He saw the darkness in her beauty, she saw the beauty in his darkness. di Soly_D (/viewuser.php?uid=164211)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
contest
He saw the darkness
in her
beauty,
she saw the
beauty
in his
darkness.
#03.
Promesse di matrimonio
Tratto
dal film (scena della cena):
Olive: - Puoi sederti qui, Jake.
Horace: - Guardate, Enoch è geloso!
Enoch: - Perché dovrei essere geloso? Olive può
anche sposare Jake, non mi interessa.
Fiona: - Non essere scortese, Enoch. Non vuole sposarlo, è
emozionata perchè abbiamo un ospite!
Miss Peregrine: - Qui nessuno sposerà nessuno. Mangiate
prima che la cena si raffreddi.
***
Quando Olive, quella sera, entrò in salotto per
l’ora del film stringendo tra le mani guantate un vassoio di
tazze ripiene di marshmallow, trovò Enoch seduto tutto da
solo in un angolo del divano. Fissava assorto lo schermo sopra il
camino come se il film di Horace fosse già in corso, forse
stava ancora pensando alla storia di Abe e Jake. Olive fu quasi tentata
di tornare indietro e restarci finché la sala non si fosse
riempita completamente − l’idea di rimanere sola
con Enoch dopo il piccolo battibecco che si era tenuto a cena la
metteva un po’ a disagio − ma lui l’aveva
sentita arrivare e si era voltato a guardarla, ed ora non le restava
altro che raggiungerlo, facendo finta di niente nell’attesa
che arrivassero anche gli altri spettatori.
Sedersi sull’altro divano significava incontrare lo sguardo
di Enoch ogni qualvolta avesse sollevato la testa, quindi Olive
optò di sedersi sul suo stesso divano, ma a debita distanza,
così ognuno avrebbe guardato davanti a sé senza
incrociare gli occhi dell’altro. Era sempre stato
così, tra loro: si consideravano migliori amici, ma non
appena uno dei due diceva una parola che offendeva l’altro,
la molla
che li teneva legati scattava inesorabilmente e cominciavano ad
ignorarsi, finché uno dei due non trovava il coraggio di
scusarsi e così si riappacificavano.
Il motivo questa volta era parecchio stupido. Anzi, per la
verità non avevano nemmeno litigato direttamente: era
stata una sorta di battaglia
a colpi di sguardo dovuta alle parole pronunciate dai
bambini durante la cena, “gelosia” e
“matrimonio” principalmente.
Olive non aveva alcuna intenzione di scusarsi, dato che non aveva
colpa; era stato Enoch a prendersela tanto e doveva essere lui a cedere
per primo. Quindi prese un respiro profondo e si andò ad
accomodare sul divano, il più lontano possibile da Enoch,
con il vassoio poggiato sulle cosce. Tenne stretti i manici per qualche
secondo, incerta se offrire all’amico una tazza di
marshmallow − non era assolutamente
un tentativo di riappacificazione, ma pura e semplice educazione.
Tentò una via di mezzo, una frase tagliata a
metà. «Vuoi...?».
«Sì grazie». Come se non avesse
aspettato altro per tutto il tempo, Enoch si sporse nella direzione di
Olive e allungò un braccio fino ad afferrare una tazza, poi
tornò alla posizione di partenza.
La ragazza ne prese una anche per sé e infine
poggiò il vassoio sul tavolino. Tutto quello che doveva fare
era aspettare in silenzio l’arrivo degli altri.
Sperò che non ci mettessero troppo o altrimenti quel
silenzio imbarazzante che alleggiava tra lei e Enoch sarebbe diventato
insopportabile.
Per ingannare il tempo si tolse un guanto, riscaldò la
tazza, si rimise il guanto, mangiò un marshmallow, si
lisciò le pieghe del vestito, si arrotolò una
ciocca di capelli intorno al dito. Cinque minuti dopo, dei bambini
nemmeno l’ombra.
Olive non aveva sollevato lo sguardo nemmeno una volta, ma con la coda
dell’occhio aveva visto che in tutto quel tempo Enoch non si
era spostato di mezzo millimetro, limitandosi a stringere la sua tazza
tra le mani.
