Capitolo
14:Ultimatum.
Correva.
Con
il cuore in gola correva per la strada deserta.
Se
non fosse stata così allenata avrebbe sicuramente risentito di
quella corsa. Ma Orlando era comunque un uomo. Più alto e più
grosso di lei. E allenato a sua volta.
Decise
quindi di fare l'unica cosa giusta. E prendendo fiato, sentendo una
fitta al fianco, gridò con tutte le forze che le rimanevano:
“Orlando!
Fermati!”
Lo
fece con disperazione, quasi fosse la sua ultima spiaggia. E quella
disperazione arrivò all'attore di Canterbury che lentamente si
fermò e come aveva fatto prima di scappare via dalla soglia di
casa sua, troppo sconvolto anche per salutare i figli, si voltò
e la guardò.
Era
ferito.
Ed
Edith si rese conto solo in quel momento che troppe volte aveva visto
quello sguardo negli occhi scuri di Orlando. E viceversa, lui lo
aveva visto nei suoi.
Sapeva
che tra di loro le cose non potevano essere più le stesse.
Avevano distrutto la loro amicizia. Lo avevano fatto perché si
erano amati davvero. E per quanto provassero a negarlo, sia lei che
lui, si ferivano così perché tra di loro c'era qualche
cosa di più forte, qualcosa che andava ben oltre i rapporti
civili tra adulti che hanno condiviso l'amore, la vita e la casa e
hanno avuto dei figli assieme.
Solo
in quel momento, Edith si rese conto che non erano stati loro a
decidere di lasciarsi. Erano stati altri a mettersi in mezzo tra
loro, con menzogne, confondendoli. E loro avevano lasciato che gli
altri e il destino decidessero per loro, assistendo alla fine di una
relazione -che solo in quel momento Edith si rese davvero conto- non
era mai finita.
Con
il fiato corto raggiunse Orlando.
Lo
guardò negli occhi e notò lo sguardo ferito del
ragazzo. E senza ragionare gli domandò:
“Perché
sei scappato? Ella e David non meritano questo!”
Orlando
curvo la schiena e mise le mani nelle tasche: c'era caldo e la fronte
era imperlata di sudore. Anche Edith sentiva l'aria calda bruciarle
la pelle.
Intorno
a loro il silenzio. E quella dolorosa sensazione che li attorniava.
Qualche cosa stava inevitabilmente cambiando. E loro, stavolta,
dovevano essere i protagonisti attivi di quel cambiamento. Dovevano
prendere una decisione. E per quanto potesse sembrare strano, era
tutto meno che scontata.
“Non
immaginavo di trovarti in dolce compagnia. Ecco tutto!” rispose
Orlando con voce ferita. “Ho reagito d'impulso come sempre. Ma
non volevo ferire nostri figli!”
“Se
non li vuoi ferire, come dici tu, allora torna indietro e vai da
loro. È già straziante di suo questa situazione, senza
che ci mettiamo in mezzo i nostri problemi di coppia!” replicò
Edith.
Orlando
sollevò lo sguardo.
Edith
sentì l'aria calda diventare elettrica. Quello era il primo
segno che la loro era una storia che non aveva avuto una conclusione
vera e propria. Ed era la prima volta in vita sua che le succedeva:
aveva lasciato ed era stata lasciata e mai, rivedendo un suo ex,
aveva sentito le stesse sensazioni rivedendolo. E la prova l'aveva
avuta dopo aver incontrato Brian qualche giorno prima. Gli occhi di
Orlando avevano su di lei un potere che mai nessuno aveva avuto
prima.
Orlando
la poteva far infuriare. La poteva far impazzire e anche far sentire
in colpa proprio come in quel momento. E ogni volta, davanti a quegli
occhi avrebbe sentito il cuore sciogliersi come stava succedendo.
“Io
e Gerard siamo solo amici Orlando!” disse lei a voce bassa.
“Come
eravate solo amici tu e Jude?” domandò con una punta di
irriverente sarcasmo Orlando.
Colpita
e affondata. Infondo Orlando aveva ragione: non era forse quando era
incinta di Ella che aveva cominciato a frequentare Jude e aveva detto
ad Orlando la stessa identica cosa? Come dar torto al suo ex se ora
non le credeva?
Ma
in quel caso, in quel preciso momento, Edith sapeva con certezza che
tra lei e Gerard non poteva esserci altro. Lei era troppo incasinata
e lui troppo innamorato della sua attuale fidanzata per poter anche
solo pensare che potesse esserci qualche cosa di più.
E
poi, il bacio che gli aveva dato il giorno prima era stata la prova
del nove che aveva fatto capire sia a lei che a lui che non poteva
esserci niente tra di loro.
“Stavolta
è diverso!” disse Edith chinando la testa.
Bastò
quel gesto per scoprirsi. Si conoscevano da quasi dieci anni e ogni
gesto era una dichiarazione scritta, sia per lui che per lei.
“Ti
si legge in faccia che qualche cosa è successo! L'ho capito da
quando hai aperto la porta di casa, da come mi hai guardato. E adesso
ne ho la conferma! Ci sei stata a letto, vero?”
Stavolta
lo sguardo di Orlando divenne duro e questo riuscì a far
ribollire il sangue ad Edith. Proprio lui parlava? Proprio lui che
aveva baciato una perfetta Barbie Malibù a New York qualche
giorno prima?
E
diventando dura a sua volta, rispose:
“Tu
mi chiedi cosa è successo tra me e Gerard? E cosa è
successo tra te e quella sciacquetta con cui ti hanno ritratto tutti
i giornali qualche giorno fa?”
“Non
cambiare discorso, Norton!” ribatté Orlando facendosi
pericolosamente vicino.
“Oh!
Lo cambio eccome!” replicò Edith puntandogli e
sbattendogli l'indice contro il petto.
“Quella
l'ho baciata solo una volta. L'ho usata per farti ingelosire perché
me lo ha detto John!” disse tutto di un fiato Orlando, con il
respiro affannato e l'aria sempre più ferita.
