o
Chiedo infinitamente
scusa a tutti i lettori fedeli per il ritardo con cui ho consegnato
il presente e ultimo capitolo della fanfiction. Le ragioni sono
sempre impegni extra-Efp, alternati a puntuali tracolli di
ispirazione attutiti da morbido atterraggio nell'autodisprezzo. Se
potessi vi stringerei la mano uno a uno e spero che il risultato qui
sotto sia valso almeno in parte la vostra pazienza.
Happy
reading!
Personaggi:
Luigi, Re Boo, Mario, Pauline, Daisy (menzionata), Peach
(menzionata), Bowser (menzionato), Rosalinda (menzionata), Altri
personaggi (menzionati), OC.
Genere:
Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing:
Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Silenzio
«
Ci hai tenuto col fiato sospeso per settimane. »
Mario si issò fuori dal tubo saltamondo, di ritorno dal pranzo
domenicale dai genitori nella loro casetta a Brooklyn. « Nessuno
aveva più idea di che fine avessi fatto o dove ti fossi imboscato.
Non sai le giustificazioni che ho dovuto inventarmi per non far
preoccupare mamma. »
Il suo tono era legittimamente alterato per l'angoscia patita
nell'attesa insostenibile di ricevere un qualche segno di vita che
aveva tardato settimane ad arrivare.
«
Quante volte ancora dovrò chiederti scusa? »
Si udì la voce del fratello giungergli in rimando dall'interno del
condotto.
«
Una per ogni capello bianco che mi hai procurato. »
Una mano delicata si tese dall'imboccatura e Mario la cinse galante
per aiutare la damigella a uscire alla luce del sole.
«
Guarda che non sono tutti quanti lì per colpa mia. » Luigi li seguì
per ultimo, abbigliato forse con fin troppa eleganza per l'intima
festicciola a casa dei loro genitori a celebrare il fidanzamento
ufficiale tra i due innamorati che avevano coronato infine il loro
sogno d'amore.
Mario
arricciò indispettito il naso e fece per ribattere, ma si girò
distratto non appena la stessa mano che aveva stretto poco prima
richiamò la sua attenzione, sfiorandogli teneramente la guancia in
una carezza.
«
Io li amo tutti, i tuoi capelli bianchi »
sussurrò vellutata Pauline con un sorriso a distenderle le labbra
carnose, chinandosi un poco per posargli un bacio amorevole sulla
fronte. Si rivolse poi al fratello del suo promesso sposo: «
Siamo lieti e sollevati che tu sia tornato ».
Si strinse contro la schiena di Mario, cingendogli dolcemente le
spalle. «
Fermati almeno qualche giorno. La tua camera è sempre pronta,
proprio come l'hai lasciata. »
«
Purtroppo ho molto lavoro in sospeso. »
Luigi ribadì meccanicamente il pacato rifiuto con una serenità che
finì per irritare il paladino numero uno del Regno dei Funghi.
Sebbene lo dissimulasse con compostezza, il più alto sembrava
impaziente di andarsene.
«
Si può sapere, di grazia, cos'è che hai di meglio da fare piuttosto
che stare un po' con la tua famiglia? »
chiese Mario abbandonando rapidamente il buonumore del lieto evento,
disorientato dal distacco che percepiva sotto il sorrisetto ingessato
di fronte. « Sta bruciando un castello altrove, per
caso? »
«
Ho preferito lasciarmi addietro i giorni da eroe. Adesso mi dedico ad
altro » fu la rivelazione che spiazzò gli interlocutori.
«
Stai continuando a tempo pieno la tua professione di
acchiappafantasmi? »
domandò affascinata la bella Pauline.
«
Acchiappafantasmi non è il termine più esatto. Fantasmologo
sarebbe appropriato. »
«
C'è una differenza? »
La futura cognata si sentì un po' sciocca a chiedere, ammettendo la
sua ignoranza in materia.
«
Abissale » asserì
Luigi con cipiglio esperto. «
Originariamente mi limitavo a stanarli ed estirparli dai loro focolai
infestati, trattandoli alla stregua di abusivi molesti. Adesso sto
cercando di capire di più sulla loro natura e sulle ragioni che li
hanno bloccati in questa realtà, sulle loro faccende in sospeso e
come io possa aiutarli a risolverle. Durante il viaggio di ritorno da
Sarasaland mi sono ritagliato un momento per tirare le somme su cosa
ho concluso nella mia vita e ho avuto una folgorazione,
rivoluzionando l'approccio verso i miei pazienti con cui ho imparato
infine a stabilire un ponte comunicativo. Gli spettri, vedete, sono
caratterizzati da una spiccatissima empatia, si nutrono delle nostre
emozioni: se sei irascibile od ostile, da loro otterrai rabbia; vice
versa se manifesti bendisposizione nei loro confronti. Ho mantenuto
per anni il vizio di sbagliare in partenza, introducendomi armato nei
loro rifugi e innescando io per primo una reazione violenta. »
I
due fidanzati si scambiarono un'occhiata fugace, ma non interruppero
il monologo di una fluenza mai udita dal tartagliante Luigi.
