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Autore: civia93    15/03/2009    15 recensioni
E se Bella, dopo l'abbandono di Edward non avesse mai sentito la sua voce nella mente?
Non si sarebbe buttata dallo scoglio e alla fine si sarebbe messa con Jacob. E quando Edward sarebbe tornato, l'avrebbe vista felice tra le braccia di Jacob e se ne sarebbe andato via di nuovo.
Passano 10 anni. Bella è diventata un avvocato ed è prossima alle nozze con Jacob. Insomma, conduce una vita serena.
Ma a volte basta un piccolo ricordo per farla cadere di nuovo nel baratro del dolore.... e sarà proprio il ricordo di Edward che la spingerà a compiere un viaggio importante, nel quale scoprirà tante cose...
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ma salve a voi, mia cara folla inferocita in attesa.... ^__^'''
prima di tutto vi ringrazio di avermi lasciata ancora in vita....
grazie davvero.... ^__^
poi ringrazio BellaCullen88aliceundralandifree09 JessikinaCullenAstarte92,  francef80ColeiCheAmaEdwardfranci_cullenmileybestcullengirl Valle89patu4ever
che hanno commentato il capitolo precendente, e che vedo anke qui presenti in mezzo alla folla inferocita..... ^___^''''


Allora prima di iniziare con il capitolo, ci tenevo a precisare due punti:
1---> questo è l'ultimo capitolo. Questa storia ce l'avevo in mente drammatica e corta, ed infatti è di soli 7 capitoli.
2---> Edward è morto, punto e basta. Mettetevi l'anima in pace, non tornerà in vita.

*la folla inferocita si scatena dopo questi due punti, in particolare il 2*  CIVIA AL ROGO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
*me inizia a scappare terrorizzata* AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


-dopo 20 minuti di fuga-
*me ha l'affanno* forse ho seminato la folla inferocita, ma non ne sono sicura....
comunque prima che mi ritrovi, eccovi l'ultimo capitolo



^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

7. Il tuo ricordo sarà sempre in me



Buio.
Vuoto.
Nulla.
Era tutto ciò che la mia mente riusciva a percepire,
che i miei occhi riuscivano a vedere,
che le mie orecchie riuscivano a udire.
Nulla.
Niente.
 
