Sono passati tre giorni.
Non è da me preoccuparmi, ma
stavolta…il modo in cui se n’è andata,
insomma…sembrava veramente infuriata. Per cosa, poi?
Per gelosia di una bambina di quattro anni.
Lasciamo perdere.
Ho deciso di mettere per un attimo da parte il
mio orgoglio, che lei dice di odiare tanto, e andare a cercarla: giusto
per farle vedere che ogni tanto mi preoccupo per lei!
Il primo luogo che mi è venuto in
mente è il suo ufficio. E infatti sono qui a percorrere il
corridoio dell’edificio in cui lavora per quella rivista (
che non ricordo mai come cazzo si chiama!) ma l’ho
accompagnata spesso a lavoro, per questo l’ho trovato subito.
“ Eva Hernandez!” chiedo
senza giri di parole a colei che sembra la segretaria di questo ufficio.
Inizialmente mi squadra dalla testa ai piedi, poi
con fare altezzoso, osserva attraverso le sue piccole lenti
l’agenda sulla scrivania.
“ Mi dispiace, non
c’è!” risponde con voce fredda e
professionale.
“ E
dov’è?” domando con tono scocciato.
“ Ha preso qualche giorno di ferie
anticipato! Mi dispiace non posso aiutarla!”.
Perfetto. Eva è in ferie. Potrebbe
essere ovunque.
Pensa Kai, pensa!
Dove potrebbe essere?
Beh… non è difficile
arrivarci.
È uno dei primi posti in cui si
andrebbe a rifugiare.
***
Inizio ad agitarmi, voltandomi e rivoltandomi su qualcosa che non
sembra il mio letto. I miei occhi sembrano sigillati. È come
se fossero ricoperti da grossi macigni.
Mio dio, che mal di testa.
Ecco che mi rigiro, stavolta a pancia in su e con
grande sforzo apro lentamente gli occhi, ancora ricoperti da un velo
che fa apparire tutto poco nitido.
Sbatto più volte le palpebre, mentre
pesantemente stacco la schiena dal letto, o divano…non
capisco cosa sia.
Dopo alcuni secondi di totale smarrimento,
durante i quali i miei occhi assonati cercano di focalizzare le
immagini degli oggetti che mi circondano, riesco a vedere chiaramente e
a rendermi conto che non sono su un letto, ma su un divano. E non
è il divano di casa mia questo, come ogni oggetto e mobile
di questa stanza. Nulla appartiene a me, proprio nulla.
Dove mi trovo?
Con una spinta cerco di alzarmi, ma un vortice
alla testa mi costringe a ricadere indietro sul divano.
“ Ahi!” esclamo, toccandomi
la testa dolorante.
Dove sono? Perché sono qui? E
soprattutto, cosa è successo?
Non riesco più a capire niente: non so
nemmeno che ore siano!
Oh mio dio!
La mia espressione è completamente
persa, la mente vuota: possibile che non riesca a ricordare?
Prendo un profondo respiro, chiudendo gli occhi.
Alzati Anya!
alzati!
Perfetto, sono in piedi. Adesso non mi resta che
esplorare il resto di questo appartamento e trovare qualcuno.
A passi lenti e felpati inizio a camminare,
osservandomi intorno con sospetto. I miei occhi puntano ad un bastone
poggiato alla parete e la mia mano lo afferra. Adesso le mie orecchie
percepiscono un rumore: sono dei passi. Mio dio sta arrivando qualcuno!
Che faccio?
L’istinto mi porta a chiedere :
“ C’è qualcuno?”.
Ecco che arriva, dal corridoio. Deglutisco e
“…Boris?” chiedo accigliata, osservando
il platinato che si erge dinanzi a me in mutande.
“ Anya! Finalmente ti sei svegliata,
pensavo fossi morta!” afferma scherzosamente, sotto il mio
sguardo completamente allibito. Oserei dire pietrificato. Non so se per
il fatto di avere visto Boris in boxer o per il fatto di essere a casa
sua, per non so quale motivo. “ Perché hai quel
bastone in mano?” chiede con espressione interrogativa.
“ Eeemh…”. Riposo
l’oggetto al suo posto. “Che cosa ci faccio
qui?” chiedo confusa, cercando di tenere lo sguardo alto,
verso il suo viso ed evitare che i miei occhi puntino più in
giù del suo torace.
“ Non ti ricordi nulla?”
chiede sorpreso e divertito allo stesso tempo.
