In quello stesso istante,tra le rovine della antica sede della
confraternita degli assassini.
Inquietudine,solo e soltanto questa si poteva percepire
nell'aria,eppure solo Sesshomaru sentiva quest'ultima come parte
integrante di quel luogo,mentre per Ezio per yuki sembrava non essere
accaduto nulla di particolare.
Eppure lui l'aveva visto,li,in quel luogo in cui ora si trovava,era un
salone immenso,talemente grande da occupare tutto il primo piano,con
sei fle di colonne,tre per ogni lato lunghi rettangoli di pietra che si
stagliavano verso l'alto,ma non con grazia e delicatezza,avevano un
aspetto rude,dagli angoli spigolosi e con segni e figure il cui
significato era antico quanto quelle rovine.
Ma non fu l'architettura ad attirare l'attenzione dell'inuyokai.
- Vieni,ti aiuteremo a capire.
Disse yuki mentre proseguiva in avanti verso quella che agli occhi di
Sesshomaru era un immagine paradossale.
- Fatti forza ragazzo,ora,l'unico scontro che ti resta da fare
è quello con la realtà.
Già,la realtà,ma la si poteva chiamare
così?Era davvero possibile definire quel paradosso che stava
osservando? Visione di ciò che non avrebbe mai osato
immagginare di trovare laggù,la dove il silenzio
n'è faceva ormai da padrone,la dove un antica fratellanza
aveva custodito un segreto tanto grande da doverlo nascondere la
sotto,la cui conoscenza sembrava essere riservata solo a coloro che
entravano in contatto con quella enigmatica visione.
E in quel momento fece il suo primo passo,il primo passo incerto che
faceva dentro quella construzione,apparentemente il glaciale ragazzo
sembrava semplicemente stupito della cosa,ma la verità e che
dentro nascondeva un ansia che man mano si faceva sempre più
grande,ogni passo lo avvicinava a quella consapevolezza mista ad
incertezza e mentre il dubbio si faceva strada in lui un altro brivido
gli percorse la schiena.
Il pensiero di quel posto che lo circondava con tutto il suo
mistero,l'aria che sapeva di occulto,una sensazione di mistero gli
percorsero la colonna vertebrale come una folata di vento gelido che
gli entrava nelle ossa,non era una paura folle quella che si stava
facendo spazio nel suo animo,ma un sentore di pericolo,come un
allarme,come se un istinto primordiale gli dicesse di stare
attento,allarmandolo su ciò che potrebbe vedere...e che
forse sarebbe stato meglio non vedesse.
Le iscrizioni,i segni dal dubbio significato,disegni dal messaggio
criptico e contorto,enfatizzavano una sensazione sgradevole che nasceva
alla bocca dello stomaco,il suo corpo reagiva prima ancora che lui
potesse comprendere da cosa dovesse difendersi e da cosa ignorare,tutto
li emanava un inquietante senso dell'ignoto.
- Sesshomaru.
Disse Yuki tutto ad un tratto.
- In questi ultimi tempi ti sarai ovviamente chiesto perchè
stia succedendo tutto questo,perchè a te,perchè
ora,ebbene c'è una storia che è giusto che tu
conosca.
- Muoio dalla curiosità.
Rispose glacialmente il giovane yokai,con un nota di sarcasmo che non
era stata per nulla nascosta in quella frase.
Si atteggiava da duro,ma entrambi gli assassini avevano già
compreso quali erano le emozioni che Sesshomaru,in quella tracotanza
che era solito indossare non come maschera,ma come un vero e proprio
abito,se non addirittura una parte integrate del suo io,un arroganza
dedita ad un solo ed unico scopo,preservare quel senso di sicurezza che
lo caratterizzava.
L'arroganza era il suo scudo,la sua armatura contro quelle cose che per
lui erano sempre stata solo
debolezze,affetto,generosità,altruismo,amicizia,amore,lui si
era creato una barriera per difendersi da ciò che avrebbe
potuto fargli del male,ma allora cos'era quella cosa che gli impediva
di fare a pezzi l'umano che da tempo ormai sembrava perseguitarlo? E
quell'altra sensazione che aveva provato nel vedere Toran
così sofferente e sottomessa di fronte a lui?
