Marissa
si trovò a tremare
dal freddo quella sera, nonostante lo scialle che teneva intorno alle
spalle e il falò che Siobhan aveva acceso e che scoppiettava
allegramente rischiarando la collinetta sulla quale si erano
accampati. Anche se le giornate estive erano piacevolmente calde,
quando l'oscurità calava sulle Colline dell'Alba
l'umidità giungeva
penetrante e acuta.
Siobhan
si accorse che la
ragazza tremava, sebbene lei non si lamentasse. La guardò
intensamente per alcuni secondi, tanto che Marissa cominciò
a
sentirsi a disagio sotto quello sguardo indagatore. Ma una sensazione
piacevole si impadronì di lei partendo dalla punta dei piedi
per
diffondersi presto in tutto il corpo. Era una sensazione di calore e
in pochi minuti Marissa si accorse che il freddo che aveva provato
fino a quel momento era scomparso, sostituito da un piacevole tepore.
Fissò Siobhan stupita. “Come avete
fatto?”
Siobhan
alzò le spalle,
senza falsa modestia. “E' poco più di un trucco
per me, anche se
richiede una buona spesa in termini di energia se devo mantenere il
calore giorno e notte, per giorni e giorni di seguito. Ma
così com'è
ora è una sciocchezza. Presto imparerai anche tu.”
“Non
credo che ne sarò
mai capace”, mormorò Marissa.
“Dovrai
studiare e
applicarti, questo è poco ma sicuro. Ma se lavorerai sodo
potrai
fare molto, Marissa.”
In
quel momento la ragazza
sembrava davvero una bambina sperduta e spaventata, e per la prima
volta Siobhan provò tenerezza nei suoi confronti. Oltre a
tutto ciò
che stava per affrontare aveva anche scoperto che il suo sangue era
maledetto, frutto di un'unione bandita in tutti i regni di Euhalon.
Ce n'era abbastanza per disorientare chiunque.
Decise
di ridarle un po' di
fiducia in se stessa, e anche di metterla alla prova.
“Riesci
a sollevare questo
ciocco di legno?” chiese indicando uno dei rami incandescenti
che
bruciavano sul fuoco.
“Come
avete fatto voi la
notte scorsa? Dovrei toccarlo con le mani? Ma non potrei mai, mi
brucerei!” protestò Marissa.
“Non
ti chiedo niente del
genere” , la rassicurò Siobhan. “A
questo punto per te sarebbe
impossibile non bruciarti. No, non dovrai toccarlo con le mani, solo
sollevarlo con il tuo potere.”
“Ma
io... non posso...”
insistette Marissa debolmente.
“Sciocchezze
ragazzina!”
tuonò Siobhan. “Abbi un po' di fiducia in te! Non
hai forse
sollevato in volo quell'animale?”
Marissa
deglutì, ancora
incerta, ma pervasa di una nuova fiducia in se stessa; una fiducia
che nessuno prima di quel momento le aveva mai accordato.
Si
concentrò sul ramo che
Siobhan le aveva indicato e incanalò lì tutte le
sue energie. Per
alcuni momenti non accadde nulla, poi il ramo cominciò a
tremare,
spandendo piccole scintille infuocate tutto intorno a loro. Il
servitore, che già la guardava con diffidenza, le
lanciò
un'occhiataccia badando a non farsi notare dalla sua padrona, poi si
spostò ostentatamente alcuni passi indietro.
Marissa
non gli prestò attenzione,
concentrata com'era nel portare a termine il compito che Siobhan le
aveva affidato.
Al
secondo tentativo il
legno si sollevò di qualche centimetro, poi ricadde di nuovo
nel
falò.
“Non
ce la faccio”
sussurrò asciugandosi il sudore della fronte.
“Sì
che ce la fai!
Riprova!” ordinò Siobhan secca.
Questa
volta il tronco
fluttuò nell'aria più dritto e stabile, e Marissa
riuscì a tenerlo
fermo per diversi secondi. Sorrise, felice e soddisfatta, quando
finalmente lo rilasciò. Siobhan le sorrise di rimando.
“Non
male davvero”
commentò ad una raggiante Marissa. “Hai un potere
notevole, non
c'è che dire.”
Poi
a sua volta concentrò
il proprio potere sul ciocco di legno, sollevandolo in aria. Sotto
gli occhi increduli di Marissa lo trasformò in una freccia
di brace
e spingendo le mani in avanti la scagliò con tutte le sue
forze
contro il tronco di un albero, dove si infranse in mille frammenti
incandescenti.
“Come
avete fatto?”
chiese Marissa ammirata. “Voglio imparare anch'io! Vi prego
insegnatemi.”
