capitolo 2
"Melinda May".
La donna lo fissò duramente in silenzio.
"Ex-agente dello SHIELD, mi dicono lei abbia avuto una promozione,
possiamo dire, sul campo, giusto?"
Ancora silenzio.
Il presidente Ellis si alzò lentamente.
"Io non ho idea di cosa stia succedendo nel mondo in questo momento,
la sua organizzazione sta cercando in tutti i modi di
scatenare
la Terza Guerra Mondiale. E c'è un fottuto buco di quindici
chilometri nel mezzo del Wisconsin!"
L'uomo scaraventò libri e fogli giù dalla
scrivania.
"La mia gente è sotto attacco e non so nemmeno chi
è il
nemico! Mi dia una ragione per non farla impiccare davanti ad una
telecamera di merda in diretta nazionale, un bello spettacolo di sangue
per calmare la gierra civile per le strade!"
"So chi è stato":
"Oh, non me lo dica, è stata l'Hydra, cazzo, ho ragione?"
"Sì".
"Wow, sorpresona, non me l'aspettavo! Ma aspetti un attimo, non
è che dopo quattro anni di attacchi continui non si
è
pensato a fare qualcosa per combattere il problema? Mmh? No? Magari
finanziando con ottocento fottuti miliardi di dollari un'organizzazione
spionistica con decine di migliaia di agenti in tutto il mondo? Eh?
Sarebbe una scelta saggia?"
Prese la lampada, scaraventandola con forza contro il muro, strappando
il cavo dalla parete.
"E invece no! Abbiamo pagato un miliardo di dollari per trecentomila
cadaveri, mezzo milione di sfollati, la gente vuole la mia testa e-"
Il presidente urlò di disperazione e rabbia. Si sedette,
cercando di calmarsi, sistemandosi cravatta e camicia.
"Non voglio più sentir parlare dello SHIELD. Mai
più.
Mobiliterò l'esercito, questa volta, e non sarà
una cosa
temporanea come dopo il Triskelion, stavolta avrò i vostri
cadaveri inchiodati all'Obelisco di George Washington, dovessi mettermi
io con la sparachiodi."
May spostò il peso da un piede all'altro.
"Posso risolvere la situazione."
"Oh, un'altra grandiosa idea? Avete un altro helicarrier magari?"
"No, guerra, pura e semplice. Il mio predecessore pensava di poter
tenere tutto sotto controllo, ma non ne è mai stato in
grado."
"Perché dovrei credere ad anche una sua sola parola? O che
potreste davvero riuscire a ripulire questo casino?"
"Perché non c'è altra scelta."
May si portò una mano all'orecchio. Due fasci di luce
infrarossa
brillarono attraverso la finestra, posandosi sulla schiena di Ellis.
"Siamo in guerra."
Il modello virtuale tridimensionale ruotava avanti e indietro, senza
sosta, numeri e dati scorrevano interminabili sullo schermo. Dita agili
impartivano comandi secchi, nervosi, al tavolo olografico. Occhi
arrossati si sforzavano di spiegarsi ciò che vedevano nel
buio
della stanza, insonni e a in qualche modo a disagio.
Una porta si aprì, ma la donna non se ne accorse.
"Mia, che ci fai ancora qua? È tardissimo".
"Non riesco a dormire".
"Neanche io. Ti porto qualcosa? Io mi faccio una tisana calda".
"No, niente".
Ehilen rimase sulla soglia per un istante.
"No, aspetta. Anche per me, grazie".
La sua amica sorrise, dirigendosi silenziosamente verso le cucine.
"Cosa stavi guardando?"
"I rapporti di ieri".
Ehilen non rispose; soffiò dolcemente sulla bevanda
bollente, scaldandosi le mani sulla ceramica della tazza.
"Continuano a non aver senso".
"Mmh".
"Non...non me lo spiego. Quattrocento bersagli in tutto il mondo,
riuniti chissà perché in un solo edificio. Va
contro
tutte le regole della logica".
"È...insolito, in effetti".
