeté lei schizzando in piedi e saltellando, “Novità! Mi compate il pony!”, gridò, quindi prese a correre per la spiaggia, “Il pony”, gridò entusiasta, “Il pony!”.
Bee e Orlando si guardarono perplessi, quindi scoppiarono a ridere.
“Non possiamo comprarle un pony”, osservò Bee, accoccolandosi tra le braccia di Orlando.
“Non sapremmo neanche dove tenerlo”, le fece eco lui, annuendo.
“Non possiamo mica tenere un pony nel giardino a Londra. La gente penserà che siamo pazzi!”, continuò lei.
“E poi quella povera bestia ne soffrirebbe. Non è mica nato per stare nello smog di una metropoli”
Bee annuì, “Anche se, in fin dei conti ci sono i maneggi”.
“E volendo potremmo tenerlo nella fattoria di tuo nonno. Non gli darebbe di certo fastidio”.
Lei si voltò per guardarlo negli occhi.
“Ma potrà cavalcarlo solo quando siamo qui a Galway, però”, osservò.
“Giusto. Quindi forse sarebbe meglio un maneggio a Londra. Così potremmo portarcela un paio di volte a settimana”.
“Potrebbero prendersi cura di lui”, annuì Bee.
Orlando si bloccò per un istante, guardandola negli occhi, “Abbiamo appena deciso di comprare un pony a nostra figlia?”.
Bee lo guardò impensierita quindi scoppiò a ridere, “Temo di si”.
Lui scosse la testa, fingendosi contrariato, “Siamo due pessimi genitori. Gliele diamo tutte vinte!”
Lei, per tutta risposta, gli saltò sopra, facendolo cadere tra la sabbia, “Buona novella!”, ridacchiò baciandolo.
Niamh, che aveva visto la scena, corse verso di loro saltandogli sopra a sua volta.
“Novità!”, gridò rotolandosi nella sabbia, “Arriva un pony pe Niamh!”
“Arriva un pony per Niamh!”, ripeté Orlando facendo l’occhiolino a Bee.
“Arriva un pony per Niamh!”, rise Bee facendo il solletico alla piccola.
“ E lo chiameò Sean”.
Orlando e Bee si guardarono, quindi scoppiarono ancora a ridere.
Sean, in irlandese, voleva dire ‘grazia di Dio’!

 

 

