Ma
salve a voi, mia cara folla inferocita in attesa.... ^__^'''
prima di tutto vi
ringrazio di avermi lasciata ancora in vita....
grazie davvero.... ^__^
poi ringrazio BellaCullen88, aliceundralandi, free09, JessikinaCullen, Astarte92, francef80, ColeiCheAmaEdward, franci_cullen, mileybest, cullengirl, Valle89, patu4ever
che hanno
commentato il capitolo precendente, e che vedo anke qui presenti in
mezzo alla folla inferocita..... ^___^''''
Allora prima di
iniziare con il capitolo, ci tenevo a precisare due punti:
1---> questo
è l'ultimo capitolo. Questa storia ce l'avevo in mente
drammatica e corta, ed infatti è di soli 7 capitoli.
2---> Edward
è morto, punto e basta. Mettetevi l'anima in pace, non
tornerà in vita.
*la folla inferocita
si scatena dopo questi due punti, in particolare il 2* CIVIA
AL ROGO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
*me inizia a scappare
terrorizzata*
AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
-dopo 20 minuti di
fuga-
*me ha l'affanno*
forse ho seminato la folla inferocita, ma non ne sono sicura....
comunque prima che mi
ritrovi, eccovi l'ultimo capitolo
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
7. Il tuo ricordo
sarà sempre in me
Buio.
Vuoto.
Nulla.
Era
tutto ciò che la mia mente riusciva a percepire,
che
i miei occhi riuscivano a vedere,
che
le mie orecchie riuscivano a udire.
Nulla.
Niente.
Non
so bene dove mi trovavo. Molto probabilmente ero ancora a casa di
Jasper e
Alice.
Aprii
meglio gli occhi e mi accorsi che la visuale era sempre quella: buio. La camera da letto completamente
inutilizzata di Jasper e Alice era come al solito buia, a causa della
mia
richiesta di voler le serrande abbassate.
Non
ricordo come mai ero finita in quella stanza. Ad un certo punto mi ero
svegliata, dopo lo svenimento, e mi ero trovata su un letto
matrimoniale,
posizionato al centro di un’enorme stanza, illuminata dalla
finestra alla
sinistra del letto.
Vuoto.
Mi
alzo debolmente a sedere sul letto. Non mi ricordo niente. O forse
si…
Dopo
che mi ero accorta di trovarmi in quella stanza, avevo iniziato ad
urlare, a
piangere, a rompere tutto quello che mi capitava in mano. Poi ricordo
soltanto
la presa gelida e ferrea di qualcuno, che mi aveva calmato e mi aveva
riaddormentato.
Sopirai:
una delle mie solite crisi isteriche.
Presi
il cuscino e me lo sistemai dietro la schiena, per appoggiarmi
più comodamente
al muro. Ma lo riposai immediatamente: era umido.
Guardai meglio, nonostante la scarsa luminosità:
non era solo umido, ma
proprio bagnato.
Lacrime. Tra un risveglio e un
altro
l’unica cosa che avevo fatto era piangere.
Lasciai
stare il cuscino e mi alzai, rischiando di cadere a causa delle mie
ginocchia
molli. Andai alla finestra, tirai su le serrande e aprii la finestra.
La luce
mi fece male agli occhi, ma non li chiusi: mi affacciai e respirai
quanta più
aria pulita potei.
Punto della
situazione: mio padre era morto, mia
madre non mi
considerava più, Jacob e Michelle avevano fatto coppia
fissa, i miei amici di
scuola non li ho più sentiti né frequentati, la
famiglia Cullen era divisa, ed
Edward era morto.
Ancora lacrime. Lentamente sentii le
mie guancie
inondarsi di pianto, il mio respiro che era diventato affannoso, e i
miei
singhiozzi che agonizzavano.
-Che
faccio ora? Sono sola, SOLA!!! CHE DIAMINE FACCIO ORA!?!
Dolore. Avevo spaccato il
vetro della
finestra con un pugno. Il polso pulsava, probabilmente me lo ero
slogato. Il
sangue ricopriva tutta la mano e lentamente cadeva verso il pavimento.
Ma non
mi importava. La fitta al polso era indolore e il sangue non mi faceva
effetto.
Adesso non mi importava più niente.