“ N-no…” . Questo
suo atteggiamento inizia a confondermi.
“ Davvero non ricordi
nulla?”.
E a preoccuparmi.
“ No, cioè ho dei vuoti di
memoria!”. Rivelo, seguendo con gli occhi il suo
corpo seminudo avanzare verso il frigo, incurante della mia presenza.
“ E cosa ricordi?”.
***
“ Ricordo…”.
Anya inizia a far vagare il suo sguardo a destra
e sinistra, quasi a voler trovare indizi. Insomma non ricorda veramente
nulla?... Grandioso!
“ Ricordo delle cose strane e non so
distinguere quello che potrebbe essere successo realmente da quello che
avrei potuto sognare!” spiega con espressione seria.
“ Dunque…” . La
incoraggio a continuare, riposando in frigo la bottiglia, da cui ho
bevuto un po’ di succo di arancia.
“ Ricordo che sei passato a
prendermi…” inizia a raccontare fissando un punto
indefinito del pavimento “ …Poi siamo andati in
quel posto, di cui non ricordo il nome, e…e poi abbiamo
iniziato a bere”.
Annuisco, confermando quanto ha appena detto
“ Poi…” aggiungo.
“ Poi… da qui inizio ad
avere dei dubbi: non so se ho sognato di avere ballato su dei tavoli o
se l’ho fatto veramente!” mormora confusa cercando
in me la soluzione al suo dilemma.
Devo dirle la verita?...
Ma sì, dai!
“ Lo hai fatto veramente!” le
rivelo trattenendo una risata.
“ Coooosa?!”.
È sconvolta, decisamente sconvolta.
“ E
cos’altro avrei fatto? Dimmelo!” minaccia furibonda
e spaventata, avvicinandosi al sottoscritto.
“ Vediamo…” faccio
finta di ricordare e “ hai ballato sui tavoli, bevuto come un
vichingo e fumato erba!” affermo d’un fiato senza
farmi troppi scrupoli.
I suoi occhi diventano sempre più
spalancati, insieme alla bocca.
“ Stai scherzando?”.
Scherzando? Forse sta scherzando lei facendo
finta di non ricordare!
“ Se stessi scherzando avresti
l’alito che puzza di alcol e i vestiti che puzzano di
fumo?” le faccio notare, osservandola a mo’ di
sfida.
Ecco che come previsto si porta un lembo della
maglietta al naso per verificare quanto ho appena detto.
“ Non so nemmeno che odore abbia
l’erba!” ammette sconvolta.
“ Beh, proprio quello che hai addosso!
Ti consiglio di fare una bella doccia prima di andare al
lavoro!”.
“ Il lavoro! Cacchio! Ma che ore
sono?”.
“ Ehm… le dieci e trenta!
Forse sei ancora in tempo, Dana non avrà avuto il tempo di
affilare le lame dei coltelli!” affermo scherzosamente,
osservandola mentre si dispera silenziosamente.
***
Sono una deficiente! Sono una persona orribile! Dopo queste rivelazioni
mi sento male, sento che potrei…potrei…
Ommioddio!
“ Il bagno!” chiedo in fretta.
“ Cosa?” .
“ Il bagno,
dov’…” non ho il tempo di finire la
frase che un conato di vomito mi blocca e sono costretta a trattenerlo
ponendo una mano sulla bocca. Solo adesso Boris capisce e con un gesto
repentino mi prende per un braccio trascinandomi fino in bagno dove,
senza dargli il tempo di scappare via, rigetto tutto in un sol colpo,
tossendo, dimenandomi e tossendo ancora, mentre alcune lacrime rigano
il mio volto.
***
Ce l’ho fatta per un pelo! Per poco non si allagava la
cucina. Sarebbe stato un vero disastro ed io non lo avrei raccolto,
piuttosto avrei cambiato appartamento!
Poverina, il suo stomaco alla fine ha ceduto. In
effetti, aveva decisamente esagerato, e forse, avrei dovuto fermarla.
Ma ormai è fatta: ti serva da lezione, Boris!
So che non dovrei guardare: non è il
massimo vedere vomitare una persona di prima mattina, abbracciando la
tazza del water, ma sembra strano dirlo, sono preoccupato. E anche se
la mia espressione in questo momento sembra dire: mio dio che schifo!
Beh, sono, ripeto, preoccupato.
“ Finito? Ti senti meglio?”.
Chiedo osservandola mentre si accascia a terra, pulendosi come meglio
riesce.