Ma queste cose passavano in secondo piano se messe in confronto con un
evidenza di gran lunga peggiore,ma come poteva proteggersi se il vero
problema di quella storia situava in una sola persona? Come poteva
proteggersi da se stesso?
- Molto tempo fa,in un mondo differente dal nostro,quando
l'umanità era ancora una razza con poche
civiltà,scoppiò una guerra diverse da tutte le
altre,un guerra segreta,combattuta da due fazioni differenti.
- Fammi indovinare,assassini e templari,giusto?
- Esatto,entrambe volevano raggiungere un solo ed unico scopo,creare un
modo ideale per tutti,ma purtroppo avevano due punti di vista
differenti su come compiere tale impresa,da una parte c'erano gli
assassini,formato all'inizio da un manipolo di uomini e donne,il cui
scopo era quello di difendere il bene che ritenevano più
prezioso di tutti,la libertà.
Credevano che la libertà di ogni individuo fosse un bene
è che tale doveva rimanere,puro e incotaminato
affinchè le persone potessero cresciere sia come persone che
come membri di una società giusta ed equa,ma ovviamente
ciò impediva la costruzione di un mondo perfettamente in
pace e in armonia.
Così intervenne un altra società segreta,i
templari,un gruppo dedito all'unificazione totale di ogni nazione e la
sottomissione di ogni essere seziente,un mondo unito sotto un unica
bandiera,sottommesso ad una sola scuola di pensiero,la loro.
E così nacque la guerra alla quale ormai hai preso parte
anche tu,omicidi,scontri,combattimenti e battaglie sono solo un
assaggio di un conflitto che si combatte da ormai da troppo tempo,anche
l'economia,l'educazione,la religione,persino la politica mondiale e la
maggior parte delle guerre fanno parte di questa storia segreta,sono
poche le cose che questo conflitto segreto non inglobato al suo interno.
- Aspetta,prima hai detto che questa guerra ha avuto origine in un
altro mondo,com'è possibile allora che sia arrivata fin qui?
E qual'è questo mondo che ha dato origine a questa cosa?
- Ci stavo giusto arrivando,durante gli inizi del conflitto c'era un
altro obbiettivo che entrambi gli schieramenti volevano raggiungere,il
recupero degli oggetti lasciati da coloro che vennero prima.
- Aspetta un attimo,ho già sentito questa frase.
- Nei ricordi di Jin?
- Si,ma chi sono,questi...venuti prima?
- Nemmeno noi sappiamo molto,tutto ciò che abbiamo imparato
su di loro e che un tempo erano una civiltà di incredibile
potenza,le cui conoscenze del mondo erano talmente sconfinate da aver
raggiunto un progresso di civilizazzione a dir poco stupefacente,i
pochi che sanno della loro esistenza sostengono che fossero in grado di
costruire palazzi talmente alti da toccare il cielo,di essere in
possesso di armi così potenti da emulare la potenza di mille
soli e addirittura dicono che sapessero postarsi fin sopra il cielo
fino a raggiungere le stelle.
Sesshomaru era incredulo nel sentire certe cose,gli sembrava di
ascoltare una di quelle fiabe che si raccontano ai bambini per
intrattenerli quasi si stava tutti insieme in famiglia oppure prima di
andare a dormire,come faceva suo padre quando era piccolo,storie di
battaglie,di eroici yokai del passato,di armi potenti e di regni
perduti,la situazione che stava vivendo in quel momento gli sembrava la
medesima.
Ma c'era qualcosa di diverso nella sua situazione,la favola che stava
vivendo lui aveva delle parti tanto misteriose quanto inquietanti,i
misteri erano troppi e le domande ancor di più,ogni nuova
scoperta portava solo ad un altro angolo di storia nascosta da
scoprire,ma più andava avanti e più sentiva che
la sua pazienza veniva sempre meno,che il suo equilbrio interiore
vacillava nel dubbio e nell'incertezza.
Certe battaglie non si potevano vincere di sola spada,lui che aveva un
anima da guerriero non poteva accettare ciò,affrontare di
petto i problemi e risolverli il prima possibile,questo era il suo
stile,ma tutti quei tranelli e inganni per la mente,questa la si poteva
considerare una via onorevole?
No,ovviamente non poteva accettare.
- E quindi,cos'hanno a che fare con tutto ciò?
- Ezio,potresti spiegarglielo tu?
