IMPEGNO
Non
era mattina da molto, quando Mari uscì dal suo dormitorio
sbattendo violentemente la porta. Negli occhi le bruciava vivo il fuoco
dell'ira e della determinazione, e a passi pesanti raggiunse il resto
dei suoi compagni nell'enorme cortile esterno. Si diede una rapida
occhiata intorno, cercando gli ufficiali, e li trovò come
sempre impegnati a chiacchierare tra loro, mentre lasciavano le reclute
libere di combattere come forma di riscaldamento. Tra loro, come aveva
sperato, c'era anche Levi.
«Non
sono abbastanza forte un corno» mormorò Mari,
digrignando i denti, prima di avviarsi a passi pesanti verso il trio
che era stato la causa di tutto.
«Ti
faccio vedere io, capitano bastardo!» disse ancora tra
sè e sè, prima di puntare un dito contro Sierk e
urlare: «Spilungone battiti con me!»
Sierk
interruppe ciò che stava facendo e la guardò di
traverso, chiedendosi se non fosse impazzita tutta in un attimo. Stava
per rifiutare, assolutamente non intenzionato a perdere tempo con lei
dopo quello che era successo, ma gli tornò alla mente la
provocazione che gli aveva lanciato quando aveva suggerito che fossero
tre topi rammolliti. Zhen, pochi passi dietro di lui, diede un colpo al
petto di Craig per attirare la sua attenzione e indicò i due
che si guardavano come due belve intenzionate a sbranarsi a vicenda.
«Ti
sei fatta un bel taglio ieri sera, eh?» disse Sierk guardando
la mano di Mari ancora fasciata col fazzoletto di Levi. Non che la sua
fosse reale preoccupazione, ma sapeva che riportare a galla l'evento
appena passato, con tutta l'umiliazione che poteva averne subito, non
faceva che provocarla quel tanto che bastava a farla uscire dai
gangheri.
«Niente
di grave, passerà in poco tempo» rispose lei,
cominciando a mettersi in posizione d'attacco. Sierk
ridacchiò un po', cercando solo di mostrarsi superiore, poi
senza esitare si lanciò su di lei con furia, cercando di
sfruttare l'effetto sorpresa. Mari puntò gli occhi affilati
in quelli dell'avversario e proprio com'era stato con Levi
cominciò a schivare ogni suo colpo. Sembrava quasi
prevedesse dove sarebbe arrivato l'eventuale pugno o calcio e riuscisse
a predirre perfettamente come muoversi per evitarlo. L'incredibile
capacità di leggere negli occhi delle persone era l'unica
cosa su cui poteva fare affidamento in quei momenti, insieme alla sua
velocità, allenata per anni nei bassifondi quando doveva dar
sfogo a tutta la forza nelle gambe e la capacità di saltare
per riuscire a sfuggire da chi voleva catturarla. Una vita passata a
correre e cogliere negli occhi di chi aveva di fronte i punti ciechi da
sfruttare a proprio piacimento battevano di gran lunga quei miseri due
anni e mezzo di allenamento a cui si era sottoposto Sierk.
"È
troppo lento. Sarà facile." pensò Mari, schivando
l'ennesimo pugno. Sierk tentò un altro colpo, allungandosi
in avanti per raggiungerla, ma lei indietreggiando riuscì a
schivare ancora. Approfittò poi della posizione del ragazzo,
curvo in avanti, per posargli le mani sulle spalle. Saltò e
usò lo stesso Sierk come trampolino, arrivando in alto
abbastanza da roteare sopra la sua testa e atterrargli alle spalle. Ma
non raggiunse il suolo senza prima aver raccolto le ginocchia al petto
e aver tirato una pesante ginocchiata alla sua nuca. Il ragazzo,
già di per sè sbilanciato in avanti, sentendosi
colpire così alle spalle cadde definitivamente sbattendo una
rovinosa testata a terra.
Mari
cercò di allungare velocemente le gambe verso il suolo per
atterrare in piedi, ma non fu rapida abbastanza e riuscì a
malapena a poggiare i talloni, scivolando sulla ghiaia del cortile e
cadendo di sedere a terra. Sul viso le si dipinse una smorfia di
dolore, che si affrettò a cancellare.
"Non
mi farò vedere debole neanche un po'!" pensò con
determinazione, affrettandosi a rialzarsi prima che potessero notare
quel suo errore. Si mise di nuovo in posizione e osservò
Sierk che si rialzava davanti a lei. Sul viso sfregiato poteva
benissimo leggere i suoi pensieri, colmi di rabbia e disprezzo: quanto
detestava quella ragazza!
«Puttana»
mormorò, rimettendosi in guardia davanti a lei. Mari
sentì un moto d'ira accecarle gli occhi, mentre
quell'appellativo riecheggiava nelle sue orecchie in maniera sinistra.
L'odiava, l'odiava con tutta se stessa. Serrò la mascella e
respirò con tale fatica tra i denti stretti che quasi
sembrò soffiare come un felino.