Siobhan
la zittì con un
gesto della mano. “Ci sarà tempo per questo. A
Letha ti verrà
insegnato tutto ciò di cui hai bisogno. Piuttosto posso
farti una
domanda?”
“Certo.”
“Perché
hai salvato il
prilne?”
Marissa
tutto si sarebbe
aspettata tranne quella domanda, tanto che guardò Siobhan
interrogativamente prima di decidere cosa rispondere. Alla fine disse
semplicemente: “Perché era solo. Come
me.”
Siobhan
si ammutolì,
spiazzata da quella risposta. Ma segretamente cominciava a provare
ammirazione per quella ragazzina. L'aveva malgiudicata: non era
affatto una piccola piagnucolosa e debole. Quando l'aveva incontrata
la prima volta si era chiesta addirittura se l'Airknoril non avesse
fatto una scelta sbagliata, ma sapeva che non era possibile. La
pietra non poteva commettere errori.
Ma
Marissa aveva carattere.
Certo, era timida e insicura. Ma nascondeva una sensibilità
e una
forza d'animo che Siobhan non avrebbe mai creduto possibile.
“Posso
farvi io una
domanda adesso?” azzardò la ragazza, timidamente.
Siobhan,
riscossa dalle
proprie riflessioni, assentì distrattamente.
“Voi
avete detto che le
unioni fra elfi e umani sono proibite. Perché? E se lo sono
come
sono potuta venire al mondo io?”
Domande
non banali, pensò
Siobhan,
sentendo la simpatia verso Marissa crescere.
“E'
una storia lunga, sei sicura di volerla sentire?”
“Devo
sapere da dove vengo” fu la risposta inappuntabile di Marissa.
“All'inizio,
molti secoli fa, la magia era solo appannaggio degli elfi. Loro erano
i possessori e custodi delle Airknoril, le pietre fonte di tutta la
magia che esiste al mondo, e le preservavano gelosamente. Quando i
nemici giurati di entrambe le razze, i Basorahm, mossero guerra ai
territori civilizzati, elfi e umani si allearono per la prima volta.
La guerra che ne seguì, in seguito denominata Guerra di
Terra e di
Mare-”
“Perché
fu denominata così?” la interruppe Marissa.
“Perché
fu la prima guerra combattuta sia per mare che su terra.”
“E
chi sono i Basorahm?”
“Per
gli dei ragazza!” esclamò Siobhan spazientita.
“Ma cosa
accidenti ti hanno insegnato in quello sperduto monastero?”
Marissa
prese la domanda molto sul serio, perché cominciò
ad elencare:
“Studiavamo la storia degli dei, la vita dei santi e dei
beati, le
preghiere, il cucito-”
“D'accordo
basta, ho capito. E la storia? Geografia, matematica,
astronomia...?”
Marissa
apparve genuinamente confusa. “No, niente di tutto
questo.”
Siobhan
sibilò un'imprecazione tra i denti. “Quelle
monache devono essere
pazze più di quello che sembrano. Assurdo! Cosa pensano di
fare? Di
tenere le ragazze nell'ignoranza più totale? Così
non avranno altra
scelta che farsi monache a loro volta, ci scommetto. E
perché la
regina Shandrel permette tutto questo?”
“Non
credo ne sia al corrente, mia signora” s'intromise Marissa.
“Credo
che alla regina stia bene come la priora Adeliz gestisce il monastero
fintanto che le orfanelle e le novizie vengano tenute tra quelle
mure, e non ci sia bisogno di trovare loro un'altra
sistemazione.”
“E'
chiaro, si fa togliere le castagne dal fuoco dalla priora. Una
seccatura in meno a cui pensare. Ma non ci sono monache che decidono
di diventarlo di propria scelta?”
“Bé,
è considerato comunque un onore occupare le posizioni
più di
rilievo all'interno della gerarchia monacale. Sorella Jania per
esempio è una Arlington. Lo so perché non faceva
che ripetercelo,
paragonando il suo alto lignaggio con la nostra nullità.
Credo che
sia una cugina di terzo o quarto grado della regina.”
“E
la priora è una sorella illegittima del vecchio re. Allora
le voci
che ho sentito corrispondono a verità?”
Marissa
annuì.
“La
tua istruzione è a dir poco lacunosa. Dovremo trovare il
modo di
rimediare, una volta che saremo a Letha. Per il momento, visto che il
tempo non ci manca, posso benissimo darti qualche accenno. I Basorahm
sono una razza di stregoni - la cui magia quindi non ha fonte, ma
è
innata - che ha sempre aspirato ad avere il controllo totale su
Euhalon e su tutte le sue razze.”
“Ma
sono umani?”
