Competizione
Questa
storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" del gruppo Facebook
"EFP famiglia: recensioni, consigli, discussioni" con il prompt di Crateide
Fandom: mitologia
greca.
Coppia: slash;
Ettore/Achille
Avvertimenti:
Modern!AU, lime, introspettivo
Rating: libero
Prompt: "Perché sei
venuto qui da solo?" gli chiese Achille,
girandogli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda. "Per
lo
stesso motivo per cui sei venuto tu" rispose Ettore, fissando l'uomo in
quegli occhi tanto magnetici.
Competizione
Ettore
e Achille erano in competizione. Non era qualcosa che fosse mai
stato stabilito, rifletté Achille guardando il compagno di scrivania
alzarsi
per fare una telefonata. Non era possibile definire il momento esatto
in cui
quella gara era iniziata: per quanto Achille si ricordava, era sempre
stato
così. Anche i suoi colleghi la pensavano così. Certo, non sapeva cosa
ne
pensasse Ettore, visto che non parlavano mai.
Ettore
si accorse che Achille lo fissava e si voltò dall’altra parte.
Ancora non aveva capito bene che cosa il collega pensasse di lui. Non
gli
piaceva molto parlare, soprattutto non gli piaceva perdere tempo
chiacchierando
quando avrebbe potuto lavorare. L’azienda aveva bisogno del lavoro di
tutti e
li pagava per quello ed Ettore si sentiva in dovere di dare il massimo.
Finalmente
il cliente rispose. Ettore concluse rapidamente la telefonata
e tornò al computer. Di fianco a lui, Achille ascoltò un messaggio
vocale a
volume abbastanza basso da non disturbare, ma abbastanza alto perché
Ettore lo sentisse.
Un amico gli dava appuntamento in un locale per quella sera.
Achille
scrisse velocemente una risposta al messaggio e mise via il
cellulare.
«Tanto
scommetto che mi darà buca anche stasera» disse a mezza voce.
Ettore non rispose. Probabilmente non stava neanche parlando con lui.
Achille
gli lanciò una veloce occhiata, di cui l’altro non si accorse, e poi
tornò al
lavoro.
Ettore
si sdraiò sul divano con un libro in mano. Aveva appena finito di
lavare i piatti e non aspettava altro che un po’ di relax. Rilesse per
tre
volte il primo paragrafo del capitolo senza capire che cosa dicesse,
poi chiuse
il libro e lo mise via. Non riusciva a pensare ad altro che ad Achille
che
passava la serata da solo al locale, perché il suo amico non era
arrivato. Non
capiva perché dovesse importargli, ma in un certo senso gli dispiaceva.
Più
che altro lo disturbava il pensiero di Achille da solo. Per Ettore
non era un problema passare la serata da solo, ma Achille era quel
genere di
persona che trova la massima espressione solo quando si trova in gruppo.
Ettore
si sentiva quasi in colpa. Era vero, non era stato lui a dare buca
all’appuntamento con Achille, ma era l’unica altra persona che avrebbe
potuto
sapere della cosa e rimediare. Era stupido sentirsi in colpa, si disse.
Perché
finiva sempre per sentirsi in colpa per cose su cui non aveva alcun
controllo?
Questa
volta aveva la possibilità di cambiare la situazione, però. Si
alzò: aveva deciso, quella sera sarebbe uscito.
L’ultima
persona che Achille si sarebbe aspettato di veder entrare nel
locale era l’amico che gli aveva appena telefonato per avvertirlo che
non
sarebbe venuto. La penultima persona che Achille si sarebbe aspettato
di veder
entrare nel locale era Ettore.
Era
evidente che non era un cliente abituale, ma allo stesso tempo non
sembrava a disagio. Per quel poco che sapeva di lui, Achille non
avrebbe mai
pensato che fosse il genere di persona che si trova a proprio agio a
bere
qualcosa in un locale, ma in effetti non lo conosceva molto bene. Si
aspettava
di vederlo accompagnato, però, invece sembrava da solo.
Decise
di avvicinarglisi e cercare di scambiare due parole in amicizia:
«Bella
serata» cominciò
«Mh?»
chiese Ettore «Ah, sì, non male. Vieni spesso qui?»