Chissà se l’aveva guardata anche solo
per un secondo, chissà
a cosa stava pensando.
«Per la cronaca, io non sono geloso».
Olive quasi sobbalzò. Non si aspettava che fosse Enoch a
riprendere la conversazione lasciata in sospeso a cena. Di solito era
sempre lei a ricominciare e, le rare volte in cui decideva di essere
lui a porre fine al loro litigio, lo faceva comunque dopo molte ore (a
volte giorni).
Olive si voltò a guardarlo. Enoch fissava i marshmallow
nella tazza con finto interesse.
Le sue parole rimbombarono nella mente di Olive come un disco inceppato
sulla stessa canzone.
Io non sono geloso. Non
sono geloso. Non. Sono. Geloso.
In fondo Olive non ci aveva sperato. O forse sì,
solo un millesimo di secondo in cui aveva pensato che Enoch fosse
leggermente invidioso
delle attenzioni che quella sera lei aveva rivolto al nuovo arrivato,
Jake, per pura cortesia. Ma lo sapeva, Olive, che Enoch riservava la
sua gelosia solo ad Emma. Era sempre stato così, prima con
Abe e ora con Jake. Doveva ormai rassegnarsi all’idea che
Enoch per lei provasse solo un sincero affetto fraterno. Doveva, eppure non ci riusciva. E
come avrebbe potuto d’altronde? Enoch per lei era molto, molto
più di un fratello.
«Lo so», rispose. E a quel punto Enoch
sollevò la testa e ricambiò il suo sguardo. Si
scrutarono qualche secondo, finché Olive non
trovò il coraggio di porgli una domanda che le ronzava in
testa dall’ora di cena. Non aveva nulla da perdere, in fondo.
Era solo una stupida, stupidissima
curiosità.
«Quindi», continuò, «se un
giorno ne avessi la possibilità, mi daresti il permesso di
sposare Jake?».
«Vorresti sposare Jake?».
Enoch ora la fissava duramente, gli occhi ridotti a due fessure. Olive
conosceva bene quell’espressione: significava che Enoch stava
cercando di leggerle dentro, ma lei non avrebbe ceduto, non questa
volta. Sarebbe stata più forte di lui.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra
domanda», trovò il coraggio di dire, senza
staccare gli occhi dal viso pallido di Enoch.
Sorpreso, il ragazzo si rilassò sullo schienale del divano
accennando un’occhiata di sfida.
«Hai ragione. Allora io rispondo alla tua domanda e poi tu
alla mia».
Olive annuì, tesa come una corda di violino. Non era certa
della risposta che le avrebbe dato Enoch. Nel peggiore dei casi avrebbe
potuto dirle che non gliene fregava nulla dei suoi affari sentimentali
e allora Olive gli avrebbe risposto a tono. Nel migliore dei casi Enoch
le avrebbe detto che no,
non doveva sposare Jake, e allora forse Olive avrebbe potuto
approfittarne per avvicinarsi maggiormente a lui e chiedergli perché,
fargli capire che lei... insomma,
lei avrebbe voluto tanto... ah,
stava fantasticando decisamente troppo! Doveva rimanere con i piedi per
terra.
«Puoi sposarti con chi ti pare, Olive. E se vuoi sposarti con
Jake, nessuno te lo vieta, men che meno io. E anche se considero Jake
un totale smidollato,
sono pur sempre tuo amico e tutto quello che voglio è
vederti...», attese qualche secondo e il suo sguardo
solitamente serio sembrò raddolcirsi per un istante,
«...felice».
Olive non potè fare a meno di incurvare le labbra in un
sorriso. Non era la risposta che avrebbe voluto sentire, ma quelle
parole le fecero ugualmente piacere: erano la dimostrazione che,
nonostante i litigi, Enoch ci teneva molto a lei.
Ora era il suo turno. Optò per una mezza verità.
«Sposare Jake? Non saprei. È molto dolce,
particolarmente carino...», e lì Enoch fece una
smorfia di disgusto perché molto probabilmente Jake non era il suo tipo.
Olive continuò: «Forse conoscendolo meglio
potrei... be’, potrei... innamor−», si
bloccò all'istante. Innamorarsi?
No, mai.