«
Vi è sempre un motivo se hanno scelto di installarsi in un luogo
preciso, un filo conduttore rimasto da recidere col pre mortem, e
spostarli forzosamente è un evento traumatico che può produrre
serie alterazioni a livello psicocomportamentale, fino all'insorgere
di devianze sociopatiche, rendendoli altamente instabili e acuendone
l'aggressività nei casi più critici. »
La sicurezza con cui esponeva il discorso e l'abito fine costruirono
l'impressione di un individuo totalmente diverso dal Luigi impacciato
e che incespicava nelle parole se sottoposto allo scrutinio di più
sguardi. «
Non potrei descrivere il mio precedente modus operandi con nessun
termine più calzante di “preistorico”, ma, per fortuna,
quest'ultima pausa di riflessione che mi sono concesso mi ha aiutato
a comprendere dove ho mancato tanto a lungo e ad adottare nei
confronti dei non-vivi una strategia più efficace, e aggiungerei
dignitosa. »
«
I non-vivi? »
ripeté il fratello, inarcando un sopracciglio.
«
Preferiscono farsi chiamare così, in quanto non possono definirsi
propriamente morti vagando liberi nella nostra dimensione, seppur con
l'elettrocardiogramma piatto. »
«
E i tuoi non-vivi si offendono se li trascuri solo qualche giorno? »
«
Mi dispiace, Mario. »
La voce dell'ex cacciatore di fantasmi si incrinò, mostrando
finalmente qualche crepa nella maschera di cera. La separazione
prematura era profondamente accusata da entrambi, a dispetto degli
sforzi del più alto dei due a non tradirsi. «
Sono all'urgente ricerca di pazienti le cui condizioni io stesso ho
contribuito ad aggravare e voglio porre rimedio ai torti commessi.
Non pochi, malauguratamente. Sento di non poter trovare serenità nel
mio presente finché non avrò chiuso con gli errori del passato. »
Lo
sguardo incupito del fratello si ammorbidì e gli occhi divennero
lucidi di commozione. « Ven'accà. »
Si fece avanti spalancando le braccia per accogliere Luigi che
tuttavia non gli giunse incontro, limitandosi ad aprire appena le
proprie per accettare il gesto di affetto. Mario lo strizzò come una
spugna e lo staccò da terra.
Persino
l'incantevole Pauline si lasciò coinvolgere dalla scena toccante,
nascondendo un tremito delle labbra dietro le dita affusolate.
La
magia non durò a lungo e Luigi si vide obbligato a sciogliere
malvolentieri l'abbraccio, scongiurando il rischio che il fratello
potesse accorgersi dell'immobilità sospetta del suo petto. Riuscire
a simulare il movimento della respirazione era un conto, il battito
cardiaco un altro.
Prima
di lasciarlo libero, Mario gli strinse le spalle e lo fissò dritto
in viso, in cerca del vecchio Luigi che sembrava non volerne sapere
di riaffiorare oltre la fredda barriera che era rimasta ostinatamente
eretta dal suo ritorno tanto sperato. « Se c'è
qualcosa che ti tieni dentro e ti andrebbe di parlarne, sai che qui
la porta è sempre aperta. »
«
Lo so »
rispose il fratello accennando un sorriso riconoscente. «
Ad ogni modo, la mia camera vi sarà senz'altro più utile per il
nuovo inquilino. »
Girò il viso verso la futura signora Mario che, istintivamente,
spostò la mano sul ventre ancora troppo piatto da rivelare la
piccola vita che vi stava germogliando e che loro avevano celebrato
tutti insieme a casa dei genitori a Brooklyn. Non spettava a Luigi il
diritto di informarli che fossero due piccole vite, in realtà: una
più forte, vibrante di energia, e l'altra invece tremula e incerta,
come una fiammella che stenta al vento. «
Mi rincresce addossare a voi l'incomodo di spostare la mia roba in
soffitta. »
«
Non c'è nulla che desideri portare con te? »
«
Ho già tutto quel che mi occorre. »
Le premure e l'amabilità di Pauline non erano soltanto uno schermo
di cortesia e l'ex paladino era sicuro che lei sarebbe stata una
moglie meravigliosa, non potendosi ritenere più felice per la sorte
solare del fratello che a breve avrebbe ricevuto anche la gioia della
paternità: la stessa che Luigi una volta sognava per se stesso.