Intervenne Ezio.
- Certo,ragazzo ti ricordi il nostro primo incontro?
- Purtroppo si.
- Bene,ma forse questa ti aiuterà a ricordare meglio.
Il fiorentino con un espressione seria in volto,continuò a
fissare il giovane yokai,mentre con un mano andava a raccogiere nel
piccolo sacchetto appessa alla cinta,il suo misterioso contenuto.
Ed ecco infine che l'ha estrasse,era lei,Sesshomaru non aveva
dimenticato quel giorno,quello scontro e le sinistre sorprese di quella
giornata di neve.
La sfera,quel misterioso oggetto che ad un urlo della piccola Rin aveva
manifestato uno strano potere,ricordava le sensazioni provate e le cose
che aveva visto,un innaturale luce più accecante di un
tempesta,la totale incapacità di muovere il proprio corpo ed
infine lei,quella voce,una donna,una cosa del genere non si scordava
così facilmente,soprattutto se quell'evento fu l'origine
delle sue attuali disgrazie.
- Ma quella è...
- Si è proprio lei,vedi,quest'oggetto,insieme a molti altri
del suo genere viene chiamato frutto dell'Eden o almeno e
così che lo chiamiamo dalle mie parti,anche se Yuki mi ha
detto che in questo paese vengono chiamati frammetti del paradiso.
- Non ci capisco più nulla,cosa diavolo è quella
roba?
- Nello specifico non lo sappiamo nemmeno noi,ma probabilmente nemmeno
i templari sanno che cosa siano e quale sia la loro natura,quello che
è certo e che questi oggetti possiedono capacità
straordinarie,nel mio mondo hanno influenzato gran parte degli
avvenimenti storici e religiosi,sono passati per le mani di grandi
figure del passato.
- Ad esempio?
- Ad Esempio? Vediamo un pò,conosci Ramses secondo?
- No.
- Annibale?
- Nemmeno.
- Alessandro Magno?
- Mai sentito.
- Giulio Cesare?
- Chi?
- Attila?
- Esattamente come quelli che hai nominato prima,no è puoi
anche fermarti,probabilmente sono tutti umani quelli che hai
citato,quindi non mi interessano.
- Ragazzo,mi sa tanto che devi farti una cultura,fidati ti farebbe solo
bene.
Intervenne Yuki.
- Mi scusi signor Ezio,ma i personaggi da lei elencati non sono molto
famosi da queste parti,visto che sono molto più famosi in
occidente.
Intervenne Sesshomaru.
- Le terre occidentali sono le terre della mia famiglia e non li ho mai
sentiti questi nomi.
- Veramente intendevo più a occidente,oltre il continente.
- Perchè cosa c'è oltre al continente?
- Molte altre nazioni,comunque stiamo divagando,tornando all'argomento
principale,signor Ezio continui la prego.
- Tornando a noi,(Disse Ezio riprendendo da dove si era
interrotto),questi oggetti sono passati anche per le mani di importanti
personaggi storici,ognuno dei quali,nel bene o nel male a usato ed
abusato dei loro poteri per raggiungere i loro scopi,molti frutti
dell'Eden possiedono forme e capacità differenti.
- Quindi immagino che nei vostri scontri con i templari il recupero di
queste cose,abbia una certa priorità.
- Esattamente.
- Però c'è una cosa che non si spiega,quel
giorno,quando ci siamo scontrati,c'era anche una donna,che aveva preso
il controllo di Rin,chi era? Sembrava conoscerti?
- E una lunga storia,che riguarda sempre questa sfera,mi spiace,ma oggi
il tempo a nostra disposizione e poco e quindi,abbiamo altro a cui
pensare,c'è una cosa che devi vedere,anche se penso che tu
l'abbia già intravista da lontano,vero?
E mentre continuavano a camminare una strana sensazione si fece largo
nell'animo dell'Inuyokai,la visione della sfera attirava la sua
attenzione,quella palla lucente,dall'aspetto metallico,con strane linee
incise sulla superfice mentre frazioni di luce percorrevano le
incisioni dando l'impressione che quella cosa fosse viva,come un altra
sfera di sua conoscenza,la shikon no tama,la sfera dei quattro spiriti.