Ero di nuovo
sempre e solo io.
In
quest’ultimo mese ero riuscita miracolosamente ad andare
avanti, a combattere,
a sperare per una causa, per un motivo, per qualcosa che potevo e
volevo avere.
Edward.
Ma
ora, lui non c’è.
È morto. Si è fatto
uccidere solo per non interferire più nella mia vita, per
evitare che il suo
desiderio lo soggiogasse.
È
morto a causa mia. Questo non me lo
perdonerò mai.
Eppure
ci ero andata così vicino: avevo scovato Esme e Carlisle,
raggiunto Rosalie ed
Emmett, incontrato Alice e Jasper, ma lui no.
Il
solo pensiero che non avevo potuto vedere il suo volto, perdermi nei
suoi occhi
dorati, sentire il suo respiro sulla mia pelle, annusare il suo odore,
toccare
la sua pelle dura e fredda, ascoltare la sua voce melodiosa,
sciogliermi
davanti il suo sorriso sghembo, sentire
il contatto delle nostre labbra, mi faceva stare male. Anzi, no male, mi faceva credere di essere morta. E in
fondo lo ero.
Mi
affacciai alla finestra: otto piani erano molto alti. Non avrei sentito
niente,
nessun dolore… sarebbe accaduto tutto in fretta… bellissimo…
La
finestra era aperta. Il vuoto mi attraeva. L’altezza non mi
faceva paura.
Un
vento leggero mi scompigliò i capelli. Delle foglie
scendevano lentamente verso
il basso e atterravano con grazia sul suolo. Era un ciclo affascinante
e
ipnotizzante. Volevo essere come loro: leggera e abbandonata al vuoto e
al
vento.
Mi
aiutai con le mani e riuscii a sedermi sul bordo della finestra, con
una gamba
fuori e una dentro.
Chissà
come era la morte. Chissà cosa c’è
dopo. Spero pace.
Non voglio
più soffrire.
Chiudo
gli occhi. Il suono del vento è l’unica cosa che
sento. Mi sbilancio un po’…
-BELLA!!!!!!
Una
presa fin troppo salda mi afferrò per un braccio e mi fece
cadere rovinosamente
sul pavimento. Era come se mi avessero svegliato nel bel mezzo di un
bel sogno.
-Ma
sei impazzita? Cosa pensavi di fare? UCCIDERTI?- mi ruggì
contro Alice.
Sollevai
leggermente la testa e la guardai: gli occhi era rabbiosi, furiosi, ma
anche
immensamente tristi e preoccupati.
-Cos’altro
mi rimane da fare secondo te Alice? Dimmi secondo te
cos’altro mi rimane da
fare. Dimmelo tu, perché io non lo so
più…- e iniziai
di nuovo a piangere, più forte, appoggiando
la testa per terra e bagnando il pavimento.
Sentii
le braccia fredde di Alice avvolgermi dolcemente le spalle.
–Bella…
-Dimmelo
tu, Alice! Perché io non so più che fare! NON SO
PIÙ CHE ALTRO FARE!!!- le
urlai contro il suo petto roccioso.
Alice
mi accarezzo la testa. –Non lo so neanch’io Bella.
Shh, adesso calmati.
Qualcosa faremo. Ma togliersi la vita non è certamente la
scelta giusta. È una
cosa stupida. Edward non lo avrebbe mai permesso.
Urlo
più forte. –EDWARD!! PERCHÉ??
Perché te ne sei andato?? Perché mi hai lasciato
da sola in quest’inferno?? Perché, Edward,
perché…
E continuai
a piangere tra le braccia fredde di Alice, che se avrebbe potuto si
sarebbe
unita a me nella crisi isterica.
Acqua. Lentamente mi scorreva
sul mio
corpo, mi attraversava la pelle, mi purificava da ogni
impurità. Avevo sempre
amato fare la doccia: per me era un momento di completo relax. Ma ora,
mi
sembrava solo un banale gesto per lavarsi.
Dopo
il mio tentato suicidio, ero rimasta sul pavimento a piangere vicino ad
Alice
per un bel po’. Poi era arrivato Jasper, e per evitare uno
scempio, aveva
subito pulito il pavimento sporco di sangue e disinfettato la mia
ferita. Come
uno zombie, mi ero diretta verso il bagno per farmi una doccia, secondo
il
consiglio di Alice. Ed ora ero chiusa in bagno da un bel po’,
rimuginando sulle
mie sensazioni di poco fa.