«
Be', verrai a trovarci presto, almeno »
si raccomandò la donzella.
«
Certamente. »
Non molto tempo fa mentire lo metteva apertamente a disagio da
impappinarsi all'istante, mentre ora si era trasformata in una
necessità che gli riusciva con una naturalezza sfacciata. Era
malinconicamente consapevole che, purtroppo, quella fosse stata
soltanto la prima bugia di una lunga sfilza. «
Farò del mio meglio. »
Salì sulla moto che aveva parcheggiato accanto al passaggio per il
mondo di origine, accomiatandosi con un cenno del capo.
«
È lampante che non stia
affatto bene »
mormorò Mario avvilito, osservando il fratello allontanarsi nella
direzione opposta a Fungopoli. Conciato come un becchino, con l'unico
punto di colore costituito dall'ametista incastonata sulla placca
della cravatta di cuoio intrecciato e a bordo della Moto Mach
sfrecciante sulla strada sterrata, rendeva l'immagine quasi
paradossale di un necroforo appena uscito dal gran premio della
settimana, in ritardo per un'onoranza funebre. « Hai visto com'è
vestito? Sembra di ritorno da un funerale, invece che da una festa in
famiglia per noi e il nostro bambino. »
«
Ha subito un duro colpo. Se per ora preferisce tenere la mente
occupata con la sua vocazione, non giudichiamolo. »
Pauline tentò di mitigare l'animo esacerbato del suo amore.
«
Mi sento responsabile. »
«
Per quale motivo? »
«
Mi ero accorto che si comportasse in modo strano da mesi »
ammise Mario con aria colpevole. «
Sentivo che qualcosa non quadrava, che lo stava divorando dentro.
Spariva per delle ore senza far sapere a nessuno dove si ficcasse e
se provavo a chiederglielo diventava evasivo o, peggio, si alterava.
E non intendo che si mettesse semplicemente sulla difensiva:
diventava aggressivo con me come mai aveva fatto prima, mi diceva
certe cose da darmi quasi l'impressione di non star più parlando con
la stessa persona. Sembrava davvero qualcun altro, e quel qualcuno mi
odiava. Poi, lo stesso giorno che re Richard ha scoperto di lui e di
Daisy, si volatilizza di nuovo e dopo mi telefona al settimo cielo,
già arrivato oltre i confini del regno, per farmi promettere di non
seguirlo, a insistere che era la sua missione e che doveva farcela da
solo. Io, contro ogni buon senso, l'ho lasciato andare. »
La voce gli si spezzò. «
E oggi paghiamo entrambi il prezzo perché non sono stato un fratello
abbastanza presente. »
«
Forse questa era una strada prescelta per lui. »
La fanciulla gli carezzò dolcemente una guancia inumidita. «
La storia con Daisy evidentemente non era destinata a resistere.
Nessuno avrebbe potuto deviare questo corso, nemmeno tu. Immagino che
Luigi se ne fosse già reso conto e che avesse sfogato parte della
sua frustrazione su di te quando gliene davi occasione. Conoscendolo,
dubito lo abbia fatto intenzionalmente. Alla fine ha voluto tentare
il tutto per tutto, proprio come avresti fatto tu al suo posto se in
quel castello ci fossi stata io. »
Fissò gli occhi su quelli smarriti più in basso. «
Luigi ha solo bisogno di tempo per ristabilire il suo equilibrio e se
aiutare spiriti in difficoltà può servirgli ad alleviare la
delusione, noi vedremo di sostenerlo in questa scelta e non lo faremo
sentire solo. Lui è una parte fondamentale della famiglia e non
permetteremo che se ne distanzi. Voglio che il nostro bambino, o la
nostra bambina, cresca anche con l'affetto dell'unico zio che ha. »
Se
Mario aveva mai covato dubbi sul fatto che la donna lì di fronte
fosse quella giusta, colei con cui avrebbe lietamente condiviso ogni
singolo giorno restante della sua vita, il suono di quelle parole
spazzò via ogni microscopica, infinitesimale incertezza e,
cingendole dolcemente il mento tra l'indice e il pollice, la baciò
sentendosi esattamente come la prima volta che le loro labbra si
erano congiunte.
