-Cosa è successo
stavolta, Credence?-
Il ragazzo lo guardò
senza capire.
Di solito il signor Graves
aveva un talento particolare -magico- per individuare proprio le cose
che lui voleva tenere celate, ma quella volta Credence non aveva idea
di cosa intendesse: non era stato picchiato più spesso o più
forte del solito, non gli aveva nascosto nessuna informazione sulle
sue ricerche sui bambini, perciò non capiva il motivo della
domanda.
-Che intende, signore?-
-Qui. Non è sangue
questo?- gli fece sollevare il viso prendendogli il mento tra pollice
ed indice e con l'altra mano sfiorò appena una striatuta rossa
sulla mascella.
Gli piaceva la sensazione
delle mani del signor Graves su di lui. Sì, gli piaceva
proprio tanto.
Più del solito.
Quando il signor Graves lo
toccava era sempre per curargli segni di cinghia o di bacchettate
sulle mani, quindi forse il dolore faceva da filtro a ciò che
lui provava realmente.
Ora, senza nessun dolore a
distrarlo, poteva godersi appieno il contatto.
Il calore della pelle
asciutta dell'uomo, la leggera ruvidità dei polpastrelli, quel
modo di stringerlo, abbastanza forte da trattenerlo ma mai tanto
forte da fargli del male.
-Credence?-
-Ah... sì! No,
cioè... no, non è successo niente. È solo che io
non sono bravo a radermi-
Era un sollievo per una
volta non avere niente di brutto da raccontare.
Rispetto al solito, un
graffio da rasatura per lui non era niente.
-Capisco. Sarà meglio
farlo sparire comunque. Non vogliamo che le ragazze si impressionino,
giusto?-
Credence avvampò sia
per l'allusione sia per lo sfregamento sulla sua pelle ancora
sensibile dopo la rasatura.
-Ah! Sei arrossito, ragazzo
mio. C'è forse qualche signorina che ti interessa?-
-No, signore!- rispose
precipitosamente -Cioè... io non... non ci penso a queste
cose. Mia madre non permette-
Lo sguardo del Signor Graves
si oscurò a quelle parole, come se fosse calata un'ombra che
appannava un cristallo fino a poco prima brillante.
Era davvero un peccato. Era
molto più bello quando gli sorrideva con quell'aria maliziosa
e complice.
-Perdonami, Credence. Avrei
dovuto capirlo da me. Sono stato inopportuno e ti faccio le mie
scuse-
Credence si mosse a disagio.
-Non fa niente, signore-
-Ciò non toglie che
tu debba imparare a raderti come si deve. In questo mediocre,
sciagurato mondo dove l'apparenza è l'unica cosa che conta, un
uomo non può pensare di essere apprezzato se non riesce ad
essere un buon barbiere per sé stesso-
-Certo, signore. Imparerò,
signore-
-Non mi sono spiegato bene.
Intendevo dire che ti avrei insegnato io-
***
Pochi giorni dopo Credence
aveva sperimentato la strana sensazione della smaterializzazione
congiunta.
Uno strappo dietro
l'ombellico, un braccio del signor Graves saldamente stretto attorno
al suo corpo, e si era trovato davanti alle porte di un esclusivo
club di New York.
Nessuno sembrava fare caso a
loro, nonostante Credence sapesse perfettamente di non avere
l'abbigliamento nè l'atteggiamento adatto per stare in un
posto del genere.
-Signore? Nessuno ci ha
fermato. Non è che...?-
Non ebbe il coraggio di
terminare la domanda.
-Molto bravo, Credence,
davvero molto bravo. Siamo protetti da un incantesimo e nessuno si
accorge di noi-
-Ma non è...-
-Illegale? Certamente. Ma a
che serve essere me, essere il capo e fare le regole, se poi non ti
diverti ad infrangerne qualcuna. Da questa parte, ragazzo-
Attraversarono un ampio
salone per poi imboccare un corridoio che portava nel bagno più
incredibilmente lussuoso in cui Credence avesse mai messo piede.
Lui era abituato a lavarsi
con un catino di acqua fredda ed una tovaglia ruvida, per questo
l'acqua corrente, calda, le spugne morbide, le asciugamani di lino
erano decisamente troppo per lui.
Cercò di farsi più
piccolo che poteva, come ogni volta che era a disagio.
