Titolo:
Inori
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico,
drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.462 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo capitolo, la storia ormai ha preso
una piega diversa dall'opera di Shakespeare, vero? E anche dall'anime
giapponese, andato in onda qualche anno fa. Ma non temete, i richiami alla
tragedia di Romeo e Giulietta ci saranno...più in qua. Intanto continuiamo
a goderci questi calma, in attesa dei risvolti drammatici.
Detto ciò, come sempre, vi ringrazio tutti per leggere, commentare,
inserire questa storia in una delle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!
«Sei antipatica.» sentenziò Alya, mettendo
le mani sui fianchi e osservando l’amica: «Perché non hai messo la
maschera che ti ho portato?»
«Perché non avevo voglia?» sentenziò Marinette, scuotendo il capo e
facendo ondeggiare così le corte ciocche more: «E’ così stupido
mascherarsi; in fondo sappiamo benissimo che ci sarà stasera alla festa:
le stesse persone che incontriamo tutti i giorni per strada.»
«Sei una guastafeste.»
«Oh, perdonami.» sentenziò Marinette, facendo un inchino e agitando le
mani nell’aria: «Non volevo offendervi, Lady Alya.»
«E invece ci siete riuscita.» decretò l’altra ragazza, aprendo con un
secco schiocco il ventaglio e alzando il mento con fare altezzoso: «Penso
che quest’affronto vi costerà la testa!»
«No! La testa no!» squittì Marinette, portandosi le mani alla gola e
facendo finta di boccheggiare: «Abbiate pietà di me, Lady Alya!» continuò,
gettandosi addosso all’amica e ridendo allegra con lei, attirando così
l’attenzione di alcuni ragazzi lì vicino.
«Mai sentito scherzare, Max?» domandò Alya, scuotendo il capo e osservando
il giovane magro e basso: «Ho promesso di ballare con lui.»
«Vai pure.» assentì la mora, mettendosi alle spalle e sospingendo l’altra:
«Non piangerò.»
«Io sì. Max è un pessimo ballerino.»
«Colpa tua che fai promesse.» cantilenò allegra Marinette, lanciando
l’amica fra le braccia del ragazzo e osservandoli raggiungere la pista:
ridacchiò, osservando Alya alzare gli occhi al cielo e mettersi in
posizione per il nuovo ballo.
Max l’avrebbe tenuta impegnata per un bel po’, dato che tendeva a
sequestrare la sciagurata che aveva l’ardire di ballare con lui, e lei
sarebbe rimasta da sola a girovagare per la festa.
La mora sospirò, osservando alcune bancarelle e cercando di far mente
locale su quante monete aveva portato con sé: un piccolo regalo avrebbe
giocato in suo favore, quando l’amica sarebbe riuscita a sfuggire dal suo
aguzzino, dato che l’aveva letteralmente gettata fra le braccia del
nemico?
Forse.
Si avvicinò al primo banchetto, osservando i pettinini ben allineati:
«Nessuno ti invita a ballare?» domandò una voce maschile stranamente
familiare: non poteva riconoscerla così bene, dato che l’aveva sentita per
la prima volta solo quel pomeriggio, eppure era così.
Marinette si voltò, incontrando lo sguardo divertito di Chat Noir che,
comodamente poggiato contro il palo della bancarella, la fissava allegro:
«Monsieur Chat Noir.» mormorò, sorridendo al giovane: «Vedo che le
brioches non vi hanno fatto venire il mal di pancia.»
Il giovane sorrise, chinando lieve la testa: «Ne ho mangiata solo una.
Anzi no, due.» dichiarò, rialzando lo sguardo e facendole l’occhiolino:
«Vorrei tenerle, per quando tornerò nel luogo da cui non posso uscire
spesso.»
«Oh, certo. Dimenticavo: voi non uscite.»
«Perché non balli?» le domandò Chat Noir, indicando con un cenno del capo
le coppie danzanti poco lontano: «E perché non indossi una maschera? La
portano tutti.»