Quel posto nel suo cuore era già occupato.
«Potrebbe piacermi...»,
si corresse, «come fidanzato e magari anche come futuro
marito».
«Capisco». Enoch non sembrava particolarmente
sorpreso.
Olive si morse l’interno della guancia, un po’
delusa. Cosa si aspettava? Che Enoch le dicesse che... doveva sposare
lui e non Jake? Illusa.
Sapeva perfettamente quali fossero i sentimenti di Enoch, eppure non
smetteva mai di sperare che un giorno lui avrebbe potuta guardarla con
gli stessi occhi con cui lei guardava lui.
A quel punto Olive sentì che non c’era
più nulla da dire e che la questione era risolta,
così non aggiunse altro. Restarono in silenzio, ognuno con
lo sguardo perso nel vuoto, finché le voci dei bambini in
corridoio non li riportarono alla realtà.
Il primo ad arrivare fu Horace che si sistemò sulla sedia al
centro della stanza, pronto a proiettare i suoi sogni. Subito dopo
arrivarono i gemelli, Hugh e Fiona, che si sedettero per terra sul
tappeto di fronte al camino, prendendo a chiacchierare tra loro. Dal
corridoio provenivano anche le voci di Claire, Bronwyn, Emma, Jake e
Millard.
«Olive».
In mezzo a quel vociare confuso, Olive non si lasciò
sfuggire la voce sommessa di Enoch che la chiamava.
Sorpresa, si voltò a guardarlo e il suo cuore fece una
capriola nel ritrovarselo improvvisamente più vicino, con il
braccio poggiato sul bordo dello schienale del divano, come a volerla
raggiungere e toccare. «C-che
c’è?», rispose, ingoiando a vuoto. Aveva
come la sensazione che lui stesse per dirle qualcosa di importante,
qualcosa che non avrebbe dimenticato.
«Ho mentito. Non voglio che sposi Jake. Anzi, non voglio che
ti sposi. Sei sempre stata...». Si guardò
intorno, Enoch, assicurandosi che le voci degli amici fossero
abbastanza forti da nascondere la sua, così Olive sarebbe
stata l’unica a sentirlo. «Sei stata al mio fianco
per sessanta1
lunghi anni e non sopporterei di passarne altrettanti senza di
te».
Olive non riusciva a spiccicare parola, stordita dal battito accelerato
del suo cuore che le rimbombava nel petto, nelle orecchie, fin dentro
la testa. Era la cosa più bella che Enoch le avesse mai
detto, meglio di una qualsiasi dichiarazione d’amore, meglio
di qualunque altra cosa si sarebbe mai potuta immaginare. Era
così felice che avrebbe voluto gettargli le braccia al collo
e abbracciarlo forte e dirgli che era lo stesso per lei, ma proprio in
quel momento Claire e Bronwyn ebbero la brillante idea di sedersi in
mezzo a lei ed Enoch, e tutti i suoi buoni propositi svanirono nel
nulla.
Eppure Enoch non smetteva di fissarla da sopra la testa delle bambine, come se nella stanza non ci fosse nient’altro su cui
posare lo sguardo all’infuori di lei.
«Olive, dì qualcosa».
«Io...».
Ma che diamine!,
dov’erano finite tutte le parole che avrebbe voluto dirgli e
che teneva nascoste in fondo al cuore? Perché venivano a
mancarle proprio ora? E cos’era quel calore che dal petto si
stava irradiando lungo le guance, le braccia e le mani?
«Olive, stai andando a fuoco», le fece notare
Bronwyn.
Olive si guardò le mani, emanavano fumo e calore. Ora che se
ne rendeva conto, scottavano così tanto che, se non si fosse
controllata, avrebbe carbonizzato i guanti. «Oh, santo
cielo!», esclamò, «è
l’ora di accendere il fuoco!».
Scattò in piedi, raggiunse il camino e, dopo essersi tolta
un guanto, fece ardere la legna.
Quando tornò a sedersi sul divano, il calore alle guance e
alle mani era quasi svanito, ma ormai Enoch, dall’altra parte
del divano, non la guardava più. Olive fece scorrere lo
sguardo intorno a sé: ora in salotto c’erano anche
Jake, Emma, Millard e Miss Peregrine, e Horace era in procinto di
proiettare il suo film.
