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“Ehy
bella addormentata nel bosco, mi ricevi?” la voce divertita di
Maddy scosse Ariell dai propri pensieri cupi.
“Si,
scusami ma sono un po' distratta oggi.” rispose lei toccandosi
la fronte e trasalendo quando le dita scontrarono il taglio.
“Ma come
te lo sei fatto quello?” chiese Maddy indicando il taglio che
si apriva sul lato destro della fronte dell'amica.
“Umh...ecco
io...ho sbattuto contro l'anta dell'armadio.” campò lì
Ariell cercando di essere convincente.
“Ok.
Comunque avresti dovuto andare in farmacia. Ti avrebbero messo
qualcosa. Sono sicura che ti rimarrà un bel segno.” le
fece notare la ragazza arricciandosi una ciocca di capelli chiari
attorno al dito.
“Beh,
credo che la farmacia sia chiusa alle due di notte.” mugugnò
lei sbuffando.
“Dovresti
farti controllare quell'occhio...” cominciò l'altra
insistente “non è normale che di punto in bianco sia
tutto arrossato.”
Ariell sapeva
bene che il suo occhio destro non aveva un bell'aspetto.
Nelle settimane
precedenti le era parso diventare sempre più scuro tanto che
non si distingueva più la pupilla dall'iride.
Cosa più
preoccupante erano i capillari rosso fuoco che affollavano
completamente la parte bianca dell'occhio.
Quando se n'era
accorta per poco non aveva urlato davanti allo specchio.
Ora si che
sembrava un mostro fatto e finito.
Anche i suoi
avevano insistito per portarla a farsi vedere ma lei aveva preso
tempo dicendo che se ne sarebbe occupata entro la fine della
settimana.
In realtà
aveva paura che il cambiamento dell'occhio fosse dovuto a quello che
le stava succedendo.
E se avessero
scoperto che aveva dei poteri?
Se qualcuno
avesse cominciato a studiarla trattandola come una specie di cavia da
laboratorio?
Eppure non
poteva sottrarsi per sempre alla visita, i suoi ce l'avrebbero
portata di peso.
“Si, oggi
pomeriggio prenoto una visita.” rispose sulla difensiva.
“Sarà
meglio perché altrimenti ti ci porto io. Sai che odio quando
scherzi sulla salute.” la redarguì Maddy con sguardo
intimidatorio.
Per tutta
risposta Ariell le fece una linguaccia.
**
Lo
studio del Dottor May era piuttosto affollato e il nervosismo
cominciò ad intaccare i nervi di Ariell.
Voleva
solo uscire da lì il prima possibile.
Avrebbe
voluto alzarsi e darsela a gambe ma non sarebbe servito a nulla.
In
cuor suo sapeva che non era nulla che riguardava la sua Eterocromia,
se lo sentiva nelle ossa.
Il
suo occhio era collegato al cambiamento che era avvenuto in lei da
qualche mese.
Si
concentrò ripensando a tutte le volte che aveva scatenato i
suoi poteri.
Ogni
volta che la rabbia prendeva il sopravvento cominciava a sentire
calore sotto la pelle, un velo che le annebbiava la mente e l'occhio
destro che le doleva, le pizzicava come se avesse qualcosa
all'interno.
Cosa
diavolo le stava succedendo?
Le
immagini spaventose dell'incubo che aveva fatto la notte precedente
le si affollarono nella mente.
Le
orribili torture che aveva subito Tomas gli erano state inferte da
lei stessa.
Come
poteva odiarlo tanto?
Quando
quella mattina non lo aveva scorto ai cancelli, dov'era solitamente
appostato ad aspettarla, un brutto presentimento le aveva ghermito lo
stomaco.
Stava
per chiamarlo al cellulare preoccupata, quando lo aveva visto
arrivare di corsa.
Per
un attimo aveva creduto che non solo il taglio che aveva alla fronte
fosse stato reale.
Il
solo pensiero che Tomas potesse essere morto l'aveva fatta
sprofondare nella disperazione.
Non
poteva però negare che una parte di lei fosse eccitata da quel
pensiero.
Per
un breve attimo aveva sentito come un moto di soddisfazione al
ricordo delle torture che gli aveva inferto.
Quell'emozione
l'aveva spaventata ancora più dell'incubo.
“Stuart
Ariell.” il suo nome echeggiò nella stanza.
Si
alzò di scatto come colta in flagrante e si avvicinò
alla segretaria del dottore rivolgendole un debole sorriso.
“Ciao
tesoro, come va? Il dottore ti sta aspettando.” la salutò
la donna che la conosceva fin da quando era piccolissima.
