3
The
way home
Megan
non aveva fatto parola a nessuno oltre ai nonni di ciò che
aveva in
mente: né a sua madre, né ad Olivia,
né a Cole, le uniche persone
che conosceva di Whitby Harbour. Voleva che quella rimanesse una
sorpresa per tutti.
Nel
frattempo, mentre attendeva che la strada tra il paese e Red Bay
divenisse di nuovo praticabile e la neve venisse spalata per
permettere ai nonni di partire, sfruttò quella giornata per
conoscere meglio Whitby Harbour e i suoi abitanti. Durante la
mattina, infatti, mentre stava facendo un giro nei d'intorni e
all'interno del paese per osservarlo nella sua interezza,
incontrò
di nuovo Cole, impegnato a uccidere i pesci che avevano catturato con
la rete insieme agli altri pescatori. All'inizio Megan provò
grande
pietà per quei poveri animali, ma in seguito comprese che
quegli
uomini non lo stavano facendo per divertimento, bensì per la
necessità di sfamare la loro comunità. Cole la
accolse con calore e
le presentò gli altri, che si mostrarono tutti molto gentili
e
affabili con lei, rispondendo a tutte le domande che Megan poneva
loro. Le spiegarono, infatti, i tipi di pesci che avevano pescato e
le dissero che successivamente gli animali sarebbero andati al
piccolo mercatino del paese, dove le persone si sarebbero recate per
comprarli. Megan mostrò grande interesse e
curiosità per il loro
mestiere, a cui non aveva mai dato tanta importanza prima di allora,
e le loro tradizioni, poiché, a quanto loro le rivelarono,
sin dalla
nascita di Whitby Harbour la pesca era sempre stata fondamentale per
il loro sostentamento e, ancora prima, dei loro antenati.
Quando
Megan gettò un'occhiata all'ororologio che aveva al polso e
si
accorse che era arrivata l'ora di pranzo, salutò i pescatori
e Cole
e fece ritorno all'ostello, dove sperava di incontrare sua madre. La
chiacchierata con il ragazzo le aveva fatto salire la voglia di
parlare con lei e chiarirsi. Ripercorse la strada a ritroso e
tornò
al locale. Come mise piede dentro, incontrò Aline, che
doveva stare
uscendo proprio in quel momento, forse per cercarla.
«Megan!»
esclamò la madre, appena la vide. La ragazza non ebbe tempo
di
formulare alcuna frase, che quella la abbracciò, lasciandola
senza
parole.
«Mamma...»
sussurrò, mentre quella la stringeva più forte a
sé e la baciava
tra i capelli.
«Mi
dispiace» la precedette Aline. «Tesoro, mi
dispiace. Non ti ho
trattata come avrei dovuto e con il mio comportamento sbagliato non
ho fatto altro che allontanarti da me. Finora ti ho sempre
considerata come una bambina, non perché tu apparissi
realmente
così, ma perché che io non riuscivo a realizzare
il fatto che tu
stessi crescendo. Mi spaventa pensare che stai diventando un'adulta,
che presto andai per la tua strada e non ti servirà
più il mio
aiuto.»
«No,
a me dispiace di essermi comportata da vera egoista. Ho pensato solo
alla mia sofferenza per il tuo divorzio da papà, senza
prendere in
considerazione quanto tu abbia patito nel prendere quella decisione.
Non avrei dovuto darti tutte le colpe per ciò che
è successo: è
stato davvero crudele da parte mia e tu non lo meriti.»
Megan
affondò la faccia tra i capelli della madre, come faceva
sempre da
piccola. Quel gesto le indondeva protezione come se la sola vicinanza
della madre bastasse a farla sentire al sicuro da tutto e tutti.
«Ti
voglio bene.»
«Anch'io»
disse Aline, mentre una piccola lacrima le rigava la guancia.
24
dicembre
Finalmente
la vigilia tanto attesa era giunta, ma Megan non poté non
provare un
filo di ansia, oltre che di gioia per la sorpresa che attendeva
tutti, perché non era certa che i nonni sarebbero riusciti
ad
arrivare in tempo e che non si sarebbero verificati altri
impedimenti.
Digitò
il numero di telefono della casa dei nonni e aspettò che
rispondessero. Lo fecero dopo pochi secondi e fortunatamente le
diedero la notizia che la strada era nuovamente percorribile e
sarebbero partiti mezz'ora dopo, per avere tutto il tempo di radunare
le cose e prepararsi. La ragazza esultò, felice che tutto
stesse
andando secondo i suoi piani, e, dopo aver riattaccato, si
lasciò
sfuggire un gridolino di gioia. Lei stessa si stupì nel
farlo: non
era solita manifestare le sue emozioni in modo così
esplicito, ma il
Natale risvegliava parti di lei che spesso nella vita di tutti i
giorni era costretta a sopprimere.
