Wammy
si sentiva tirare costantemente la giacca dalla mano di Hayley. Mai
vista così
nervosa.
-Hayley, rilassati. Va tutto bene-
-M-ma io… S… S-sono calma… Calmissima!-
Come no…
Percorrevano le bellissime scale della Wammy’s House. Hayley
stava per
incontrare i suoi nuovi genitori. Si era sistemata davanti allo
specchio per
ore e ore… Fece il punto della situazione.
Capelli: a posto
Faccia: sveglia, pulita e fresca
Vestiti: bè, i soliti. Non poteva permettersi
chissà cosa, ma aveva fatto del
suo meglio
Scarpe: ce le aveva, non si era scordata nulla
E per ultimo, ma non meno importante: la catenina di L. Le avrebbe
portato
certamente più fortuna di quella vecchia. E poi era davvero
carina da vedere,
altro che quello squallido dorato. L aveva buon gusto.
Continuarono a scendere quelle scale che sembravano infinite. Quel
pomeriggio
avrebbe salutato definitivamente tutti. Mello, Near… A
proposito di quei due…
-Wammy, come sono andati i testi di fisica?-
Wammy si girò lievemente e disse calmo –Near ha
preso 99 su 100, e Mello 97-
… Povero Mello… Meglio non alludere a quel test.
Appena Hayley si accorse che le scale erano finite, entrò
nel panico. Cosa
doveva dire? Doveva chiamarli subito mamma e papà? Come si
chiamavano? E il
loro cognome? Qual era?
Ed eccoli lì, sorridenti. Che bella donna che era, sua
madre, la sua nuova
madre. Minuta, capelli castani, corti, vestita benissimo. Sembrava una
bambolina, e i suoi occhi erano di un azzurro bellissimo, cristallino.
Appena
vide Hayley la donna si irrigidì, arrossì,
stringendo forte la borsetta e il
braccio del marito. Il marito… Il suo nuovo papà.
Un uomo alto, con un piccolo
pizzetto. I capelli neri erano ricoperti di gel e tirati indietro. I
suoi occhi
scuri erano penetranti e rassicuranti. Vestito elegantissimo, con la
cravatta.
Sembravano davvero persone per bene.
-Buongiorno, signori- disse Wammy con un sorriso –Vi presento
la ragazza.
Hayley…-
Hayley fece un piccolo passo verso Wammy, timida. Arrossì, e
la donna davanti a
lei arrossì ancora di più. Bene, sarebbero andate
d’accordo.
-Hayley- continuò Wammy –Questi sono Charles
Wallace e Cleas Wallace. Sono i
tuoi nuovi genitori-
Hayley guardò imbarazzata per terra e cominciò a
tamburellare con la spalla di
Wammy, che faceva finta di niente. Che scenetta…
-P-piacere… Io sono… Hayley…-
-P… Piacere, Hayley… Io sono Cleas- disse la
donna minuta –Ma puoi chiamarmi
mamma…-
Al che suo marito, Charles, scoppiò a ridere. Doveva
aspettarselo da una come
sua moglie, si diceva.
Hayley sorrise. Si, sarebbero andate d’accordo.
Guardò Charles, che le porse la
mano.
-Io sono Charles, Hayley. Molto piacere-
Si strinsero la mano. Fino a poco tempo prima non ce
l’avrebbe fatta a toccare
qualcuno…
-Bene… Vogliamo andare a firmare i documenti?- disse Wammy,
che con un gesto
del braccio indicò il suo studio. Si diressero con calma
nello studio. Hayley
notava che l’orfanotrofio era deserto. Nessuno, davvero, non
c’era nessuno. Che
tristezza. Quando non c’era nessuno persino i passi
rimbombavano.
-Bene, allora vogliate mettere una firma qui…- Wammy
illustrava ai signori dove
mettere le firme, mentre Hayley era seduta su una poltrona, che
guardava i suoi
nuovi genitori incuriosita. Soprattutto Cleas. Sarebbe stato uno spasso
vederla
arrossire per qualunque cosa.
-Hayley?- si rese conto che la stavano chiamando da un po’.
-Sì?-
-Devi firmare-
-Ah… Certo…-
-Firma qui se vuoi tenere il tuo nome- disse Wammy indicando un
rettangolini o
in fondo a destra
-Il mio nome…?-
-Puoi scegliere se chiamarti Hayley o cambiarlo-
-A, se ti piace Hayley puoi anche tenerlo…- disse sbrigativa
e imbarazzata
Cleas –Oppure puoi tenerlo come secondo nome… Come
vuoi…-
Hayley guardò divertita la sua nuova madre.