Luigi
si accertò di essersi allontanato a sufficienza dal campo visivo del
fratello e della futura cognata prima di svoltare per il bosco,
rifugiandosi nell'abbraccio confortante dell'ombra delle fronde. Gli
occhi smisero di pizzicargli a causa della luce fastidiosa del giorno
e la morsa dell'emicrania andò finalmente allentandosi. La prossima
visita familiare sarebbe stata indiscutibilmente fissata dopo il
tramonto, poiché il suo corpo mal tollerava ormai il tormento del
sole tanto a lungo. Arrestò il mezzo e poggiò il peso su una gamba
per estrarre un medaglione con una lunga catenina d'argento dalla
tasca della giacca, aprendolo per rivelare una piccola cornice al suo
interno: l'immagine contenuta era livida e indistinta come il
negativo di una fotografia. Avvicinò il ciondolo al viso.
«
Lasciami entrare. »
Alla
frattura dimensionale occorse una manciata di secondi prima di
materializzarglisi davanti, un gorgo oscuro senza fondo e
terrificante nel quale Luigi avanzò imperturbabile. Si ritrovò sul
viale di sassolini che conduceva alla porta della sua casetta,
preciso e contornato dal praticello rugiadoso irrigato da poco. Notò
che il caminetto era acceso.
Il
portale si rimpicciolì alle sue spalle fino a svanire, inghiottendo
qualche fogliolina rinsecchita che svolazzò brevemente nell'aria
immota.
Il
giovane smontò dalla sella e chiuse il veicolo nella rimessa di
legno poco lontano dalla dimora, accanto al suo kart e al Poltergust
5000 rivestito di un velo di polvere. Si soffermò un momento a
osservare la modesta abitazione, esattamente identica fuori a quella
dove aveva convissuto col fratello dopo essersi trasferiti nel Regno
dei Funghi e che aveva interamente ceduto al ramo genealogico pronto
a generare nuove gemme. Immaginò la sua camera spoglia e ridipinta
con yoshi e farfalle colorati, con due culle proprio al centro,
fianco a fianco, sotto i raggi luminosi che permeavano dalla
finestra: non troppo vicine da toccarsi, ma nemmeno troppo lontane
affinché le lucette ancora nel grembo materno non si sentissero
sole, separate dopo nove mesi insieme. Temeva tuttavia che la più
fragile rischiasse di affievolirsi per sempre, vittima di una
selezione naturale contro cui si stava tuttora battendo strenuamente.
Molto presto Mario si sarebbe messo in contatto con lui per
comunicargli ciò di cui era già al corrente.
Spostò
lo sguardo sui boccioli di ipomea bianca che circondavano la casa,
l'unico fiore capace di sopravvivere in un ambiente dove la luce
solare era praticamente assente. Una fitta cappa di nebbia copriva
tutt'intorno come una cupola protettiva attraverso la quale nemmeno
il telescopio della vigile Rosalinda riusciva a spiare, mantenendo al
sicuro quel limbo domestico nel cuore delle lugubri lande dimenticate
dai vivi e divenute proprietà infestate del più potente fra gli
spettri. Solo di notte, quando il cielo si era ormai imbrunito e lo
sguardo della dama delle galassie non poteva individuarli nel loro
angolino sperduto, la coltre si diradava moderatamente affinché il
chiarore della luna filtrasse per donare vigore ai fiori, permettendo
loro di schiudere le candide corolle a campanula come tante stelline
sulle alte fioriere e sui pergolati.
Si
sorprese a rimuginare se, per l'evento tanto atteso della nascita,
avrebbe fatto meglio a inviare a casa del fratello rose o gigli
bianchi, seppur costituissero scelte inflazionate, oppure margherite,
fresie, giacinti... Non ti riguarda ormai. Con uno schiaffo
mentale, si costrinse a tornare alla realtà. Prima smetterai di
cercarli, meglio sarà per tutti. Ripiegò senza fretta verso la
porta d'ingresso.
Poltercucciolo
sollevò il musetto simpatico, abbaiò con allegria e saltò giù
dalle gambe del secondo inquilino per correre a fargli le feste non
appena Luigi ebbe varcato la soglia. «
Come è andata la rimpatriata di famiglia? »
chiese spassionatamente Re Boo senza distogliere l'attenzione
dall'opera di uno dei suoi scrittori comici preferiti.
«
Le lasagne di mia madre sono sempre le migliori. »
Il fantasma in borghese si chinò per ricambiare il bentornato del
suo cagnolino con le coccole. Gettò un'occhiata sulla copertina
elaborata del libro tra le mani dello spettro adagiato sulla
poltrona, con le caviglie comodamente incrociate sopra il poggiapiedi
di velluto: I
dolori del giovane Werther,
in lingua originale.