Marinette sospirò, voltandosi verso la pista da ballo improvvisata e
scosse il capo: «Succedono le peggio cose, quando ballo.» mormorò,
chinando la testa e tornando a studiare i pettinini: «Per questo non
ballo. E non indosso la maschera perché penso sia stupido.»
«Le peggio cose?»
«L’anno scorso è inciampata nella gonna…» si mise in mezzo il venditore,
ridacchiando al ricordo di ciò che era successo: «E andò a finire addosso
a uno dell’orchestra e questo poveraccio si infilzò la gola con la
tromba.»
«Davvero?»
«Oh sì, signore! Marinette è una calamità naturale! Dove c’è lei è certo
che qualcuno si fa male.»
«Come se lo facessi apposta.» borbottò la ragazza, andandosene velocemente
dalla bancarella e raggiungendo quella vicina: mh. Rimedi naturali per la
stitichezza. Alya le avrebbe lanciato contro qualsiasi cosa avesse
comprato lì, decretò Marinette, continuando il suo giro e fermandosi alla
successiva, osservando interessata i gioielli esposti.
«E se io volessi correre il rischio?»
«Vi piace rischiare la vita?» domandò Marinette stizzita, voltandosi verso
Chat Noir: «Non avete un po’ di spirito di sopravvivenza?»
«A quanto pare no, altrimenti non sarei qui adesso.» decretò il giovane,
voltandosi verso la merce esposta e aggrottando lo sguardo alla vista di
un paio di orecchini: «La coccinella…» mormorò, allungando la mano per
prendere il gioiello, ma venendo fermato dal commerciante.
«Per-perdonate. Io non…io non…»
«La coccinella era il simbolo dei Du…» iniziò Chat Noir, trovandosi le
mani di Marinette alla bocca e lo sguardo celeste che lo fissava
impaurito; lui aggrottò il proprio, quasi a domandarle il perché del suo
gesto.
«Non va detto quel nome.» borbottò la ragazza, guardandosi attorno: «Si
può venire uccisi.»
«Solo per averlo detto?»
«Al nostro sovrano non piace tanto. Non lo sai?»
Chat Noir annuì, ricordando bene come il genitore diventava
particolarmente violento quando i suoi consiglieri facevano quel nome: i
Dupain erano banditi da tutta Paris, eppure sua nonna gli aveva raccontato
di Thomas Dupain e di come governava con saggezza e mano giusta.
Un racconto che cozzava con quello che il padre diceva a sua volta.
«Anche tu credi che il vecchio re fosse un tiranno?»
Marinette sospirò, alzando gli occhi al cielo: «Non avete proprio spirito
di sopravvivenza.» dichiarò, sorridendogli leggermente: «Non vi
risponderò. Io voglio ancora vivere.» sentenziò, alzando le spalle: «Che
sia vecchio o nuovo, sono tutti tiranni. Non credete? E oggi festeggiamo i
diciotto anni di quello stupido principe, che non fa niente per il suo
popolo. Quando mai l’abbiamo visto a giro per la città che un giro
dovrebbe governare?»
«Forse perché, essendo un principe, non può esporsi ai pericoli?»
«Oh. Andiamo. Ha guardie su guardie che lo proteggono. Una passeggiatina
non gli farebbe male.»
Il commerciante ridacchiò, facendo voltare stizzito Chat Noir: com’è che
tutti trovavano divertente intromettersi nelle loro conversazioni?
«Non fate caso a Marinette.» dichiarò il venditore, voltandosi e
recuperando un braccialetto di corda, dandolo poi alla ragazza: «Oggi è
anche il suo compleanno e fa sempre così.»
«Perché non mi piace essere nata nello stesso giorno del principe
stupido.» borbottò la ragazza, sorridendo poi al dono: «E’ per me, Theo?»
«Ovviamente.» sentenziò l’uomo, facendole l’occhiolino: «Buon compleanno,
Marinette.»