Sembra annuire, anche se non capisco cosa
vogliano dire quelle lacrime.
Tiro lo sciacquone, evitando
assolutamente che i miei occhi vedano quello scempio e infine mi
abbasso piegando le ginocchia, spostandole qualche ciocca di capelli
dal viso.
“ Perché piangi? Vuoi che ti
porti in ospedale?” chiedo seriamente preoccupato.
“ No…” risponde a
tono basso “ Voglio solo sparire dalla faccia della
terra!” asserisce duramente.
“ Dai, non dire
così!” cerco di tirarla su con un braccio, per
farla riprendere. “ Capita a tutti di perdere la testa, non
è mai morto nessuno…”, beh forse
qualcuno. Ok, cambiamo discorso! “ Adesso ti fai una bella
doccia e poi ti sentirai meglio, vedrai!”. La incoraggio.
“ Perché sono qui a casa
tua?”.
“ Perché qualcuno ha perso o
dimenticato a casa le chiavi!” le ricordo severamente.
“ Ma io ricordo di averle prese,
giuro!”.
“ Allora le hai perse, controlla meglio
in borsa!” le consiglio.
Con uno scatto felino raggiunge la cucina, prende
la borsa e in un battibaleno ecco che…
“ Com’è
possibile?”.
Le chiavi che ieri sera sembravano essere
scomparse, ora penzolano dalla sua mano.
“ C’è una tasca
interna, in cui io metto le chiavi…” spiega felice
di averle ritrovate.
“ Evidentemente ieri sera eri troppo
ubriaca per ricordarti di questo particolare ed io non so cercare nella
borsa di una donna: siamo una squadra vincente, devo
ammetterlo!”.
“ Boris?”.
“ Si?”.
“ Oltre ad avere ballato sui tavoli,
avere bevuto come un vichingo e fumato roba strana…
c’è altro che dovrei ricordare?” chiede
sospettosa.
Cazzo! Non capisco dalla sua espressione se me lo
stia chiedendo perché non se lo ricorda o…
ricorda ma vuole capire se sia successo realmente.
Indugio qualche attimo a rispondere e questo la
insospettisce.
“ Bo-ris! C’è
qualcosa che devi dirmi? Ti prego dimmelo, è successo
qualcos’altro?” chiede nuovamente, interponendo la
parola altro tra virgolette alludendo ad altro, appunto.
Dovrei dire la verità? Mi sei saltata
addosso e volevi quasi stuprarmi, e, porca la miseria se il mio senso
di colpa non mi avesse fermato, forse sarebbe successo qualcosa di cui
pentirsi amaramente? Dovrei dirglielo?
“ No…” rivelo
d’istinto, rispondendo forse alla domanda che il mio cervello
si era posto.
“ No cosa?”.
“ Non è successo
niente!” le spiego cercando di apparire nella maniera
più tranquilla possibile.
In fondo non è successo niente.
È stato solo qualche bacio.
“ Mi stai dicendo la
verità?” chiede ancora una volta riducendo gli
occhi a due fessure.
Perché non mi crede, cazzo!! Ok , non
è da me rinunciare a una scopata, ma non sono stronzo a tal
punto da portare a letto l’ex di Hiwatari con cui ha una
figlia. Se lo avessi fatto, avrei potuto iniziare a scavare la mia
tomba.
“ Ascolta le mie parole: se fosse
successo qualcosa…” inizio a dire con tono lento e
scandito “…lo ricorderesti ancora,
credimi!” concludo con sguardo malizioso, indicando con una
mano il mio corpo seminudo, come a voler dire – guarda tu
stessa!-.
Questa mossa riesce a metterla ko, facendola
arrossire come un peperone.
“okok!” dice arrendevole.
“ Ti credo!” conclude forzando un sorriso
imbarazzato.
***
Stranamente credo nelle sue parole.
In queste sere ci siamo solo divertiti come
avrebbero fatto due vecchi amici, non credo che Boris avesse cattive
intenzioni.
Probabilmente l’immagine nella mia
mente in cui mi bacia è solo frutto della mia immaginazione,
mista agli effetti di alcool e qualcos’altro.
Come frutto della mia immaginazione
sarà stato il vago ricordo di essere caduca dalle scale.
“ Sono per caso caduta dalle
scale?” chiedo interrogativa a Boris che mi accompagna alla
porta.
“ Mmh… Non che io
ricordi!” risponde facendo spallucce.
