Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tada Nobukatsu    26/12/2016    1 recensioni
Eccoti qua! Sai, mi aspettavo una tua visita. Ho visto come lo guardi, ho letto la curiosità e il disagio nei tuoi occhi. Hai bisogno di una guida, non è così? Un guida per poter leggere i pensieri del capitano Levi, perché vedere costantemente quel suo sguardo freddo, come se disprezzasse ogni cosa, ti turba. È normale, lui è fatto così. Ma, vedi, Levi in realtà è più semplice di quello che sembra e, che tu ci creda o no, nemmeno lui è immune ai sentimenti profondi di affetto. Posso assicurartelo, io c'ero, l'ho visto con i miei occhi.
Per il momento però tutto ciò che ti serve sapere è che ci sono tante cose che Levi può disprezzare, ma tra queste quelle assolutamente da evitare sono tre: lo sporco, il colore rosso e le Calendule.
Sii tenace, non demordere e avrai la meglio, perché, vedi, alla fine Levi ha il cuore tenero.
Adesso però siediti e lascia che ti racconti una storia...
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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IMPEGNO


Non era mattina da molto, quando Mari uscì dal suo dormitorio sbattendo violentemente la porta. Negli occhi le bruciava vivo il fuoco dell'ira e della determinazione, e a passi pesanti raggiunse il resto dei suoi compagni nell'enorme cortile esterno. Si diede una rapida occhiata intorno, cercando gli ufficiali, e li trovò come sempre impegnati a chiacchierare tra loro, mentre lasciavano le reclute libere di combattere come forma di riscaldamento. Tra loro, come aveva sperato, c'era anche Levi.

«Non sono abbastanza forte un corno» mormorò Mari, digrignando i denti, prima di avviarsi a passi pesanti verso il trio che era stato la causa di tutto.

«Ti faccio vedere io, capitano bastardo!» disse ancora tra sè e sè, prima di puntare un dito contro Sierk e urlare: «Spilungone battiti con me!»

Sierk interruppe ciò che stava facendo e la guardò di traverso, chiedendosi se non fosse impazzita tutta in un attimo. Stava per rifiutare, assolutamente non intenzionato a perdere tempo con lei dopo quello che era successo, ma gli tornò alla mente la provocazione che gli aveva lanciato quando aveva suggerito che fossero tre topi rammolliti. Zhen, pochi passi dietro di lui, diede un colpo al petto di Craig per attirare la sua attenzione e indicò i due che si guardavano come due belve intenzionate a sbranarsi a vicenda.

«Ti sei fatta un bel taglio ieri sera, eh?» disse Sierk guardando la mano di Mari ancora fasciata col fazzoletto di Levi. Non che la sua fosse reale preoccupazione, ma sapeva che riportare a galla l'evento appena passato, con tutta l'umiliazione che poteva averne subito, non faceva che provocarla quel tanto che bastava a farla uscire dai gangheri.

«Niente di grave, passerà in poco tempo» rispose lei, cominciando a mettersi in posizione d'attacco. Sierk ridacchiò un po', cercando solo di mostrarsi superiore, poi senza esitare si lanciò su di lei con furia, cercando di sfruttare l'effetto sorpresa. Mari puntò gli occhi affilati in quelli dell'avversario e proprio com'era stato con Levi cominciò a schivare ogni suo colpo. Sembrava quasi prevedesse dove sarebbe arrivato l'eventuale pugno o calcio e riuscisse a predirre perfettamente come muoversi per evitarlo. L'incredibile capacità di leggere negli occhi delle persone era l'unica cosa su cui poteva fare affidamento in quei momenti, insieme alla sua velocità, allenata per anni nei bassifondi quando doveva dar sfogo a tutta la forza nelle gambe e la capacità di saltare per riuscire a sfuggire da chi voleva catturarla. Una vita passata a correre e cogliere negli occhi di chi aveva di fronte i punti ciechi da sfruttare a proprio piacimento battevano di gran lunga quei miseri due anni e mezzo di allenamento a cui si era sottoposto Sierk.

"È troppo lento. Sarà facile." pensò Mari, schivando l'ennesimo pugno. Sierk tentò un altro colpo, allungandosi in avanti per raggiungerla, ma lei indietreggiando riuscì a schivare ancora. Approfittò poi della posizione del ragazzo, curvo in avanti, per posargli le mani sulle spalle. Saltò e usò lo stesso Sierk come trampolino, arrivando in alto abbastanza da roteare sopra la sua testa e atterrargli alle spalle. Ma non raggiunse il suolo senza prima aver raccolto le ginocchia al petto e aver tirato una pesante ginocchiata alla sua nuca. Il ragazzo, già di per sè sbilanciato in avanti, sentendosi colpire così alle spalle cadde definitivamente sbattendo una rovinosa testata a terra.

Mari cercò di allungare velocemente le gambe verso il suolo per atterrare in piedi, ma non fu rapida abbastanza e riuscì a malapena a poggiare i talloni, scivolando sulla ghiaia del cortile e cadendo di sedere a terra. Sul viso le si dipinse una smorfia di dolore, che si affrettò a cancellare.