 
Non so bene dove mi trovavo. Molto probabilmente ero ancora a casa di Jasper e Alice.
Aprii meglio gli occhi e mi accorsi che la visuale era sempre quella: buio. La camera da letto completamente inutilizzata di Jasper e Alice era come al solito buia, a causa della mia richiesta di voler le serrande abbassate.
Non ricordo come mai ero finita in quella stanza. Ad un certo punto mi ero svegliata, dopo lo svenimento, e mi ero trovata su un letto matrimoniale, posizionato al centro di un’enorme stanza, illuminata dalla finestra alla sinistra del letto.
Vuoto.
Mi alzo debolmente a sedere sul letto. Non mi ricordo niente. O forse si…
Dopo che mi ero accorta di trovarmi in quella stanza, avevo iniziato ad urlare, a piangere, a rompere tutto quello che mi capitava in mano. Poi ricordo soltanto la presa gelida e ferrea di qualcuno, che mi aveva calmato e mi aveva riaddormentato.
Sopirai: una delle mie solite crisi isteriche.
Presi il cuscino e me lo sistemai dietro la schiena, per appoggiarmi più comodamente al muro. Ma lo riposai immediatamente: era umido. Guardai meglio, nonostante la scarsa luminosità: non era solo umido, ma proprio bagnato.
Lacrime. Tra un risveglio e un altro l’unica cosa che avevo fatto era piangere.
Lasciai stare il cuscino e mi alzai, rischiando di cadere a causa delle mie ginocchia molli. Andai alla finestra, tirai su le serrande e aprii la finestra. La luce mi fece male agli occhi, ma non li chiusi: mi affacciai e respirai quanta più aria pulita potei.
Punto della situazione:  mio padre era morto, mia madre non mi considerava più, Jacob e Michelle avevano fatto coppia fissa, i miei amici di scuola non li ho più sentiti né frequentati, la famiglia Cullen era divisa, ed Edward era morto.
Ancora lacrime. Lentamente sentii le mie guancie inondarsi di pianto, il mio respiro che era diventato affannoso, e i miei singhiozzi che agonizzavano.
-Che faccio ora? Sono sola, SOLA!!! CHE DIAMINE FACCIO ORA!?!
Dolore. Avevo spaccato il vetro della finestra con un pugno. Il polso pulsava, probabilmente me lo ero slogato. Il sangue ricopriva tutta la mano e lentamente cadeva verso il pavimento.
Ma non mi importava. La fitta al polso era indolore e il sangue non mi faceva effetto. Adesso non mi importava più niente.
Ero di nuovo sempre e solo io.
In quest’ultimo mese ero riuscita miracolosamente ad andare avanti, a combattere, a sperare per una causa, per un motivo, per qualcosa che potevo e volevo avere. Edward.
Ma ora, lui non c’è. È morto. Si è fatto uccidere solo per non interferire più nella mia vita, per evitare che il suo desiderio lo soggiogasse.
È morto a causa mia. Questo non me lo perdonerò mai.
Eppure ci ero andata così vicino: avevo scovato Esme e Carlisle, raggiunto Rosalie ed Emmett, incontrato Alice e Jasper, ma lui no.
Il solo pensiero che non avevo potuto vedere il suo volto, perdermi nei suoi occhi dorati, sentire il suo respiro sulla mia pelle, annusare il suo odore, toccare la sua pelle dura e fredda, ascoltare la sua voce melodiosa, sciogliermi davanti il suo sorriso sghembo,  sentire il contatto delle nostre labbra, mi faceva stare male. Anzi, no male, mi faceva credere di essere morta. E in fondo lo ero.
Mi affacciai alla finestra: otto piani erano molto alti. Non avrei sentito niente, nessun dolore… sarebbe accaduto tutto in fretta… bellissimo…
La finestra era aperta. Il vuoto mi attraeva. L’altezza non mi faceva paura.
Un vento leggero mi scompigliò i capelli. Delle foglie scendevano lentamente verso il basso e atterravano con grazia sul suolo. Era un ciclo affascinante e ipnotizzante. Volevo essere come loro: leggera e abbandonata al vuoto e al vento.
Mi aiutai con le mani e riuscii a sedermi sul bordo della finestra, con una gamba fuori e una dentro.
Chissà come era la morte. Chissà cosa c’è dopo. Spero pace.
Non voglio più soffrire.
Chiudo gli occhi. Il suono del vento è l’unica cosa che sento. Mi sbilancio un po’…
-BELLA!!!!!!
Una presa fin troppo salda mi afferrò per un braccio e mi fece cadere rovinosamente sul pavimento. Era come se mi avessero svegliato nel bel mezzo di un bel sogno.
-Ma sei impazzita? Cosa pensavi di fare? UCCIDERTI?- mi ruggì contro Alice.
Sollevai leggermente la testa e la guardai: gli occhi era rabbiosi, furiosi, ma anche immensamente tristi e preoccupati.
-Cos’altro mi rimane da fare secondo te Alice? Dimmi secondo te cos’altro mi rimane da fare. Dimmelo tu, perché io non lo so più…- e iniziai  di nuovo a piangere, più forte, appoggiando la testa per terra e bagnando il pavimento.
Sentii le braccia fredde di Alice avvolgermi dolcemente le spalle. –Bella…
-Dimmelo tu, Alice! Perché io non so più che fare! NON SO PIÙ CHE ALTRO FARE!!!- le urlai contro il suo petto roccioso.
Alice mi accarezzo la testa. –Non lo so neanch’io Bella. Shh, adesso calmati. Qualcosa faremo. Ma togliersi la vita non è certamente la scelta giusta. È una cosa stupida. Edward non lo avrebbe mai permesso.
Urlo più forte. –EDWARD!! PERCHÉ?? Perché te ne sei andato?? Perché mi hai lasciato da sola in quest’inferno?? Perché, Edward, perché…
E continuai a piangere tra le braccia fredde di Alice, che se avrebbe potuto si sarebbe unita a me nella crisi isterica.
 