«Sono
più grosso!» urlò Sierk, mentre si
lanciava nuovamente verso Mari con una scarica di pugni. A sinistra e a
destra, Mari muoveva agilmente il bacino e i piedi per riuscire a
schivarli tutti, senza desistere.
"L'ammazzo"
pensò mentre schivava l'ennesimo colpo. La guardia di Sierk,
in quell'ultima mossa, si era abbassata e lei approfittò di
quello spiraglio per scagliarsi sul suo viso. Ma Sierk
sorprendentemente dimostrò di aver previsto quel colpo e con
una mano riuscì a bloccarle il braccio.
Approfittò subito di quel vantaggio per effettuare una
presa, ritorcendo il braccio di Mari dietro la sua schiena e
bloccandola. La ragazza si lasciò sfuggire un grido non
appena il braccio raggiunse la massima estensione, provocandole una
fitta alla spalla, ma subito tornò a corrucciarsi e
trattenersi.
«Sono
più furbo» le sibilò all'orecchio.
Il
suo respiro sul collo nell'istante in cui le pronunciò
quelle parole e le mani ben serrate su di lei le riaccesero nuovamente
i ricordi, le orribili sensazioni che per anni aveva dovuto subire. La
gola le si chiuse e un martellante "non toccarmi" tornava a farle male
nella testa. Cominciò a tremare, mentre cresceva nuovamente
in lei il desiderio di uccidere chiunque avesse osato anche solo
sfiorarla.
Ma
tutto sparì all'istante, quando stringendo in se stesse le
dita della mano libera percepì la stoffa del fazzoletto di
Levi.
Istintivamente
alzò gli occhi, guardandosi attorno, cercandolo, e lo
trovò. La stava osservando. Braccia conserte, sguardo
severo, sarebbe potuto risultare disinteressato visto che pochi istanti
dopo, non appena si accorse di essere stato guardato, distolse lo
sguardo tornando a concentrarsi sui discorsi di Erwin al suo fianco. Ma
Mari riuscì in qualche modo a percepirla quella
commiserazione, la delusione nell'avere di fronte una cadetta che non
riteneva valida.
Non
doveva cedere ai suoi pensieri, doveva liberarsi di ogni cosa, rendersi
più leggera possibile. Solo così avrebbe potuto
spiccare il volo, come desiderava.
Chiuse
gli occhi, rilassandosi e tirò un lungo sospiro,
concentrandosi solo sulle sensazioni del suo corpo. Analizzò
ogni singolo centimetro di pelle, incrociando anche le mani di Sierk
che ancora non sembravano intenzionate a lasciarla andare. La voce del
ragazzo, alle sue spalle, rideva cantando vittoria e tornando a
insultarla e denigrarla. Aveva appena dimostrato di essere migliore,
aveva appena battuto la ragazza che nessuno voleva combattere, la
ragazza che la sera prima aveva osato chiamarlo topo e smidollato.
«Ora
non fai tanto la grossa, non è così?»
rise Sierk, ma Mari a malapena lo sentiva e continuava a respirare.
Solo a respirare. La mano di Sierk stringeva su di lei come un serpente
che stritola la preda prima di divorarla, ma anche i serpenti, dopo
esser sicuri di aver ucciso il pasto, allentano la presa per poter
banchettare.
«Non
cantare vittoria troppo presto» recitò come un
mantra, anche se nella sua mente a dirlo fu la voce di Levi.
«Che
dici?» chiese Sierk, sporgendosi verso il suo viso per
sentire che stava farfugliando. E fu in quell'istante che il serpente
allentò le sue spire e la preda potè cogliere
l'attimo per scivolargli via. Sierk ebbe appena il tempo di rendersi
conto ciò che stava accadendo che Mari era già
libera e lo stava colpendo allo stomaco con una potente gomitata. Il
ragazzo, in un mugolio dolorante, si chinò in avanti,
tenendosi lo stomaco appena colpito e Mari decise di finirlo con un
altro colpo dietro la nuca, che chinato com'era lo spedì
direttamente di faccia a terra. Lo osservò qualche secondo,
cercando di capire se fosse definitivamente sconfitto o avesse ancora
la forza di alzarsi, ma quando lo sentì tossire e lo vide
tremare tra la polvere decretò la sua vittoria. Si
chinò verso il suo viso, con una mano sul fianco e l'indice
dell'altra alzato verso il cielo.
«E
non distrarti» disse ancora, cercando quelle parole nella
memoria di un paio di giorni addietro.
