Peta squad's tale

di TheAlexio00
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Le Ambre sono guerrieri veloci e micidiali, nate per colpire e eliminare singoli bersagli, come ad esempio capi o figure di rilievo. Sono molto fragili e anche difficili da creare, nemmeno sulla Terra esiste un posto dove poter creare un loro Giardino d'Infanzia. Sono nata in un laboratorio sotterraneo infatti, in un pianeta a me sconosciuto.
Non appena mi formai vidi di essere intrappolata in una stanza bianca. Era vuota, tranne per un pilastro di terra al centro, e l'unico punto di riferimento che avevo era un vetro che percorreva una parete. Non capivo cosa stava succedendo, finché non sentii una voce dall'alto: «Benvenuta tra noi, soggetto zero quattro due. Spiacente di doverti dare questo accoglienza, ma c'è stato qualche intoppo con l'ultima cavia...»
La colonna di terra si ritirò nel pavimento, per fare spazio ad una colonna circolare dov'era appoggiata una gemma arancione... Frantumata.
«Se non vuoi fare la sua stessa fine farai meglio a seguire i miei ordini, spero di essere stata chiara.»
Ero appena nata e avevo già visto una vita spezzata. Non riuscivo a credere ai miei occhi.
«Bene, adesso dimmi... Come ti chiami?» mi chiese la voce misteriosa.
«Amber.»
«E qual è il tuo compito?»
«Servire Diamante Bianco.»
«Ottimo.» Sono sicura che se l'avessi guardata in faccia, avrebbe avuto un ghigno malefico stampato sul volto. La sua voce era melensa e carica di arroganza, e sapevo anche perché: lei aveva il controllo totale su di me.
«Sappi che i tuoi poteri non sono per niente simili a quelli delle altre Ambre. A differenza loro, la tua gemma è molle.»
Un coltellino partì dal basso della stanza, colpendoli nella pietra.
«AAAAAAH! MA... PERCHÉ?! » il dolore era indescrivibile.
«huhuhu, rilassati. Qualsiasi altra Gemma si sarebbe spezzata, ma tu no. Sarà un po' doloroso estrarlo, ma il tuo nucleo resterà intatto... Potresti ritirarti per rigenerarlo però. »
Difatti quando riuscii a sfilarlo non ebbi nemmeno il tempo di appoggiarlo a terra che mi dissolsi in una nuvola di polvere. È così che passai le mie giornate, come cavia da laboratorio.
Venni sottoposta a vari esperimenti per testare la mia restitenza, la mia velocità, le mie abilità: alcune volte lanciava lame attraverso dei fori nei muri, altre mi faceva correre controvento per evitare di sfracellarmi ad una parete di spine, altre ancora mi chiedeva di centrare un bersaglio con un raggio e in caso contrario avrebbe colpito me. Rischiavo spesso di rompere la pietra, mi dovevo riformare alla fine di quasi ogni, senza sapere dopo quanto mi sarei rigenerata: potevano essere passati mesi ed io non avevo la possibilità di reagire. Era stancante, la paura di morire mi perseguitava. Finché un giorno, quello dell'ultimo test, non scoprii la mia vera natura.

«Bene, questo sarà l'ultimo esperimento che ho programmato per te. Non ti preoccupare, non è niente che comporterà la tua morte... In caso di riuscita.»
Al centro della stanza comparve un pilastro su cui v'era una gemma rossa e tonda, con un taglio che ricordava un quadrato.
«Quello che devi fare è trasformati in quel Rubino. Non sarà molto complicato, dovrai toccare quella gemma e cambiare forma.»
Ero spaventata, non capivo cosa stava chiedendo. Non avevo la benché minima fiducia nel mio anonimo osservatore, ma non ebbi altra scelta che seguire le sue istruzioni. Toccai la pietra, chiusi l'occhio e tentai di cambiare il mio corpo. Sentii gli arti e il busto accorciarsi, la faccia allargarsi e i capelli prendere il sopravvento attorno al viso. La mia gemma cambiò la sua forma a calotta con una più rigida, sfaccettata, pure il colore cambiò da arancione a rosso. Quando aprii gli occhi, mi accorsi di averne effettivamente due! La gemma aveva anche cambiato la posizione, e ora si trovava sulla mia spalla!
«MAGNIFICO! OTTIMO! Sei riuscita a trasformati nel Rubino!»
«Cosa... Ma io...»
«Sono sicura che il Diamante sarà contenta dei nostri risultati!.Preparati, domani partiremo per il Pianeta Natale.»
***

Il giorno in mezzo alla vetrata si aprì un varco rettangolare, da cui entrò una figura alta più o meno quanto me. Sapete, assomigliava molto a Turquoise, tranne che per l'eyeliner e il rossetto verde acqua, e al posto della sua giacca aveva una tuta azzurra con un diamante bianco sopra al petto.
«Sappi che tu sei l'ultimo di una lunga serie di fallimenti, - mi disse - e proprio grazie a te riuscirò a riscattarmi agli occhi del Diamante!»
«Cos'hai intenzione di farmi?»
«Niente di pericoloso, te l'assicuro. Dovrai solo mostrare le tue abilità a Diamante Bianco.»
«Quindi se tutto andrà bene verranno prodotte altre gemme come me?»
«L'idea è quella.»
"E le farai soffrire come hai fatto con me?!" pensai. Non riuscivo a credere con quanta leggerezza avesse preso quello che mi ha fatto.
«Seguimi, abbiamo un'astronave che ci sta aspettando in superficie.»
La seguii senza fare storie, ma non potevo immaginare cosa sarebbe successo una volta giunti all'Arena di Diamante Bianco.







Nota dell'autore: mi scuso ancora per il capitolo corto, ma a causa di impegni vari non sono riuscito a trovare molto tempo da dedicare alla storia, e credo di non trovarne molto nemmeno in futuro. Perciò annuncio che non farò più uscite regolari, ma pubblicherò il capitolo quando sarà pronto.
Chiedo ancora scusa per il disagio.
Ale.




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