“Bene
grazie e lei?” rispose affabile cercando di scacciare la
tensione dai muscoli.
Si
avviarono assieme fino alla porta chiusa dello studio poi la donna la
lasciò riprendendo il suo posto dietro alla scrivania.
Ariell
entrò trattenendo il respiro.
“Buongiorno
dottore.” lo salutò con voce tremante.
“Ciao
Ariell, accomodati pure.” disse lui facendole cenno alla
poltroncina davanti alla scrivania.
Lei
si sedette stringendo i braccioli con forza.
Era
tesa come una corda di violino e a nulla serviva cercare di calmarsi.
“Allora,
dimmi tutto.” le chiese con un sorriso.
Il
dottore era sempre stato un omone gentile e gioviale e fin da subito
aveva stabilito un contatto con lei.
“Da
qualche giorno l'occhio destro mi da qualche problema.” esordì
lei senza aggiungere altro ma alzando lo sguardo su di lui in modo
che potesse rendersi conto di quanto fosse grande il problema.
“Mmm...vedo
che è molto arrossato.” proclamò alzandosi dalla
sedia e avvicinandosi per vedere da vicino.
Le
puntò la luce sugli occhi osservandoli
attentamente entrambi.
“L'occhio
sinistro sembra a posto ma l'occhio destro effettivamente pare
irritato.”
annunciò
gravemente aprendo la cartella sul tavolo e sfogliandola.
“Dottore,
è grave?” chiese Ariell con voce incerta.
L'uomo
stette in silenzio per alcuni minuti continuando a leggere i vari
fogli.
“Dottore?”richiamò
la sua attenzione.
“Emh
si, scusami Ariell. Stavo rileggendo alcune tue cartelle. No, non è
grave ma dovremmo fare degli accertamenti per verificare che sia
realmente tutto a posto. Comunque mi sento abbastanza sicuro da dirti
che i capillari si sono danneggiati a causa del aumento della
pressione sanguigna. Forse in questi giorni hai avuto problemi di
pressione?” le chiese rincuorandola.
“Si,
in effetti sono stati giorni abbastanza pesanti e mi sono sentita
male.” mentì lei cercando di apparire sicura.
“Proprio
come pensavo. Ti consiglio di andare da un dottore per farti
prescrivere delle pillole per la pressione.” le consigliò
sorridendole.
“Si,
ci andrò oggi stesso. Grazie dottore.” lo ringraziò
prima di uscire dallo studio.
Una
volta fuori lasciò andare un respiro di sollievo.
Salutò
la segretaria e si affrettò verso l'uscita.
**
Maria
guardò il foglietto che aveva in mano e sospirò.
Erano
settimane che cercava notizie.
Quell'incubo
ricorrente l'aveva perseguitata ogni singola notte e ogni volta era
peggiore.
Chiuse
gli occhi e il volto pallido della ragazza apparve vivido dietro le
palpebre.
Si
chiese se doveva dare davvero ascolto al suo sesto senso.
In
fondo non l'aveva mai ingannata una sola volta.
La
conoscevano tutti, nella piccola cittadina in cui si era rifugiata
diversi anni fa, come la sensitiva.
Era
nata con il potere di sognare le cose, aveva spesso aiutato a trovare
bambini scomparsi, a capire quando qualcuno era nei guai e una volta
aveva persino sognato la morte di una donna della cittadina e aveva
contribuito a far arrestare il responsabile.
No,
non poteva sbagliarsi, quella ragazza aveva bisogno del suo aiuto e
non si sarebbe certo tirata indietro.
Non
poteva tirarsi indietro, non quando si trattava di quella specifica
ragazza.
Aveva
capito subito di chi si trattava.
I
suoi occhi glielo avevano detto, quegli occhi che aveva incontrato
una volta sola nella vita segnandola per sempre.
Era
stato un lungo susseguirsi di ricerche che non avevano portato a
nulla finché, la notte precedente, non aveva sognato ancora la
ragazza dagli occhi bicolori che, prima di essere inghiottita dalle
fiamme, aveva detto con voce chiara un indirizzo.
Svegliatasi
di soprassalto, Maria aveva subito segnato l'indirizzo sicura che
fosse proprio lì che avrebbe trovato la ragazza.
Ed
era lì che si
trovava, nel vialetto che
portava alla casa numero 3 di Bowery, pronta
a bussare alla porta.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti.
Eccovi
un altro capitolo che spero non risulti pesante.
So
che non capite chi diavolo sia Maria ma vi prometto che nel prossimo
capitolo tutto sarà chiaro riguardo a questo personaggio.
Abbiate
fede.
Un
bacione da Fly90.
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