Già,la sfera,era tempo che non gli tornava alla memoria quel
ninnolo maledetto,un cristallo viola abbastanza piccolo stare nel pugno
di uomo,tanto piccola eppure tanto pericolosa poichè in
molti,tra umani yokai e chissà quale altra creatura aveva
tentato di entrarne in possesso.
Molti erano i privilegi che offriva,forza,potere tutto quello che il
suo possessore desiderava,ma c'era un prezzo da pagare,la corruzzione
del proprio io,chiunque ne entrasse in possesso avrebbe dovuto
sopportare sfortune e miserie continue,tante promesse di un oggetto
così ricercato solo per cedere alla sue false
lusinghe,più un parassita che un gioiello.
Lui però non era mai ceduto a quelle false promesse,anche se
in primo luogo non l'aveva mai cercata,lui era già molto
forte di suo,non n'è aveva bisogno,poteva dire la stessa
cosa di quella strana palla di metallo,eppure c'era un qualcosa che lo
incuriosiva,la natura estranea di quell'oggetto,quel frutto dell'Eden
come l'aveva chiamato Ezio,suscitava in lui una curiosità
impossibile da estinguere,non fortissima ma comunque presente.
Era conscio della potenza di quella palla,di tutte quelle bizzarie con
la quale era entrato in contatto: la mela,la tavola con le incisioni,il
grande torii e...Akira.
Per un attimo gli venne in mente il maestro templare,nulla
però riguardasse il loro scontro,oppure i segreti che
nascondeva riguardo alla sua infanzia o alla misteriosa amicizia con
suo padre,no,gli tornavano in mente la passione preferita del suo nuovo
nemico,la storia.
Quella strana ossessione che Akira sembrava ostentare come un
pregio,ricordava bene come alla festa tenuta nel suo feudo in
montagna,aveva collocato con cura maniacale pezzi di antiquariato
antichissimi,la maggiorparte degli ospiti non sembrava curarsene
più di tanto,lui compreso,solo pochi interessati,qualche
nobile,nulla di che.
E poi c'erà quella città,quell'insediamento
abbandonato,li nel cuore della montagna,dove antiche costruzioni si
mescolavano all'incredibile numero di ossa e scheletri presenti in quel
luogo,sicuramente Sesshomaru non'è era di certo il massimo
esperto del settore,ma in quella passione di Akira per il passato era
fin troppo precisa,curata in ogni minimo dettaglio.
Che quel passatempo dello scavo riguardasse solo una semplice
curiosità da parte dello yokai eterocromatico,oppure anche
lui era alla disperata ricerca di quei quei frammenti del paradiso?
Forse la risposta era più semplice di quello che sembrava.
Ma allora perchè mettere in mostra la tavola di pietra?
Perchè permettere che Sesshomaru gli si potesse avvicinare a
tal punto da entrarne in contatto,solo per farsela portare via da
Toran,valeva così tanto la perdeti di un simile manufatto?
E mentre il suo cervello si impegnava nel frugare la risposta
notò quasi in ritardo che il fiorentino e la sua sorella di
lama si erano fermati.
- Eccoci qua,preparati a restare di sasso.
Disse Yuki rivolgendosi allo yokai.
Nel sentirla tornò alla realtà e lo spettacolo
che vide davanti fu lo stesso che vide a metri e metri di distanza,ora
solo più vicino a lui e purtroppo più
sconvolgente di quello che credesse.
Di fronte a loro,li dove l'enorme salone finiva vi era collocata una
grande statua,una figura d'uomo scolpita in una pietra
bianchissima,scopito con una tecnica molto,ma molto differente dallo
stile che rispecchiava quel luogo,persino gli abiti che vestiva
sembravano davvero estranei a quel luogo.
A partire dagli strane calzature,erano dei sandali,formati da numerose
strisce mentre poco sopra lunghi pantaloni lischi dove alla cintola vi
era legata un fascia che finiva in un striscia che scendeva dietro le
gambe,la veste superiore invece consisteva in sopravveste
stretta,aperta in mezzo ma tenuta insieme da un sorta di anello e in
testa una capigliatura corta con ciuffi di capelli che andavano verso
l'alto,quasi sembravano appuntiti.