Acqua. Lentamente mi scorreva sul mio corpo, mi attraversava la pelle, mi purificava da ogni impurità. Avevo sempre amato fare la doccia: per me era un momento di completo relax. Ma ora, mi sembrava solo un banale gesto per lavarsi.
Dopo il mio tentato suicidio, ero rimasta sul pavimento a piangere vicino ad Alice per un bel po’. Poi era arrivato Jasper, e per evitare uno scempio, aveva subito pulito il pavimento sporco di sangue e disinfettato la mia ferita. Come uno zombie, mi ero diretta verso il bagno per farmi una doccia, secondo il consiglio di Alice. Ed ora ero chiusa in bagno da un bel po’, rimuginando sulle mie sensazioni di poco fa.
Stanchezza. Dolore. Debolezza. Tutto qui.
Volevo farla finita con quel mondo che mi aveva fatto soffrire. Era così difficile da capire? Era così difficile da ottenere? Era pretendere troppo?
Chiusi l’acqua e indossai i vestiti puliti che mi aveva portato Alice. Mi vestii con gesti meccanici, senza neanche notare quello che mi stavo mettendo. Aprii la porta del bagno e andai verso il salone, trovando Jasper che si trovava sul divano, con la testa tra le mani, mentre Alice si trovava in cucina.
-Bella, per favore siediti. Mangia qualcosa- mi disse, mentre posava un piatto sulla penisola.
Mangiare cibo. Dare energia all’organismo. Senza cibo, l’organismo muore. Ma il mio stomaco era più forte, e l’appetito di parecchi giorni iniziò a farsi sentire. La mia forza di volontà era ridotta al minimo, per cui mi ritrovai a camminare verso la penisola, a sedermi, a mangiare. Ingoiavo. Non mi importava di quello che mangiavo, e i sapori neanche li sentivo.
Alice mi guardò con compassione e pena, sospirò e se andò a sedersi vicino a Jasper.
Edward. Prendevo un pezzo di carne con la forchetta. Edward. Lo infilavo in bocca. Edward. Masticavo a bocca chiusa. Edward. Ingoiavo. Edward. Prendevo un altro pezzo di carne. Edward.
Il ciclo era sempre quello. Il mio pensiero fisso, sempre lui. Il mio dolore aumentava ogni volta.
Allontanai il piatto da me e mi presi la testa con le mani. Perché avevo fatto quel viaggio? Perché mi trovavo lì? Perché non mi ero semplicemente trasferita, invece di andare per il mondo a cercarlo? Perché mi ritrovavo al punto di partenza?
Perché mi hai abbandonato, Edward? Ti prego, torna. Ti amo. Ho bisogno di te. Ma tu non ci sei più.
Perché a me?
Alzai la testa e mi asciugai le lacrime che nel frattempo erano scese. Fu in quel momento che la intravidi.
Era una busta, bianca, con scritto il mio nome. Era ben nascosta, ma il vento della finestra aveva dovuto farla cadere per terra. Ma la cosa che mi aveva colpito, era che quella era la sua calligrafia: elegante, raffinata, inconfondibile.
-Cos’è quella?
La mia voce era incredibilmente salita di volume. Alice e Jasper per poco non si spaventarono.
Jasper guardò incuriosito la busta per terra e poi corse a prenderla.
-L’hai lasciata in giro in modo che la potesse vedere??- la sua voce era lo specchio dell’ira e della rabbia.
-Cos’è quella?- e mi alzai in piedi.
Lo sguardo di Alice era neutro. –Ho visto che la leggeva. Ho visto che quella lettera l’aiutava.
-Cos’è quella?- continuavo a ripetere.
-L’aiutava? Ma Alice, hai visto cosa ha tentato di fare?? Si voleva uccidere! Vuoi anche farle anche leggere questa??
-CHE COS’È QUELLA?
Jasper si voltò rapidissimo verso di me: la sua espressione era contratta al massimo. Alice mi guardava neutra, seduta composta sul divano.
-Bella,- e Alice si alzò, prese la busta dalle mani di Jasper e si avvicinò verso di me –quando siamo arrivati a Volterra, l’unica cosa che abbiamo visto era un enorme pira eretta nella campagna vicino la città, e l’odore di Edward che veniva da lì.
Il mio sussulto fu come una persona che agonizzava.
Jasper scosse la testa abbattuto e se ne andò verso la camera da letto, senza neanche provare ad alleggerire l’atmosfera.
Alice continuò, senza neanche guardare per un secondo il suo compagno. –Vicino alla pira però, incastrata in un ramo, trovammo una lettera. Era di Edward. La aprimmo senza neanche controllare per chi fosse e solo allora ci accorgemmo che era per te.
-Cosa?- per me? Edward aveva scritto una lettera d’addio per me?
-Te l’ha scritta prima di morire. Se vuoi puoi leggerla- e me la porse.
Guardai la busta e il mio nome scritto sopra. Prima di morire a pensato a me.
Afferrai la busta e me ne andai verso il balcone, a leggerla.
Alice non mi seguì. Probabilmente capì che volevo stare sola.
Mi sedetti su una sedia e aprii la busta.
Presi la lettera e inizia a leggere, mentre il mio viso si rigava di lacrime mute.
 