Orlando respirò a pieni polmoni la fresca brezza irlandese che gli scompigliava timidamente i riccioli scuri.
Guardò il cielo stellato spora di lui e si rese conto di com’era cambiata la sua vita dalla prima volta che aveva visto quello stesso cielo, in quello stesso posto.
Era entrato in quella casa come amico di Bee, poi come fratello, come confidente, come amore di una vita e adesso, era membro attivo della famiglia Gallagher, come marito.
Ripensò alla cerimonia di matrimonio, celebrata proprio a Galway da un ministro Wicca, amico di Leah.
Era stata una funzione emozionante, piena di stupore e incanto.
La piccola Niamh che teneva i fili rossi in mano, Bee con le lacrime agli occhi, e sua madre e Leah che non avevano smesso un attimo di piangere.
Kevin che con le mani tremanti aveva legato il primo filo al polso di Bee e poi al suo, e lo stesso avevano fatto Leah, Sam, suo padre e sua madre.
La famiglia, con quel gesto, aveva benedetto quell’unione che sembrava così scontata eppure incredibilmente meravigliosa.
Sorrise, ripensando alla prima notte di nozze.
Invece del lussuoso hotel a cui Bee aveva pensato, si erano ritrovati nella casa al mare del nonno di Bee con la piccola Niamh che, a un anno e pochi mesi, non voleva saperne di dormire senza i suoi genitori.
“Blàth”.
Orlando si girò e notò Kevin avanzare verso il patio con due pinte di birra in mano.
“Ehi Kev”, lo salutò.
L’uomo gli passò una pinta, facendogli l’occhiolino, “Ultimamente il tuo orgoglio irlandese non si sta allenando a dovere!”, lo prese affettuosamente in giro.
Orlando ridacchiò, “Bee non ne vuole sapere di sbronzarsi con me quando Niamh dorme. Non riesco proprio a convincerla!”
Kevin resse il gioco, “Metti un goccio di whiskey nel latte della piccola peste, poi uno nel vino di tua moglie”, annuì soddisfatto, “Il resto è una passeggiata!”
Orlando scoppiò a ridere, “La convincevi così Leah?”
L’uomo lo guardò con scherzosa sufficienza, “Figliolo, mia moglie è sempre stata un’ottima bevitrice. Non aveva bisogno di essere convinta. Figurati che ero io quello che doveva insistere per rimanere sobrio almeno una sera a settimana!”
A quelle parole Orlando scoppiò a ridere di gusto. Poteva credere a tutto, tranne che ad un Kevin che rifiutava una ‘santa pinta’, come la chiamava lui.
Sorseggiarono la birra in silenzio, beandosi della calda notte irlandese.
“Ricordo la prima volta che sei venuto qui, sai?”. Kevin parlò, rompendo il silenzio.
“Ci stavo pensando anche io, poco fa”, mormorò Orlando con un sorriso.
“Appena ti ho visto ho capito subito che eri l’uomo adatto per mia figlia”, proseguì l’altro, “Certo, ce ne avete messo di tempo, ma sono contento di non essermi sbagliato. Non avrei sopportato un altro figlio maschio che non fossi tu”.
Orlando sorrise appena.
“E ricordo anche una conversazione di qualche tempo fa al Greenwich, mentre Abe e Leah ringraziavano gli dei per il tuo lavoro”.
Orlando annuì, “La ricordo anche io”.
“Tuttavia non l’hai ricordata per lungo tempo”, osservò Kevin, ingollando una generosa sorsata di birra.
“Ce l’ho avuto sempre in mente, invece”, obbiettò Orlando, “Ma non sapevo se era la cosa giusta da fare”.
“Sono dell’opinione che non sai mai se una cosa è giusta o sbagliata fintanto che non ti decidi a farla”, buttò lì Kevin. Si voltò, guardando Orlando di sbieco, “Ma sono anche convinto che tu e mia figlia siete gli esseri più strani del pianeta. Dico io, si può essere amanti per tutto quel tempo senza pretendere l’esclusiva?”
Orlando strabuzzò gli occhi, la birra gli andò per traverso e cominciò a tossire.
“E tu come lo sai?”, riuscì a dire poi, con un filo di voce.
“Radio Sam. Lo so da prima che nascesse Niamh”, spiegò Kevin con un sorriso, “Ma penso di averlo sempre saputo. Prima che ci deste la notizia del fidanzamento eravate strani. Avevate sempre qualche problema…”.
“Era davvero evidente?”
“Per chi voleva capirlo si”, mormorò Kevin.
Orlando rimase in silenzio, impensierito. Forse non erano mai stati bravi a nascondere il loro rapporto. Forse non volevano nasconderlo. Forse speravano che qualcuno capisse quello che stava accadendo, per renderlo effettivamente reale.
“Non ci pensare ragazzo!”, ridacchiò Kevin, “Ormai è fatta. Hai una moglie e una figlia. Gli déi ne sono sicuramente contenti!”
Orlando annuì sorridendo.
Se non gli dei, lui ne era sicuramente contento. Assolutamente contento.
Indiscutibilmente contento.