Allora avrò sognato anche quello,
anche se ho dolori ovunque…
***
Ho fatto più in fretta che potevo. Non appena Anya
è andata via dal mio appartamento ho fatto una doccia lampo
e sono corso qui a lavoro. Mentre aprivo la saracinesca ho sperato per
un momento che la montagna di lavoro che avevo messo da parte, fosse
magicamente sparita. E invece no, le quattro auto da riparare erano
ancora qui, ad aspettarmi!
“Huznestov!”.
Il suono di una voce mi prende di sorpresa
facendomi voltare di scatto: non l’ho nemmeno sentito
arrivare!
“ Hiwatari, qual buon vento!”
sorrido beffardo, pulendo un pezzo del motore fatto di grasso.
“ Vado al dunque…”.
***
“ E’ stata da te?” chiedo senza giri di
parole.
Le sue mani che prima pulivano con veloci
movimenti quell’oggetto, adesso si fanno più lente
e i suoi occhi si alzano evitando di incrociare i miei.
Lo sapevo, è stata da lui.
“ Di cosa stai parlando?”. Di
colpo si riprende, facendo finta di nulla e mi passa davanti, a occhi
bassi, dirigendosi in un tavolino con vari attrezzi posti
disordinatamente.
“ Forse vuoi dire: di chi sto
parlando?”. I miei occhi cercano i suoi, troppo impegnati a
osservare su quel tavolino alla ricerca di qualcosa. Prende un oggetto
e prova a montarlo a quello che aveva in mano, fingendo di essere
troppo impegnato per darmi retta.
“ Mi stai ascoltando?” chiedo
con tono serio ed irritato.
“ Sì, senti non so di cosa o
di chi tu stia parlando!” ripete ancora una volta, passandomi
di nuovo davanti per ritornare all’auto.
Mi sta facendo girare la testa e anche
qualcos’altro.
“ Non prendermi per il culo, tanto lo
so che è venuta da te!”.
***
Come cazzo fa a saperlo? Insomma, Anya è andata via solo
qualche ora fa da casa mia.
Che glielo abbia detto lei? Perché
avrebbe dovuto?
Sento i suoi occhi minacciosi su di me, ed i miei
fanno di tutto per non incontrarli.
Questo aggeggio non si monta, cazzo! Mi serve un
pezzo nuovo…
Inizio a sudare freddo.
“ Allora?” chiede ancora una
volta.
“ Senti che cosa vuoi?” . Mi
sto innervosendo e adesso gliene dico quattro. “ Non devo
darti conto di quello che faccio. Anya ha solo…”.
“ Anya?”.
Stavo per svuotare il sacco, una volta per tutte,
così da porre fine a questa storia, ma mi fermo
all’istante non appena, dopo avere pronunciato il nome di
Anya, rimane a osservarmi interrogativo, come se stessi dicendo
qualcosa che non c’entri assolutamente niente.
“
Sì…cioè…”. Non
capisco più niente. Perché mi guarda
così. Non stavamo parlando di… “ Senti,
di chi stiamo parlando?” chiedo una volta per tutte, in modo
da essere sicuro e non dire cazzate.
“ Di Eva!” asserisce come
fosse la cosa più ovvia del mondo.
In un attimo mi crolla il mondo addosso. Io
credevo che avesse scoperto tutto e ci stesse solo girando intorno per
farmi cantare tutto quanto su me e Anya, e invece si stava riferendo a
Eva?!
Che cazzo ne so io di Eva?
“ Oh Eva…”. Emetto
un profondo respiro di sollievo dentro di me. “
Perché cerchi Eva?” domando confuso e curioso allo
stesso tempo.
“ Tu dimmi
dov’è!”.
“ Non so dov’è!
Perché lo chiedi a me?”.
“ Perché so che verrebbe da
te!” dichiara infastidito.
“ Per cosa?”.
Io sto impazzendo. Stamattina non ho la
lucidità per affrontare indovinelli. Quindi è
meglio che parli chiaro!
***
Perché mi sento profondamente preso per il culo?
Fa tanto il finto tonto, ma so che è a
conoscenza di tutto.
“ Dimmi
dov’è!”. chiedo sempre più
innervosito.
“ Non so dov’è!
Perché dovrei sapere dov’è la tua
fidanzata?”. Adesso sembra lui quello innervosito, visto il
modo infastidito con cui ha rivolto queste parole.
“ Beh
forse…perché lo hai sempre saputo?” gli
ricordo sarcastico.
