Insonnia

di KeyLimner
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Ore 4:48 del mattino.
Non c’è luce, men che meno tra i miei pensieri. Il sonno che dovrebbe curarmi non arriva… Il sonno ristoratore, che lava le ferite del passato e trascina il dolore lungo il suo corso, fino alla foce.
Forse è per questo che non dimentico. E non smetto mai di pensarci, qualunque sia l’oggetto di questo pensare. Perché la gente dorme e dimentica, e smette di soffrire: io non dormo e ricordo, e sto male per tutto il male dell’umanità, per tutti quelli che non ho potuto aiutare, e per tutti quelli che non ho aiutato pur potendo. Allora devo raccontarmi la favola che odio l’umanità e la sua ridicola parata di ipocrisie, e devo raccontarmi che è una folla piena di maschere indifferenti, solo perché in realtà ricordo tutte le facce con dolorosa precisione.
Ogni sguardo mi ferisce il volto. Ogni schiena mi respinge.
E il buio non mi abbraccia: mi stritola fra le sue spire. Mi porta via le illusioni del giorno, e non ci sono sogni felici a rimpiazzarle, ma solo quella nuda verità distorta che mi distrugge.
Nel buio svanisce il tepore di quelle braccia amiche. Nel buio non credi e non puoi credere, e odi chi crede perché può sperare anche nel buio. Dov’è la luce di Dio? Non ho bisogno di lui all’alba, quando posso ancora raccontarmi che tutto ha un senso, ma nelle tenebre in cui non esistono Dio né il demonio.
Nelle tenebre in cui sono sola, con la mia nuda verità sul mondo.




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