ReggaeFamily
Capitolo
25
“Mmh...
qui c'è un pacco di patatine enorme in offerta! Lo prendo?”
esclamò Lisa, aggirandosi tra gli scaffali.
“Prendine
due, ci serviranno” affermò Cathleen, per poi dirigersi
verso il reparto delle bibite.
“Ascolta:
Ben l'altro giorno mi ha detto che ha trovato un regalo perfetto per
Lionel, ma che ci vorrà il contributo di tutti perché
costa un bel po'” annunciò la mora, spingendo il
carrello pieno di spesa.
“Davvero?
Di cosa si tratta? L'avete detto a Tiff?”
“Sì,
e lei ha accettato di buon grado. Ben mi ha spiegato che ha
incontrato un tipo di un maneggio a pochi chilometri da qui e,
sapendo che a Lion piacciono gli animali e la natura, si è
informato sulle lezioni di equitazione. Pensava di regalargli il
primo mese di lezioni, in modo che possa provare ed eventualmente
continuare. Che ne dici?”
Cathleen
sgranò gli occhi e un sorriso raggiante le illuminò il
viso. “Ma è un'idea magnifica! Ben è un genio, a
me non sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere! Ma certo che
collaboro! Sono sicura che Lion andrà pazzo per questo
regalo!”
“Okay,
adesso respira, rilassati, su... abbiamo finito con il cibo?”
tentò di ristabilire la calma Lisa con un paio di bottilglie
di aranciata tra le mani.
“Penso
di sì. Secondo te può bastare questa roba? Non ho idea
di quante persone ci saranno...”
“Certo,
ci potremmo sfamare un esercito!”
Le
due si recarono alla cassa e, dopo aver pagato e imbustato la loro
spesa, uscirono dal supermarket, che si trovava a poche centinaia di
metri dal campus.
“Tu
a che punto sei con le decorazioni?” s'informò Cathleen.
“Più
o meno a metà. Ho finito di comporre uno striscione, ma mi
servirebbe altra carta.”
Tra
le due ragazze calò il silenzio.
C'era
una domanda che ronzava da molto tempo nella testa di Cathleen, ma
che non osava porre alla sua amica per non sembrare troppo
insistente: Lisa aveva intenzione di fare una scelta tra Joel e Ben?
Lei
era molto preoccupata per il suo amico e indignata per il
comportamento della sua compagna di stanza, le dava fastidio che
quella situazione si stesse prolungando ancora, ma allo stesso tempo
era dell'idea che non avrebbe mai dovuto intromettersi nelle
questioni altrui e lasciare a Lisa il tempo che le serviva.
Ma
ora era passato troppo tempo e Lisa non aveva più accennato
all'argomento, nonostante continuasse a frequentare entrambi i
ragazzi.
“Lise,
ascolta... ma tu con Ben... che intenzioni hai?” biascicò
allora, dopo aver preso coraggio.
Lei
mise subito su un broncio; proprio quello che Cathleen voleva
evitare.
“Non
è una situazione facile da affrontare, sai? Ho bisogno di
riflettere! Tutti mi volete mettere fretta, ma perché non mi
lasciate in pace?” sbottò infatti in tono offeso.
“Io
non ti voglio mettere fretta, ma ti rendi conto di cosa stai facendo
al povero Ben? Lui con te è sempre stato onesto e paziente, un
principe azzurro insomma, e questo è il tuo ringraziamento? Lo
so che non ho nessun diritto di dirtelo, ma secondo me ti approfitti
troppo di questo ragazzo! Renditi conto che ormai da mesi lui sta
perdendo tempo con te!” si inalberò subito la bionda.
Erano
ormai giunte davanti all'ingresso della scuola e tra le due ragazze
era scoppiata una bomba.
“Bene,
se la pensi così allora prenditi pure questo principe
azzurro!” concluse Lisa, per poi girare i tacchi e
percorrere a grandi passi la distanza che la separava dai dormitori
femminili.
Cathleen
non la seguì; non aveva nessuna intenzione di discutere con
lei. Quando faceva certi discorsi, si dimostrava proprio immatura e
insopportabile, oltre che ingrata nei confronti di chi l'aveva sempre
assecondata e perdonata.
Dopo
un minuto in cui tentò di tranquillizzarsi e sbollire la
rabbia, fece il suo ingresso nel campus e si recò al bar,
sperando di incontrare Kelsey.
Con
lui le cose erano poco chiare: lei cominciava a provare qualcosa per
lui, anche se non troppo intenso, e alcuni segnali le facevano
intendere che anche il ragazzo fosse interessato; ma tra loro le cose
non si erano evolute più di tanto, si incontravano sempre al
bar in compagnia di Lisa e Jordan e non pareva esserci nient'altro se
non una grande complicità.
Ma
dentro il locale non trovò Kelsey, bensì Alex.
“Ehi
dolcezza! Vieni qui, ti offro qualcosa!” la intercettò
subito lui, appoggiato a un lato del bancone.
