Capitolo 1
Alle prime luci dell'alba
Alan era
già svegli da un pezzo ed immerso nei suoi pensieri, si era
laureato da poco in giurisprudenza e già era stato chiamato
in
difesa di un innocente in un processo molto delicato.
Lui sa di essere un ragazzo cresciuto, grazie a suo padre, con giuste
morali ed è per questo che intraprendendo la carriere da
avvocato pensava di poter fare giustizia dove andava fatta, un progetto
piuttosto ampio per un ragazzo di 23 anni.
La sveglia suonò ed Alan scese per fare colazione, spesso
accendeva la televisione per ascoltare le notizie del giorno ma oggi
era cosi distratto dal processo che si dimenticò persino di
averne una, pensava e ripensava al discorso che doveva tenere e se
fosse stato all'altezza, si vestì con la camicia e la giacca
che
il padre gli aveva lasciato in dono prima di partire per un viaggio da
dove non ne fece più ritorno e ancora oggi il ragazzo si
chiede
che fine avesse fatto, il ragazzo una volta pronto si diresse alla
macchina e partì per l'ufficio dove lavorava.
- Oggi esco qualche ora prima, ho un importante processo- Queste furono
le prime parole che Alan rivolse alla sua segretaria,
-Glielo ricorderò signorino Alan, e comunque buona giornata
anche a lei- rispose la segretaria,
Alan chiuse quindi la porta dietro di lui e si immerse nel suo lavoro,
le ore passavano lente ma il ragazzo continuava con il suo lavoro
quando la segretaria bussò
-Entra pure!- esclamò Alan e la segretaria entro nel suo
ufficio, si guardo un po intorno pensando che fosse tutto
impeccabilmente apposto e poi si rivolse ad Alan
-Mancano meno di due ore al processo, penso che lei abbia bisogno di
sgombrare un po la mente qualche ora prima, vada pure ci
penso io al rimanente lavoro-
-Mi sono rimaste poche pratiche- precisò il ragazzo mentre
si
stava mettendo la giacca, -non ci dovrebbe mettere molto a finirle, nel
caso no ci riesca ci penso io domani, si goda la giornata almeno lei.-
-La ringrazio molto, guardo dove posso arrivare e poi gli
lascerò un promemoria col resoconto- ribatté la
segretaria.
Alan usci dall'ufficio e si diresse verso la macchina, mentre prima
l'aria era pulita e limpida, ora sentiva che c' era qualcosa
che non andava e per lo più si sentiva seguito, accese la
macchina e si diresse verso il palazzo di giustizia, durante il viaggio
si era ripetuto il suo discorso come faceva di solito, ma stavolta era
diverso, gli pareva che qualcuno annuisse.
Il processo andò a gonfie vele, il giudice si
congratulò
con Alan per la sua arringa e lui ringraziò, uscito dal
palazzo
il ragazzo non vedeva l'ora di raggiungere la sua casa, ma ancora si
sentiva seguito e per tutto il processo si sentì osservato,
ma
non da una persona qualunque ne da un umano.
Il ragazzo arrivò a
casa e si fece subito una doccia, lì
nell'intimità del
suo bagno si senti molto più solo e tranquillo, si mise i
vestiti che teneva di solito per stare in casa e si accomodò
sul
divano accendendo la televisione, mentre scorrevano le notizie che
circondavano il mondo del ragazzo, i suoi occhi cadevano sempre
più
giù fino a farlo addormentare definitivamente.
Un rumore assordante, come quello di un tuono svegliò il
ragazzo
di sobbalzo, davanti a lui un maestoso leone bianco dalla folta
criniera gli apparve avvolto da una luce quasi divina, Alan si
chiese se fosse solo un sogno o la pura realtà.
-Non stai sognando, sono carne ed ossa- la bestia gli lesse nel
pensiero e questo
lasciò Alan con meno parole di quelle che già
aveva, in un
secondo momento il ragazzo si accorse che il leone non stava su quattro
zampe ma ben si su due come gli uomini, era ricoperto da una specie di
armatura dorata quasi fosse un leggendario guerriero e brandiva un
alabarda di un acciaio luminoso, nono stante questo, Alan non si
sentì in pericolo ma non ebbe la forza di spiccicare parola,
la
besti allungò il braccio toccando la spalla del ragazzo
immobile
che svenne e si addormentò di nuovo.
Quando il ragazzo aprì gli occhi si ritrovò in
uno strano
spazio immenso ed di un colore strano, la bestia era seduta accanto a
lui e appena si sveglio il ragazzo lei si alzò in tutta la
sua
maestosità.
-Hai dormito bene Alan? mi scuso per tutto questo trambusto.- la bestia
sotto gli occhi increduli del ragazzo inizio a parlare la sua lingua,
lui rimase un attimo in silenzio e dopo disse,
-Come fai a sapere il mio nome? dove mi trovo? e tu chi sei?- il
ragazzo era parecchio confuso.
-Si mi scuso anche per questo, non abbiamo avuto tempo per le
presentazioni, io mi chiamo Ajani il bianco, ma tu puoi chiamarmi solo
Ajani, ti trovi in un interspazio di passaggi, ma era l'unico mondo
dove possiamo parlare in pace- dopo le parole di Ajani il ragazzo era
sempre più confuso, e balbettando rispose
-Interspazio? l'unico mondo sicuro? ma cosa stai blaterando? e
soprattutto, perché parli la mia lingua?!-
Ajani lo osservava mentre si poneva tutte queste domande, un po come fa
il maestro con allievo alle prime armi e poi aggiunse.
-Molte domande affliggono la tua mente, per te tutto questo
è sconosciuto ma purtroppo ti dovrò spiegare
tutto più in qua, ora ti dico solo che devi fidarti di me
perché sia il mio mondo che il tuo sono in grave pericolo-
il ragazzo continuava a farsi domande a cui la bestia non rispondeva ed
anche per questo si chiedeva il perché,
- Ora devo tornare sulla terra, ho bisogno di altri quattro umani per
completare la mia prima missione, dovrò lasciarti qui ma
penso che farò in fretta, almeno che con l'età il
mio fiuto non sia calato- aggiunse Ajani.
-Lasciarmi qui?! altri quattro umani?! io non capisco cosa tu stia
blaterando!- il ragazzo iniziava ad innervosirsi ma sapeva che doveva
mantenere la calma difronte a una possente creatura, al quel punto
Ajani estrasse la sua arma, il ragazzo indietreggio ed Ajani sferro un
fendente nell'aria, si aprì un portale, -Ti
spiegherò tutto appena avrò finito, non ho voglia
di ripetere tutto cinque volte.-
Ajani fu chiaro nelle sue parole, dopo entrò nel portale e
svanì.
Il ragazzo si accasciò in terra, pensava se fidarsi o no di
quella creatura, l'unica cosa che aveva notato è che in sua
presenza si poteva odorare un profumo di grano, fiori e purezza, Ajani
non incuteva timore o paura ma tranquillità e
felicità, al quel punto Alan rimase immobile ed
iniziò ad aspettare il ritorno del bianco Ajani.
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