«Sì,
è uno dei miei locali preferiti» Achille notò che Ettore evitava il
suo sguardo «Tu?»
«No,
non in questo, di solito»
Non
era facile sostenere una conversazione di questo tenore, ragionò
Achille, ma continuò: «E allora perché sei venuto qui?»
Ettore
rimase per qualche minuto in silenzio chiedendosi se avrebbe
dovuto dirgli la verità e infine decise di tacere. Achille attese a
lungo la
risposta, ma poi si concesse un piccolo sorriso, pagò e uscì dal locale
senza
aggiungere altro.
Ettore
lo imitò e appena uscito cercò subito Achille con lo sguardo: «Ecco
dov’eri»
Achille
gli fece segno di seguirlo e lo portò lontano dal locale.
All’improvviso
si fermò e si voltò a guardarlo: quella volta Ettore non poté evitare i
suoi
occhi. In quell’istante, stabilì che era stata un’ottima idea evitarli
fino a
quel momento.
Quello
sguardo aveva qualcosa di speciale, che lo faceva sentire quasi a
disagio. Sembrava che lo stesse esaminando per decidere se fosse una
preda che
valesse la pena di catturare. Non riusciva a staccare gli occhi da
quello
sguardo, come se qualcosa lo attraesse fatalmente.
«Perché
sei venuto qui da solo?» gli chiese di nuovo Achille, cominciando
a girargli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda.
«Per
lo stesso motivo per cui sei venuto tu» rispose Ettore, fissando
l'uomo in quegli occhi tanto magnetici. Non sapeva come, ma era certo
che non c’era
altro che cercasse Achille quella sera.
Achille
lo spinse contro il muro e avvicinò il viso a quello di Ettore. Si
fermò quando i loro respiri si fondevano ma qualche millimetro di aria
separava
ancora la loro pelle. Ettore sentiva che un vortice aveva preso posto
del suo
stomaco. Chiuse gli occhi e sentì la bocca dell’altro premere sulla sua.
Dischiuse
le labbra e accolse il respiro di Achille, mentre quello si
faceva lentamente strada con la lingua nella sua bocca. Lentamente,
poi,
Achille si allontanò da lui per riprendere fiato. Ettore non gli lasciò
molto
tempo, però, e lo baciò ancora, avvicinandolo con una leggera pressione
delle
dita sulla nuca.
«Vieni
con me?» chiese Achille quando si allontanarono di nuovo «A casa
mia fa più caldo»
Ettore
annuì e gli lasciò andare il viso. Lo seguì fino all’auto e attese
fino a che non furono in ascensore per guardare di nuovo i suoi occhi e
accorgersi che il loro magnetismo non era per nulla svanito.
Achille
aprì la porta e non accese neanche la luce, tirando dentro Ettore
e guidandolo nella casa semibuia. L’altro non voleva aspettare, però, e
lo
costrinse a fermarsi per un altro lungo bacio che lasciò entrambi senza
fiato.
Achille cominciò a giocherellare con i bottoni della camicia di Ettore,
mentre
arretrava verso la camera da letto. Arrivati sulla soglia, cominciò a
sbottonarla con una lentezza quasi esasperante.
Ettore
lo fissava negli occhi mentre l’altro scopriva il suo torace e
gettava la camicia per terra alle sue spalle. Senza attendere oltre,
Ettore fece
lo stesso con la camicia di Achille, poi avvicinò le labbra al suo
collo e lo
baciò, proseguendo poi sulla pelle liscia delle spalle.
Achille
lo afferrò per le braccia e lo portò nella camera, facendolo
distendere sul letto.
Era
incredibile, pensò Ettore un attimo prima di dedicarsi completamente
all’altro, riuscivano a essere in competizione anche in quell’occasione.
N.d.A:
Credo che sia la cosa più esplicita che abbia mai scritto su questo
fandom... Boh comunque io mi sono divertita a farlo e spero che anche a
voi sia piaciuta, fatemi sapere!
Grazie a Crateide per il prompt, a voi che avete letto e a Christine e
Charlotte per aver organizzato la sfida :)
Che gli dèi siano con voi!
-Magic
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