Edith
strabuzzò gli occhi stupita da quella dichiarazione e Orlando
continuò:
“Mi
ha detto che quando eravamo solo amici eri andata su tutte le furie
quando ho fatto sesso con Nikki. Ed in effetti è successo
davvero...”
“Solo
perché lo avete fatto davanti a me, porca miseria!”
replicò stizzita Edith. “A quei tempi non stavamo
nemmeno assieme! Che diritti potevo rivendicare su di te!”
puntualizzò.
Orlando
colse la palla al balzo e replicò:
“Non
è vero! Tu mi amavi già. E anche io. Siamo nella stessa
identica situazione!”
“Come
possiamo essere nella stessa situazione? Dopo tutto quello che è
successo!” ribatté ferita Edith. “Ed io non mi
porto a letto la gente per farti dispetto!”
“Non
ci sono andato, Cristo Santo!” buttò con tutta la rabbia
che aveva in corpo Orlando.
“E
nemmeno io con Gerard! L'ho baciato ma ho capito che non provo niente
per lui!” sbottò Edith alzando la voce.
“Oh!
E cosa te lo ha fatto capire? Ti ha respinta?” attaccò
Orlando che aveva il cuore in gola, rendendosi conto solo in quel
momento di quello che aveva appena detto.
Edith
sentì le mani formicolare. Lo voleva schiaffeggiare ma non lo
fece e con voce bassa e rotta, rispose:
“Perché
non ho provato quello che ho sentito quando ho baciato te!”
Orlando
si bloccò e guardò Edith a bocca aperta. Poi sorridendo
scosse la testa e disse:
“Tu
non puoi dirmi questo!”
“Lo
sai che è la verità!” rispose Edith imbarazzata
che mai prima di allora aveva detto a nessuno una cosa simile.
“Lo
so. Ed infatti tu non puoi dirmi questo senza pensare che io non ti
baci!”
Edith
sbarrò gli occhi vedendo Orlando farsi sempre più
vicino. Pericolosamente vicino.
In
un attimo Edith sentì il cuore rimbombare nelle orecchie. Le
farfalle nello stomaco cominciarono a sbattere forte contro le pareti
dello stomaco e il cervello si spense.
Tutto
intorno a lei sparì. La strada. Le luci delle macchine che
passavano veloci. C'erano solo Orlando e i suoi occhi.
E
quando le loro labbra si poggiarono una contro l'altra, Edith si
strinse al ragazzo, perché se non lo avesse fatto sarebbe
caduta.
Si
baciarono. A lungo. E tutte le emozioni che non aveva provato il
giorno prima baciando Gerard le provò in quel momento.
E
capì.
Capì
che non poteva scappare da se stessa, dai suoi sentimenti, da quello
che era un passato aperto sul futuro suo e dei suoi figli.
Lasciò
che il tempo si fermasse, che Orlando decidesse per loro. E fu beato
oblio.
E
quando si staccarono Edith non riuscì a distogliere lo sguardo
da Orlando, fissando gli occhi scuri di lui. Aveva visto quello
sguardo e ringraziava Dio che fossero in mezzo ad una strada e che a
casa sua ci fosse Gerard, perché avrebbe potuto fare qualche
cosa che avrebbe solo ed esclusivamente complicato la situazione.
“Io
sono stanco di aspettare. Adesso dobbiamo mettere la parola fine una
volta per tutte a questa situazione...”
“OB!
Tu non sai quello che sto passando in questo momento...” lo
interruppe Edith, ma l'attore, intromettendosi a sua volta, disse:
“Sono
qua proprio perché so quello che sta succedendo. So di tua
madre e so che non stai passando un bel momento! E solo ora mi rendo
conto della cazzata enorme che ho fatto baciando quella ragazza. Ma
se l'ho fatto è perché non posso aspettare in eterno.
Volevo che tu capissi, volevo smuovere qualche cosa. E se ti ho
ferito ti chiedo scusa. Sono solo un cretino! Un cretino che non ce
la fa più ad aspettare però...”
Edith
deglutì mentre Orlando le prendeva le mani e le baciava con
dolcezza.
“Aspetterò
che questa burrasca passi. E per quello che potrò ti starò
vicino. Ma non voglio fare la figura del pagliaccio. Voglio che tu
prenda una decisione. E voglio anche che tu sappia che lotterò
per averti vicino e che se vorrai chiedermi qualche cosa, qualsiasi
cosa, lo potrai fare. Ma alla fine... Dovrai fare una scelta. Perché
non possiamo, Edith, stare ancora un anno così. E non voglio
che ci siano altri uomini, altre donne che si mettano tra noi due per
una stupida ripicca, per orgoglio. Abbiamo già rovinato la
vita di Miranda e Jude, non voglio rovinare quella di qualcun altro
solo perché non abbiamo il coraggio di ammettere quello che
proviamo!” e schioccandole un tenero bacio sulla bocca,
sospirando e poggiando la fronte contro quella di Edith ammise: “Ho
voglia di fare l'amore con te. Tanto...”
Edith
trattenne il respiro e sentì i lombi contrarsi con violenza.
Da quanto non faceva l'amore con un uomo? Sapeva che era passato
anche troppo tempo, ma la cosa che la spaventava era che sapeva di
non poter dir di no a quello che gli stava di fronte visto che ogni
cellula del suo corpo gridava la stessa identica voglia.
“Ma
non lo farò Edith. Non voglio incasinarti di più. E non
voglio che domattina tu mi possa odiare per quello che ho fatto!”
e stringendola, sospirando disse: “Voglio che tu possa decidere
serenamente, senza che mi ci metta anche io a complicare di più
le cose... Ma stavolta, pretendo che tu prenda una decisione Edith.
Positiva o negativa, sono stanco di rimanere appeso!” e
stringendola la baciò di nuovo.
Edith
lo lasciò fare.