E nel vedere quell'insieme di dettagli si concentrò infine
sul volto di quell'opera scultorea,un viso liscio,da giovane uomo,con
occhi dallo sguardo rilassato pur tuttavia attenti ed espressivi,la
bocca contratta in un sorriso appena percettibile e infine le
orecchie,semplicemente appuntite.
Sesshomaru lo aveva riconosciuto,era un yokai...un
dayokai,purtroppo,aveva riconosciuto la forma del viso,quello che ha
distanza di decine di metri sembrava un scherzo dettato dalla stranezza
del luogo,era in realtà una verità agghiacciante.
- Non...può essere vero.
Disse lui incredulo sullo spettacolo che gli si figurava davanti agli
occhi.
- No? Guarda attentamente,come fai a non vedere l'ovvio? Come fai a non
riconoscere il volto di quell'uomo?
L'inuyokai si girò verso di lei con occhi dallo sguardo
iracondo.
- E impossibile,chi mi dice invece che questa non sia un altra prova
come quella di poco fa?Chi mi dice che non sia un altra menzogna?
- Ti sbagli e la verità,oltretutto questa scultura e
talmente vecchia che si trovava già qui prima ancora della
fondazione della confraternita,no figlio di Inutaisho,quello che stai
osservando adesso e la realtà,per quanto incredibile possa
sembrare.
- No,quella statua non può avere quell'aspetto.
Diede un ultima occhiata alla statua,per poi osservarla ancora una
volta,con sguardo incredulo e sconcertato.
- Perchè quel volto...e il mio.
Ecco qual'era la verità che non poteva accettare,i
lineamenti che aveva riconosciuto in quell'uomo,gli occhi,la forma del
naso e della bocca,tutto ciò che c'era da vedere in quella
figura,era lui,per filo e per segno.
La somiglianza tra i due era pressochè inconfondibile,ma a
questa nuova inquietante scoperta,sorgeva un dubbio quanto mai
inquietante,perchè mai c'erà una statua del
genere in luogo come quello? E se la statua era così antica
come aveva detto Yuki,com'era possibile che c'erà la sua
faccia si trovava su quella scultura.
Non poteva credere a una cosa simile,Sesshomaru sentiva che quella cosa
era al di fuori non solo da ogni concezione logica,ma anche fuori
luogo,come se non dovesse essere li,un pò come quegli
oggetti,i frutti dell'Eden o frammenti del paradiso,o come diavolo si
chiamassero a lui non gli importava.
Il volto sarà stato anche il suo,questa era più
che certo,ma quell'abbigliamento? E sopratutto quel taglio di
capelli,era come vedere la propria immagine riflessa,eppure sentiva che
c'era qualcosa non tornava.
- Quel volto e il mio,ma quell'uomo non sono io,non posso essere
io...non è vero...non ci credo.
- Ora devi cercare di stare calmo.
- Calmo?...Calmo? Dopo tutto quello che ho passato oggi,sono stato
ingannato,ho rischiato di perdere la vita giù per un
precipizio,mi sono scontrato con un antica rivale,solo per farmi
raccontare una favola su una guerra segreta nata tra due parti in lotta
e per cosa? Per degli oggetti creati da una chissà quale
mitica civiltà scomparsa? E proprio una bella storia,ma dopo
quello che ho visto oggi penso proprio che prenderò una
pausa da tutto questo,ci vediamo al villaggio.
Li fissò per un attimo,poi alzò un ultimo sguardo
verso la grande figura di pietra davanti a lui e infine si
girò,intenzionato ad allontanarsi dal quel posto,da quella
stanza,ma sopratutto da quella cosa,quella figura che assomigliava a
lui in modo pazzesco,gli occhi,il naso,la bocca,tutto di quel
volto,persino l'altezza degli zigomi e i minimi particolari erano
totalmente somiglianti a ogni parte del suo volto.
Eppure,c'era qualcosa che non quadrava,il viso della statua e il suo
erano identici,ma per quanto riguardava il taglio dei capelli e delle
vesti? E sopratutto,se era vera la storia che quella scultura era li
prima ancora della fondazione della vecchia base degli assassini,allora
chi c'è l'aveva messa li? Perchè aveva
quell'aspetto? Che anche quello fosse un lascito di quella
civiltà perduta?