“ Beh mi dispiace ma questa volta non
lo so! E sai perché? Perché non vedo Eva
da… da, da non ricordo nemmeno quando! Perché non
vai a cercarla tu, dovresti sapere dove è, ci vivi
insieme!” conclude pungente.
Mi soffermo per un attimo a osservarlo con astio,
e verificare dal suo sguardo la veridicità delle sue parole.
Ok.
Forse per una volta, Boris Huznestov sta dicendo
la verità, altrimenti avrebbe ceduto e svuotato il sacco
dopo due secondi.
Se non sa neanche lui dov’è,
sono spacciato, non la troverò mai.
Va bene, ti lascio al tuo lavoro Huznestov.
Roteo gli occhi, palesemente infastidito .
Sto per mettere piede fuori
dall’officina ma ad un tratto mi ritorna in mente il fatto
che lui abbia menzionato Anya: perché? Cosa
c’entrava?
Senza rendermene conto mi ritrovo a osservarlo
immobile, con occhi sospettosi.
Perché pensava che stessi parlando di
Anya?-.
Lui, probabilmente sentendosi osservato, alza gli
occhi dal motore a cui sta lavorando, per osservarmi interrogativo e
scocciato allo stesso tempo. La sua espressione sembra dire
–cosa vuoi ancora?-.
Bah.. lasciamo perdere!
Vado via.
A proposito di Anya: abbiamo un conto in sospeso.
***
“ Spero che tu non ti sia dimenticata di tua
figlia!”.
Ho appena sentito il rumore della porta chiudersi
e questa voce arriva tagliente alle mie orecchie.
“ No!” rispondo scocciata,
alzando gli occhi verso di lui, che si siede su uno degli sgabelli.
In realtà sì, per un attimo
ho dimenticato di avere una figlia, ma non gli darò la
soddisfazione di saperlo.
“ Allora quando hai intenzione di
riprendertela? Piange ogni sera disperata!”.
Queste parole mi provocano una stretta al cuore.
Come posso essere così crudele.
Mi sento uno schifo, m allo stesso tempo credo di
volere altro, un po’ di tempo per me stessa. In questo
periodo non mi sento in grado di badare a Hope. Sono interiormente e,
forse anche esteriormente, distrutta. Per questo l’ho
lasciata da lui. Non l’ho mica abbandonata…
“ Stasera!” rispondo in modo
secco, scacciando via questi pensieri, per non destare in lui sospetti.
“ Bene!” afferma.
“ bene!” ripeto a mia volta,
invitandolo con lo sguardo ad andare via, mentre i suoi occhi mi
osservano sospettosi.
“ posso avere un
caffè?” chiede ironico.
“ Certo!” rispondo con falso
sorriso, per poi girarmi e portare gli occhi al cielo.
Pensavo se ne andasse subito.
***
Non ha l’aria di una che ha dormito.
Sembra quasi che non dorma da giorni.
Che cosa nascondi Sarizawa? Perché
lasci tua figlia nelle mie mani senza tanti problemi?
***
Gli servo il caffè, mentre i suoi occhi mi fissano in modo
strano.
Che diamine ha da guardare in questo modo?
“ Il tuo caffè!”
gli ricordo facendo cenno verso la tazzina.
Mi sorride beffardamente e afferra la tazzina,
scuotendo la testa.
Ma cosa avrà da ridere?
Ritorno a servire ai tavoli, mentre lui col
cellulare in mano sorseggia il suo caffè.
Non sembra intenzionato ad andare via
subito… che odio!
***
Come cacchio ti trovo, Hernandez.
Sono qui, seduto a sorseggiare questo
caffè amaro, scorrendo con un dito sul diplay del cellulare,
alla ricerca di una soluzione per trovare la ragazza smarrita.
Potrebbe essere dai suoi genitori…
No, non credo. Non è il tipo che va a
piangere dalla mammina.
Forse dalle amiche.
Sì, potrebbe darsi.
Sarà sicuramente da qualche amica.
Ma quale?
Ma soprattutto: chi sono le sue amiche?
Io non ne conosco neanche una.
Improvvisamente fanno eco nella mia mente le sue
parole : - non mi conosci e bla bla bla!
Che cazzo! Perché ci sto pensando:
è lei ad essere andata via, quindi perché mi
dovrei preoccupare?
Ecco che ritorna Anya: sembra volermi mandare via
a calci.