Isabella Marie Swan.
Bella.
Il tuo nome risuona nella mia mente. Il tuo viso rivive nella mia memoria. La tua voce riecheggia nelle mie orecchie.
A volte mi sembra di sentire il tuo dolce profumo… dannatamente buono…
È incredibile come non riesca a dimenticarti…. sei costantemente presente in me…
È incredibile quanto sia potente l’amore che provo per te.
Non so neanche perché, adesso, mentre sono sull’aereo verso l’Italia, ti scrivo questa lettera, che tanto tu non leggerai.
Tu credi che io non ti amo più… che io ti abbia abbandonata perché non ti voglio più…
Quale terribile bestemmia…
Io ti amo. Io ti amo, Isabella Marie Swan.
Io ti amo più della mia stessa vita… quello che sto andando a fare ne è la prova:
sto per andare a suicidarmi dai Volturi, e lo sai perché? Perché non riesco a starti lontano.
Perché il desiderio di averti, di stringerti delicatamente tra le mie braccia, di annusare il tuo meraviglioso profumo, di guardare le tue guancie colorarsi di rosso, di osservare i tuo stupendi occhi color cioccolato,
supera di gran lunga la mia forza di volontà…
quella stessa forza di volontà che avevo messo alla prova tempo fa per stare con te e per non ucciderti…
Che egoista che sono stato.
Avrei dovuto capirlo allora che stando con te ti avrei condannato ad una vita d’inferno, ad una vita pericolosa… e io questo non lo volevo.
Ma volevo anche stare con te. Conciliare i due desideri era impossibile.
Ed ecco perché me ne sono andato via, ecco perché ti ho lasciata.
Sicuramente avrai sofferto, e me ne pento amaramente.
Ma poi, quando sono tornato e ti ho vista felice, sono stato contento che ti eri dimenticata di me.
Che non soffrivi più per il mio abbandono…ero contento che avessi ripreso una vita felice e normale.

Ti ho appena mentito per la seconda volta.
Non è per niente vero che ero contento. Ho sofferto come non mi era mai capitato nella mia esistenza.
E questo perché semplicemente ti amo e perché voglio stare con te.
Sono egoista, lo so. Chiedo di perdonarmi per questo.
E ti chiedo anche di perdonarmi per la mia debolezza. Si, sono un debole per non riuscire a starti lontano.
Ti rovinerei la vita di nuovo, e io non voglio questo.
Preferisco morire per sempre piuttosto che cedere a questa stupida debolezza.
Ed è quello che sto per fare.
Sto per morire per te. Non a causa tua, non confondere, ma per te.
Per te sto anche voltando le spalle alla mia famiglia. Sto rovinando anche la loro esistenza.
Non credo che esista persona più egoista di me al mondo.
Avrei voluto che la mia famiglia non lo venisse mai a sapere, ma non posso competere con Alice.
E infatti mi sono subito venuti a cercare.
E per non farmi prendere sono dovuto scappare di paese in paese ogni volta.
Ma ora, non possono fermarmi: arriverò a Volterra e scatenerò subito l’ira dei Volturi, senza aspettare udienze varie.
Questi sono i miei ultimi minuti di esistenza. E li sto spendendo scrivendoti i miei ultimi pensieri.