E
si rese conto che Orlando aveva ragione. Doveva decidere. Doveva
capire cosa era giusto per lei e per suoi figli. E anche se in quel
momento la sua scelta persino per lei sembrava scontata, voleva
aspettare che tutta quella burrasca si placasse e capire cosa voleva
fare davvero.
E
mentre pensava a questo, Orlando smise di baciarla e sorrise. E
prendendole la mano, disse:
“Devo
rimediare al mio comportamento immaturo!” e indicando con un
cenno del capo verso casa di Edith aggiunse: “Dobbiamo andare a
casa da nostri figli!”e sorridendo, mano nella mano camminò
con Edith in silenzio, in una strada deserta dell'elegante quartiere
di Mayfair a Londra.
Edith
il giorno dopo aveva due profonde occhiaie scure che nemmeno il suo
correttore della Mac era riuscito a nascondere.
'Con
tutto quello che l'ho pagato, almeno il suo lavoro potrebbe farlo
bene! Accidenti!' pensò Edith specchiandosi nel grande
specchio dell'ascensore.
Era
stata una notte difficile quella appena passata. Il bacio con
Orlando; la tensione di vederlo vicino a Gerard; parlare con Orlando
dei problemi di sua madre e scoprire che John gli aveva raccontato
tutto e provare un moto di gratitudine nei confronti del marito della
sua migliore amica. Il non dover spiegare di nuovo la situazione
rivivendo ancora una volta il dolore e l'angoscia di quelle ultime
settimane le era stato d'aiuto e per questo era davvero grata a John.
Poi,
quando sia Gerard che Orlando se n'erano andati ed Ella e David erano
andati a dormire, Edith si era trovata al buio, a fissare il soffitto
in silenzio. E come succedeva sempre, i pensieri cominciarono ad
accavallarsi l'uno con l'altro. Nel buio corsero veloci l'immagini
degli ultimi tempi tenendola sveglia e con un nodo che difficilmente
riuscì a buttare giù.
La
mattina quando si svegliò aveva un cerchio bestiale alla testa
e molto, troppo sonno.
Le
campanelle dell'ascensore squillarono annunciando l'ingresso al
piano.
Laura
appena vide Edith sorrise e porgendole il solito plico e gli appunti
sulle mail che aveva ricevuto le disse:
“Buongiorno
capo. Caffè doppio stamattina?”
Edith
annuì prendendo il plico e guardandolo con poco interesse e
Laura aggiunse:
“In
ufficio c'è una persona che ti aspetta”
“Di
già?” domandò Edith stupita.
Laura
annuì e rispose:
“L'ho
trovato appena sono arrivata. Credevo avesse dormito qua stanotte”
sorrise con dolcezza.
Edith
aggrottò la fronte e con passo svelto si avvicinò al
suo ufficio. Aprì la porta e di spalle vide suo padre che
guardava alla finestra oltre la scrivania.
“Papà?”
L'uomo
si voltò e sorrise. La spiacevole sensazione che suo padre
stese anzitempo invecchiando pervase Edith che con uno scatto, corse
verso l'uomo e l'abbracciò:
“Potevi
chiamarmi!” disse Edith affondando la testa nella spalla del
padre.
“Volevo
vederti di persona. Quello che ti devo dire è molto
importante!”
Edith
si staccò e lo guardò preoccupata e con un filo di voce
chiese:
“Per
caso è successo qualche cosa alla mamma?”
L'uomo
scosse la testa sorridendo e rispose:
“No!
Almeno non che io sappia. Ma c'entra lei!”
Edith
aggrottò la fronte e indicando la sedia al padre, disse:
“Siediti
e raccontami tutto!”
Patrick
Norton fece come le aveva detto la figlia. Attese che la figlia si
sistemasse dietro la scrivania e quando lo fece, sedendosi meglio,
disse:
“Ho
cominciato a pensarci quando tua madre è stata madre. Mi sono
tanto lamentato di non essere stato un marito attento e che questo
era il vero motivo per cui tua madre aveva deciso di lasciarmi. Poi
quando ho capito il vero motivo per cui tua madre aveva deciso di
lasciarmi ho deciso che se volevo riprendermela dovevo fare qualche
cosa che la stupisse. Ed ho pensato ad una cosa...”
Edith
ascoltò con interesse il padre che vedendo che la figlia non
lo bloccava, continuò:
“Ho
pensato di chiedere a tua madre di sposarmi!”
Edith
aggrottò la fronte e Patrick spiegò:
“Hai
capito bene. Voglio sposare tua madre. E voglio rendere ogni suo
giorno felice. Perché non sopporto di doverla lasciare andare
senza rendere ogni suo giorno con noi un giorno migliore su questa
terra. E voglio ricominciare portandola di nuovo all'altare”
Edith
ascoltò il padre con gli occhi lucidi. Non aveva mai visto una
prova d'amore così grande. E questo le scaldava il cuore.
Allungò
la mano sulla scrivania e prese quella del padre. E con i lucciconi
agli occhi domandò:
“Che
devo fare?”
Patrick
sorrise e rispose:
“Sapevo
che potevo contare su di te!”
Rachel
mise a dormire Mark e tornò in salotto dove Orlando stava
parlando con John.
“Quel
Butler non mi piace!” disse Orlando guardando John che stava
seduto davanti a lui.
L'amico
si sistemò nel divano e sorridendo domandò:
“E
forse tu non stai simpatico a lui!”
“Beh!
Penso di avergli rotto le uova nel paniere ieri notte!” replicò
seccato Orlando e Rachel, mettendosi a sedere, disse:
“Sei
sicuro che Edith e Gerard stessero facendo qualche cosa di diverso
dal cenare con Ella e David?”
Orlando
la guardò e rispose:
“Tu
credi che un uomo, etero, conosciuto per essere un gran puttaniere,
davanti ad una donna come Edith stia solo a mangiare un cazzo di
sandwich!”
“Non
essere volgare!” replicò John divertito.
“Non
sono volgare. Sono realista! Edith Norton è una bella donna.
Lo sappiamo tutti. E sappiamo che molti uomini giocherebbero carte
false pur di entrargli nelle mutande!” esclamò Orlando.