Forse lei sa qualcosa…
Nah, si odiano troppo per scambiarsi certe
confidenze.
“ Me ne vado!” affermo
alzandomi e mettendo i soldi sul bancone.
“ Di già?” mente
ironica, raccogliendo i soldi.
“ Non dimenticarti di nuovo di tua
figlia!” le ricordo pungente.
“ E tu non dimenticare le tue
responsabilità di padre!” afferma acidamente,
osservandomi andare via.
Entro in auto, sedendomi pesantemente sul sedile
e sbuffando sonoramente.
Eva, Eva, dove sei?
I miei occhi saettano da un punto
all’altro della strada, alla ricerca di una soluzione.
Casualmente i miei occhi puntano su un oggetto posto sul cruscotto
dell’auto.
E’ andata via con la sua macchina,
quindi… forse è possibile rintracciarla col
gps…
Riafferro il cellulare, e dopo avere atteso
qualche secondo…“ Pronto? Devi farmi un
favore!”.
***
“ E’ adorabile non trovi?”.
“ Sì!” affermo
osservando il manichino posto nella vetrina di questo negozio.
“ Perché non andiamo a
mangiare qualcosa? Ho proprio voglia di fritto oggi! Andiamo in quel
fast food?”.
“ Sì, cosa ne pensi
Eva?”.
“ Per me va bene!”.
Mi aggrego al gruppo, anche se l’idea
di mangiare schifezze non mi entusiasma. In questi giorni sono stata
presa da una fame chimica mostruosa. Causa: il nervosismo!
Ho deciso di passare qualche giorno a casa della
mia amica, prendendo qualche giorno di ferie. Kai non si è
fatto sentire e questo mi fa capire che è proprio uno
stronzo.
Mi fa rabbia: sono sparita da tre giorni e non si
è degnato neanche di mandarmi un messaggio per sapere se
sono viva o morta. Niente!
Sono sparita per metterlo alla prova. Ho fatto
perdere le mie tracce, per verificare se gli importasse qualcosa di me,
venendomi a cercare ma…E’ incredibile: le mie
parole non lo hanno neppure scalfito!
Perfetto Hiwatari, se è questo quello
che vuoi, fottiti.
Ho perso fin troppo tempo con te.
Perdonarlo per tutti i suoi errori non
è servito a nulla, anzi.
Lo detesto.
Mi sono innamorata di un bastardo senza cuore, e
finalmente ne ho la dimostrazione.
***
Eccomi qui. Finalmente l’ho trovata, seppur con
l’aiuto di qualche trucchetto.
La sua auto è parcheggiata proprio di
fronte alla mia, ma non vi è nessuno dentro.
Starà ancora girando negozi al centro commerciale. Non mi
resta che aspettare che ritorni.
Perché sto facendo tutto questo?
Non lo so.
Anzi sì… forse!
Capita a volte, anzi, molto raramente, diciamo
quasi mai, che Kai Hiwatari si senta in colpa. Non subito, ovviamente,
ma dopo un po’ di tempo. Questa volta ci ho messo tre giorni
e tre notti, durante le quali non sono riuscito a dormire. Quindi ho
pensato che fosse per questo, per il fatto di non sapere dove si trovi
Eva. Inoltre, il sapere che non fosse stata da Boris mi ha preoccupato
ancora di più.
Sì, anche Kai Hiwatari si preoccupa,
ogni tanto, ma non lo ammetterà mai, fidatevi.
Ecco che arriva, avvicinandosi alla sua auto
insieme a delle amiche.
Cavolo, non è sola.
No, un momento: si stanno salutando. Ecco che si
allontanano, se ne vanno e… ok, vado.
Esco dall’auto, e mi avvicino giungendo
alle sue spalle, osservandola mentre è intenta a posare
delle buste in auto.
“ Serve una mano?” chiedo con
voce calma e seria, cogliendola di sorpresa.
***
Mi giro di scatto, mentre il cuore mi sale in gola.
Ho davanti agli occhi Lui, Hiwatari, che mi
osserva con la sua faccia da schiaffi.
Dovrei essere felice, è venuto a
cercarmi, ma non lo sono.
Chiudo violentemente il portabagagli e a passi
veloci mi accingo ad entrare in auto, chiudendo ancora più
violentemente la portiera.
Giro la chiave, dando gas al motore, ingrano la
marcia per andare indietro ed uscire dal parcheggio ma capisco che non
posso. Vedo la sua figura attraverso lo specchietto retrovisore: si
è piazzato dietro a osservarmi minaccioso.