Fece
nuovamente ritorno alla camera dell'ostello, dove sua madre si stava
ancora lavando i denti e vestendo, cercando di togliersi di dosso il
sonno restante della mattina presto. Quando fu pronta, scesero
all'ingresso, dove Olivia le aspettava per la colazione. In quegli
ultimi giorni, questa si era gentilmente offerta di dare loro anche
vitto nella sua casa accanto all'ostello, cucinando colazione, pranzo
e cena, in mancanza in un vero ristorante dove andare a mangiare.
Nonostante le opposizioni di Olivia, Aline aveva insistito
perché
questi suoi servizi venissero aggiunti al pagamento complessivo
insieme alla camera d'ostello, data l'immensa disponibilità
e
gentilezza con cui questa le aveva aiutate.
Durante
il pasto nella piccola, ma accogliente casa di Olivia, Megan, mentre
intingeva un biscotto nel latte, disse all'anziana: «Senta,
avrei
una domanda da farle.»
«Dimmi
tutto» affermò l'altra, cordiale come sempre.
«Non
è che per caso in paese tenete un albero da qualche parte?
Sradicato, intendo.»
La
donna aggrottò la fronte, mostrandosi leggermente perplessa.
«Un
albero sdradicato? E a cosa ti serve?»
Naturalmente
l'intento di Megan era quello di fare un albero di Natale, ma era
impensabile sfruttare i grandi alberi che circondavano Whitby
Harbour, proprio perché troppo alti. Cercò una
scusa plausibile,
senza, però, trovarla. «Per pura
curiosità.»
«Beh,
ci sono gli alberi appena tagliati dai boscaioli. Non penso che li
abbiano spezzettati, perché abbiamo già legna in
abbondanza per
l'inverno, e dovrebbero essere ancora integri.»
Megan
sorrise. «Grazie per l'informazione» disse, per poi
aggiungere:
«Quasi dimenticavo: oggi vi andrebbe di cucinare
qualcosa?»
«Meggy,
oggi ti comporti in modo davvero strano» affermò
la madre, stupita.
«Mi
piacerebbe moltissimo!» esultò Olivia.
«Cosa vorresti fare? Torte,
crostate, dolcetti, biscotti...»
«Dei
biscotti natalizi» rispose Megan.
Megan
si sedette sulla panchina appena fuori l'ostello, sfinita. Aveva
fatto davvero una gran fatica perché tutto fosse pronto per
quella
sera: aveva cucinato i biscotti con Olivia e la madre e, dato che ci
aveva preso la mano, aveva anche fatto una crostata, si era fatta
accompagnare da Cole a prendere un piccolo alberello dai taglialegna
e aveva fatto il giro per le poche case di Whitby Harbour per
avvertire tutti che quella sera vi sarebbe stato un evento speciale
in paese poco prima di cena e che si sarebbero dovuti radunare in
piazza per assistere.
All'improvviso
sentì in lontananza un rombo di motori assai inusuale, dato
che a
Whitby Harbour nessuno si muoveva in macchina durante il giorno,
poiché gli abitanti avevano tutto il necessario a portata di
mano.
Seppur stanca, Megan si alzò di scatto e si
precipitò a vedere.
Fece un sospiro di sollievo quando riconobbe la vecchia e spaziosa
jeep dei nonni. La macchina parcheggiò e, come i parenti
scesero, la
ragazza corse ad abbracciarli, per compensare tutto il tempo che
avevano passato distanti.
«La
nostra cara Megan» affermò la nonna, baciandole la
fronte. «Fai
vedere che bella signorina che sei diventata!»
«Già,
ne è passato di tempo da quando eri una bambina»
disse il nonno,
salutandola e stringendola a sé a sua volta.
«Quanto
mi siete mancati!» Megan quasi gridò per la
felicità.
«Tesoro,
abbiamo portato tutto quello che ci hai chiesto. Sono certa che
queste persone festeggieranno un Natale da favola e tutto grazie a
te.»
«Senza
di voi non avrei potuto fare nulla» disse la ragazza, mentre
i nonni
aprivano il portabagagli della jeep, pieno di addobbi, palline, cibi
e qualsiasi altra cosa potesse servire. «Se qui non
c'è il Natale,
allora il Natale verrà a Whitby Harbour»
commentò Megan, con un
grande sorriso in volto.