Ora come ora la cosa non gli poteva importare meno,aveva solo voglia di
prendere un pò d'aria,di prendersi un pò di
monotona tranquillità,come piaceva fare a lui di
solito,isolarsi dal resto del mondo e dedicare un pò di
tempo a se stesso,cosa che ultimamente non gli riusciva molto bene.
Uscì dal grande salone e appena attraversata la grande porta
la rivide ancora li,Toran,era seduta per terra,poco lontano
dall'entrata dell'edificio principale,la vide li,con aria pensierosa e
subito dopo vederla che girava lo sguardo verso di lui.
La ragazza si alzò facendo qualche passo verso di lui.
- Allora che ti han...
Chiese lei con tono serio e lievemente preoccupato,preoccupazione
probabilmente dovuta al combattimento di prima.
Ma lui si ricominciò ad avanzare per fatti suoi,senza
lasciarle il tempo di finire la frase che già l'aveva
superata senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
- Sesshomaru,che ti succede?
- PERCHE NON LO CHIEDI A LORO?
Disse lui girandosi iracondo verso la pantera,rivolgendosi a lei con
tono brusco e uno sguardo carico di rabbia.
Lui vide l'espressione di Toran,stupore misto ad una leggera paura,un
silenzio di tomba scese tra i due e poco dopo lo sguardo dell'Inuyokai
si calmò,resosi conto di ciò che aveva detto,o
meglio,come l'ho aveva detto.
Sesshomaru era nervoso e la cosa era certamente evidente,brevi respiri
rapidi,seguiti poi da una respirazione più regolare,il cuore
riprendeva il suo ritmo normale e un espressione più
rilassata si fece largo sul suo viso,la guardava e in una parte di lui
la cosa gli di spiaceva,non avrebbe voluto risponderle
così,lei con quelle rivelazioni non c'entrava niente.
Eppure,la cosa che lo ferì di più in quel momento
era come lei aveva ricevuto quella sua reazione furiosa,dallo sguardo
di Toran si capiva molto bene che la cosa l'aveva lasciata
spiazzata,presa di sorpresa.
Lui la guardò un attimo per poi distorgliere lo sguardo da
quello di lei,come se provasse vergogna per quello che aveva fatto.
- Ho bisogno di restare da solo.
E detto questo si allontanò,sapendo bene che lei lo stava
ancora guardando,la cosa non potè far altro se non aumentare
la distanza che c'era tra lui e quel posto la cui vista in quel moemnto
non potè dargli altro che fastidio e inquietudine.
Diverse ore più tardi,nel villaggio tra le montagne.
Buio,la sera ormai aveva ricoperto il cielo del sua scura tinta il
cielo,che da li si potevano vedere le stelle quasi potessero toccare
con un dito.
Sesshomaru le guardava da li,in quella casetta nella quale si era
svegliato,da quando era tornato non aveva fatto che mettersi a sedere
accanto ad un muro vicino al futon,i suoi occhi osservavano gli astri
del cielo,ma la sua mente era altrove.
Da quando quella sua nuova avventura era cominciata aveva visto e
affrontato cose e verità con la quale non avrebbe mai
pensato di confrontarsi e più il tempo passava
più aveva la sensazione che il filo logico di tutta quella
storia ormai si stava perdendo.
Una guerra nata per cause che lui nemmeno riusciva a comprendere,che
andavano alla ricerca di antichi manufatti realizzati da un popolo
dimenticato? Più ci pensava e più gli sembrava di
trovarsi dentro una storia per bambini,ma la cosa che gli dava
più fastidio era quella statua,quella dannata forma di
pietra con le sue sembianze anatomiche,così uguale a lui e
pur tuttavia così diversa.
E proprio mentre la sua testa si riaffollava di idee e domande senza
capo ne coda,sentì qualcuno entrare dalla porta scorrevole
di legno,era Toran.
- Va tutto bene?
- No.
Rispose lui,secco e glaciale com'era nella sua natura,non l'aveva
nemmeno guardata quando si rivolse a lei.
- Forse ho fatto male a disturbati,me ne vado.
Disse lei in tono sconsolato e intenta a ritornare su i suoi passi.
- Resta...se vuoi.
Il cane la fermò subito sul ciglio della porta,anche se
forse non sarebbe bastato molto a trattenerla li dentro,lei
scrutò ancora una volta la sua sagoma e lei lo vide
li,illuminato dalla luce delle stelle dandogli un immagine di se come
un anima in pena,bella e dannata.
