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Maria si agitò
nel letto facendo cadere la coperta leggera a terra.
Si sentiva
soffocare e la pelle si velò di sudore mentre prendeva a
respirare affannosamente rigirandosi da una parte all'altra inquieta.
Il cuore prese
a martellarle nel petto così forte che sentiva le orecchie
rimbombare.
I capelli
corvini le andarono in faccia appiccicandosi alle guance bagnate,
gemette, la testa pesante.
“Maria...”
una voce calda e profonda la chiamava da quella che pareva una
distanza infinita.
Tese le
orecchie cercando di captare ancora la voce.
Sapeva di stare
dormendo ma era come se fosse cosciente.
Intorno a sé
solo il buio.
“Maria...”
la voce si ripeté suadente ma sembrava arrivare da ogni parte.
Era come se
fosse in una stanza buia, si voltava a cercare ma non vedeva nulla.
Si sentì
inquieta come se qualcosa si stesse nascondendo nel buio, qualcosa
che aspettava solo il momento opportuno per aggredirla.
Il cuore
batteva sempre più forte incendiandole il sangue nelle vene.
Mosse qualche
passo alla cieca allungando le mani davanti a sé ma trovò
solo il vuoto e questo la spaventò ancora di più.
“Maria...”
ancora la voce roca la chiamò ma stavolta sembrava provenire
da qualche parte alla sua destra.
Si girò
lentamente e mosse qualche passo esitante verso destra.
Quel buio la
opprimeva, era spaventoso non sapere cosa vi fosse davanti a lei e
quella sensazione di essere osservata accresceva istante dopo
istante.
Inciampò
in qualcosa e cadde faccia avanti, istintivamente mise le mani avanti
evitando di picchiare con il viso sul terreno.
Cadde con un
gemito strozzato, sotto le mani qualcosa di duro e levigato, forse
marmo non lo poté stabilire con precisione.
Ciò che
le parve strano fu che invece di essere gelido, il pavimento sotto di
lei era caldo.
Si alzò
a carponi e girò su se stessa ispezionando il marmo con
entrambe le mani finché non toccò qualcosa.
Si ritrasse
bruscamente prima di prendere un respiro profondo e afferrare
l'oggetto.
Al tatto era
liscio con qualche increspatura, lo percorse con l'altra mano per
tutta la lunghezza.
Era un oggetto
abbastanza lungo con due rotondità sulla cima.
Inorridita lo
lasciò cadere emettendo un suono strozzato.
Era una osso ne
era certa.
Presa dal
panico si alzò in tutta fretta e una risata simile al suono
delle unghie sulla lavagna la fece voltare di scatto.
Stavolta la
voce era alla sua sinistra.
S'immobilizzò
desiderando stare ferma per l'eternità.
Sapeva che non
era una buona idea seguire la voce ma qualcosa dentro di lei le
urlava di avanzare.
Doveva farlo.
Passo dopo
passo avanzò acquistando più coraggio mano a mano che
procedeva.
Non si sentiva
più osservata ora.
“Maria...”
la voce le arrivò ora più chiara da un punto davanti a
lei.
Avanzò
ancora per diversi minuti prima che i suoi occhi scorgessero un
piccolo punto luminoso vermiglio.
Con un sospiro
di sollievo affrettò il passo, doveva essere una via di
uscita, non sapeva dove portava ma almeno non sarebbe più
stata al buio completo.
Più si
avvicinava e più sentiva calore, come se si stesse avvicinando
al fuoco, l'odore di fumo le giunse all'improvviso.
Ben presto
scorse quella che sembrava l'apertura di una grotta, le pareti simili
a quelle di un vulcano.
“Maria...”
ora la voce era a pochi metri di distanza e proveniva proprio
dall'interno della grotta.
Titubante entrò
guardandosi attorno.
Fece scorrere
lo sguardo sulle pareti rosso fuoco che donavano un bagliore sinistro
al pavimento di pietra, guardò in alto dove le stalattiti e le
stalagmiti in molti punti si univano a creare forme singolari.
All'improvviso
ebbe la sensazione di non essere sola, come se qualcuno fosse dietro
di lei.
Tremando e
trattenendo il respiro si voltò lentamente.
Dietro di lei
trovò una ragazza dalla bellezza singolare, teneva gli occhi
chiusi come se stesse dormendo, i capelli neri come la notte le
ricadevano in morbide onde sul viso minuto e pallido.
A occhio e
croce poteva avere dai quattordici ai diciassette anni.
Era alta e
magra, delicata.
Mosse qualche
passo avanti incerta, la ragazza sembrava non sentirla.
Le venne in
mente la bella addormentata che un sortilegio aveva costretto al
sonno eterno.
Si fermò
a poca distanza dalla giovane, si sentiva attratta, quasi non si
accorse che stava sollevando la mano per toccarla.
Avvicinò
la mano che tremava leggermente fino a portarla a pochi centimetri
dalla guancia cerea.
Appena prima
che le dita si posassero sulla pelle della ragazza, questa aprì
gli occhi di scatto facendola retrocedere e inciampare nei propri
piedi.
Cadde
all'indietro sotto lo sguardo fisso della giovane.
Lentamente si
appoggiò sui gomiti non osando distogliere lo sguardo da
quello di lei.
Uno sguardo
inquietante composto da un occhio azzurro come una distesa di
ghiaccio e da una nero come il vuoto in un pozzo.
I loro occhi
rimasero incatenati per un lungo momento, guardandola meglio si
accorse che i tratti del viso erano vagamente famigliari.
Negli occhi
della ragazza si accese una luce triste, impaurita.
D'improvviso ai
piedi di colei divamparono le fiamme, fiamme alte che in un attimo
l'avvolsero.
L'ultima cosa
che vide furono le labbra della ragazza che sillabavano la parola:
aiuto.
Maria sobbalzò
seduta sul letto col respiro corto e il cuore a mille, un senso di
angoscia che le attanagliava lo stomaco.
Non era solo un
sogno, lo sentiva dentro di sé.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao ragazzi!
So che non
capite chi sia Maria ma ne saprete di più lo prometto,
fidatevi di me.
Un bacione da
Fly90.
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