«Andiamo
da tua madre, abbiamo bisogno di aiuto per montare tutto»
affermò
suo nonno e la ragazza annuì. Era ora di rivelare ogni cosa
ad Aline
e Olivia.
«Vuoi
addobbare un paese che non festeggia più il Natale da anni
all'insaputa dei suoi abitanti? Beh, questa è un'idea
davvero...»
iniziò Aline, dopo aver ascoltato ciò che Megan
aveva in mente.
«Geniale.
Insomma, è difficile, ma ce la possiamo fare.»
La
ragazza esultò: non aveva dubitato nemmeno per un istante
che la
madre l'avrebbe aiutata nel portare a termine il progetto. Conosceva
fin troppo bene il suo carattere per avere qualche tipo di incertezza
su di lei, ma era comunque felice che questa fosse dalla sua parte.
«Ecco
spiegata la domanda sull'albero e l'improvvisa voglia di
cucinare»
affermò l'anziana. Megan temette che non avrebbe accettato o
reputato fattibile il suo piano, ma, invece, sorrise. «Questo
paese
ormai è diventato smorto, povero. I pochi giovani che ci
sono non
bastano per risollevare la situazione e non si fanno più
iniziative
da chissà quanto tempo. Ci voleva proprio una ragazza
sveglia come
te per dare una spinta a questa comunità di
pigroni!»
Megan
rise, sollevata e anche lusingata dalle parole di Olivia. Tuttavia,
c'era ancora molto da fare e dovevano sbrigarsi se volevano riuscirci
in tempo per la sera. «Bene, allora a
lavoro!»
Prima
di tutto si occuparono di fissare e fare in modo che l'albero si
regesse in piedi. Quindi, passarono alla decorazione: per
comodità,
Megan aveva deciso di non usare luci elettriche e, al loro posto,
riempirono i rami di palline di tutti i colori e i tipi, festoni e
fili perlati, con cui avvolsero l'albero. Infine, Megan mise sulla
sua punta un lungo e bellissimo puntale dorato.
Mentre
Olivia e i nonni si occupavano di trascinare fuori un tavolo, munito
di tovaglia, e preparare sia i cibi preparati poco prima sia quelli
portati da Red Bay, Megan e Aline passarono per le strade del paese a
lasciare addobbi, come stelline, piccoli babbi natali e festoni,
sulle facciate delle case e sulle panchine, a cominciare dallo stesso
ostello. Quando conclusero, Whitby Harbour appariva completamente
diversa da prima, molto più bella, festosa e piena di vita.
Poi
fecero ritorno al locale e trasportarono l'albero nella piccola
piazza del paese, fortunatamente poco lontana dall'ostello, dove
già
si trovavano gli altri a preparare il tutto. Proprio mentre erano
impegnati a portare le ultime cose, iniziarono ad arrivare le prime
persone, che subito si mostrarono curiose per la presenza dell'albero
di Natale, del tavolo imandito e delle decorazioni sparse per il
paese. Eppure, Megan non voleva che si rovinassero la sorpresa:
dovevano ancora attendere il resto degli abitanti.
Bastò
aspettare una manciata di minuti e la ragazza vide arrivare tutte le
persone che aveva imparato a conoscere e a volere bene in
così pochi
giorni. Scorse da lontano Cole, che, accortosi di lei, le rivolse uno
sguardo perplesso, a cui Megan rispose con un occhiolino.
Si
avvicinò alla folla, che, tuttavia, rimaneva pur sempre
piccola per
raccogliere un intero paese, e disse a voce alta per farsi ascoltare
da tutti: «Oggi è la vigilia di Natale e ho saputo
che non viene
celebrata qui da voi da fin troppo tempo. Il Natale è una
delle
feste più belle dell'anno, che insegna le gioie della
condivisione e
del tempo trascorso insieme, in famiglia e con le persone a noi
più
care, non solo ai bambini, ma anche ai grandi. Tutti possiamo
imparare qualcosa da questa splendida festa e anche cogliere
l'occasione per passare del tempo insieme, con gioia e
serenità.»
Fece una pausa, gettando uno sguardo a sua madre e i nonni.
«Questo
è solo un nostro pensiero che spero voi apprezzerete, per
mostrarvi
che non servono sfarzosi luci e costosi regali per festeggiare il
natale. Basta la presenza delle persone a cui si vuole più
bene.»
Andò a prendere una scatola che aveva lasciato accanto al
tavolo.
«Proprio per questo, qui vi sono delle candele. Ognuno ne
può
prendere una, per scaldarsi e usarla al posto della luce elettrica.