Ammetto che una parte di me vorrebbe andare
indietro il più velocemente possibile e investirlo in pieno,
passando e ripassando sul suo cadavere spiaccicato al suolo, ponendo
fine a quel faccino dall’espressione irritante; ma
un’altra parte mi suggerisce che non posso, sia
perché significherebbe commettere un omicidio e sia
perché… in fondo…
Grrr!!
Digrigno i denti e arriccio il muso, ormai
consapevole di non potere uscire da questo parcheggio. Quindi spengo
l’auto, scendo, richiudendo violentemente la portiera e
andando via a passi da gigante per scappare via da lui.
Non voglio parlarci.
***
Questo è il colmo!
Kai Hiwatari si abbassa a tal punto da piegare le
corna e sottomettersi a lei per cercare di chiederle un seppur
insignificante scusa e lei cosa fa? Fa ancora l’offesa?
Eccola passarmi davanti mentre mi osserva
minacciosa.
Crede che la seguirò?
Tzè, ho già perso nove
decimi della mia dignità venendo qui a cercarti, voglio
almeno conservare il minimo che resta.
Rimango qui a osservare la sua figura che se ne
va via senza voltarsi indietro.
Stringo i denti.
Ok, la seguo, ma solo per dirgliene quattro.
Ed ecco che inizio anche io la mia corsa, a passi
svelti e decisi , per raggiungerla.
Cazzo, ha i tacchi è corre come uno
struzzo, ma non importa , riesco ugualmente a raggiungerla.
“ Hernandez!” la richiamo
autoritario.
“ Che cosa vuoi?” chiede
senza voltarsi e continuando a camminare furibonda.
“ Vuoi fermarti solo un
minuto?”.
“ Perché dovrei?”.
***
Non ho intenzione di fermarmi, nonostante questi tacchi non siano
proprio adatti a correre.
“ Perché devo
parlarti!”.
“ Ah vuoi parlarmi?”. Adesso
mi fermo voltandomi verso di lui e facendolo fermare di colpo a sua
volta, prima che mi finisse addosso. “ Come mi hai
trovata?” chiedo senza giri di parole.
“ Questo non ha importanza!”.
“ Allora rispondi alla seconda domanda,
cosa vuoi?”.
“ Sono venuto a cercarti, non
è questo che volevi?”.
“ No, non è questo che
volevo, ancora una volta non capisci niente!”.
Ecco che riprendo la mia corsa, ma la sua mano
afferra il mio braccio, impedendo la fuga.
“ Senti, ti ho cercata, e ti ho persino
trovata! Dovrei affrontare leoni e tigri per dimostrartelo?”.
“ Dimostrarmi cosa?” chiedo
incrociando le braccia al petto con fare di sfida.
Ecco che porta gli occhi al cielo, seccato.
E’ proprio questo che mi dà
fastidio, questo suo atteggiamento orgoglioso e di sufficienza.
“ Ascolta, lo ammetto: mi ha stupita il
fatto che tu sia venuto a cercarmi, proprio quando avevo perso le
speranze, ma…non basta! Non mi hai dimostrato proprio nulla!
Come non lo hai fatto in tutti questi anni! Quindi.. perché
continuare?”.
Una domanda retorica, che rimane sospesa in aria,
che non riceverà mai una risposta.
Il suo sguardo è arrendevole, come se
concordasse con le mie parole e mi fa intuire la possibile risposta.
Lo osservo amareggiata per qualche secondo, poi
dopo qualche attimo di esitazione, durante il quale spero vanamente in
una sua reazione, gli volto le spalle e me ne vado, con un grosso e
pesante magone alla gola.
Ho già percorso cinque passi,
sei… osservo l’asfalto che diviene ad ogni passo
poco nitido quando una parola mi ferma all’istante
provocandomi un sussulto nel petto.
…“ Sposiamoci!”.
Sono ferma, immobile, a stringere il manico della
borsa sulla spalla, e non ho il coraggio di voltarmi.
Adesso, senza rendermene conto, i miei occhi
increduli sono rivolti su di lui, e la sua espressione è
ancora più incredula della mia, seppur cerchi di celarlo
rimanendo serio e immobile in attesa di una mia reazione.
Deglutisco…
“ Cosa hai…
detto?” chiedo con tono scandito e tremolante.