Lei si avvicinò sedendosi dall'altro lato parallelo a quello
di Sesshomaru,poichè non osava avvicinarsi troppo, non dopo
lo scontro di quella mattina,non dopo essere stata toccata nella sua
intimità.
- Vedo che le tue ferite non sono completamente guarite,se non altro il
ghiaccio sembra non aver compromesso ulteriormente i danni,comprese le
mani,ho avuto paura che le tue mani non riprendessero
sensibilità.
- Da quando questa storia e cominciata ho perso buona parte delle mie
capacità rigenerative,non riesco più a guarire
alla stessa velocità che avevo fino a poco settimane
fa,anchè se non credo che tu sia venuta solo per le mie
condizioni fisiche,o meglio,non penso sia l'unico motivo per la quale
mi hai raggiunto.
- Sono solo preoccupata per te.
- Non n'è vedo la ragione,anche se in effetti ora che ci
penso,perchè stai facendo tutto questo?
- B'è visto che oggi il nostro e stato un duello finto...
- Non intendevo quello,perchè sei qui? Cosa ti spinge a
collaborare con questi cappucci bianchi?
Abbassò lo sguardo,quasi non volesse guardarlo negli
occhi,fece un profondo respiro e gli rispose.
- Ricordi la sera della festa? Due mesi prima ricevetti un invito per
una festa che si sarebbe tenuta nelle terre occidentali,la stessa festa
in cui io e te ci siamo rincontrati,ma dopo che ricevetti quell'invito
ricevetti un visita,una sera,mentre ero nelle mie stanze,comparve una
donna che tu già conosci.
- Parli di Yuki?
- Si lei,non ebbi nemmeno il tempo di usare i miei poteri che lei mi
gettò ai piedi una lettera che dimostrava che uno dei miei
consiglieri era in combutta con un certo feudatario per il controllo
delle terre del mio clan.
- E scommetto che quel feudatario era Akira.
- Esatto,giusto il tempo di leggere per intero il messaggio che lei era
già svanita,subito dopo avvertì le guardie per
arrestare il traditore e farlo processare con la pena capitale,ma
quando raggiunsi io suoi alloggi era già morto e vicino al
cadavere era stato lasciato un messaggio.
- E cosa diceva il messaggio?
- Attenta,alcuni gatti sono fedeli ad un altro padrone.
Calò di nuovo il silenzio tra i due e per Toran la cosa si
faceva imbarazzante,ma per Sesshomaru le cose erano differenti,si era
perso di nuovo nei suoi pensieri,lui fissava la pantera dritta negli
occhi e lei si sentì in qualche modo colpevole,non sapeva di
cosa ma percepiva che qualcosa la collegava ad una dei tanti pensieri
alla quale l'inuyokai cercava risposta.
- Devo dedurre che tu stia dalla parte di questi inccappuciati solo per
interesse verso il tuo clan,se non altro il tuo e un motivo
comprensibile,il mio invece è sapere perchè Akira
e così interessato a me.
- Che intendi dire?
- Mentre combattevo con lui ho constatato di persona la sua forza e la
sua abilità come combattente,la sua bravurà nel
combattere e incredibile.
- E uno avversario così forte?
A quella domanda Sesshomaru non potè rispondere
immediatamente,gli tornava alla mente quello scontro,quel suo scompenso
di abilità e tecniche fu così evidente che Akira
in confronto si dimostrò un autentico maestro della lotta,le
sue movenze,le sue schivate e i suoi colpi erano qualcosa con la quale
non si era mai confrontato prima,tali furono la destrezza e la forza
del templare che ricordava ancora bene il peso di quei pugni,la stretta
delle prese e le curiosi posizioni di combattimento,tra i due lui era
il pivello e come tale era stato trattato.
Non fu mai messo veramente in pericolo dall'armamento della squadra dei
sette,non furono gli imbrogli e gli inganni di Naraku a schiacciarlo
è tanto meno Tessaiga,dalla cui potenza era stato sconfitto
solo perchè il suo fratellastro imparò ad usarla
in modo casuale,ma braccia e gambe e strategia di un uomo della quale
non sapeva niente e che al contrario quest'ultimo sapeva tutto di lui.