E, se volete, poco prima di accenderla, potete esprimere un
desiderio, nella speranza che prima e o poi si realizzi.»
Si
avvicinò alle persone radunate e iniziò a offrire
una candela ad
ognuno. Riconobbe tutti coloro che aveva conosciuto in quel breve
viaggio: i pescatori, le famiglie a cui aveva fatto visita e i
negozianti come Olivia. Ciascuno, quando passava, la guardava con
riconoscenza e la ringraziava, non solo per la candela che gli
porgeva, ma soprattutto per l'impegno con cui aveva organizzato tutto
quell'evento, senza chiedere nulla in cambio.
«È
incredibile quello che hai fatto»
disse una voce familiare vicino a lei.
«Cole»
esclamò Megan, sorridendo. «Davvero, non
è nulla di che. Ho voluto
solo che anche voi provaste la magia del Natale.»
«Sei
davvero una ragazza tenace. Sono sicuro che tu ti sia messa all'opera
poco dopo la nostra chiacchierata, senza aspettare neanche un
secondo» disse, prendendo anche lui la candela che gli stava
porgendo Megan.
«Non
potevo starmene lì senza fare niente dopo quello che mi
avevi detto.
Non sarebbe stato giusto per tutti voi.»
«Sono
certo che diventerai una donna meravigliosa»
affermò, guardandola
tanto intensamente da farla arrossire.
«Beh...
grazie» rise, poiché le sue parole la avevano
completamente
ammutolita e non riusciva a trovare nulla di più efficace da
dire.
Era
ormai passata un'ora e, con somma gioia di Megan, le persone avevano
finito tutti i biscotti e le crostate, lasciando solo le molliche.
Molti si erano già ritirati, soprattutto chi doveva portare
i
bambini a dormire e chi doveva andarsene presto perché la
mattina
dopo lo aspettava il lavoro. Megan era seduta su una panchina,
accanto alla madre, che sorseggiava un bicchiere di cioccolata calda.
La ragaza, invece, se ne stava a osservare la fiamma della candela,
avvicinando le dita della mano per scaldarle.
«Quel
ragazzo non ha smesso nemmeno un attimo di fissarti»
osservò la
madre, facendo un cenno quasi impercettibile verso Cole, per non
farsi vedere dal ragazzo, dato che non si trovavano troppo distanti
da lui. «Sai, ho visto come tu lo guardi spesso e volentieri.
Ti
piace?»
«Mamma!»
esclamò Megan, imbarazzata dall'argomento. «Ovvio
che no. E poi non
potrebbe mai funzionare: viviamo in due continenti troppo
lontani.»
Sospirò; il giorno dopo avrebbero fatto ritorno a Red Bay
per
festeggiare nella casa dei nonni la notte di Natale. Le venne l'amaro
in bocca al pensiero che molto probabilmente non avrebbe più
fatto
ritorno a Whitby Harbour, né rivisto Cole.
«Tesoro,
non puoi mai sapere cosa ti riserva la vita. Guarda me: per trovare
tuo padre sono dovuta arrivare in Inghilterra.»
«Sì,
ma con lui non è finita bene: avete divorziato.»
«Quella
è semplicemente stata la triste conseguenza di una
situazione non
del tutto felice, ma pensa a ciò che di bello ha portato:
sei nata
te, il mio più grande amore.» Megan non
poté che annuire e la
madre continuò: «La vita è un po' come
delle immense montagne
russe, piene di alti e di bassi, ma anche di incredibili sorprese.
Non puoi mai sapere dove ti farà arrivare e cosa ti
porterà, ma tu
sappi sempre cogliere al volo l'opportunità che ti viene
offerta. In
fondo, se abbiamo sbagliato strada e siamo finite a Whitby Harbour,
ci sarà anche un motivo: forse il destino voleva che tu
incontrassi
quel bel ragazzo.»
Megan
rise davanti a quella assurdità, ma guardò sua
madre come si scoprì
di aver fatto ben poche volte in quegli ultimi tempi: con puro
affetto, privo di alcun risentimento o fastidio. Voleva immensamente
bene a sua madre e si dispiacque di come la aveva trattata in molti
casi. Aline la aveva cresciuta con tutto l'amore di cui era stata
capace e lei spesso lo aveva rifiutato in malo modo. Adesso,
tuttavia, era arrivata l'ora di rimediare al suo comportamento
passato e lo avrebbe fatto godendosi fino in fondo ogni momento che
avrebbe avuto la fortuna di trascorrere con lei. Buon
Natale, mamma pensò,
sorridendole.
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