Breve storia triste

di Damnatio_memoriae
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Pirati e Rum
 
 
Il mio capitano diceva sempre di cercare il lato positivo in qualsiasi disgrazia. Fu la stessa cosa che gli dicemmo noi quando ci ammutinammo. Gli legammo mani e piedi, lo privammo di tutti i suoi averi e, troppo codardi per ucciderlo, lo lasciammo a Tunisi, in un porto in cui, piu’ che navi, si ormeggiavano zattere e scialuppe. Una brutta fine, pensammo, per il capitano di uno dei galeoni piu’ veloci delle coste europee. Lo scaricammo sul pontile con la stessa grazia usata per scaricare  barili e, impietositi, gli lasciammo una fiaschetta di rum – neanche uno dei piu’ buoni – per permettergli di affogare i propri dispiaceri nell’alcol o per venderlo e permettergli di ricavarci qualche soldo per sopravvivere. Anche in quel momento il Capitano, nudo e infreddolito sulle assi del porto, disse ridendo: «Almeno mi e’ rimasto il rum!».
Non lo vedemmo piu’ per anni, pensammo anche fosse morto, poi ci giunse notizia di un marinaio squattrinato che era riuscito ad entrare nelle grazie del Re e a divenire capitano delle flotte corsare.  Non prestammo molta attenzione a queste dicerie di mare fino a quando, una notte, la nostra nave venne affondata dai cannoni dei bastimenti nemici. Presi in ostaggio dalla ciurma avversaria, io e i miei compagni ci trovammo dinnanzi al nostro vecchio comandante che, con fare gaudente, ci lego’ mani e piedi, ci esproprio’ dei nostri averi e ci scarico’ in un porto di Tunisi dove si ormeggiavano zattere e scialuppe, ricordandoci di essere ottimisti.
Il mio capitano diceva sempre di cercare il lato positivo in qualsiasi disgrazia.
Ma a noi non aveva lasciato neanche il rum.
 




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