Sospirò affranta. Aveva perso la sua occasione.
***
Dopo il film si spostarono tutti in giardino per assistere al riavvio
dell’anello e infine ognuno si recò nella propria
stanza per mettersi a letto.
Olive seguì Enoch nella penombra del corridoio e, un attimo
prima che lui aprisse la porta della sua stanza, gli posò
una mano sul braccio, decisa a riprendere la conversazione di
un’ora prima. Enoch si voltò e,
nell’incrociare il suo sguardo incerto e sfuggente, Olive
capì che si trovava tanto in imbarazzo quanto lei. Quel
pensiero la aiutò a farsi coraggio.
«Enoch, riguardo a quello che mi hai detto
prima...».
«Oh, mi dispiace, devo averti turbata con quelle
stupidaggini». Enoch scrollò le spalle come a
voler liquidare la questione. «Dimenticati di quello che ti
ho detto. Puoi sposarti con chi vuoi, dico davvero». E per
convincerla di quelle parole, le poggiò una mano sulla
spalla e le rivolse uno sguardo incoraggiante.
«Io non voglio
dimenticare». Olive scostò delicatamente la mano
di Enoch dalla sua spalla. «Ho sempre voluto sentirmi dire
quelle parole da te, ero solo troppo... scioccata per
risponderti». Fece un piccolo passo avanti e posò
la fronte contro il petto di Enoch, aggrappandosi con le mani a due
lembi del suo maglione per evitare di guardarlo negli occhi.
L’imbarazzo era alle stelle, eppure non riusciva a fermarsi.
Era come un fiume in piena. «Hai detto che non vuoi che io mi
sposi. E allora te lo prometto, Enoch. Non mi sposerò, ma...
ad una sola sola
condizione».
Dopo qualche secondo di attesa in cui Olive si chiese se avesse fatto
la mossa giusta, Enoch le passò un braccio dietro la
schiena, senza veramente abbracciarla. Solo un breve contatto, semplice
ma piacevole. «Quale condizione?».
«Non dovrai sposarti nemmeno tu. Promesso?».
«Promesso».
E quello bastava ad entrambi. Rimasero fermi in quella posizione per
qualche secondo, poi Olive scivolò via e si avviò
verso la sua stanza.
Un attimo prima di varcare la porta, però, la voce di Enoch
le giunse nuovamente alle orecchie.
«Ma allora Jake ti piace sì
o no?».
Olive sorrise, stringendo la maniglia della porta con la mano bollente.
«Jake mi piace, è vero, tuttavia per ora lo
considero solo un buon amico... e comunque non corrisponde al mio tipo ideale».
«E qual è il tuo tipo ideale?».
Colpito e affondato.
Il sorriso di Olive si allargò. Non poteva certo dirgli che
il suo tipo ideale era un gelosone
burbero e orgoglioso con l’inquietante fissazione per le
bambole. Forse un giorno Enoch ci sarebbe arrivato da solo
e allora non ci sarebbe stato più bisogno di mezze
verità e mezzi abbracci. Forse un giorno avrebbero entrambi
capito che alla base della promessa di non sposarsi con altre persone
c’era la promessa di sposarci a vicenda.
Per quella sera Olive preferì lasciare la conversazione in
sospeso.
«Buonanotte, Enoch».
«Buonanotte, Olive...».
Un’ultima occhiata e poi ognuno nella propria stanza. E per
il momento andava bene così.
1 Sessanta anni: su
wikipedia c'è scritto che Enoch e Olive nel film hanno
rispettivamente 112 anni e 75 anni. Considerando che il film
è ambientato nel 2016, ho fatto 2016 - 75 = 1941, anno di
nascita di Olive. Nel film dimostra circa 17
anni, quindi possiamo dire che è entrata nell'anello di Miss
Peregrine nel 1958. Infine ho fatto 2016 - 1598 = 58, per approssimazione
60, che sono gli anni che Olive e Enoch hanno trascorso insieme. Forse
non interessa a nessuno, ma ci tenevo a specificarlo :D
Grazie a chi legge e recensisce
questa storia!
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3619443 |