"E noi, con nemmeno una decina di cariche esplosive, tiriamo
già
l'intero palazzo, senza danni collaterali. Nemmeno i marciapiedi
circostanti hanno subito danni. Guarda qui, le ricostruzioni", disse
torcendo il polso in direzione del ricevitore del tavolo, divaricando
poi le dita e richiudendole unendo le punte, "e da questa parte, le
previsioni della settimana scorsa".
I due ologrammi mostravano lo stesso grattacielo; ma quando
l'animazione partì, mostrarono comportamenti molto diversi:
quello a sinistra implose alla'altezza del quindicesimo piano,
crollando poi scompostamente e creando una nuvola di detriti che invase
le strade circostanti; sulla destra, nelle riprese da un drone di
sicurezza, l'edificio si accartocciava ordinatamente, a partire dai
piani inferiori, perfettamente in verticale. Le macerie caddero in
un'area molto limitata, andando a riempire le profonde fondamenta e i
cinque piani sotterranei.
"Simmons ci nasconde qualcosa. Lo sai anche tu".
Ehilen pareva confusa. Si strinse nelle spalle e bevve un sorso di
tisana.
"È il capo. È normale".
"L'hai sentita ieri. Vuole che ci facciamo delle domande. Ebbene,
voglio sapere cosa è veramente successo a Taiwan. Qualcuno o
qualcosa è intervenuto, è ovvio."
"Ti ha mai dato occasione di dubitare di lei?".
Mia sbuffò.
"No. Però..."
Rimasero in silenzio. Ehilen pose la tazza per terra e
appoggiò
il mento sulle ginocchia, accomodandosi sulla poltrona su cui era
sprofondata.
"Quello che facciamo serve. Al mondo, alle nostre famiglie.
Può sembrare malvagio, ed eccessivo..."
Cercò di trovare le parole.
"Ma necessario?", suggerì Mia.
"No, non volevo dire quello. La violenza non è mai
necessaria.
Però è più veloce. Il mondo sei mesi
fa era
sull'orlo della catastrofe. L'Hydra stava preparando il colpo di
grazia, lo sai anche tu. Non potevamo rischiare la via della
democrazia, no?"
Mia distolse lo sguardo. Spense il tavolo, poi accese la lampada da
scrivania, osservando in trasparenza i riccioli di condensa che si
sollevavano dalla sua tazza.
"Suppongo tu abbia ragione. Vorrei che ci fosse un altro modo".
"Anch'io".
La porta si spalancò di colpo, mentre una massa di capelli
ricci e corvini si fiondava all'interno della stanza.
"Al tavolo, subito!"
Nick e Gordon rimasero a bocca aperta per qualche istante,
spiazzati, poi posarono le carte da gioco sul tavolino e tentarono di
raggiungere Lana, che già si era precipitata nel dormitorio
femminile.
"Ehi, che succede?"
"Claudia, Ehilen, al tavolo! Ora!"
Si girò stizzita verso i due uomini: "È in tempo
reale!"
Gordon arrivò per primo e prese posto alla destra di Karl,
chino
su un lato corto del tavolo mentre batteva furiosamente le dita su una
tastiera virtuale. Simmons fissava intensamente il video al centro.
Erano le immagini riprese da telecamere poste all'esterno di un
edificio dall'architettura razionalista. A determinati intervalli,
gruppi di due, tre macchine si fermavano a depositare sul marciapiede
antistante un numero ristretto di individui in giacca e cravatta,
alcuni con pesanti fascicoli sotto braccio, altri visibilmente in
affanno, con un caffè in mano. Un uomo di mezza
età,
sudato, in camicia e con la cravatta allentata, arrivò in
taxi
con una cassetta di plastica contenente decine di hard dirsk interni.
"Cosa stiamo guardando?", chiese Claudia alzando le spalle. Nick le si
posizionò di fianco.
"Problemi. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU è quasi al
completo".
"E...?"
"Quella è una sede della Nato":
"Ah".
La stanza piombò nel silenzio, mentre anche Lana
arrivò, seguita da Ehilen e Mia.
"Ho ragione di credere che l'ONU stesse lavorando alla ratifica di una
serie di provvedimenti atti ad asservire i Vendicatori ai loro scopi.
