capitolo
4 – Rivelazioni
È
appena riuscito a rimettersi seduto contro l'albero, una piccola
vittoria personale, quando qualcosa di soffice avvolge il suo collo
magro. Si osserva un momento e non può fare a meno di
spalancare la
bocca, nonostante lo abbia sempre ritenuto un comportamento poco
elegante. C'è una sciarpa di lana rossa, proprio
lì, che penzola
sul suo petto nero, e ha un profumo dolce, di caramelle.
Quando
volta prudentemente il capo, si ritrova faccia a faccia con il volto
paffuto di Katherine che, nel frattempo, è tornata a
sorridergli. A
lui: a Pitch Black. E gli ha messo la sua sciarpa al collo; una
sciarpa rossa!
“Me misero” sospira dentro di sé.
«Così
non hai più freddo» fa notare Katherine, con
un'allegria a suo
parere eccessiva.
«Mh»
biascica lui, ben poco convinto della validità di quella
pensata.
«E
ti sta bene, sai! Sei tutto così
nero»
rincara lei.
«Ma
non mi dire» replica lui con sarcasmo. «E non ti
sei, per caso,
chiesta come mai?».
Le
ciglia nere sfarfallano veloci sui sorpresi occhi verdi.
«Beh...
No, magari a te piace» ipotizza. «A me piace il
rosso e il verde!»
esclama eccitata.
Pitch
sbuffa esausto. Fare conversazione con gli umani è
normalmente
tedioso, ma fare conversazione con i bambini è una vera
tortura
psicologica, altro che Incubi.
«Non
dovresti fare ritorno a casa?» tenta speranzoso.
«Tua madre
potrebbe essere in pensiero».
Per
qualche motivo, a quelle parole Katherine reagisce incupendosi e
scostandosi di un passo. Lui ha l'impressione di scorgere qualcosa di
strano nei suoi occhi, ma passa veloce e non è in grado di
identificarlo, per lo meno fino a quando non è la stessa
Katherine a
fornirgli un indizio utile.
«La
mia mamma non si preoccupa. È morta due anni fa».
Poi
torna in silenzio e si perde a osservare gli alberi più
fitti
all'interno della foresta, magari con la speranza di vedere qualche
scoiattolo: Katherine va pazza per gli scoiattoli!
Pitch
è indeciso su come comportarsi. Di certo la tristezza non
è un
sentimento utile ai suoi scopi, quindi ritiene sia perfettamente
inutile provare ad alimentarla. D'altra parte, potrebbe rappresentare
la sua unica possibilità di levarsi dai piedi quella piccola
scocciatrice e le sue sciarpe dai colori improponibili (anche se, lo
deve ammettere, è piacevolmente calda contro la sua pelle).
«Senti,
Boogeyman...» torna disgraziatamente alla carica Katherine.
«Pitch»
la corregge lui.
«Cosa?».
«Pitch.
È il mio nome: Pitch Black. Se proprio devi chiamarmi, fallo
come si
deve e usa il mio nome».
«Ma...»
ribatte lei «avevi detto che ti chiamavi
Boogeyman!» protesta
oltraggiata.
Sembra
perfino sconvolta dalla notizia. Pitch, per la prima volta da molto
tempo, ghigna divertito.
«No,
è inesatto. Tu mi hai chiesto chi sono e io ti ho risposto.
Se tu mi
avessi chiesto come mi chiamo, ti avrei detto il mio nome».
Adora
giocare
con i bambini, oh sì! A modo suo, ovviamente.
Katherine
gonfia le guance, indispettita, con l'intensa sensazione che lui la
stia prendendo in giro.
«Io
ti ho detto il mio nome!» precisa piccata.
«Ma
io non te l'ho chiesto» ribatte lui, mentre il ghigno si
allarga.
«Tu...
Oh, tu! Sei cattivo!» sbotta Katherine, con un bruciante
senso di
tradimento in fondo al cuore.
Pitch
assottiglia gli occhi. «Sì, è
ciò che sono. E non serve affatto
che sia tu a dirmelo. Ma grazie comunque per averlo finalmente
notato» sibila.
A
quel punto dovrebbe essere sollevato perché, alla buon'ora,
la peste
ha compreso con chi ha a che fare. Perché, allora, si sente
invece
pervaso da un senso di inadeguatezza? Perché ha quasi
l'impressione
di provare tristezza?
Frustrato
e confuso più che mai, dà un piccolo calcio al
terreno congelato.
Poco dopo è però costretto a irrigidirsi. Se
ciò fosse possibile,
direbbe di essere rimasto senza fiato, ma gli spiriti non hanno
nessun bisogno d'aria, giusto? Katherine lo sta abbracciando
(perché
sì, il suo piccolo volto affondato nelle vesti nere e le sue
corte
braccia che tentano invano di contenerlo tutto sono esattamente
ciò
che sembrano), e non ci sono state spiacevoli conseguenze questa
volta, e il suo corpo è così caldo
e in qualche modo confortante... Che cosa?!
«No»
rantola Pitch, ormai ampiamente giunto al limite, racchiudendosi il
capo fra le mani. «Che cosa stai facendo? Che cosa... mi
stai facendo?». La sua voce, seppur bassa, ha un tono
disperato.
«Scusa.
Non è vero che sei cattivo. Ero arrabbiata con te
e… Non so»
tituba, mentre la sua stretta si fa più decisa, nel vano
tentativo
di consolarlo. «Non ti volevo offendere, sai. Non
è vero che sei
cattivo» rimarca, nel caso il messaggio non fosse stato
chiaro già
la prima volta.
«Lo
sono, invece. Lo sono! Lo sono sempre stato».
E
vorrebbe crederci lui per primo, ma ultimamente non è
più sicuro di
nulla, nemmeno di sé stesso.
“Quasi
tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive, sono
semplicemente sole.” (Big Fish · Le storie di una
vita incredibile
- film)
*
* * * * * * * * * * * * *
“Non
sapere nemmeno che si è malvagi: è questa la vera
malvagità?”
(David Foster Wallace)
|