«
Preparo del tè, padron Luigi? »
Una boo in grembiulino rosa fece timidamente capolino dalla cucina,
ansiosa di deliziare il suo mecenate con le ultime creazioni
pasticcere che aveva perfezionato.
«
Grazie, Ombretta. »
Questi soffermò lo sguardo su di lei per una frazione di secondo,
senza rallentare il passo mentre saliva la rampa di scale per recarsi
in bagno a espellere i resti masticati del pranzo e rimuovere il
trucco dalla faccia e la tinta da capelli e baffi.
Re
Boo sorrise tra sé dello stratagemma del suo allievo, ancora ben
lungi dal tenere testa al maestro per apprendere come mutare il
proprio ectoplasma così da emulare qualsiasi forma o individuo
scelto, colori compresi. Ad ogni modo, il sovrano non poteva
ritenersi affatto deluso. Per
quanto ne sapeva, prima del novello deceduto al piano di sopra, lui
era stato l'unico a padroneggiare l'abilità di riassumere le
sembianze perdute e gli erano occorsi anni per conseguire un
risultato impeccabile. Luigi, tuttavia, vi era riuscito in sole tre
settimane, come se il suo fosse un dono naturale, e la cosa
compiacque intimamente il re: aveva scelto un compagno forte, degno
del potere che progettava di affidargli.
Avrebbe
potuto elargirgli anche un maniero che nulla aveva da invidiare al
suo, ma Luigi prediligeva la modestia e aveva espresso il desiderio
di restare nella capannucola che gli aveva fatto costruire a
fotocopia di quella nel Regno dei Funghi, per aiutarlo a riacquistare
la memoria nei primi giorni post mortem. Quando un'anima si risveglia
nei panni di un boo, prova la sensazione di essersi appena ridestata
da un lungo sogno e necessita di tempo per riesumarne almeno la
maggior parte o i più significativi dei pezzi prima che svaniscano
nell'oblio. Vi sono pure boo che non riescono o preferiscono non
ricordare, come la silenziosa Ombretta, battezzata da Luigi stesso
dal momento che la loro piccola tuttofare non aveva mantenuto il più
incolore briciolo di memoria sulle sue origini.
Re
Boo udì il tintinnio del piattino sotto la tazza fumante che toccò
il tavolino alla sua destra e scorse con la coda dell'occhio la
sagoma bianca guizzare lesta al di fuori del suo campo visivo. Il
primo istante in cui aveva inquadrato quello
sguardo spaurito e tremebondo, aveva immediatamente riconosciuto una
certa cameriera, spuntata fra i nuovi arrivi a rimpinguare le schiere
fantasma sparse nel reame della principessa Peach, e le orribili
ragioni per cui il processo di ricostruzione mnemonica della boo era
stato inconsciamente stritolato gli erano divenute estremamente
familiari, essendone d'altronde l'autore.
Convinto dunque che lei non gli avrebbe procurato grane nemmeno dopo
il trapasso e già avvezzo alla sua compagnia, il sovrano non aveva
esitato a scartare tutti gli altri aspiranti al posto di domestico
reale e proporla a Luigi che, intenerito dalla condizione della
poverina, l'aveva accolta di buon grado nell'umile dimora.
Quest'ultimo
fece ritorno di sotto in tutto il suo splendore esangue. Aveva
addosso ancora i vestiti che Re Boo gli aveva fatto confezionare
apposta per l'evento e lo spettro in estatica contemplazione si
ritrovò a convenire con una vecchia conoscenza: il
nero gli donava.
Approvava ciò che vedeva, e approvava che Luigi non avesse ancora
riposto il completo per dimostrargli tacitamente che gradiva il suo
regalo, come tutti gli altri da lui donati in precedenza. A ogni
visita l'oscuro sovrano usava portargli omaggi variegati: da libri e
riviste a pezzi d'arte, curiosi reperti scovati nelle sue case
infestate e rompicapo che aveva scoperto garbassero molto al giovane.
Nelle lunghe giornate di ritiro esistenziale a elaborare la
trasformazione e i cambiamenti derivati, Luigi aveva dato inizio una
piccola collezione di puzzle sferici cinesi, ardui da allineare
quanto ricercati nella perfezione degli intagli, e aveva preso a
cimentarsi nel contact juggling per affinare la concentrazione, sia
come passatempo che per giovamento personale. Ogni oggetto che
contribuiva a riempire lo spazio della casa, compresa la casa stessa
e la compagnia, era effettivamente un regalo del sovrano, con l'unica
eccezione di Poltercucciolo che fedele aveva seguito il suo padrone.