Il solo pensiero di quell'uomo lo infastidiva dal più
profondo della mente,quell'angolo della mente in cui ricordi
riaffioravano gli facevano tornare a galla sensazioni di tremenda
sconfitta,debolezza e vergogna,vergogna di aver sottovalutato
l'avversario,vergogna di essere stato trattato come un bambino di
fronte ad un adulto,vergogna della sconfitta subita così
facilmente,era un guerriero e come tale si sarebbe rialzato,ma le
cicatrici restano e non tutte sono quelle che si posano sulla pelle,il
suo animo era marchiato da quella sconfitta.
- Si...ma la prossima volta non mi troverà impreparato.
Rispose così,con tono distaccato,ma ad un orecchio sensibile
avrebbe udito una nota di nascosto malessere.
Lei lo fissò attentamente ancora una volta è
qualcosa in lei la istigava a non volergli togliere gli occhi di
dosso,se solo lui si fosse accorto che lei lo stesse osservando,ma era
troppo impegnato a guardare quei puntini luminosi nel
cielo,così lontani da loro e dai loro problemi.
Toran aveva sentito tutto di quel loro discorso senza perdere una sola
parola,eppure c'era un qualcosa di forte dentro quel ragazzo dalla
lunga chioma argentea,così simile nello sguardo,ma
così diversi nello spirito,solitamente lei si ricordava di
come nei loro più vecchi scontri aveva sempre quegli occhi
freddi e lontani,un viso di pietra con un espressione per niente viva.
Ma quella sera si accorse di un altra energia che scaturiva
dall'inuyokai,aveva sempre pensato che come lei avesse del ghiaccio che
gli scorreva nelle vene,ma ora non poteva non notare un fuoco che gli
bruciava dentro,una fiamma che partiva come una scintilla ma che poco
alla volta poteva trasformarsi in un incendio,se non peggio,era un
altra la fonte di energia che lo alimentava ad andare avanti.
Era la volontà? Era la determinazione? Era la forza? Cosa
alimentava così tanto quella sua forza d'animo,che anche
nella sconfitta più amara trovava la forza di rialzarsi? Lei
non lo sapeva,ma forse nemmeno lui era pienamente conscio di quella sua
caratteristica.
Forse era questo ciò che attirava la sua attenzione,forse
era questo ciò che l'attraeva di più,lei era una
combattente e anche lei poteva capire come lui si sentiva.
Ma forse non lo avrebbe mai capito,non completamente.
- Forse è meglio andare a dormire,chissà cosa
accadrà domani.
Disse lei in tono rilassato,come a voler cambiare immediatamente
discorso,volendo così allontanare i brutti pensieri,che
aleggiavano in quella piccola casupola e detto questo si
alzò in piedi avvicinandosi ad una porticina nascosta nel
muro che Sesshomaru non aveva degnato neache di uno
sguardo,l'aprì e tirò fuori quello sembrava un
altro futon.
Lui accorgendosi della cosa osservò la pantera con fare
stupito.
- Che stai facendo?
Chiese lui mentre la osservava prepare quel fagotto poco lontano dal
futon nella quale aveva dormito lui.
- Mi preparo per la notte.
- Cosa?
- Quando gli assassini non venivano a contrallare le tue condizioni ero
io quella ti teneva d'occhio,nel caso fosse accaduto qualcosa di
strano,il fatto che stamattina non ci fosse riguardava la tua
prova,dovevano farti credere che per questi tre giorni nessuno ti
tenesse d'occhio durante la notte.
A quel punto non sapeva più cosa dire e per ciò
si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
- Dove vai?
Chiese lei incuriosità.
- Non lo so,ma non posso restare qui nel caso ti volessi spogliare per
cambiarti d'abito.
E a quel punto,chiudendo il discorso su lei che si toglieva i vestita
usci diretto chissà dove.
E lei rimasta completamente sola,divenne rossa dalla vergogna,quasi
rischiando di andare a fuoco da come aveva cominciato a scottare,il
sole pensiero di lui che avesse immaginato che lei si togliesse il
kimono e gli stivaletti la faceva scaldare come una zuppa messa sul
fuoco.
E in quel momento si ricordò di una peculiarità
che caratterizzava Sesshomaru come l'individuo distaccato che
dimostrava di essere.
La delicatezza per lui era un concetto totalmente estraneo.
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