Lei,
anche se controvoglia, si avvicinò a lui; per ordinare si
sarebbe comunque dovuta dirigere al bancone, dal momento che il bar
non aveva mai assunto dei camerieri.
Non
era ancora del tutto a suo agio con lui per via della delusione
ancora troppo recente, ma aveva cominciato a rispondergli a tono
quando lui portava fuori una delle sue innumerevoli cretinate.
“Alex,
ma che piacere incontrarti” esordì lei sarcastica. “Come
mai non stai importunando mia sorella oggi?”
“Avrei
voluto tanto farlo, ma non so dove sia, sicuramente nella sua stanza.
Poverina, lavorare così le farà male, quando vorrei
aiutarla...” affermò in tono malizioso.
“Preferirebbe
trasferirsi in Iran piuttosto che farsi aiutare da te.
Piuttosto, parliamo del compleanno di tuo fratello: ovviamente non ti
sei offerto di aiutarci per la festa.”
“Mi
rendo conto che per voi sarei d'intralcio. Lo so, sembro stupido, ma
in realtà mi rendo conto di quando la mia presenza non è
gradita.”
Cathleen
scoppiò istintivamente a ridere. “No, tu non sembri
affatto stupido: lo sei! E scommetto che non gli farai neanche
il regalo.”
Lui
storse le labbra in una smorfia. “E tu che ne sai? Sto
organizzando una grandissima sorpresa per lui, che però deve
rimanere segreta.”
“Dici
sul serio?” domandò la ragazza, incredula.
“Certo!
Lionel è pur sempre mio fratello, no?”
Cathleen
si sforzò più che poté per capire cosa passasse
per la mente di Alex, ma non riuscì proprio a immaginarsi cosa
potesse essere. Ad ogni modo, questa notizia la portò a
riflettere parecchio: non si aspettava che l'insopportabile Alex
stesse davvero escogitando qualcosa per Lionel.
Nonostante
ciò rimase della sua idea: Alex era pur sempre Alex, e un solo
gesto non avrebbe cambiato la sua visione di lui.
Ma
non era l'unico ad avere in serbo una sorpresa speciale.
“Davvero
ragazze, io vi aiuto volentieri! Nessun disturbo!” ribadì
Kelsey, mettendosi agilmente in piedi su un banco accanto alla
finestra.
Sul
volto di Cathleen si dipinse un dolce e spontaneo sorriso. “Non
so come ringraziarti Kel, trascorri un sacco di tempo a darci una
mano!”
Lui
fece spallucce senza scomporsi troppo, come al solito. “È
divertente. Mi serve un'estremità del festone.”
La
ragazza gli porse la sommità della decorazione di carta che
Lisa aveva creato con tanto impegno.
Già,
Lisa. In quel momento la mora si trovava dall'altra parte della
stanza insieme a Ben e non le rivolgeva nemmeno uno sguardo. Non
aveva ancora chiarito con lei dopo il litigio del pomeriggio
precedente, e Lisa per questo si era incollata a Ben; pensava
probabilmente di dare fastidio a Cathleen con quel gesto e in effetti
non aveva tutti i torti.
“Oggi
viene il tipo a montare l'impianto?” gridò la bionda a
Ben; la sua voce rimbombò tra le pareti spoglie di quella
grande e anonima aula, che sarebbe dovuta diventare un perfetto
salone da festa.
“Sì,
Miles lo vuole provare. Lisa, andiamo a prendere un banco in modo che
possa appoggiare il pc e tutto il resto, va bene?”
I
due si diressero quindi all'esterno, lasciando Kelsey e Cathleen da
soli.
“Avete
in mente qualche regalo per Lionel?” indagò Kelsey,
balzando giù dal tavolo e sollevando il festone in modo che
non strisciasse a terra.
La
ragazza gli raccontò dell'idea di Ben.
“Uh,
figo! Sono stato una volta in un maneggio, in Spagna: una passeggiata
a cavallo alquanto soddisfacente e rilassante. Invece, per quanto
riguarda gli invitati? Quanti sarete?”
“Sarete?
Saremo, semmai! Tu sei invitato, è logico!”
ribatté Cathleen con un occhiolino.
“Anch'io?”
Kelsey sembrava davvero sorpreso.
“Certo,
pensavo fosse scontato! Ci stai dando davvero un grande aiuto e devi
assolutamente essere presente sabato! Penso anche che a Lion farebbe
molto piacere!”
“Ben!
Puoi stare più attento? Stavo per andare a schiantarmi contro
la porta!”
Il
grido stridulo di Lisa fece sobbalzare i due ragazzi.
Ben
e Lisa fecero il loro ingresso qualche secondo più tardi con
un banco e un borbottio lamentoso da parte di lei.
“Cat,
pensi che a Tiff farebbe piacere passare a trovarci per staccare
dallo studio?” domandò Ben, ignorando completamente la
sua ragazza.
“Dipende:
se è a buon punto con la tesi, sicuramente sì! La
chiamo subito!” decise lei, estraendo il telefono dalla tasca
della giacca e contemporaneamente porgendo l'altra estremità
del festone al suo aiutante.