 

Quando rientrò in camera trovò Bee addormentata e Niamh accanto a lei, con una manina in quella della mamma.
Pensò, in quell’istante, che un uomo non poteva chiedere di più.
La carriera, i film, le prémier, i premi vinti, non valevano neanche un centesimo di quello che vedevano ora i suoi occhi: le sue uniche ragioni di vita, addormentate nel letto con i visi rilassati e sereni.
Chiunque, nell’arco di una vita, avrebbe dovuto provare una sensazione come quella. La meraviglia del sentirsi completi, soddisfatti, amati.
La gioia del vedere il proprio riflesso negli occhi di un bambino che ti appartiene più di quanto tu non appartenga a te stesso.
Sorridendo si tolse maglia e scarpe e si sdraiò accanto a Bee.
Lei si mosse, accomodandosi contro il suo petto e cercando la sua mano con quella libera. Orlando intrecciò le sue dita a quelle di lei, carezzò la testa di Niamh e promise ad entrambe, nel silenzio della notte, di vegliare per sempre sui loro sogni.

 

 

 

 

 

VOI CREDEVATE EH!!!!

Credevate di esservi liberate di me!! E invece…rieccomi!

Vi chiedo perdono per l’incredibile ritardo ma ho passato praticamente venti giorni a festeggiare…oggi mi sono resa conto che siamo quasi all’8 Marzo, pensate voi!!! E anzi, ne approfitto per ringraziare quante di voi mi hanno fatto in bocca al lupo-auguri…siete state carinissime!!!!

 

Comunque, questa schifezza che avete appena letto, è probabilmente il penultimo capitolo!

Le ciliege tra un po’ saranno mature e quindi pronte per essere mangiate del tutto!

Però vi ringrazio. Perché senza di voi non sarebbe nato né l’albero, né il ramo, né il frutto!!

Bebe: sono stra felice che ti sia piaciuto l’ultimo capitolo. E grazie per il supporto!! Ma forse, da dottoressa, questo capitolo non mi è venuto così bene come il precedente!! Mi rifaccio…parola di Scout!

 

Stellysisley: grazie a te per essere passata di qua!! Grazie grazie grazie!

 

Liz, tu sei un angelo, davvero! Lo so che non ho soddisfatto la tua curiosità, ma prometto che arriverà qualcosa di meglio!

 

Ce, ma grazieeee!! Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto. Anzi. Sono contentissima che ti sia piaciuta tutta la storia! Spero che anche stavolta qualcosa di buono sia riuscita a trovarlo!! Ti mando un bacio!

 

Roxy, grazie grazie grazie! E in bocca al lupo anche a te! Vedrai che dopo trascorrerai giorni assolutamente incredibili! Non fosse che per quelli, ne vale proprio la pena! ;) E mi fa assolutissimamente piacere che l’ultimo capitolo sia uno dei tuoi preferiti! Ci tenevo particolarmente alla nascita di Naimh ;)

 

Klood, grazie!! Qui le emozioni sono meno esplosive, ma spero si sentano comunque! Un bacio!

 

Vicky, Gioia, il fatto che nonostante il mal di testa tu abbia avuto la voglia di leggere è il complimento migliore che potessi farmi ;)

Spero che adesso vada un po’ meglio!! Baciotto

 

Candidalametta, ammetto che la tua recensione mi ha veramente fatto arrossire. Non sai che piacere è stato leggere quello che hai scritto. Dico seriamente. E sono io che ringrazio te. Per aver messo un po’ delle tue emozioni nelle mie parole…grazie davvero!

 

Genio, adesso arrabbiati perché ti chiamo così! Dai, no! :D
Comunque grazie lo dico io a te. Per la chiacchierata di oggi e per tutte le cose che dici, che scrivi e che fai! Sei speciale, sappilo! Un bacio!

 

Nì…eri tu. Sei tu. Lo sai. Tra me e te non servono troppe parole. Spero almeno di essere stata in grado di descrivere la tua meraviglia. Almeno un po’. Ci siamo capite va! Bacio tesoro. Ti amo!

 

E continuo a ringraziarvi, ragazze.

E lo so che sono ridondante, retorica etc etc…ma voi siete le migliori lettrici che uno scrittore potrebbe desiderare!

E vi adoro…ma questo già lo sapevate!

 

Un abbraccio a tutte!

Am

 

 

 

 

  
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