“Qualche
umano è entrato nel loro ordine in cerca di potere, e alcune
voci
dicono che perfino degli elfi si sono schierati dalla loro parte, ma
non ci ho mai creduto veramente. Ma per la maggior parte sono
creature dall'aspetto inquietante. Io non ne ho mai visti di persona,
ma sui libri di storia le illustrazioni abbondano. Dunque posso
descriverteli per sommi capi: hanno la pelle pallida, tirata,
punteggiata di azzurro. Al posto del naso e della bocca hanno una
specie di becco. Di solito indossano dei mantelli con cappuccio per
passare più inosservati... ed anche perché si
vergognano del loro
aspetto mostruoso. Hanno sempre invidiato la bellezza e la
luminosità
degli elfi, ed anche per questo motivo li odiano.”
“Cosa
accadde quando attaccarono le altre razze?”
“Ci
fu una guerra sanguinosa che durò tre anni. Ma alla fine
furono le
pietre a fare da ago della bilancia. La magia degli elfi era
inevitabilmente superiore a quella dei Basohram ed essi, anche con
l'aiuto delle forze umane, vennero sconfitti e ricacciati nel loro
covo.”
“E
dove si trova questo luogo?”
“Non
lo sappiamo con esattezza. I Basorahm sono sempre riusciti a tenerlo
nascosto, a mantenere una roccaforte da qualche parte in Euhalon da
dove continuare a tessere le loro trame. Dopo la vittoria la gioia
era immensa, ed elfi e umani strinsero legami di grande amicizia. Per
suggellare questa alleanza e la ritrovata pace, il re degli elfi,
Galather Elnan, donò agli uomini una delle Airknoril. La
prese con
sé un grande mago tra gli uomini, l'unico a quel tempo,
Kendell
Fielding, che grazie alla pietra poté realizzare il sogno di
coltivare la magia anche negli uomini. Fondò l'Accademia di
Letha, e
da allora lì vengono addestrati gli aspiranti maghi fra gli
uomini.”
“Ma
se c'era tanta amicizia tra elfi e umani perché ora le
unioni miste
sono vietate?”
“Dopo
due secoli di pace, i Basorahm tentarono di nuovo di attaccare le
altre razze, forti di una nuova magia che avevano appreso. La Seconda
Guerra di Terra e di Mare fu perfino peggiore della prima. Con la
loro magia e con la forza del loro esercito i Basorahm colpirono le
città degli elfi e degli uomini, radendo al suolo molte di
esse. Le
perdite furono notevoli sia in termini di vite umane ma –
ancor più
tragicamente – in termini magici. La maggior parte delle
pietre
Airknoril infatti andò distrutta. Sopravvisse solo quella
custodita
all'Accademia. Venne portata in salvo dal discendente di Kendell
Fielding, Kieran e dal figlio di re Galather, Ruven. Fu solo grazie a
loro che la guerra non venne vinta dai Basorahm.”
“Credete
che l'obiettivo dei Basorahm fosse proprio distruggere le
pietre?”
“Ne
sono certa. Finché una sola di quelle pietre fosse
sopravvissuta,
loro non avrebbero potuto sconfiggere gli uomini e gli elfi, nemmeno
con tutto il loro potere.”
“Ma
perché?”
“Perché
le Airknoril sono gli oggetti più potenti su questa terra. E
rendono
chi li possiede più potente degli altri.”
“Quindi
i Basorahm vennero sconfitti nuovamente?”
“Sì,
ma da quel momento decisero di agire in maniera più subdola,
distruggendo l'alleanza tra elfi e umani, proprio come avevano
distrutto le Airknoril. Cominciarono a spargere la voce che gli elfi
avessero in realtà mentito sulla distruzione delle pietre.
Che
avessero affermato che lo fossero per tenerle per loro senza doverle
dividere con gli uomini, per rimanere la razza più potente
di
Euhalon. Dopo la Seconda Guerra di Terra e di Mare nelle terre
dell'est era stata creata l'Alleanza delle Otto Stelle. Essa
comprende otto regni indipendenti, le cui decisioni comuni vengono
prese da un Consiglio Supremo.”
“Non
avete un re o una regina come la regina Shandrel qui a Itul?”
Siobhan
sorrise. “Fortunatamente no. All'est ogni regno è
retto da un
Consiglio di Anziani. Anche i territori del sud sono composti da
città-stato rette dalle gilde mercantili.
Quando
circolò la voce che le pietre in realtà non
fossero andate perdute
il Consiglio Supremo invitò gli elfi a mostrare
pubblicamente i
frammenti di ogni pietra per provare che fossero state realmente
distrutte.”