Stanchezza.
Dolore. Debolezza. Tutto qui.
Volevo
farla finita con quel mondo che mi aveva fatto soffrire. Era
così difficile da capire? Era così difficile da
ottenere? Era
pretendere troppo?
Chiusi
l’acqua e indossai i vestiti puliti che mi aveva portato
Alice. Mi vestii con
gesti meccanici, senza neanche notare quello che mi stavo mettendo.
Aprii la porta
del bagno e andai verso il salone, trovando Jasper che si trovava sul
divano,
con la testa tra le mani, mentre Alice si trovava in cucina.
-Bella,
per favore siediti. Mangia qualcosa- mi disse, mentre posava un piatto
sulla
penisola.
Mangiare
cibo. Dare energia all’organismo. Senza cibo,
l’organismo muore. Ma il
mio stomaco era più forte, e l’appetito di
parecchi
giorni iniziò a farsi sentire. La mia forza di
volontà era ridotta al minimo,
per cui mi ritrovai a camminare verso la penisola, a sedermi, a
mangiare.
Ingoiavo. Non mi importava di quello che mangiavo, e i sapori neanche
li
sentivo.
Alice
mi guardò con compassione e pena, sospirò e se
andò a sedersi vicino a Jasper.
Edward. Prendevo un pezzo di
carne con la
forchetta. Edward. Lo infilavo in
bocca. Edward. Masticavo a bocca
chiusa. Edward. Ingoiavo. Edward. Prendevo un altro pezzo di
carne. Edward.
Il
ciclo era sempre quello. Il mio pensiero fisso, sempre lui. Il mio
dolore
aumentava ogni volta.
Allontanai
il piatto da me e mi presi la testa con le mani. Perché
avevo fatto quel viaggio? Perché
mi trovavo lì? Perché
non
mi ero semplicemente trasferita, invece di andare per il mondo a
cercarlo? Perché mi
ritrovavo al punto di
partenza?
Perché
mi hai abbandonato,
Edward? Ti
prego, torna. Ti amo. Ho bisogno
di
te. Ma tu non ci sei più.
Perché
a me?
Alzai
la testa e mi asciugai le lacrime che nel frattempo erano scese. Fu in
quel
momento che la intravidi.
Era
una busta, bianca, con scritto il mio nome. Era ben nascosta, ma il
vento della
finestra aveva dovuto farla cadere per terra. Ma la cosa che mi aveva
colpito,
era che quella era la sua calligrafia:
elegante, raffinata, inconfondibile.
-Cos’è
quella?
La
mia voce era incredibilmente salita di volume. Alice e Jasper per poco
non si
spaventarono.
Jasper
guardò incuriosito la busta per terra e poi corse a
prenderla.
-L’hai
lasciata in giro in modo che la potesse vedere??- la sua voce era lo
specchio
dell’ira e della rabbia.
-Cos’è
quella?- e mi alzai in piedi.
Lo
sguardo di Alice era neutro. –Ho visto che la leggeva. Ho
visto che quella
lettera l’aiutava.
-Cos’è
quella?- continuavo a ripetere.
-L’aiutava?
Ma Alice, hai visto cosa ha tentato di fare?? Si voleva uccidere! Vuoi
anche
farle anche leggere questa??
-CHE
COS’È QUELLA?
Jasper
si voltò rapidissimo verso di me: la sua espressione era
contratta al massimo.
Alice mi guardava neutra, seduta composta sul divano.
-Bella,-
e Alice si alzò, prese la busta dalle mani di Jasper e si
avvicinò verso di me
–quando siamo arrivati a Volterra, l’unica cosa che
abbiamo visto era un enorme
pira eretta nella campagna vicino la città, e
l’odore di Edward che veniva da
lì.
Il
mio sussulto fu come una persona che agonizzava.
Jasper
scosse la testa abbattuto e se ne andò verso la camera da
letto, senza neanche
provare ad alleggerire l’atmosfera.