-Signor Graves, no, non c'è
bisogno. Davvero, lei potrebbe avere dei guai per questo-
-Ritengo di avere abbastanza
giudizio da decidere da me se voglio avere dei guai oppure no. Se può
tranquillizarti, non appena tornerò al ministero provvederò
a sporgere una solenne denuncia contro me stesso. E adesso a noi. Hai
portato il tuo rasoio?-
Credence si affrettò
a toglierlo dalla tasca e a porgerlo al signor Graves.
Lui lo aprì, fece
scorrere la lama di pitto sul palmo, lo osservò da varie
angolazioni con aria critica e man mano che l'esame procedeva la sua
espressione si incupiva.
-La lama è smussata,
e questi segni di ruggine non vanno affatto bene. Immagino tu sappia
cos'è il tetano-
-Mi dispiace, signore-
-No, ragazzo. È a me
che dispiace. Vedremo di rimediare-
Pochi tocchi della bacchetta
ed il vecchio rasoio di Credence, cedutogli per pietà da Padre
Mattew, era nuovo fiammante: un manico in avorio con piccoli intarsi
per facilitare la presa, una lama perfettamente affilata ed il
meccanismo di chiusura liscio come la seta.
Credence non aveva mai
posseduto niente di così bello.
Non ebbe molto tempo per
ammirarlo perchè il signor Graves aveva riempito un lavandino
di acqua calda, si era tolto la giacca e slacciato la cravatta ed
aveva in mano un rasoio identico al suo.
Il pensiero di avere
qualcosa in comune con quell'uomo di classe provocò in
Credence una specie di sussulto di orgoglio.
-Vicino a me, ragazzo.
Osserva e segui le mie mosse-
Credence rimase ad
osservarlo incantato mentre stendeva uno strato di schiuma su mento,
mascella e guance.
Ogni gesto di Percival
Graves era perfetto, calibrato, elegante e sicuro.
Faceva scorrere il rasoio
sulla pelle con un gesto fluido, poi lo immergeva nell'acqua per
eliminare la schiuma e ricominciava daccapo.
Credence si sentiva a
disagio per due motivi: il primo era che il momento della rasatura
gli sembrava strettamente privato, ed il secondo era che lui sapeva
di essere goffo ed imbranato.
Sentiva già la
vergogna per quando avrebbe dovuto ripetere gli stessi gesti, facendo
sicuramente la figura dell'inetto.
Il signor Graves non lo
guardava. Era attento a fare scorrere la lama del rasoio seguendo le
curve del viso.
Credence avvampò di
imbarazzo quando si sorprese a pensare che gli sarebbe piaciuto
accarezzare la pelle perfettamente liscia dove il rasoio era appena
passato.
Scosse la testa per
scacciare quella tentazione e mormorò una preghiera per
tentare di dimenticare ciò che aveva appena pensato.
Con altri rapidi passaggi il
mago aveva finito di radersi.
Si prese qualche momento
per controllare il risultato allo specchio e, quando fu soddisfatto,
si passò sul viso un'asciugamano bagnato per eliminare le
ultime tracce di sapone.
-Bene. Tocca a te, Credence.
Prego-
Un tocco di bacchetta e
l'acqua era tornata limpida e tiepida.
Credence dovette deglutire
un paio di volte.
Lui non ne sarebbe mai stato
capace. Che gli era saltato in mente di accettare? Lui non poteva,
non poteva e basta.
Già mentre cercava di
formare la schiuma fece cadere la saponetta nel lavandino, e nel
tentativo di recuperarla troppo in fretta fece schizzare fuori
l'acqua e finì per inzupparsi metà della manica.
Nello specchio vide il
signor Graves che scuoteva la testa ma aveva negli occhi un luccichio
divertito.
-Mi sembra di capire che tu
sia un po' nervoso. Non sarebbe prudente che tu maneggiassi il rasoio
in queste condizioni. Perdona la franchezza, ma ho il serio timore
che finiresti per taliarti la gola-
-Mi dispiace, signore-
-Oh, no, non devi scusarti.
L'arte di radersi non si impara in un giorno. Mi permetti?-
Credence realizzò
cosa intendeva fare non appena gli ebbe riconsegnato il rasoio.
Si lasciò guidare,
docile, mentre il signor Graves gli faceva voltare la testa da una
parte e dall'altra per riformare la schiuma sulle sue guance.
Era una schiuma molto più
soffice rispetto a quando aveva provato a farla lui.
In quel modo aveva un buffo
aspetto, come se avesse già la barba bianca di un patriarca.
E la sensazione della mano
del signor Graves che gli accarezzava il viso era incredibilmente
piacevole.