“Gerard
è fidanzato con una donna che è ancora più bella
di Edith!” fece notare Rachel sistemandosi nel divano e
poggiando la testa sulla spalla del marito. “Può anche
essere che siano solo amici!”
“E
tu credi davvero che un uomo e una donna adulti possano essere solo
amici?” domandò sarcastico Orlando.
John
sollevò le sopracciglia e Rachel, mettendosi dritta, rispose
seccata:
“Edith
è stata amica di molti uomini nella sua vita...”
Orlando
la guardò con aria di uno che la sa lunga e rispose:
“Beh!
In effetti è vero! Infatti anche io e lei eravamo amici. E
anche con Jude era solo un'amicizia innocua! Quanto tempo c'è
voluto perché me la soffiasse da sotto il naso?”
Rachel
stavolta si mosse sul divano in imbarazzo. In effetti, quando Edith e
Orlando avevano appena avuto Ella e l'attore di Canterbury andava a
casa loro lamentandosi dell'amicizia di Edith con Jude Law, spesso
sia lei che John lo aveva calmato dicendo che quella era una semplice
amicizia tra due persone che hanno condiviso un brevissimo tratto di
strada assieme ed ora cercavano di conoscersi meglio.
Inoltre,
per quello che Edith aveva detto, Rachel non poteva certo dire ad
Orlando che aveva torto. Anzi! Sapeva fin troppo bene che quando
l'amica si metteva qualche cosa in testa era difficile distoglierla
dal suo fine. Sapere quindi che quella sera era a casa, da sola, con
Gerard, di certo le apriva degli scenari tutt'altro che casti.
Trattenendosi
dal dire tutto quello che aveva confidato ad Orlando, Rachel lasciò
che il marito parlasse:
“Mi
hai detto che ti ha confidato di aver baciato Gerard!” disse
John mettendo un braccio dietro Rachel che lo guardò stupita
da quella rivelazione.
Orlando
annuì e rispose:
“Credo
che sia successo la sera prima del mio arrivo. Non aveva avuto
nemmeno il tempo di assimilare bene la cosa. Mi ha detto che ha
capito di non provare niente per Gerard dopo quel bacio, ma non penso
che questo mi debba far star tranquillo!”
“Se
Edith dice una cosa difficilmente è diversa da quella che
farà!” rispose John serio.
Rachel
annuì, fissando Orlando con il suo peggior sguardo assassino.
Orlando
parve non notarlo e continuò:
“Ti
devo ripetere il nome di Jude?”
“Jude
lo ha sposato perché tu non ti decidevi a lasciare Miranda!”
sbottò Rachel.
Orlando
strabuzzò gli occhi e Rachel, ricordando un periodo che anche
per lei era stato tutto meno che lieto, aggiunse:
“Sì!
È venuta a letto con te mentre stava già con lui,
questo non ti basta? Ti ha lasciato per ferirti, solo che -forse per
affetto, forse per riconoscenza o, peggio, per abitudine- Edith si è
abituata a Jude ed ha accettato di sposarlo. E tu non hai fatto
altro, per tutto quel periodo, che buttarla sempre più tra le
sua braccia!”
Orlando
guardò Rachel con tanto d'occhi e anche John. In effetti, da
quando stavano assieme, quella era la prima volta che la donna
parlava così apertamente di Edith. E soprattutto davanti ad
Orlando.
Come
una diga Rachel guardò fisso Orlando e aggiunse:
“Voi
uomini siete proprio dei cretini. Non vi rendete conto che se ci
comportiamo in un determinato modo alle volte lo facciamo solo per
attirare la vostra attenzione. Ed Edith lo ha fatto con te dal giorno
in cui ti ha lasciato. Voleva metterti alla prova. E te lo dico
perché la conosco e so che nemmeno lei si è veramente
resa conto di quello che ha fatto!”
“Dici?”
domandò sarcastico Orlando.
“Conosco
Edith Norton da molto prima di te. Pensi che non mi renda conto di
quando fa o no una cosa con cognizione di causa? Tu l'hai tradita.
Hai fatto una delle cose che più le hanno fatto male quando
stava con Brian. E non l'hai fatto per divertirti, ma perché
non le hai detto chiaramente che avevi dei problemi con lei. Hai
tenuto le tue paure e le tue ansie per te e sei andato a letto con la
prima venuta... E quando Jude le ha teso la mano lei l'ha presa, ma
non perché lo volesse veramente fare, ma solo perché
voleva darti lo stesso dolore, lo stesso dispiacere. Fino a che tutto
non le è scappato di mano!”
“E
per scappato di mano intendi quando ha cominciato ad andarci a letto
nell'orario di lavoro?” precisò Orlando con una punta di
risentimento malcelata.
“Appunto!”
replicò Rachel che aggiunse: “Lo stesso motivo per cui
ha acconsentito a sposarlo quando ti ha visto con Miranda, quando non
facevi altro che piangere disperato e quando andavi a New York per
farle una sfuriata un giorno sì e l'altro pure...” e
allungandosi, prendendo la mano dell'attore, disse: “OB! Lei ti
ama. E tu la ami. Stiamo ripetendovi la stessa cosa da anni, ormai. E
da anni non facciamo altro che spiegarvi che dovete smettere di
mettere in mezzo altri. Non si scherza con i sentimenti. Non è
giusto e vi fa finire nei casini!”
Orlando
sospirò e guardò la mano di Rachel, in silenzio.
Quello
che aveva detto era vero. Per anni lui ed Edith si erano rincorsi e
non si erano mai presi. Si erano scontrati, avevano persino procreato
un figlio insieme e avevano messo in atto un gioco allo sfinimento,
uno stillicidio che non aveva previsto ma aveva comunque messo in
atto il coinvolgimento di Miranda e Jude, vittime di quella lotta
infinita.
“Quando
torni a New York?” gli chiese Rachel intromettendosi nei suoi
pensieri.