Guardò il foglio, dove mancava la
sua firma. Ripensò a tutto ciò che la legava a
quel nome. Ripensò a L che,
finalmente, la chiamava così… Hayley…
Suonava bene, dopotutto…
-Vorrei tenere Hayley, se non vi dispiace. Potrete mettermi come
secondo nome
ciò che volete voi-
-Bene- disse Wammy –Allora firma qui-
Una volta firmati tutti i documenti, Hayley sospirò, mentre
Wammy metteva i
fogli in un’apposita cartella.
-Questa copia è per voi, l’originale lo
terrò io. Bene, Hayley,
congratulazioni. Ti auguro di vivere bene con la tua nuova famiglia-
-Senz’altro!- disse hayley. Guardò quella che era
ormai sua madre –Mamma… Suona
bene! Allora d’ora in poi posso chiamarti mamma?-
-C-certo!- disse Cleas arrossendo all’inverosimile.
Poveretta…
-Posso andare a salutare gli altri? Ne approfitto per prendere le
valigie-
-Va bene. Ora sono tutti nella loro stanza-
Hayley risalì veloce le scale, e la prima camera in cui
andò fu quella di
Mello. Aprì la porta sorridente e subito si sentì
sfiorata da una freccetta,
che andò contro lo stipite della porta.
-Ops!- disse Mello
-Ma… Ma…-
-Ma bussare, no?-
-Ma senti questo! Perché diavolo tiri freccette alla porta?!
Mi hai fatto
prendere un colpo!-
-Questa è la mia stanza e faccio quello che voglio!-
-Comuqnue, volevo salutarti- disse Hayley chiudendo la porta e notando
il
bersaglio: una caricatura di Near appesa alla porta. Chissà
se Near lo sapeva.
-Non hai digerito il test, eh?-
-Chiudi il becco!- sbottò Mello arrossendo. Si ricompose
subito e passò a un
altro argomento –Allora vai via?-
-Tra un po’… Volevo salutarvi…-
-E’ stato un piacere, Hayley… Vieni
qua…-
Si abbracciarono –Aaaaah, mi mancherai, Mello! E smettila di
mangiare
cioccolata!-
-Ma muori!-
-Ah ah! Stammi bene, e sii sportivo con Near-
-… Ci proverò…- disse lui incrociando
le dita.
-Ora vado da Near- disse uscendo. Appena chiuse la porta
sentì subito il colpo
di una freccetta e Mello che esultava un “Sì,
l’ho preso in pieno!”
Arrivò qualche metro più avanti, dove
c’era la stanza di Near, aperta. Era per
terra che completava un puzzle.
-Near… Posso?-
-Sì-
-Oh, che bel puzzle…- si avvicinò e si
rimangiò tutto. Era tutto bianco. Bello,
già già.
-Ho saputo che oggi vai via-
-Già… Volevo salutarti- disse lei carezzandogli
la testa –Fai il bravo… E porta
pazienza con Mello-
-E’ lui che è in competizione con me-
-Fai comunque il bravo per L, okay?-
-Okay…-
Hayley si alzò, ma venne fermata da Near –Non
saluti L?-
-Non c’è oggi. Dovrebbe essere in Italia per un
caso, no?-
-E’ appena tornato-
-Non è necessario, Near. L’ho già
salutato due giorni fa-
-… Okay…-
Hayley uscì e andò nella sua stanza, passando
davanti alla porta semi aperta di
L. Era lì che si stava sedendo, mangiando un gelato alla
frutta. Distolse lo
sguardo da quella stanza spoglia e andò a prendere le
valigie. Era ora di
partire. Non poteva fermarsi a salutare altra gente.
Passò di nuovo davanti a quella stanza. L si era alzato e si
era affacciato
alla finestra. Ora che ci ripensava… Non poteva non
salutarlo. Non poteva
essergli indifferente, porca miseria.
E poi voleva togliersi uno sfizio. Non ce la faceva più.