Sierk
alzò il viso dalla polvere, ancora mugolando e digrignando i
denti per il duro colpo subito, e tentò di mandarla a quel
paese ma non riuscì che a boccheggiare. Mari notò
poi che gli occhi del ragazzo si spostarono su un punto al di sopra la
sua testa e seguì quello sguardo fino ad arrivare al volto
dell'istruttore Keith, impegnato a girare e valutare le reclute. Lo
vide scrivacchiare qualcosa sulla sua cartella e poi allontanarsi con
un disinteressato: «Ben fatto», complimento che
probabilmente destinava di routine a chiunque riuscisse a buttare a
terra un compagno. Ma questo bastò comunque a far
sprigionare un'euforia nel petto di Mari che mai aveva avuto prima. Il
sorriso era così tirato in viso che gli angoli della bocca
le facevano male, gli occhi inumiditi avrebbero potuto cominciare a
versare lacrime da un momento a un altro e irrefrenabile
cominciò a gongolare e gioire con dei lievi urletti che a
malapena riusciva a trattenere.
Sierk,
furioso come non mai, benchè ancora a gattoni,
tentò di lanciarsi sulla ragazza, con chiari intenti
omicidi. Ma Mari gli piantò un pesante piede dritto in
faccia e bloccò la sua discesa furiosa.
«Abbiamo
appena finito! Non barare! Non è carino!» gli
urlò contro.
Ma
Sierk non apprezzò il gesto e cominciò a
dimenarsi, arrancando e allungando compulsivamente le braccia verso di
lei, mentre Mari continuava a restituirgli tutto a suon di calci sul
viso.
«Ti
strozzo! Ti faccio a brandelli!» ringhiava lui.
«Provaci!
Ti faccio più bello di quello che sei a suon di
calci!» diceva Mari in tutta risposta e i due continuarono a
bisticciare come cane e gatto, facendo una gran confusione e attirando
inevitabilmente l'attenzione di Keith, poco più avanti.
L'istruttore
riuscì a interrompere la rissa con un semplice colpo di
tosse, attirando l'attenzione dei due. Guardò attentamente
Sierk, ora in piedi e con una mano artigliata alla camicia di Mari, che
invece era aggrappata alle sue spalle e impegnata a tirargli i capelli.
Stesso sguardo colmo di furia e rimprovero destinò anche a
lei e i due capirono di essere nei pasticci senza bisogno che gli fu
detto esplicitamente.
«Stasera
dopo l'allenamento farete cento giri di corsa del cortile e non
verrette a cena fintanto che non avrete finito»
comunicò l'istruttore, prima di allontanarsi con un ultimo:
«Sempre se resterà qualcosa.»
«Eh?»
stridulò Mari contrariata all'idea di dover rischiare di
perdersi la cena.
«Hai
detto qualcosa, cadetta?» chiese con finta calma Keith,
mentre si voltava a fulminarla.
Mari
aprì la bocca per dire qualcosa, ma Sierk fu rapido a
mettergli una mano davanti, tappandogliela e costringendola solo a
bofonchiare qualcosa di incomprensibile.
«Assolutamente
niente, Signore! Siamo mortificati, non accadrà
più e obbediremo agli ordini!» parlò
lui.
Keith
parve accettare le scuse e si affrettò ad allontanarsi,
prima che avesse cambiato idea.
«Sei
proprio una stupida!» l'ammonì Sierk e Mari
provò a rispondere a tono, ma la mano del ragazzo ancora le
impediva di formulare qualcosa di comprensibile.
«Comunque
ho vinto io» riuscì a dire finalmente,
liberandosi. Si allontanò, pulendosi le mani, mentre il
ragazzo alle sua spalle ringhiava e non sarebbe riuscito a contenere il
desiderio di malmenarla di nuovo se non fossero intervenuti i suoi due
amici.
Nda.
Siamo
sotto le feste perciò non è stato facile
prendersi un momento per rileggere/sistemare e postare XD per lo stesso
motivo le note saranno brevi. Voglio ringraziare tutti quelli che
leggono e soprattutto chi ha messo tra preferite/seguite <3 mi
scuso se settimana scorsa sono mancata, ho avuto qualche problema
>.<
Infine
ne approfitto per farvi gli auguri di buone feste! Ingrassate! E che
questo 2017 porti fortuna a tutti!
Piccolo
tributo Natalizio da parte di Mari, Angy, Harvey e Levi (anche se
quest'ultimo è venuto malissimo, ma sono limitata dalle
alternative del sito perciò ho dovuto arrangiare).
BUON
NATALE ->
https://postimg.org/image/ns0hguz61/
<- BUON NATALE
E
una piccola anticipazione del prossimo cap:
«Angelica!»
La
diretta interessata sobbalzò.
«Io
ti ho salvato la vita!» disse Mari, puntandole un dito
aggressivo contro.
«Vuoi
ricattarmi ora?» chiese Angelica, spaventata da
quell'atteggiamento.
«No.
Però sei in debito con me!»
«Non
ho chiesto io di essere salvata!» cercò di
difendersi Angelica.
«Ho
bisogno che mi aiuti...» ammise Mari, ignorando l'accusa
dell'amica.
Cià
cià
Tada
Nobukatsu-kun
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