"Non mi farò vedere debole neanche un po'!" pensò con determinazione, affrettandosi a rialzarsi prima che potessero notare quel suo errore. Si mise di nuovo in posizione e osservò Sierk che si rialzava davanti a lei. Sul viso sfregiato poteva benissimo leggere i suoi pensieri, colmi di rabbia e disprezzo: quanto detestava quella ragazza!

«Puttana» mormorò, rimettendosi in guardia davanti a lei. Mari sentì un moto d'ira accecarle gli occhi, mentre quell'appellativo riecheggiava nelle sue orecchie in maniera sinistra. L'odiava, l'odiava con tutta se stessa. Serrò la mascella e respirò con tale fatica tra i denti stretti che quasi sembrò soffiare come un felino.

«Sono più grosso!» urlò Sierk, mentre si lanciava nuovamente verso Mari con una scarica di pugni. A sinistra e a destra, Mari muoveva agilmente il bacino e i piedi per riuscire a schivarli tutti, senza desistere.

"L'ammazzo" pensò mentre schivava l'ennesimo colpo. La guardia di Sierk, in quell'ultima mossa, si era abbassata e lei approfittò di quello spiraglio per scagliarsi sul suo viso. Ma Sierk sorprendentemente dimostrò di aver previsto quel colpo e con una mano riuscì a bloccarle il braccio. Approfittò subito di quel vantaggio per effettuare una presa, ritorcendo il braccio di Mari dietro la sua schiena e bloccandola. La ragazza si lasciò sfuggire un grido non appena il braccio raggiunse la massima estensione, provocandole una fitta alla spalla, ma subito tornò a corrucciarsi e trattenersi.

«Sono più furbo» le sibilò all'orecchio.

Il suo respiro sul collo nell'istante in cui le pronunciò quelle parole e le mani ben serrate su di lei le riaccesero nuovamente i ricordi, le orribili sensazioni che per anni aveva dovuto subire. La gola le si chiuse e un martellante "non toccarmi" tornava a farle male nella testa. Cominciò a tremare, mentre cresceva nuovamente in lei il desiderio di uccidere chiunque avesse osato anche solo sfiorarla.

Ma tutto sparì all'istante, quando stringendo in se stesse le dita della mano libera percepì la stoffa del fazzoletto di Levi.

Istintivamente alzò gli occhi, guardandosi attorno, cercandolo, e lo trovò. La stava osservando. Braccia conserte, sguardo severo, sarebbe potuto risultare disinteressato visto che pochi istanti dopo, non appena si accorse di essere stato guardato, distolse lo sguardo tornando a concentrarsi sui discorsi di Erwin al suo fianco. Ma Mari riuscì in qualche modo a percepirla quella commiserazione, la delusione nell'avere di fronte una cadetta che non riteneva valida.

Non doveva cedere ai suoi pensieri, doveva liberarsi di ogni cosa, rendersi più leggera possibile. Solo così avrebbe potuto spiccare il volo, come desiderava.

Chiuse gli occhi, rilassandosi e tirò un lungo sospiro, concentrandosi solo sulle sensazioni del suo corpo. Analizzò ogni singolo centimetro di pelle, incrociando anche le mani di Sierk che ancora non sembravano intenzionate a lasciarla andare. La voce del ragazzo, alle sue spalle, rideva cantando vittoria e tornando a insultarla e denigrarla. Aveva appena dimostrato di essere migliore, aveva appena battuto la ragazza che nessuno voleva combattere, la ragazza che la sera prima aveva osato chiamarlo topo e smidollato.

«Ora non fai tanto la grossa, non è così?» rise Sierk, ma Mari a malapena lo sentiva e continuava a respirare. Solo a respirare. La mano di Sierk stringeva su di lei come un serpente che stritola la preda prima di divorarla, ma anche i serpenti, dopo esser sicuri di aver ucciso il pasto, allentano la presa per poter banchettare.

«Non cantare vittoria troppo presto» recitò come un mantra, anche se nella sua mente a dirlo fu la voce di Levi.

«Che dici?» chiese Sierk, sporgendosi verso il suo viso per sentire che stava farfugliando. E fu in quell'istante che il serpente allentò le sue spire e la preda potè cogliere l'attimo per scivolargli via. Sierk ebbe appena il tempo di rendersi conto ciò che stava accadendo che Mari era già libera e lo stava colpendo allo stomaco con una potente gomitata. Il ragazzo, in un mugolio dolorante, si chinò in avanti, tenendosi lo stomaco appena colpito e Mari decise di finirlo con un altro colpo dietro la nuca, che chinato com'era lo spedì direttamente di faccia a terra. Lo osservò qualche secondo, cercando di capire se fosse definitivamente sconfitto o avesse ancora la forza di alzarsi, ma quando lo sentì tossire e lo vide tremare tra la polvere decretò la sua vittoria. Si chinò verso il suo viso, con una mano sul fianco e l'indice dell'altra alzato verso il cielo.

«E non distrarti» disse ancora, cercando quelle parole nella memoria di un paio di giorni addietro.