Alice
continuò, senza neanche guardare per un secondo il suo
compagno. –Vicino alla
pira però, incastrata in un ramo, trovammo una lettera. Era
di Edward. La
aprimmo senza neanche controllare per chi fosse e solo allora ci
accorgemmo che
era per te.
-Cosa?-
per me? Edward aveva scritto una
lettera d’addio per me?
-Te
l’ha scritta prima di morire. Se vuoi puoi leggerla- e me la
porse.
Guardai
la busta e il mio nome scritto sopra. Prima
di morire a pensato a me.
Afferrai
la busta e me ne andai verso il balcone, a leggerla.
Alice
non mi seguì. Probabilmente capì che volevo stare
sola.
Mi
sedetti su una sedia e aprii la busta.
Presi
la lettera e inizia a leggere, mentre il mio viso si rigava di lacrime
mute.
Isabella Marie Swan.
Bella.
Il tuo nome risuona nella
mia mente. Il
tuo viso rivive nella mia memoria. La tua voce riecheggia nelle mie
orecchie.
A volte mi sembra di
sentire il tuo dolce
profumo… dannatamente buono…
È incredibile
come non riesca a
dimenticarti…. sei costantemente presente in me…
È incredibile
quanto sia potente l’amore
che provo per te.
Non so neanche
perché, adesso, mentre
sono sull’aereo verso l’Italia, ti scrivo questa
lettera, che tanto tu non
leggerai.
Tu credi che io non ti
amo più… che io ti
abbia abbandonata perché non ti voglio
più…
Quale terribile
bestemmia…
Io ti amo. Io ti amo,
Isabella Marie
Swan.
Io ti amo più
della mia stessa vita…
quello che sto andando a fare ne è la prova:
sto per andare a
suicidarmi dai Volturi,
e lo sai perché? Perché non riesco a starti
lontano.
Perché il
desiderio di averti, di
stringerti delicatamente tra le mie braccia, di annusare il tuo
meraviglioso
profumo, di guardare le tue guancie colorarsi di rosso, di osservare i
tuo
stupendi occhi color cioccolato,
supera di gran lunga la
mia forza di
volontà…
quella stessa forza di
volontà che avevo
messo alla prova tempo fa per stare con te e per non
ucciderti…
Che egoista che sono
stato.
Avrei dovuto capirlo
allora che stando
con te ti avrei condannato ad una vita d’inferno, ad una vita
pericolosa… e io
questo non lo volevo.
Ma volevo anche stare con
te. Conciliare
i due desideri era impossibile.
Ed ecco perché
me ne sono andato via,
ecco perché ti ho lasciata.
Sicuramente avrai
sofferto, e me ne pento
amaramente.
Ma poi, quando sono
tornato e ti ho vista
felice, sono stato contento che ti eri dimenticata di me.
Che non soffrivi
più per il mio
abbandono…ero contento che avessi ripreso una vita felice e
normale.
…
Ti ho appena mentito per
la seconda
volta.
Non è per
niente vero che ero contento.
Ho sofferto come non mi era mai capitato nella mia esistenza.
E questo
perché semplicemente ti amo e
perché voglio stare con te.
Sono egoista, lo so.
Chiedo di perdonarmi
per questo.
E ti chiedo anche di
perdonarmi per la
mia debolezza. Si, sono un debole per non riuscire a starti lontano.
Ti rovinerei la vita di
nuovo, e io non
voglio questo.
Preferisco morire per
sempre piuttosto
che cedere a questa stupida debolezza.
Ed è quello
che sto per fare.
Sto per morire per te.
Non a causa tua,
non confondere, ma per te.
Per te sto anche voltando
le spalle alla
mia famiglia. Sto rovinando anche la loro esistenza.
Non credo che esista
persona più egoista
di me al mondo.
Avrei voluto che la mia
famiglia non lo
venisse mai a sapere, ma non posso competere con Alice.
E infatti mi sono subito
venuti a cercare.
E per non farmi prendere
sono dovuto
scappare di paese in paese ogni volta.
Ma ora, non possono
fermarmi: arriverò a
Volterra e scatenerò subito l’ira dei Volturi,
senza aspettare udienze varie.
Questi sono i miei ultimi
minuti di
esistenza. E li sto spendendo scrivendoti i miei ultimi pensieri.