A volte Re Boo si presentava con qualcosa anche per il cagnolino che,
in principio ritroso a causa della pericolosità che ogni regale
cellula electoplasmatica ispirava, pian piano aveva infine accettato
la sua presenza.
Luigi
si accomodò davanti al tavolo da pranzo al centro del salottino,
afferrò il quotidiano lasciato lì quella mattina e, lentamente, lo
dispiegò sul mobile facendolo crocchiare. A occupare una pagina
intera stava in bella mostra una foto del monarca della Terra Oscura
e della principessa del Regno dei Funghi, mano nella mano e col
medesimo sorriso ebete, sotto il titolo a caratteri cubitali che
riportava l'annuncio del loro fidanzamento ufficiale. Sembra
proprio che la disfatta amorosa di Luigi abbia spinto gli altri
indecisi a darsi una mossa,
considerò lo spettro.
«
Mario diventerà padre »
lo informò il giovane senza manifestare alcuna emozione nella voce.
Re
Boo era stato già avvisato dalle sue spie della novella fresca di
giornata. Non potevano proprio sospendere la fornicazione fino a
dopo il matrimonio, quelle banderuole in balia dei loro istinti
primari. Una sorpresa simile
avrebbe reso ulteriormente lento e difficoltoso il distacco
definitivo di Luigi dalla famiglia. Lo spettro si materializzò
dietro la sedia, sporgendoglisi sopra e stringendogli le spalle con
fare confidenziale, quasi paterno. «
Pappette, piagnistei e pannolini »
minimizzò affondando le dita nella stoffa e nella riproduzione di
carne e ossa. «
Mi sovviene una leggenda smentita sugli spartani che di fatto non
gettavano nessuno da nessuna rupe, ma abbandonavano la prole
imperfetta in mezzo alle foreste del monte Taigeto. »
Luigi
non si scompose a una delle classiche uscite del suo stravagante
protettore, scorrendo le colonne della pagina accanto dove i gossip
sui promessi sposi volgevano verso un altro soggetto non meno
stuzzicante, affiancate a una foto scattata a debita distanza da
qualche audace paparazzo. La
principessa di Sarasaland aveva fatto infine ritorno a casa dal suo
anno di studi all'estero nel Regno dei Funghi. Era sbocciata in una
splendida donna, impetuosa e sfuggente come il vento secco del
deserto. I pretendenti perdevano la testa per lei, per quel fiore
d'acciaio che respingeva caparbio la loro corte e sorvegliava fiero
le terre di suo dominio in groppa alla sfinge più grande mai vista.
Si vociferava che la pulzella avesse piegato la volontà della belva col solo sguardo, ancora nelle tenerezze della fanciullezza, e
che l'armatura di spine intorno al suo cuore fosse stata eretta in
seguito a una ferita ancora aperta...
Luigi
interruppe la lettura e si concentrò sull'immagine in bianco e nero.
Vide Totomesu impettito fra le dune e la roccia, col grande muso
girato nella direzione del fotografo colto in flagrante per mostrare
irritato le zanne. Il Gao, nonostante la diffidenza iniziale, era
stato molto gentile con l'ex paladino quando lo aveva accompagnato ai
cancelli. Il volto di Daisy era visibile soltanto per metà,
catturato di profilo dall'obbiettivo e leggermente accigliato, come
uno sparviero pronto a spiccare il volo. Le vesti della rampolla non
si conformavano più alla moda occidentale, abbigliata secondo la
tradizione sarasiana con gioielli d'oro su polsi e braccia e con una
tunica attillata di lino bianco assai meno coprente rispetto
all'abito che lei usava indossare prima del suo rientro. La faretra
piena di frecce e l'arco stavano aderenti alla schiena eretta,
coronando la figura di un'esotica amazzone.
Luigi
rimpianse di averle strappato la luce da quegli occhi meravigliosi,
capaci di sommergere qualsiasi male nella loro dolcezza, riponendo le
proprie speranze in qualcuno che in futuro sarebbe stato così buono
da restituirgliela assieme alla fiducia nel prossimo. Le ultime
parole che lei gli aveva scritto nella lettera se le era prese il
deserto, insieme a tutto il resto. Daisy gli aveva esposto per filo e
per segno il suo piano nel pezzo di carta affidatogli da Totomesu: lo
avrebbe raggiunto al di fuori la notte stessa della liberazione del
castello, evadendo attraverso passaggi di cui soltanto i reali
avevano conoscenza; Luigi l'avrebbe attesa oltre le mura nel punto
preciso che lei gli aveva indicato e poi sarebbero partiti insieme.