La ragazza gli regalò un nuovo sorriso, infilando il braccialetto al polso
e guardandolo un attimo: «Grazie, Theo.» mormorò, stringendosi la mano al
petto e sorridendo nuovamente: «Grazie, grazie, grazie.»
«Ti è piaciuto. Ho capito.» sentenziò Theo, ricambiando il sorriso e
indicando con un cenno del capo la pista: «Va a salvare Alya. Mi sembra
che non regga ancora per molto Max.»
«Vado subito.»
Chat osservò la scena, notando poi Marinette allontanarsi da lui: «Mi dia
quelli.» sentenziò, indicando gli orecchini della coccinella e gettando
sul banchetto il sacchetto pieno di monete; quando si accorse che Theo non
si muoveva, sbuffò e afferrò il gioiello da solo, raggiungendo poi la
ragazza: «Aspetta.» mormorò, afferrandola per un braccio e impendendole di
proseguire. Marinette si fermò, voltandosi e studiandolo serio: «Bu-buon
compleanno.» balbettò, maledicendosi per quanto doveva sembrare impacciato
e stupido.
«Gr-grazie.»
Chat sorrise, alzando il pugno chiuso: «Oggi è anche il mio compleanno,
sai?»
La ragazza ridacchiò, scuotendo la testa: «E’ un giorno affollato o
sbaglio?» domandò, mentre Chat annuì, abbozzando una smorfia divertita:
«Bene. Siamo nati entrambi lo stesso giorno dello stupido principe.»
«Ti darò il tuo regalo se mi regalerai un bacio.»
«Cosa?»
Chat indicò con un cenno del capo il pugno: «Solo un bacio, Marinette.»
sentenziò, facendole l’occhiolino e notando la ragazza adocchiare la sua
mano chiusa; poi si avvicinò e poggiò le labbra sulla guancia del biondo:
«Cosa?»
«Dovevate specificare dove volevate il bacio, monsieur Chat Noir.»
«Touché.»
Marinette sorrise, allungando la mano e forzando un poco la stretta del
ragazzo, ritrovandosi poi in mano gli orecchini a forma di coccinella: «Ma
questi…»
«Penso che ti staranno bene.»
«Non voglio morire.»
«Indossali domani sera e vieni alla Chiesa di Notre Dame.»
«Cosa?»
«Ti aspetterò lì.» sentenziò Chat, facendole l’occhiolino e un passo
indietro: «Penso di essermi innamorato di te, Marinette.»
«Penso di essermi innamorato di te.» borbottò Nino, osservando l’amico
sdraiato sul letto: «Le hai davvero detto così?»
«Sì.»
«Tu hai dei problemi, amico.»
«E’ bella e ha quello sguardo che ti tiene testa.»
«Tu sei fin troppo abituato a Chloé, lasciatelo dire. Trovare una che non
ti cade ai piedi perché sei il principe…»
«Ah. Mi odia.»
«Cosa?»
«Odia il principe Adrien.»
Nino sbatté le palpebre, assimilando quell’informazione: «Beh, è una vera
fortuna che non la incontrerai più. Immaginati, cosa succederebbe se
scoprisse che Chat…»
«Le ho chiesto di vederci. Domani sera, per la precisione.»
«Cosa?»
«A Notre Dame.» continuò Adrien, balzando in piedi e sorridendo al
ragazzo: «E tu mi aiuterai a uscire di nuovo.»
«Hai una minima idea di quello in cui ti stai infilando? Se tuo padre…»
«Per questo ci sarai tu, che mi aiuterai.»
«Tuo padre mi ucciderà; poi rinchiuderà te da qualche parte e getterà la
chiave.» borbottò Nino, scuotendo il capo: «Anzi no, la darà a Chloé che
ti aprirà solo il giorno in cui tuo padre morirà e tu dovrai diventare re
con lei come tua regina.»
«Mi aiuterai?»
«Ovviamente sì.» bofonchiò Nino, scuotendo la testa al viso dell’altro:
«Che io sia dannato, ma lo farò.»
«Grazie, amico.»
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