Bussò –L… Posso entrare?-
-Oh, Hayley… Credevo fossi già partita-
-Volevo… Salutarti…- si fece coraggio
–E chiederti una cosa, prima che me la
scordi-
-Va bene- disse L voltandosi verso di lei e avvicinandosi
–Cosa c’è?-
-Volevo sapere il tuo vero nome-
Regnò il silenzio per un bel po’. L la guardava e
basta, come se avesse parlato
una lingua sconosciuta
-Hayley…- si decise a rispondere –Mi sembrava di
averti detto che era meglio
chiamarmi L-
-Però… Ecco, ci tenevo a saperlo…-
-Hayley… Io…- disse L distogliendo –Non
vorrei che ti fossi fatta idee sbagliate
su di noi… per quello che è successo…-
-Dovevamo fare finta che non fosse successo, ricordi?-
-Appunto. Tu non stai facendo di nulla-
Ops. Beccata.
-L, che ti costa dirmelo?-
-Hayley, forse non ti sei resa conto di chi sia io- disse L andando
alla finestra
–Io sono L, sono un detective… Hai visto che tipo
sono, no?- disse indicandosi
–E’ già troppo che io ti stia parlando
in questo modo… Io non…-
-L… Non sia cosa dire?-
-No, è che…- sfiorò con la mano la
finestra –Faresti meglio ad andare via.
Tanto lo sapevo che andava così-
-L… Perché ti comporti così-
L restava zitto
-Lo capisci che non posso andarmene senza salutare l’uomo che
mi ha salvato la
vita? Che mi ha permesso di parlare normalmente e di toccare qualcuno?
L’uomo
che mi ha…-
-Hayley…- intervenne L –Fai silenzio, ora-
-Ma…-
In quel momento suonarono le campane. Ah, ecco. Le campane. Hayley non
disse
nulla. Sapeva che quel momento per lui era importante. Lo vedeva,
assorto in
quei suoni, che sfiorava la finestra, come se volesse uscire da
lì. Vedeva il
suo riflesso, occhi chiusi. Sembrava davvero liberato da ogni cosa. Era
completamente diverso.
Poi notò che stava riaprendo gli occhi e che si stava
avvicinando a lei. Le
tappò gli occhi, come l’altra volta. Oh, cielo,
mica vorrà di nuovo…?
E invece le labbra di L si poggiarono sull’orecchio di
Hayley, scostandole i
capelli.
Gliel’aveva detto. Hayley non ci poteva credere.
-L…-
-Soddisfatta, ora?-
-Bè… Sì… Ma… Ti
chiami davvero…?-
-Ssh- disse L –Le campane stanno ancora suonando-
Hayley lo abbracciò e, cosa che la sorprese ancora, era che
veniva ricambiata.
Lì si rese conto che L era molto più
dell’apparenza. Era umano, complicato, che
aveva bisogno di tanto. E non da persone qualunque. Forse Wammy era tra
quelle
persone? E lei… Anche Hayley rientrava tra quelle persone?
Quando le campane smisero di suonare, L si staccò da lei
–Ora dovresti andare
sul serio, si sta facendo tardi-
-L…-
-Mh…?-
-Mi mancherai…-
L si staccò definitivamente da lei –Lo so. Anche
tu… Cioè… E’ stato un
piacere,
Hayley…-
Hayley prese la mano di L –Promettimi che risolverai sempre
ogni caso che ti si
pone davanti-
Ma che diavolo di promesse chiedeva? Ma quanto sei scema!
L sorrise –Te lo prometto, Hayley-
-Hayley!- era Charles che la chiamava –Dobbiamo andare!-
-Arrivo!- disse sbrigativa Hayley –L… Io allora
vado-
-Sì-
Hayley cominciò a camminare, ma la mano di L non la
lasciò subito. E L teneva
la sua mano finchè la distanza non fu troppa per entrambi.
-Ciao, L…-
-… Hayley…-
La porta si chiuse.
L si girò subito verso la finestra. Vide infatti che Hayley,
dopo un po’, stava
sistemando le proprie cose in macchina. Chissà se lei si
rendeva conto che era
ancora osservata. Ma ormai non importava.
Hayley osservò la finestra dove era affacciato L. Non vedeva
bene, ma sembrava
che ci fosse affacciato qualcuno. Ma ormai… Che importava?
Ora doveva proprio
andare
-Wammy… Grazie di tutto-
-Figurati. Torna a trovarci presto-
-Senz’altro- abbracciò Wammy e salì in
macchina.
Partì. Una nuova vita. Avrebbe dimenticato tutto, tranne
quegli orfani, ancora
in quella casa. Probabilmente sarebbero rimasti i suoi momenti
più
significativi della sua vita.
Mello… Near… Wammy… Aiber e
Wedy… E L.
Non li avrebbe mai e poi mai dimenticati.
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