È naturale che tra i miei pensieri ci sia tu.
Mi ricordo ancora la prima volta in cui sono venuto a vederti dormire… quando hai pronunciato il mio nome nel sonno…
È stato allora che ho capito che eri troppo importante per me, è stato allora che ho sentito il mio cuore battere di nuovo, è stato allora che ho capito di amarti.
È stato allora che ho trovato il sole della mia immutata mezzanotte.
Quel sole che poi ho dannato con la mia esistenza, con il mio essere orribile.
Avrei dovuto non coinvolgerti. Avrei dovuto lasciarti perdere.
Eppure non riesco a pentirmi totalmente di quello che ho fatto:
ogni singolo istante, ogni singolo secondo, ogni momento che io passavo con te, per me era il più bello in assoluto di tutta la mia esistenza.
Sono ricordi che mi porterò fino alla fine. Cioè tra poco.
Lascio questo mondo. Lascio questo mondo felice, però.
Felice perché sono sicuro che il mio desiderio si è realizzato:
tu vivi una vita normale. Tu vivi la vita che ti spetta di diritto.
Tu vivi la tua vita.
E non c’è niente che mi possa far sentire meglio in questo momento.
Per cui, le mie ultime parole sono queste, il mio ultimo desiderio è questo:
vivi la tua vita. Vivila.
E adesso ti dico addio amore mio. Addio. Ti amo.
Edward.
PS: Ricordati: il tuo ricordo sarà sempre in me. Sempre.
 
La lettera finiva lì.
L’avevo completamente inzuppata di lacrime. Le parole si leggevano a stento, ma io ne avevo capito il senso.
Edward voleva che vivessi la mia vita. Edward voleva che avessi una vita normale. Edward voleva che io mi godessi la mia vita.
E io che cosa sto facendo adesso? Mi sto scontrando contro gli imprevisti della vita, e lascio che loro la abbiamo vinta.
No. Non potevo permetterlo. Edward non voleva.
E non lo avrei permesso.
Mi alzai in piedi e mi affacciai alla ringhiera: la città di Firenze era inondata da un bellissimo sole splendente, e si sentiva la presenza di una leggera brezza.
Respirai a pieni polmoni. Mi asciugai le lacrime. Sorrisi guardando quel panorama.
-Cosa dice Edward?
Mi voltai. Alice mi sorrideva dall’entrata del balcone.
-Dice che vuole che io viva la mia vita.
-E tu cosa farai?
La guardai negli occhi. Dentro di me sapevo perfettamente cosa dovevo fare.
-Vivrò. Lo farò per lui. Perché lo amo.






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Bene, e questa è la fine.

Ora, molto probabilmente mie cari lettori e anke mia cara folla inferocita, che si è calmata per leggere il capitolo,
alcuni di voi saranno rimasti delusi da questo finale....
chiedo a queste persone scusa, ma secondo me questa è la fine che merita la nostra Isabella Swan....


Ringrazio chi ha commentato questa storia, chi la seguita dall'inizio e chi invece si è appassionato mano mano che andava avanti,
ringrazio 0207pantera, aliceundralandi, amimy, annuxiaaa, aquizziana
, Astarte92, bellemorte86, Benjamina, bibosky, carlitz, ColeiCheAmaEdward, crazy_gio90, debblovers, Dubhe92, EleCal1988, Fantasy_Mary88, fede72, federob, fiorella91, flavia93, fofficina, francef80, franci_cullen, free09, gli, JessikinaCullen, Kagome19, Lovely_Dayi, lupacchiotta_mannara, meredhit89, mileybest, mimi14, Miryta, mylifeabeautifullie, nene1964, patu4ever, piccolakia, Princesseelisil, Razorbladekisses, RockAngelz, salf, sexy_eclipse, sissy_cullen_4ever, the forgotten dreamer, valeEfla, Valle89, wbloom
e tutti quelli che l'hanno semplicemente letta.
GRAZIE


Un bacio grande
alla prossima storia.....


   
 
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