Orlando
sollevò lo sguardo sugli occhi nocciola della donna e rispose:
“Tra
due giorni ho l'aereo. Perché?”
Rachel
sospirò e poggiandosi sullo schienale rispose:
“Perché
meglio che tu non faccia stupidaggini, Ob. Di nessun genere. Fai
vedere che ti fidi di lei. Non mettere in mezzo donne che non ami”
e mentre lo diceva lanciò un'occhiataccia a John che si
sistemò sul divano nervoso e tornando a guardare Orlando,
concluse: “E sappi che se ti ha detto che non prova niente per
Gerard... Allora è vero. Non aver paura. Quello che le hai
detto, anche se sono contraria agli ultimatum, l'aiuterà a
riflettere e a prendere una volta per tutte una decisione. E ne avete
bisogno non solo voi, ma anche vostri figli!”
Orlando
annuì.
Edith
aveva bisogno di tempo. Glielo avrebbe concesso.
Ma
non avrebbe aspettato che qualcun altro si prendesse di nuovo il suo
posto.
Edith
sorrise sistemando la giacca a Gerard che chinò la testa
imbarazzato da quel gesto.
La
giornalista se ne rese conto e ritraendo le mani disse:
“Non
volevo metterti a disagio. Scusa!”
Gerard
scosse la testa e rispose:
“Non
sono in imbarazzo per il tuo gesto. Non preoccuparti... Solo che non
sono abituato a questo tipo di tenerezze da mamma diciamo!”
Edith
sorrise e rispose:
“Diciamo
che da quando ho avuto i miei due figli sono parecchio cambiata e non
mi rendo conto che alle volte faccio la mamma con tutti!”
Gerard
sorrise e abbracciandola, tenendola stretta, disse:
“Grazie
per questi giorni assieme. Sono stati 'intensi' diciamo, ma
molto istruttivi!”
Edith
sorrise e con gli occhi lucidi, scherzando rispose:
“Ogni
riferimento a baci o altro è puramente casuale!”
I
due risero e Gerard concluse:
“Io
stasera prendo un treno, ma questo non significa che se hai un
qualsiasi problema non devi esitare a chiamarmi...”
“Lo
farò!” promise Edith sorridente.
“Specialmente
se qualche bellimbusto del Sud ti rompe le scatole?”
puntualizzò Gerard.
“Ti
riferisci ad Orlando?” domandò divertita Edith.
Gerard
annuì e rispose:
“Non
voglio che tu abbia più casini di quelli che già hai!”
e abbracciandola di nuovo aggiunse: “E ricordati. Quando sarà
il momento... Spero il più tardi possibile... Io sono qua!
Capito?”
Edith
ebbe un tuffo al cuore e annuì con gli occhi pericolosamente
lucidi.
“Grazie
a te di tutto Gerard. Non sapevo di aver bisogno di un amico in
questo preciso momento della mia vita!”
Gerard
sorrise e abbracciandola e baciandole la fronte, mentre una voce
metallica annunciava la partenza del suo treno, disse:
“Io
sono contento di aver incontrato te...” e salendo sul treno che
cominciava a fischiare scaldando i motori, salutandola disse: “Sappi
che non ti libererai di me tanto facilmente!”
“E
tu non ci provare a farlo!” sorrise Edith salutandolo a sua
volta.
Il
treno cominciò a muoversi ed Edith guardò Gerard
prendere posto e salutarla dal suo vagone.
Per
lei quella partenza fu un piccolo lutto. Ma sapere di avere un amico
pronto a tutto pur di aiutarla, in quel preciso momento della sua
vita, la tranquillizzava.
Eloise
stava seduta nella poltrona guardando in silenzio la tv. Di una cosa
era contenta. L'essere arrivata troppo tardi non richiedeva che
dovesse fare chemioterapia e se ne sarebbe andata con tutti i suoi
capelli e non con una parrucca da appuntare meglio una volta che il
suo corpo sarebbe rimasto dentro una bara.
Sorrise
di quella tetra soddisfazione immaginando la faccia di suo figlio se
avesse esternato quel pensiero ad alta voce, quando il campanello
squillò.
Sua
sorella Maggie andò ad aprire e sistemandosi, Eloise continuò
a guardare l'episodio di Downtown Abbey che stavano trasmettendo.
“Ellie!”
disse Maggie con voce dolce avvicinandosi alla porta. “Ci sono
Edith ed Emma qua per te!”
Eloise
si voltò e vide i visi sorridenti di sue figlie che sulla
porta la guardavano.
Eloise
non potevano notare che tenevano tra le mani una grossa busta e che
in un'altra, più piccola, avevano quelli che potevano sembrare
dei trucchi.
Aggrottò
la fronte e guardando ognuna delle sue due figlie, domandò
loro:
“Conosco
quelle espressioni. Che avete in mente?”
Edith
entrò e baciando la guancia della madre, disse:
“Niente
di che. Volevamo solo fare una bella cenetta con nostra madre!”
“E
abbiamo pensato che, visto che non puoi uscire, possiamo metterti un
bel vestito e truccarti un po' e fare tutto qua!” aggiunse Emma
salutando anche lei la madre con un bacio.
Eloise
le guardò in silenzio, soppesando la loro decisione. Sapeva di
essere troppo debole e che non poteva lasciare casa di sua sorella
per un'uscita mondana. Nonostante questo sentiva che dietro la
proposta delle figlie c'era qualche cos'altro sotto.
“E
dove mangeremo?”
“In
salotto!” rispose pronta Maggie, dietro di lei.
Eloise
socchiuse gli occhi ancora di più e seria disse:
“Se
ne state pensando una delle vostre sappiate che sono sempre vostra
madre e posso darvele ancora. E tante!”
Edith
ed Emma risero e aiutando la mamma ad alzarsi dalla poltrona dissero
in coro:
“Piantala!”
ed Emma aggiunse: “Vogliamo solo che questa sia una bella
serata. E vogliamo che tutto vada per il verso giusto!” e
accompagnarono assieme la madre verso la sua camera da letto.