“Come
potevano distinguere una pietra dall'altra?”
domandò Marissa.
“Ogni
pietra ha un suo peculiare colore, diverso da tutte le altre. Una
delegazione degli elfi, con a capo il principe Ruven Elnan, si
presentò a Letha portando con sé i frammenti di
ogni pietra, ormai
inservibili perché privi di una fonte di energia primaria,
quella
delle pietre. Ma ne mancava una, una delle pietre più
piccole, per
la cui mancanza gli elfi non sapevano dare una spiegazione
soddisfacente. Il Grande Mago Kieran Fielding provò a
difendere il
suo caro amico Ruven, ma gli altri Consiglieri non vollero
ascoltarlo. I rapporti fra umani ed elfi erano sempre più
tesi.
L'amicizia di un tempo sembrava ormai irrimediabilmente
compromessa.”
“Che
accadde poi?”
“La
situazione era simile a una polveriera a cui bastava solo una
scintilla per esplodere. Una notte ci fu un'incursione a Letha. Un
gruppo di sconosciuti tentò di rubare l'ultimo Airknoril
dall'Accademia. Il tentativo fallì e i colpevoli non furono
catturati, ma sul luogo del misfatto vennero rinvenuti archi e frecce
elfiche, di quella squisita fattura che nessun altra razza saprebbe
imitare. A quel punto le tensioni esplosero: gli umani accusarono
apertamente gli elfi di averli traditi, e gli elfi, che negavano ogni
cosa, furiosi per essere stati accusati di una simile infamia, si
ritirarono definitivamente a Valchir, il loro territorio del nord.
Sigillarono i loro confini con la magia, impedendo a chiunque
l'accesso. Nel territorio dell'Alleanza, nelle città
mercantili del
sud, a Itul... ovunque vennero dichiarate fuorilegge le unioni tra
elfi e umani. Da allora nessun elfo è mai più
stato visto nei
territori degli uomini, anche se ci furono delle versioni secondo cui
Ruven Elnan fosse ancora in contatto con il suo amico Kieran. Ma si
tratta solo di voci. Come avrebbe potuto Ruven superare il
confine?”
Marissa
si prese qualche minuto per riflettere su tutte le informazioni che
Siobhan le aveva fornito. Ciò che le sembrava assurdo, ora
cominciava ad acquistare un senso. Ma allora come poteva lei essere
venuta al mondo?
“Quanto
vivono gli elfi?” chiese improvvisamente.
“Oh,
moltissimo. Secoli.”
“E
nell'aspetto io sono simile ad un elfo?”
“Possiedi
alcune caratteristiche inconfondibili, Marissa. Le orecchie a punta,
e soprattutto gli occhi cangianti. Quando non sono illuminati dalla
luce diretta del sole sono del tuo solito colore, altrimenti
diventano argentati. Ma per altri aspetti sei umana. Gli elfi sono
più alti, hanno la pelle molto più chiara, i
lineamenti più
fini... e i capelli del colore dell'argento.”
Marissa
sgranò gli occhi. “Devono essere
bellissimi...” mormorò
trasognata.
“Spaventosamente
belli. Eppure anche inquietanti. Devi comprendere che sono creature
del nord, creature di ghiaccio – o che lo ricordano
incredibilmente. Sono algidi e non molto amichevoli.”
La
ragazza deglutì visibilmente. “Come... come
sarò accolta a Letha?
Voglio dire... avrò dei problemi a causa della mia
discendenza?”
Siobhan
esitò. “Sarà meglio che tu tenga sempre
i capelli sciolti, in
modo da coprire le orecchie. Cancellerò dalla memoria del
mio
servitore il ricordo delle tue origini, ma tu dovrai essere
prudente.”
Angolo
Autrice: Eccomi
finalmente con il nuovo capitolo, e scusate l'attesa, ma come ho
premesso purtroppo i ritmi di pubblicazione saranno questi. Spero che
il capitolo, abbastanza denso di informazioni, vi sia piaciuto e che
sia abbastanza chiaro. Se ci dovesse essere qualcosa che non si
capisce bene, in tutto questo diluvio di informazioni, vi prego di
dirmelo, cercherò di spiegarlo meglio.
Ancora
siamo concentrati su Marissa come avete visto, perché volevo
spiegare la questione elfi-umani rimasta in sospeso nel capitolo
scorso. Nel prossimo ci sarà probabilmente una doppia
narrazione
Marissa-Dorelynn. Per Damien dovremo aspettare il capitolo
successivo, per una questione di esigenze narrative.
E
niente mi farebbe piacere avere un vostro parere :) Grazie a tutti
coloro che recensiscono/seguono/leggono.
Alla
prossima,
Eilan
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