Non sono sicura di avere capito bene. Ero nel
panico e disperata, e forse le mie orecchie hanno percepito solo quello
che volevano sentirsi dire da tempo. Potrebbe essere stata solo
un’allucinazione.
“ Hai…
capito…” ripete seppur con esitazione, mostrandosi
anche imbarazzato e forse ferito nell’orgoglio.
“ Mi hai chiesto di…
sposarci?” chiedo conferma nei suoi occhi, che si abbassano a
terra, ancora troppo orgogliosi per ammetterlo apertamente.
La mia bocca inizia a tremare, vorrei piangere e
sorridere nello stesso momento, ma non so come reagire.
“ Tu lo vuoi veramente? Non me lo
chiedi solo per farti perdonare, vero?”. Vorrei assicurarmi
che questa sua richiesta sia venuta dal cuore e non da un momento di
follia.
I suoi occhi confermano.
Sono incredula.
“ Non mi inginocchierò a
chiedertelo, quindi…”.
Vuole una risposta, adesso.
Mio dio, sono nel panico: è quello che
desidero da tanto tempo, da qualche mese a questa parte. Ormai ero
convinta che fosse un desiderio irrealizzabile, credevo che Kai
Hiwatari non me lo avrebbe mai chiesto e poco fa ho pure sfiorato
l’idea di lasciarlo e ora mi chiede di sposarlo?
Il mio cuore batte all’impazzata.
***
Sono qui, da un tempo indefinito ad aspettare una risposta. Le ho
già detto chiaramente che non mi inginocchierò
come un citrullo a chiederle la mano come in quei film del cazzo,
quindi cosa aspetta?
E poi da dove mi è venuta questa idea?
Le ho veramente chiesto di sposarci?
Io … non… io non lo so!
Questa parola è uscita
così, senza che io riuscissi a controllarla, e adesso che
l’ho detto non posso tirarmi indietro. Se l’ho
detto magari è perché inconsciamente lo pensavo.
Non capisco più niente.
“ Se fossi in lei accetterei
subito!”. Eravamo entrambi persi nel nostro flusso di
pensieri, quando le parole di questa signora ci riportano alla
realtà. Mi volto in sua direzione fissandola in malo modo,
soprattutto dopo averla vista mangiarmi con gli occhi ed espressione
sognante.
Non l’ho chiesto a te, brutta
baldracca, vedi di sparire!
La gente non si fa mai gli affari propri:
chissà da quanto tempo era lì ad ascoltare!
Ora ho pure un testimone e non potrò
negare quanto ho detto, mannaggia.
“ Sì!” risponde
Eva improvvisamente, facendomi dimenticare la presenza di questa
spettatrice.
Ha detto sì…
Ecco che si avvicina lentamente e mi abbraccia,
mentre io incredulo cerco di ricambiare.
“ Aspettavo da tanto che tu me lo
chiedessi…” afferma felice.
La signora, commossa se ne va, spingendo il suo
carrello della spesa.
I miei occhi la seguono , seppur persi
nel vuoto più totale…
Ho veramente chiesto di sposarmi?
Forse tra cinque minuti suonerà la
sveglia e mi sveglierò…
Ciao a
tutti!
Ooooook!
Calma gente.
So che vi
starete chiedendo WTF?
E avete
tutto il diritto di odiarmi. Kai ha chiesto ad Eva di sposarlo, avete
capito bene. Ora, se lo abbia fatto col cuore o per un attimo di
follia, non so dirvelo nemmeno io ( sei tu che scrivi, come fai a non
saperlo?nd Lettori). Beh sì, ma oramai è fatta!
( Lancio di
pomodori e altra frutta marcia*)
Ci meditavo
da tempo e finalmente ho scritto questa parte.
Non so se
l’ho resa bene, fatemi sapere voi, segnalandomi eventuali
errori.
Ora non ci
resta che scoprire se si sposeranno o no. Un matrimonio è
già saltato ( Anya/Rai) ora non resta che scoprire cosa
faranno questi due. Nei prossimi capitoli Kai scapperà per
il Messico? ( ho già un volo prenotato da tempo! ndKai) o
porterà la sua Hernandez all’altare? E soprattutto
come la prenderanno gli altri? Penseranno che Kai si sia bevuto il
cervello? Probabile.
Aspetto le
vostre considerazioni.
Dedico
questo video a Kai ed Eva, immaginate Kai come il bello e dannato
Damon -->
https://www.youtube.com/watch?v=BfRD63bpi7o
Un bacio e
a presto!
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