Ci
misero un'ora per sistemarla. E quando la misero davanti allo
specchio Eloise Norton trattene a stento le lacrime. Erano anni che
non si vedeva così bella. Sembrava quasi che la malattia non
stesse minando il suo corpo in quell'elegantissimo abito champagne
che indossava.
Si
voltò verso le figlie e abbracciandole disse:
“Grazie!”
Sia
Edith che Emma sorrisero commosse e prendendo la mano della madre la
condussero fuori dalla camera.
“E
voi?” chiese Eloise guardando le figlie ancora vestite casual.
Edith
trattenne una risatina divertita e rispose:
“C'è
un cavaliere che ti sta aspettando giù!”
Scesero
le scale e il cuore di Eloise fece una capriola.
Patrick
Norton l'aspettava in piedi, sorridendo, con le mani giunte e lo
sguardo fiero.
“Patrick?”
balbettò Eloise.
L'uomo
si avvicinò all'ultimo gradino e tese il braccio verso la
moglie e sorridendo le mormorò:
“Sei
bellissima!”
Eloise
guardò Patrick negli occhi e sorrise commossa e l'uomo disse:
“Posso
invitarti a cena?”
Eloise
lasciò che il marito la guidasse verso il tavolo e lasciò
che l'aiutasse a sedere.
Fu
allora che Emma ed Edith con Maggie si chiusero in cucina e
lasciarono da soli Patrick ed Eloise.
Quella
era una sera piena di speranze.
Ed
Edith ci credeva davvero.
Era
stata una serata tranquilla, pensò Edith guidando verso casa,
con gli occhi ancora gonfi.
Era
da tanto che non le succedeva di emozionarsi così tanto.
Ricordava
ancora bene, suo padre e sua madre che si tenevano per mano e che
annunciavano che avrebbero rinnovato le loro promesse appena
avrebbero trovato un pastore che avesse accettato di farlo in tempi
ragionevoli.
E
ricordava gli occhi di Patrick quando Eloise accettò di
tornare a stare da lui una volta che la cerimonia fosse avvenuta.
Parcheggiò
con il cuore leggero e vide la luce del soggiorno ancora accesa.
Temendo
di trovare la casa distrutta -memore più che altro dei
racconti di Ella e David quando tornavano da un week end con il
padre- Edith aprì la porta con delicatezza.
Dalla
televisione arrivava un brusio indistinto da un programma per
bambini, probabile replica di quelli della mattina mandata in onda
prima che i programmi venissero interrotti per la notte.
Nel
divano, uno vicino all'altro stavano Orlando, Ella e David, con un
contenitore di plastica pieno di patatine.
Sorrise
guardandoli con dolcezza, allungandosi per sistemare la coperta su
tutte e tre, quando Orlando si svegliò. I capelli ricci e
corti erano scomposti. Probabilmente aveva giocato tutta la sera con
i figlie e nonostante il gel -che come Edith ben sapeva Orlando
consumava in quantità industriali- non era servito a molto.
Con
sguardo sorpreso osservò per qualche secondo la giornalista e
poi sorrise.
“Sei
a casa? Ti stavamo aspettando ma penso che al decimo episodio di
Peppa Pig sia miseramente crollato!” e mettendosi a sedere
guardò i bambini che continuavano a dormire.
Edith
sorrise e comprensiva replicò:
“Alle
volte Peppa fa quell'effetto anche a me!”
I
due risero sommessamente e Orlando, guardando i figli, domandò:
“Ti
do una mano?”
Edith
annuì e rispose:
“Sì!
Grazie!” e prendendo David con delicatezza, guardando Orlando
sorridendo divertita, aggiunse: “Io prendo lui perché so
che tu sei più forte e non hai problemi a sollevare Ella!”
Orlando
la guardò sollevando un sopracciglio e scuotendo la testa
prese la figlia di sette anni in braccio e seguì Edith.
In
silenzio la giornalista salì le scale, mentre dietro, Orlando,
baciava la testa della figlia più grande.
Molto
spesso si era trovata a chiedersi quanto fosse profondo il rapporto
tra i due. Non perché fosse sua figlia, ma tra Ella e Orlando
c'era sempre stato un rapporto di complicità che l'attore non
aveva instaurato con gli altri suoi due figli. Lei era innamorata di
lui. Lui era protettivo oltre ogni limite con lei. E terribilmente
geloso.
Si
voltò quando arrivò sul pianerottolo e indicando la
stanza di Ella disse:
“Lei
dorme qui!”
Orlando
entrò. Da quando aveva preso casa a Londra quella era la prima
volta che l'attore metteva piede in camera della figlia e questo la
fece sentire terribilmente in colpa. Si rese conto che tutti e tre
stavano perdendo tanto, troppo della vita dell'altro e capì
che questo avrebbe in qualche modo segnato la loro vita.
Osservò
l'attore spostare le lenzuola e mettere la figlia a letto e poi, dopo
averle accarezzato la testa e baciato la fronte -augurandole
sottovoce la buonanotte- guardò Edith e mettendosi in piedi la
seguì.
Edith
aprì la porta della camera vicino e si avvicinò alla
culla di David. Lo sistemò e guardò Orlando seguire
ogni sua mossa con i gomiti poggiati sulla traversa della culla.
Per
quello che riguardava il figlio il rapporto tra lui ed Orlando era
strano. Edith sapeva che era colpa sua, principalmente, ma si stava
rendendo conto che tra di loro le cose stavano cambiando. David,
emulando la sorella, aveva cominciato ad adorare il padre e Orlando,
nonostante fosse abituato ad essere al centro dell'attenzione,
rimaneva piacevolmente colpito da quell'affetto incondizionato e
spesso, quando vedeva David, nonostante avesse un rapporto intenso e
profondo con Ella, abbracciava prima il figlio e parlava con lui a
lungo.
Coprendo
il piccolo, che come la sorella maggiore era diventato la fotocopia
del padre, disse:
“Ti
va di stare qua stanotte?”