“Mmh?”
rispose sua sorella dopo qualche secondo.
“Tiff,
per favore, spegni quell'arnese infernale e vieni da noi!”
“Ma
sono solo a cinquemilacinquecento parole e ormai manca circa una
settimana e...” obiettò con un sospiro.
“Tiff,
spegni il pc e raggiungici. È un ordine!”
Tiffany
aggrottò le sopracciglia mentre il cursore nello schermo del
suo portatile continuava a lampeggiare, dandole inevitabilmente sui
nervi.
“E
va bene, altrimenti finirò per impazzire davvero!”
acconsentì, salvando le modifiche del documento e chiudendo il
computer di tutta fretta.
La
ragazza fu ben felice di precipitarsi finalmente fuori dalla sua
camera, in cui era prigioniera ormai da ore.
Attraversò
il grande cortile del campus con passo lento, assaporando l'aria di
marzo che si faceva sempre più mite giorno dopo giorno e che
preannunciava una dolce primavera.
Mentre
costeggiava la fontana, una figura a lei familiare attirò la
sua attenzione: aveva preso posto sul bordo di marmo, teneva lo
sguardo basso e non sembrava badare alle goccioline fresche che il
getto d'acqua le spruzzava addosso.
Tiffany
si avvicinò al ragazzo, ma lui non si accorse finché
lei non esordì: “Ehi Lion, come mai qui?”
Lionel
non le rispose; Tiffany allora lo osservò meglio e constatò
che il suo amico era scosso dai singhiozzi.
“Lion,
ma stai piangendo?! Che è successo?” si preoccupò
subito, prendendo posto al suo fianco e afferrandogli una mano.
“Tiff...
non guardarmi mentre piango” biascicò lui, rivolgendo lo
sguardo da un'altra parte per nascondere le lacrime.
Lei
non poté fare altro che stringerlo in un abbraccio. Le si
spezzava il cuore a vederlo in quelle condizioni.
“Uomini,
tutti uguali: vi vergognate se qualcuno vi vede piangere, come se non
fosse una cosa naturale e umana” commentò.
“Mi
sento uno stupido” mormorò Lionel, tentando di
trattenere una nuova ondata di lacrime.
“Ti
senti stupido perché piangi?”
“No,
per la motivazione.”
“Se
qualcosa ti tormenta, sai che con me ne puoi parlare.”
Per
circa un minuto i due furono avvolti solo dallo scroscio dell'acqua
alle loro spalle.
“Non
ci riesco” ruppe il silenzio il ragazzo con un sospiro.
Tiffany
non aggiunse nient'altro; sapeva che Lionel stava cercando il modo
per esprimere ciò che aveva dentro.
“Pensavo
di poterlo fare, invece non riesco a dimenticarla. Sono uno stupido:
ho sofferto per mesi, mi sono illuso di avere qualche possibilità
con lei... e nonostante mi sia imposto di togliermela dalla testa lei
è ancora lì, tra i miei pensieri.”
Tiffany
dovette utilizzare tutta la sua forza di volontà per non
lasciarsi sfuggire qualche lacrima a sua volta. Il discorso di Lionel
l'aveva colpita molto; forse perché era stato il caro e dolce
Lionel a pronunciarlo, o forse perché sapeva a chi si stesse
riferendo, l'aveva sempre saputo.
“Amare
non è stupido. I sentimenti non lo sono mai, di qualsiasi tipo
essi siano. Soffrire, piangere, disperarsi è normale, anche
questo ci serve. Io ti stimo molto e sono sicura che supererai anche
questa. Io sono sicura che tu abbia una grandissima importanza per
questa ragazza, e ti consiglio di non arrenderti; forse deve ancora
aprire gli occhi e rendersi conto dell'angelo che le sta accanto.”
Lionel,
ascoltando quelle parole, aveva ripreso a singhiozzare e aveva
stretto Tiffany più forte a sé.
Lei
credeva davvero in quel ragazzo e non poteva sopportare di vederlo in
quelle condizioni.
Ma
era contenta di esserci per lui, e ci sarebbe stata fino alla fine.
*
* *
Ciao
ragazzi! ;)
Ormai
sapete che mi piace palesarmi ogni tanto, anche se non scrivo sempre
le NdA in questa storia!!!
Vi
invito come sempre a farmi notare, nel caso ne aveste notato,
imperfezioni o incongruenze, ma soprattutto se la storia vi piace e
vi appassiona! :)
Non
so se avete notato, ma in questo capitolo ho cambiato “punto di
vista” (non si può proprio parlare di punti di vista
dato che la storia è in terza persona) da Cat a Tiff
attraverso la loro telefonata... spero che la cosa non vi abbia
destabilizzato o confuso. Non so se si possa effettivamente fare,
però mi piaceva questo cambiamento alternativo al posto della
solita riga bianca!
Ringrazio
sempre i miei sostenitori, che sono davvero unici, e non vedo l'ora
di leggere e rispondere alle recensioni per poter commentare anche
questo capitolo insieme ai miei lettori! :3
Buona
domenica a tutti!!! ♥
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