Non importava per dove, ovunque, lontano. Era stata disposta a
mollare tutto. Lui non era stato disposto a permetterlo, devastato
dalla verità sbattutagli in faccia nello schiacciante a tu per tu
con Sua Faraonica Altezza Reale Richard Amenofi V.
Dopo
che la sfinge lo aveva cordialmente scortato all'uscita, Luigi non si
era trattenuto a riscuotere il generoso onorario per le eroiche
prestazioni espletate e se ne era andato per la sua strada, smarrito
nella mente e presto nel cammino, in mezzo alle tremende lande
sabbiose. L'angoscia dell'addio che non c'era stato, sommata
all'affaticamento della battaglia e alle ore insonni avevano giocato
brutti scherzi alla sua lucidità. Probabilmente ci avevano messo lo
zampino anche la ferocia del sole e l'aria secca che aveva dovuto
affrontare di nuovo, ma stavolta già stremato in partenza e, come se
il fato non si fosse accanito abbastanza su di lui, il fungo curativo
che egli credeva di aver tenuto da parte era sparito. Ipotizzò che
gli fosse caduto accidentalmente durante lo scontro con Tatanga,
sebbene avesse nutrito la convinzione di aver controllato bene al
termine del duello. Gli unici effetti rimastigli oltre alle vesti
logore erano il martello (che, divenuto troppo pesante da trascinarsi
appresso, Luigi si era visto costretto a buttare) e la spada
cavalleresca di Re Boo che, invece, lo aveva accompagnato passo dopo
passo sino alla sua fine.
Una
volta persa anche la concezione del tempo dopo che il gelo della
notte si era susseguito all'arsura diurna, con la mente ottenebrata
dal dolore che lo avvolgeva e lo riempiva, il paladino aveva commesso
al culmine di un raptus di follia un gesto estremo con l'ausilio
della lama spezzata per averla scagliata furiosamente contro le
rocce. L'anima svincolata dalla vita non era trasmigrata a concludere
il suo viaggio nel Game Over, poiché una promessa era stata lasciata
in sospeso. Fu così che, guidato dall'unico obiettivo che lo aveva
ancorato al mondo che di regola avrebbe dovuto abbandonare, Luigi era
tornato a rendere onore alla sua parola e Re Boo era stato
amabilmente comprensivo a non avergli mosso lamentela per via della
proprietà danneggiata.
Il
salvatore di Sarasaland chiuse gli occhi, cercando invano di
scacciare pericolose scene di vissuto. Quando i pensieri volgevano
alla fanciulla se osava lasciarli liberi di vagare, il tormento di
angoscia e nostalgia dentro di lui si rianimava furioso e Luigi
viveva l'impressione di avere un buco nero nel suo sterno vuoto a
cercare di consumarlo dall'interno. I vestiti cominciarono a
sgonfiarglisi come se contenessero solamente vapore e un'espressione
stravolta gli sfigurò i lineamenti.
«
Mantieni il controllo »
ordinò Re Boo autoritario sopra di lui.
Luigi
si riscosse al richiamo e il suo corpo cessò di decomporsi in un
alito di fumo, acquisendo lentamente solidità sotto lo sguardo
vigile del sovrano. Ogni emozione venne di nuovo soffocata dalla
maschera impassibile, come un colpo sparato al centro di una pozza di
mercurio: le increspature erano affiorate e si erano ramificate
distorcendo la superficie, poi si erano dissolte senza lasciare
traccia.
«
Ho abbassato la guardia. »
Il giovane si cinse le tempie con una mano, visibilmente provato.
«
Credo sia meglio disporre quanto prima del fattore scatenante. »
Re Boo gli sfilò il giornale e, con un movimento fluido del braccio,
lo gettò nel focolare che gli piaceva tenere acceso esclusivamente
per l'atmosfera, essendo tutti gli inquilini insensibili alle
temperature. Non gli giunse obiezione al provvedimento. Fece
cenno alla domestica di portare loro il vassoio con il tè e il dessert:
l'unico rimedio empiricamente comprovato ad addolcire le crisi
d'umore più nere del suo immortale. Sarebbe stato troppo bello se la
memoria di Luigi avesse fatto cilecca sul tassello della principessa,
ma i ricordi di lei si erano rivelati più infestanti della gramigna.
«
Quanto tempo ci vorrà prima che smetta di fare male? »
domandò Luigi spostando il palmo sul petto, proprio sopra la
cicatrice dove la lama lo aveva trafitto. Re Boo avvertì un fremito
delizioso, memore della morte autoinflitta a cui aveva assistito
personalmente, al chiaro di luna in mezzo al deserto. Non era la
ferita tangibile a cui l'altro si riferiva.