…
È naturale che
tra i miei pensieri ci sia
tu.
Mi ricordo ancora la
prima volta in cui
sono venuto a vederti dormire… quando hai pronunciato il mio
nome nel sonno…
È stato allora
che ho capito che eri
troppo importante per me, è stato allora che ho sentito il
mio cuore battere di
nuovo, è stato allora che ho capito di amarti.
È stato allora
che ho trovato il sole
della mia immutata mezzanotte.
Quel sole che poi ho
dannato con la mia
esistenza, con il mio essere orribile.
Avrei dovuto non
coinvolgerti. Avrei
dovuto lasciarti perdere.
Eppure non riesco a
pentirmi totalmente
di quello che ho fatto:
ogni singolo istante,
ogni singolo
secondo, ogni momento che io passavo con te, per me era il
più bello in
assoluto di tutta la mia esistenza.
Sono ricordi che mi
porterò fino alla
fine. Cioè tra poco.
Lascio questo mondo.
Lascio questo mondo felice,
però.
Felice perché
sono sicuro che il mio
desiderio si è realizzato:
tu vivi una vita normale.
Tu vivi la vita
che ti spetta di diritto.
Tu vivi la tua vita.
E non
c’è niente che mi possa far sentire
meglio in questo momento.
Per cui, le mie ultime
parole sono
queste, il mio ultimo desiderio è questo:
vivi la tua vita. Vivila.
E adesso ti dico addio
amore mio. Addio.
Ti amo.
Edward.
PS: Ricordati: il tuo
ricordo sarà sempre in me.
Sempre.
La
lettera finiva lì.
L’avevo
completamente inzuppata di lacrime. Le parole si leggevano a stento, ma
io ne
avevo capito il senso.
Edward
voleva che vivessi la mia vita. Edward voleva che avessi una vita
normale.
Edward voleva che io mi godessi la mia vita.
E io che cosa sto
facendo adesso?
Mi
sto
scontrando contro gli imprevisti della vita, e lascio che loro la
abbiamo
vinta.
No. Non potevo
permetterlo. Edward
non voleva.
E non
lo avrei permesso.
Mi
alzai in piedi e mi affacciai alla ringhiera: la città di
Firenze era inondata
da un bellissimo sole splendente, e si sentiva la presenza di una
leggera
brezza.
Respirai
a pieni polmoni. Mi asciugai le lacrime. Sorrisi guardando quel
panorama.
-Cosa
dice Edward?
Mi
voltai. Alice mi sorrideva dall’entrata del balcone.
-Dice
che vuole che io viva la mia vita.
-E tu
cosa farai?
La
guardai negli occhi. Dentro di me sapevo perfettamente cosa dovevo fare.
-Vivrò.
Lo farò per lui. Perché lo
amo.
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Bene, e questa
è la fine.
Ora, molto
probabilmente mie cari lettori e anke mia cara folla inferocita, che si
è calmata per leggere il capitolo,
alcuni di voi saranno
rimasti delusi da questo finale....
chiedo a queste
persone scusa, ma secondo me questa è la fine che merita la
nostra Isabella Swan....
Ringrazio chi ha
commentato questa storia, chi la seguita dall'inizio e chi invece si
è appassionato mano mano che andava avanti,
ringrazio 0207pantera, aliceundralandi,
amimy, annuxiaaa, aquizziana
,
Astarte92, bellemorte86,
Benjamina, bibosky,
carlitz, ColeiCheAmaEdward, crazy_gio90,
debblovers,
Dubhe92, EleCal1988, Fantasy_Mary88, fede72, federob,
fiorella91, flavia93, fofficina, francef80,
franci_cullen,
free09,
gli,
JessikinaCullen,
Kagome19,
Lovely_Dayi,
lupacchiotta_mannara,
meredhit89, mileybest,
mimi14, Miryta,
mylifeabeautifullie,
nene1964,
patu4ever, piccolakia,
Princesseelisil,
Razorbladekisses,
RockAngelz, salf, sexy_eclipse, sissy_cullen_4ever, the
forgotten dreamer,
valeEfla, Valle89, wbloom
e tutti quelli che
l'hanno semplicemente letta.
GRAZIE
Un bacio grande
alla prossima
storia.....
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