Orlando
la guardò sbarrando gli occhi e poco convinto, grattandosi la
testa ammise:
“Edith...
Tu lo sai quello che provo. E sai quanto è difficile per
me...”
“Se
vuoi puoi dormire nella stanza degli ospiti. Ma voglio che domani,
visto che è l'ultimo giorno che starai con loro, tu sia qui
quando si sveglieranno. Ne sarebbero davvero felici!”
Orlando
guardò Edith. Come poteva non accettare? Era così bella
che solo guardarla gli faceva male.
Sospirò
ed Edith aggiunse subito:
“Ob!
Ti prego!”
Gli
occhi di Edith guardarono imploranti Orlando. E l'attore sospirando
rispose:
“Va
bene!” e prendendole la mano propose: “Che ne dici se
andiamo giù e ci beviamo qualche cosa di caldo prima di andare
a letto?”
Edith
annuì e stringendo di più la mano dell'attore lo seguì
giù per e scale.
In
quel momento quel contatto la tranquillizzò. Sapere che con
lei, quella sera, c'era Orlando, la faceva sentire più
tranquilla. Si lasciò guidare e si mise a sedere, lasciando
che Orlando mettesse l'acqua a bollire e preparasse un earl grey
canticchiando sommessamente.
Edith
attese che Orlando tornasse in salotto con le due tazze di tè
e quando lo fece, si spostò appena per fargli posto accanto a
lei.
Cominciarono
a sorseggiare la bevanda calda in silenzio, con calma.
Quel
momento di tranquillità riscaldò ad entrambi il cuore
ed Edith, senza nemmeno sapere come e quando avesse deciso di farlo
disse:
“Sono
felice che tu sia qui Orlando. E sono felice che tu non stia con
quella bionda!”
Orlando
la guardò stupito da quell'affermazione. Poi, guardando la
tazza di tè annuì ad un pensiero indefinito che gli
passava per la testa e lentamente l'appoggiò al tavolino. Si
voltò e prendendo quella di Edith fece lo stesso e voltandosi
a guardarla le passò una mano sulla guancia. E sorridendo,
avvicinandosi lentamente le sussurrò:
“Sono
anni che te lo dico. Che io per te ci sono. Che attraverserei
l'oceano a nuoto se tu avessi bisogno di me...” e continuando
ad accarezzarle una guancia con il pollice aggiunse: “Io voglio
far parte della tua vita Norton. E tu?”
Edith
guardò le labbra di Orlando e poggiando una mano su quella che
lui aveva antecedentemente posato sul suo viso, disse:
“Io
voglio che tu faccia parte della mia!” e lo guardò
intensamente, protendendosi verso di l'attore di Canterbury, in
attesa di un bacio.
Ma
con un profondo respiro Orlando si staccò e disse:
“Penso
che sia molto meglio che vada a dormire...”
Edith
annuì e senza dire niente lasciò che Orlando liberasse
tutto e baciandola sulla testa si congedasse con un tenero
buonanotte.
Una
settimana dopo.
Edith
camminava velocemente verso la stanza del giudice Morgan, dove si
sarebbe tenuta la sua causa di divorzio.
Il
primo passo per arrivare al divorzio vero e proprio era che le due
parti si incontrassero e cominciassero a fare le loro richieste. Se
tutto fosse andato secondo le regole, allora con un'udienza di
convalida sarebbe avvenuta la separazione definitiva. Altrimenti si
sarebbe andato a combattere in aula.
Quando
arrivò davanti alla porta trovò il suo avvocato e poco
lontano, vicino ad un uomo alto e distinto che teneva una valigetta
in mano, vide Jude. Aveva una barba incolta e i capelli sistemati con
un po' di gelatina.
Quando
la vide sorrise e il cuore di Edith perse un battito.
Sentì
il bisogno di avvicinarsi e di abbracciare l'uomo con cui aveva
condiviso il suo cammino per un periodo rilevante della sua vita,
l'unico che aveva avuto il coraggio di sposare. Ma il suo legale la
tenne per un braccio e disse:
“Il
signor Law e il suo avvocato parlano fitto da un paio di minuti. So
che lei non vuole mettere in atto nessuna rappresaglia, ma devo
chiederle di fare una controproposta nel caso il suo ex marito
facesse qualche richiesta pericolosa”
Edith
guardò Jude. Non la stava più guardando e al contrario
di quello che pensava il suo avvocato stava discutendo animatamente
con il suo legale, per niente tranquillo.
Stava
per rispondere quando arrivò il giudice, un uomo sulla
sessantina, che teneva in mano una cartella piena di fogli.
Sorrise
salutando tutti con un cenno di mano ed entrò nella stanza.
Per
galateo fu Edith ad entrare per prima, gli altri al seguirono in
silenzio.
Ebbero
il tempo di sistemarsi che già Edith sentiva il cuore in gola.
Morgan
guardò il foglio e disse, leggendo ad alta voce:
“Causa
di divorzio 1982. Law contro Law” e togliendosi gli occhiali
disse: “Bene! Penso che cominciare dalla parte che ha richiesto
la separazione sia il minimo, anche se a malincuore devo dare la
parola ad un uomo prima di una donna!”
Tutti
sorrisero tranne il legale di Jude che, mettendosi meglio sulla
sedia, rispose:
“Il
mio assistito non ha richieste da fare. Vuole solo che la situazione
si risolva nel miglior modo possibile!”
Edith
si voltò di scatto e guardò Jude che non ricambiò
il suo sguardo ma lo tenne fisso sul giudice che, guardando il legale
della giornalista disse:
“E
voi?”
Il
legale guardò Edith che gli fece un cenno con il capo e con
voce risentita, tanto quanto quella del suo collega disse:
“Anche
la mia assistita concorda con la linea presa dal suo ex marito!”
Morgan
annuì e rimettendo gli occhiali, con un sorriso rispose:
“Bene!