«
Il tempo che ti servirà per recidere il cordone ombelicale da ciò
che hai abbandonato nella dimensione dei vivi. Quella è stata nulla
di più di una fase embrionale in cui la crisalide deve completare la
metamorfosi e non ha altro da offrirti. La tua vera esistenza ha
appena avuto inizio. »
Gli carezzò teneramente i capelli, o meglio, la loro replica
ectoplasmatica. «
Dimentica il resto e concentrati su te stesso, sul tuo potenziale
inespresso che finalmente potrai sfogare senza alcuna inibizione.
Io resterò al tuo fianco ad assisterti, se mi vorrai, e ti
tramanderò ogni stilla di conoscenza che i miei secoli di solitario
vagare in questo mondo ingiusto e crudele mi hanno riscosso. » Gli
poggiò il mento sulla testa, avvolgendogli le braccia intorno al collo come si stringe un
amante.
Luigi
non rispose verbalmente, ma inclinò il busto all'indietro contro lo
schienale e il torace del suo mentore, sovrano e amico al quale si
stava ciecamente affidando. Se ogni sua battaglia e ogni sua speranza
avevano finito per condurlo sino a quel punto, oltre la soglia del
decesso, tanto valeva accettare ciò in cui il fato lo aveva
trasformato.
Re
Boo rifletté compiaciuto che se i due guardiani
dell'oltretomba non lo avessero visto di buon occhio prima, ora meno che
mai. Aveva commesso il crimine più imperdonabile, deviando un'anima
pura dal suo ascendere verso il regno di pace perpetua a cui era
destinata.
Erano
liberi di fare tutto quello che volevano, erano liberi di non fare
nulla. Avevano sconfitto il Game Over ed erano sfuggiti al giudizio
minoico di Infernia (che smaniava certamente di aggiungere il sovrano
ai suoi pezzi da collezione, fra le anime più crudeli nel
Mondidigiù) e alla monotonia nell'empireo di Granbì, affermando la
padronanza assoluta di una nuova e terribile libertà. Si erano
insubordinati all'ordine naturale e avevano deciso per se stessi,
come artisti avversi all'omologazione. Nessun confine
materiale poteva prevaricarli nella realtà immersa in una ciclopica danza macabra. L'ombra era la loro dimora e l'universo
intero il loro regno.
Nota
d'autrice:
E
così l'ultimo atto si chiude, ma non per questo si smetterà di
leggere di Luigi e Re Boo nella piccola sezione Mario Bros., non
temete, perché altro bolle già nel calderone. Anyhow, ho creato questa
fanfiction con l'intento di scrivere qualcosa al di fuori dei soliti
schemi e capisco che un finale così insolito non possa andare a
genio a tutti. Se qualche fan di Luigi o di Daisy è rimasto turbato,
chiedo venia.
Tutti
i personaggi dell'universo di Super Mario ivi citati appartengono
alla Nintendo
Company Ltd.
con l'eccezione dell'OC Oriella, creata in collaborazione con la
gentile utente Lulumiao.
Al mio dubbio iniziale sull'aspetto fisico della nuova cameriera, lei
ha proposto «una bella biondona con un vestitino rosa», così ho
adattato il suggerimento al contesto del Regno dei Funghi ed è nata
la toad che conosciamo. Anche il nome Oriella è stato proposto da
Lulumiao,
che mi ha inoltre dato una mano con la revisione di ogni capitolo. Un
bel plauso di ringraziamento va di diritto a lei! *urla di giubilo e
fuochi d'artificio*
Ulteriori
dettagli su cui rivendico la proprietà intellettuale (mi sento quasi
importante!) sono l'aspetto antropomorfo di Re Boo e la parlata snob
marcata da qualche francesismo, apportati alla sua figura per
renderla più coerente col passato che ho inventato per costui. Spero
che tali modifiche non abbiano snaturato troppo il fantasmone a cui
siamo abituati oppure, se qualcuno ritiene che siano state eccessive
o se l'atteggiamento di un altro personaggio risulta sopra le righe,
provvederò a segnalare l'OOC tra le note della storia.
Chiudo
inserendo un po' di pubblicità che voi gentili lettori siete liberi
di ignorare. Se aveste desiderio di gustarvi qualche fanfiction di
qualità in questa modesta sezioncina, pretty
pretty
please with cherries on top and ice cream in the middle and chocolate
on the bottom,
fate un pensierino sugli scritti delle utenti bulmasanzo
e Lulumiao.
Sono convinta che il loro originale contributo nella Mario Bros. (e
non solo) meriti davvero di ricevere più attenzione.
koopafreak
si china, vi ringrazia e saluta :]
Questa
fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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