-Ora non avere paura. Stai
tremando, ragazzo. Se tremi così forte rischio di tagliarti e
non voglio. Fidati di me. Non c'è niente di cui avere paura-
Credence dovette fare un
paio di respiri profondi per calmarsi. In fondo era vero: non c'era
niente di cui avere paura. Con il signor Graves era sempre stato al
sicuro.
-Bene, così va
meglio. Ora ti aiuto io-
Gli rimise il rasoio in
mano, ma invece di lasciarglielo posò la mano sulla sua per
tenerla ferma e guidarla.
Rifece su Credence gli
stessi gesti che aveva fatto su sé stesso, solo più
lentamente per dare al ragazzo il tempo di assimilarli.
Presto Credence smise di
pensare per concentrarsi solo su come la mano del signor Graves
muoveva la sua; non doveva sforzarsi troppo, doveva solo sentire.
Se fosse stato chiunque
altro a pretendere di passargli una lama affilata sul collo, Credence
sarebbe scappato a gambe levate, ma con quell'uomo tutto era diverso.
Era così bello avere
qualcuno di cui fidarsi ciecamente, qualcuno che non lo giudicava e
soprattutto non lo puniva.
La sua schiena era a
contatto con il torace dl signor Graves e Credence aveva
l'impressione che se si fosse concentrato a fondo avrebbe potuto
sentire il battito del suo cuore come probabilmente l'uomo sentiva
il suo.
Quel pensiero lo fece
rabbrividire di qualcosa di dolce e insieme proibito, e
fortunatamente in quel momento il rasoio era lontano dalla sua pelle.
Sentì le guance
scaldarsi e, santo cielo, non sapeva più dove guardare.
Rimase teso per tutto il
resto dell'operazione e riuscì a rilassarsi solo quando il
signor Graves sciacquò il rasoio un'ultima volta e si staccò
da lui.
Credence era senza parole:
di nuovo troppe sensazioni tutte insieme.
C'era il sollievo per non
essere più tentato da pensieri impuri, ma anche il vuoto
spiacevole lasciato dalla mancanza di contatto.
E poi c'era la sensazione
del tutto nuova della sua pelle rasata di fresco per bene, senza il
grattare di un rasoio smussato o il bruciore di piccoli tagli causati
da movimenti maldestri.
Credence osava appena
sbirciare verso lo specchio. Se ne stava a testa bassa, come sempre
quando non capiva cosa gli stava succedendo e sentiva il bisogno di
mettere uno scudo tra sé ed il mondo.
Il calore delle mani del
signor Graves che gli prendevano il viso gli giunse assolutamente
inaspettato ed amplificato dal fatto che la sua pelle era molto più
sensibile del solito.
Stavolta Credence avvampò.
Sapeva che avrebbe dovuto divincolarsi ma non voleva farlo.
-Testa alta, Credence. Non
permettere a nessuno di schiacciarti-
Il mago lo guardava negli
occhi senza permettergli di sottrarsi in alcun modo.
La presa sulla sua mascella
era salda ma non era fatta per fargli male, era fatta per
trasmettergli sicurezza.
Per un attimo Credence si
sentì scuotere da un'ondata di orgoglio.
Per un attimo si sentì
forte, capace, degno di rispetto come Percival Graves.
Schiena dritta e testa alta
come l'uomo che gli stava insegnando tante cose.
-Bene, ragazzo mio, molto
bene-
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Nel cerchio della
Strega
Non so se tutto ciò
sia troppo fluffoloso. Ho voluto concedermi un capitolo più
"leggero" prima del tuffo definitivo nell'angst.
Nel mio headcanon
Grindelwald prova a modo suo un certo affetto per Credence.
In fondo il ragazzo è
vittima della stessa ingiustizia che costringe i maghi alla
clandestinità, quindi per Grindewald potrebbe rientrare nella
categoria di "persone da salvare dall'ignoranza dei babbani".
Però Grindewald è
anche una persona pratica, per cui non esita a mollare Credence
quando crede che non gli serva più.
E intanto, per conquistarsi
la sua fiducia, gli dà tutta la considerazione di cui Credence
è disperatamente affamato.
La scena della rasatura è
un mio personale richiamo al film "Saving Mr. Banks", in
cui Colin Farrell (Percival Graves) interpreta il padre di Pamela
Travers, autrice di Mary Poppins,.
Grazie ancora una volta per
essere arrivati alla fine del capitolo e grazie a Brakko
per aver messo la storia tra le seguite.
Lady Shamain
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