Fossero tutti così facili i divorzi!” e prendendo
un'agenda, concluse: “La causa di divorzio è fissata tra
un mese esatto, stessa ora, in questo stesso tribunale” e
porgendo la mano a tutto, partendo prima da Edith disse: “Spero
di trovare lo stesso clima tra un mese!” e sorrise rimettendo
apposto i suoi fogli e accompagnando alla porta Jude, Edith e i loro
due avvocati.
Per
quanto il suo legale le parlasse, lamentandosi di quello che aveva
appena fatto, la giornalista non riusciva a togliere gli occhi di
dosso a Jude. E con un tuffo al cuore si rese conto che anche lui
aveva fatto lo stesso.
Voltò
lo sguardo annuendo all'ennesima lamentela del suo legale, quando il
cellulare l'avvisò di una notifica WhatsApp.
Prese
il cellulare e lesse il messaggio.
Era
di Jude.
“Quando
questi due succhiasoldi a tradimento ci avranno lasciato in pace, che
ne dici se ci vediamo nel bar qua vicino?”
Edith
guardò Jude e sorrise. Lui annuì. Era bastato quel
gesto per capirsi.
Seduta
ad un Costa, poco lontano dal tribunale, Edith attendeva Jude con
ansia. E assieme all'ansia si sentiva terribilmente in colpa.
Qualche
giorno prima Orlando l'aveva salutata, sulla porta di casa sua,
promettendo di aspettarla e chiedendole di andare a New York non
appena le sarebbe stato possibile. Lei aveva accettato e lo aveva
baciato dolcemente sulle labbra.
In
quel momento era forte della sua decisione, consapevole che i suoi
sentimenti verso Orlando erano immutati e che lei stava solo
aspettando che le acque si calmassero un po' prima di lasciare che
tutto tornasse ad essere come prima.
Ora,
invece, sentiva una strana agitazione, quasi come quella di una
ragazzina al suo primo appuntamento, che in ogni modo cerca di non
farsi scoprire dai suoi genitori.
Attese
in silenzio che Jude entrasse nel locale e quando lo vide, sentì
il cuore perdere di nuovo un battito e lo stomaco fare una piccola
capriola, proprio come succedeva ad Harry Potter nel terzo libro
guardando Cho Chang.
Si
sollevò e lasciò che l'attore posasse una mano sul suo
braccio e le baciasse teneramente una guancia.
Cercò
di celare le sue emozioni più nascoste e sorrise rimettendosi
a sedere.
L'attore
prese posto davanti a lei e ordinarono qualche cosa di veloce da
mangiare.
In
un attimo Edith si rese conto che non era servito a niente non
vedersi per tanto tempo: le cose tra di loro erano sempre uguali.
Parlavano e ridevano come quando stavano assieme e si ritagliavano
uno dei loro momenti di intimità andando a mangiare fuori
senza i bambini.
Parlarono
di Rafferty, Iris e Rudy. Ed Edith domandò persino di Sophia
all'attore che ammise con una punta di rammarico di non vederla
quanto voleva.
Edith
raccontò degli ultimi avvenimenti che l'avevano coinvolta:
della malattia di sua madre e del fatto che la donna aveva
acconsentito a rinnovare con il marito le loro promesse di matrimonio
e ritornare ad essere una coppia felice proprio come i primi periodi
che si erano sposati.
Jude
ascoltò attento e subito disse che sarebbe stato vicino alla
ragazza in ogni modo.
Parlarono
di tutto, tranne che di Orlando o di qualsiasi altra storia avesse in
qualche modo coinvolto lei o lui in quelle settimane che non si erano
visti.
Poi,
quando i piatti si svuotarono e non ebbero altri motivi per rimanere
seduti a quel tavolo senza attirare l'attenzione di occhi indiscreti,
Jude poggiò le mani sul tavolo e disse:
“Bene!
Penso che sia ora di pagare il conto!” e stava per prendere la
sua carta di credito quando Edith lo bloccò dicendo:
“Facciamo
a metà!”
Jude
scosse la testa e rispose:
“Non
ci provare Norton! Lo sai che non sopporto che una donna paghi il
conto quando esce con me, anche se vuole fare a metà!” e
non ammettendo repliche chiamò un cameriere e gli porse la
carta.
Edith
lo guardò pagare in silenzio e quando si alzò lui
l'aiutò a mettere la giacca poggiando le mani sulle sue
spalle. Quel piccolo contatto bastò per farle sentire una
scossa elettrica che l'attraversava da capo a piedi. Sospirò e
chiudendo gli occhi si voltò verso Jude che disse:
“Non
dirmi niente. Non voglio sapere se quello che dicono i giornali su te
e Gerard Butler è vero. E non voglio nemmeno sapere se tu ed
Orlando, ora che il nostro matrimonio è giunto al capolinea
state coronando il vostro sogno d'amore!” e sorridendo
sollevandole il viso poggiandole due dita sotto il mento disse:
“Lascia solo che mi goda questo momento!” e baciandole la
fronte sussurrò: “Per me è sempre un piacere
passare il mio tempo con te Edith!” e stava per uscire quando
la giornalista lo raggiunse e disse:
“Grazie!
So che avresti potuto rovinarmi oggi... Ma non l'hai fatto. Te ne
sono grata davvero!”
Jude
sorrise e rispose, poggiandole una mano sulla guancia:
“Ti
amo troppo per volerti rovinare!” e baciandole dolcemente le
labbra sussurrò: “A presto, Norton!” e senza
aggiungere altro lasciò Edith, da sola, dentro il Costa, a
guardarlo allontanarsi, confusa e con mille domande che le correvano
per la testa.
Bene!
Ho postato molto prima di quello che credevo, complici le vacanze di
Natale.
Comunque.
Voglio ringraziare chiaretta e la nonnina che mi recensiscono. E
Margherita che con pazienza aspetta ogni capitolo.
E
chiunque legge in silenzio questa storia. Fatemi sapere anche voi
cosa ne pensate, ci tengo davvero.
Auguri
di buon anno. Spero di riuscire a scrivere qualche altro capitolo
prima dell'Epifania.
A
rileggerci. Niniel82.
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