Sierk alzò il viso dalla polvere, ancora mugolando e digrignando i denti per il duro colpo subito, e tentò di mandarla a quel paese ma non riuscì che a boccheggiare. Mari notò poi che gli occhi del ragazzo si spostarono su un punto al di sopra la sua testa e seguì quello sguardo fino ad arrivare al volto dell'istruttore Keith, impegnato a girare e valutare le reclute. Lo vide scrivacchiare qualcosa sulla sua cartella e poi allontanarsi con un disinteressato: «Ben fatto», complimento che probabilmente destinava di routine a chiunque riuscisse a buttare a terra un compagno. Ma questo bastò comunque a far sprigionare un'euforia nel petto di Mari che mai aveva avuto prima. Il sorriso era così tirato in viso che gli angoli della bocca le facevano male, gli occhi inumiditi avrebbero potuto cominciare a versare lacrime da un momento a un altro e irrefrenabile cominciò a gongolare e gioire con dei lievi urletti che a malapena riusciva a trattenere.

Sierk, furioso come non mai, benchè ancora a gattoni, tentò di lanciarsi sulla ragazza, con chiari intenti omicidi. Ma Mari gli piantò un pesante piede dritto in faccia e bloccò la sua discesa furiosa.

«Abbiamo appena finito! Non barare! Non è carino!» gli urlò contro.

Ma Sierk non apprezzò il gesto e cominciò a dimenarsi, arrancando e allungando compulsivamente le braccia verso di lei, mentre Mari continuava a restituirgli tutto a suon di calci sul viso.

«Ti strozzo! Ti faccio a brandelli!» ringhiava lui.

«Provaci! Ti faccio più bello di quello che sei a suon di calci!» diceva Mari in tutta risposta e i due continuarono a bisticciare come cane e gatto, facendo una gran confusione e attirando inevitabilmente l'attenzione di Keith, poco più avanti.

L'istruttore riuscì a interrompere la rissa con un semplice colpo di tosse, attirando l'attenzione dei due. Guardò attentamente Sierk, ora in piedi e con una mano artigliata alla camicia di Mari, che invece era aggrappata alle sue spalle e impegnata a tirargli i capelli. Stesso sguardo colmo di furia e rimprovero destinò anche a lei e i due capirono di essere nei pasticci senza bisogno che gli fu detto esplicitamente.

«Stasera dopo l'allenamento farete cento giri di corsa del cortile e non verrette a cena fintanto che non avrete finito» comunicò l'istruttore, prima di allontanarsi con un ultimo: «Sempre se resterà qualcosa.»

«Eh?» stridulò Mari contrariata all'idea di dover rischiare di perdersi la cena.

«Hai detto qualcosa, cadetta?» chiese con finta calma Keith, mentre si voltava a fulminarla.

Mari aprì la bocca per dire qualcosa, ma Sierk fu rapido a mettergli una mano davanti, tappandogliela e costringendola solo a bofonchiare qualcosa di incomprensibile.

«Assolutamente niente, Signore! Siamo mortificati, non accadrà più e obbediremo agli ordini!» parlò lui.

Keith parve accettare le scuse e si affrettò ad allontanarsi, prima che avesse cambiato idea.

«Sei proprio una stupida!» l'ammonì Sierk e Mari provò a rispondere a tono, ma la mano del ragazzo ancora le impediva di formulare qualcosa di comprensibile.

«Comunque ho vinto io» riuscì a dire finalmente, liberandosi. Si allontanò, pulendosi le mani, mentre il ragazzo alle sua spalle ringhiava e non sarebbe riuscito a contenere il desiderio di malmenarla di nuovo se non fossero intervenuti i suoi due amici.


Nda.

Siamo sotto le feste perciò non è stato facile prendersi un momento per rileggere/sistemare e postare XD per lo stesso motivo le note saranno brevi. Voglio ringraziare tutti quelli che leggono e soprattutto chi ha messo tra preferite/seguite <3 mi scuso se settimana scorsa sono mancata, ho avuto qualche problema >.<

Infine ne approfitto per farvi gli auguri di buone feste! Ingrassate! E che questo 2017 porti fortuna a tutti!

Piccolo tributo Natalizio da parte di Mari, Angy, Harvey e Levi (anche se quest'ultimo è venuto malissimo, ma sono limitata dalle alternative del sito perciò ho dovuto arrangiare).


BUON NATALE -> https://postimg.org/image/ns0hguz61/ <- BUON NATALE


E una piccola anticipazione del prossimo cap:


«Angelica!»

La diretta interessata sobbalzò.

«Io ti ho salvato la vita!» disse Mari, puntandole un dito aggressivo contro.

«Vuoi ricattarmi ora?» chiese Angelica, spaventata da quell'atteggiamento.

«No. Però sei in debito con me!»

«Non ho chiesto io di essere salvata!» cercò di difendersi Angelica.

«Ho bisogno che mi aiuti...» ammise Mari, ignorando l'accusa dell'amica.


Cià cià


Tada Nobukatsu-kun
   
 
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