Con l'appoggio della Nato, poche fortunate persone avrebbero accesso a
tutti i più formidabili armamenti esistenti"
annunciò
Jemma.
"Temi che gli Avengers si schierino con loro? Non hanno mai avuto
storie d'amore con i rispettivi governi...", puntualizzò
Claudia.
"No, ma li hanno sempre serviti comunque, ed è
incredibilmente facile raggirarli. Sono semplici persone, dopotutto".
"Tranne Visione".
"Non ne sarei così sicura. Il punto è che non
possiamo
lasciare le cose al caso. Dobbiamo sapere cosa sta succedendo
là
dentro. Lana, di cosa hai bisogno?"
La ragazza prese fiato.
"Io starò qui, con Jemma, occhi al video. Cercheremo di
identificare tutte queste persone, ho gli algoritmi a pieno regime.
Claudia, tu contatta chiunque si trovi a cento chilometri da Roma,
occorrono gli accessi alle telecamere urbane. Nessuno deve allontanarsi
da quel palazzo senza che ci sia uno dei nostri a pedinarlo. Ti mando
coordinate e informazioni sul tuo terminale. Karl, tu mettiti alle
cuffie, appena Aram ha fatto la sua magia, passa al setaccio ogni
comunicazione. Dovrebbe avere già un satellite per te, prova
a
chiamarlo sulla stessa linea dell'altra volta. Mia, Nick, voi starete a
nostra disposizione, preparatevi a correre avanti e indietro. Per ora,
Mia, segui Claudia; c'è l'eventualità che sia
richiesta
una squadra di infiltrazione nei prossimi giorni, se potete, cominciate
a lavorare sui dettagli. Nick, per ora starai qui, poi andrai a dare il
cambio a Claudia al centralino".
Simmons si rivolse a Gordon: "Avvia pure le macchine, ci serviranno i
cannoni più grossi che hai".
"Capito. Ehilen, verrai con me, devo mostrarti un paio di cose".
"Bene, se ognuno ha un compito...al lavoro".
Il tavolo si spopolò all'improvviso.
Non una mosca osava interrompere il pesante silenzio. Il tavolo, per la
prima volta in mesi, era spento. Otto figure stavano chine ognuna sulla
propria tazza di tè o caffè, seduta
scompastamente su una sedia, appoggiata ad una parete o seduta sul
pavimento a gambe incrociate. Ognuna di esse fissava un punto distante
di fronte a sè, la fatica di oltre tredici ore di operazioni
frenetiche. Non una mosca osava interrompere il silenzio, nemmeno
Claudia trovò il modo di smorzare l'atmosfera cupa. Le
notizie si erano susseguite sempre più drammatiche e
repentine, fino a culminare nella dichiarazione in diretta mondiale di
unione militare di gran parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti
contro la "minaccia incombente del terrorismo internazionale, puntando
ad adottare nel più breve tempo possibile ogni misura di
prevenzione nota". Russia e Cina invece avevano dichiarato di opporsi a
tutto ciò, fondando un asse eurasiatico in netto contrasto
al mondo occidentale. Non solo indicava un ritorno alla guerra fredda,
ma anche la minaccia delle più basilari libertà
dei singoli cittadini, nonché un enorme pericolo imminente
per ogni movimento e azione dell'organizzazione di Simmons. Alcuni la
chiamavano Resistenza, ma molti di più erano convinti che
fosse un'altra testa dell'Hydra, o una fazione estremista di Inumani.
"È andata bene, in fondo", fece Nick infine.
"Illuminaci", chiese sarcastica Lana.
"Non sanno chi siamo. I nostri nomi e posizioni non sono comparse da
nessuna parte, in nessuna comunicazione. È già
qualcosa".
"O forse hanno mantenuto il segreto", intervenne Ehilen.
"Chi, gli USA? La NATO? Appena hanno uno straccio di prova si fiondano
con i Predator".
Nonostante ciò, nessuno nella stanza si sentì
rassicurato più di tanto.
Simmons si alzò lentamente dalla poltrona; disse: "Tutti a
dormire, almeno un paio d'ore", e, alzando la tazza a mo' di
brindisi, aggiunse: "Ci aspetta una guerra".
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