Capitolo
venti
Pratica
Silye
non si era mai pienamente resa conto di quanto casa sua fosse tutta a
un tratto diventata piccola e affollata. Prima l'aveva sempre
considerata l'abitazione perfetta per lei: nascosta, minuscola, ma
molto comoda. L'arrivo di Vidar, tuttavia, aveva scombinato tutta la
sua vita, a partire dalle cose più piccole e insignificanti,
come,
appunto, la sua casa, che ora rivelava tutte le scomodità
del vivere
in due in una sola stanza. Erano costretti a stabilire dei turni
quando qualcuno doveva lavarsi, spogliarsi e cambiarsi e, in
generale, doveva convivere ogni giorno con un uomo impossibile.
Non
sapeva proprio in che altro modo descrivere Vidar, se non come un
uomo impossibile, incomprensibile. Un momento prima
era
sarcastico e spocchioso, quello dopo mite e comprensivo. Certe volte
pensava che Vidar l'avrebbe fatta diventare pazza per questi suoi
strani atteggiamenti. E poi, come se non bastasse, vi era anche
l'argomento passato, divenuto quasi un
tabù. Di qualunque
cosa stessero parlando, quando arrivavano a toccare quel tema, lui si
azzittiva improvvisamente, tagliando ogni contatto con lei, per poi
riacquistare il suo consueto comportamento da antipatico.
Silye
si lasciò andare ad uno sbuffo esasperato e quasi teatrale,
invogliata dal fatto che finalmente era sola e poteva dare libero
sfogo alla tensione accumulata. Si accucciò a terra ed
appoggiò il
libro sul suolo, davanti a sé. Lo aprì e
iniziò a sfogliare pagine
a caso, alla ricerca di qualcosa che potesse tentare di fare tra le
arti delle völve
che venivano
descritte.
Pensò
che fosse meglio iniziare con un esercizio semplice, che non la
fiaccasse subito, privandola di tutte le sue energie.
Le
völve hanno un legame speciale con la natura: hanno il potere
di
darle o ricevere da essa energia. Con la sola forza della mente
può
creare un contatto con qualsiasi elemento naturale, a partire dalla
più piccola foglia o fiore, fino ad arrivare ad intere
montagne.
Gran parte del potere delle maghe è racchiuso proprio nel
potente
rapporto con la natura e con il mondo circostante.
Questo
era tutto ciò che era scritto sul libro riguardo la natura e
il suo
legame con le völve. Le sembrava strano che fosse stato
scritto così
poco su quell'argomento; forse perché davano per scontato
che lei
sarebbe riuscita anche da sola a rafforzare questo contatto. Di
certo, l'avevano sopravvalutata. Per un secondo venne dominata da un
impeto di rabbia: le avevano affidato quell'enorme compito, di cui a
lei poco importava, come se le avessere offerto un frutto,
anziché
la salvezza di Midgardr, senza preoccuparsi delle conseguenze di
questo. Le avevano lasciato solo un misero libro, come se qualche
pagina le avrebbe dato l'intera conoscenza del mondo precedente e
delle sue facoltà. La verità, tuttavia, era che
poteva leggere
quanto voleva, ma non sarebbe mai riuscita a comprendere fino in
fondo chi ci viveva e come, perché ormai faceva parte di una
realtà
del tutto nuova e lontana da lei.
Strinse
nella mano una foglia secca, fino a farla a pezzi, per calmarsi;
quindi, fece ricadere i resti e ripose di nuovo la sua attenzione sul
libro. Se le völve l'avessero vista, avrebbero sicuramente
disapprovato il suo comportamento, ma non le importava affatto il
giudizio di burbere anziane morte da secoli. “Eppure, le
burbere
anziane hanno ancora una grande influenza su di me,
sfortunatamente”
pensò.
Talvolta
si sentiva in trappola, chiusa in una vita e un destino che altri
avevano fabbricato per lei, ma che Silye non desiderava. Quando
ripensava ad anni prima, quando Arild era ancora vivo e le visioni
non erano un problema, un groppo in gola la assaliva, impedendole di
parlare. Socchiuse gli occhi e toccò il terreno davanti a
lei. Le
mani sfiorarono l'erba e le foglie cadute dagli alberi durante gli
ultimi mesi autunnali, per poi affondare nella terra umida e
leggermente fangosa perché la neve dei giorni prima non si
era
ancora completamente sciolta. Come il palmo delle mani toccò
il
suolo, sentì uno strano calore diramarsi dalle mani lungo il
braccio. Stupita, aprì di scatto gli occhi per vedere cosa
stesse
accadendo, ma, quando si guardò le braccia, queste tornarono
fredde
e non sembrava esserci più traccia di quello che aveva
sentito solo
pochi istanti prima. Sollevò le mani da terra e
pulì lo sporco dal
colore nero e marroncino sull'abito sotto al mantello, brontolando
frasi tipo «Dove
diavolo
sbaglio?»
“Questo
stupido libro non dice nient'altro sul come stabilire un contatto con
le piante” disse tra sé, esasperata. “Ma
tu pensa: sto iniziando
davvero a parlare come una völva. Ci manca che
ora mi metto a
parlare con gli alberi e allora sarà davvero il colmo.
Aspetta: l'ho
già fatto.”
Mentre
era impegnata a sbuffare e formulare questi pensieri, si accorse di
sentire all'improvviso un'aroma di lavanda, che stonava con
l'ambiente freddo, poiché quella pianta poteva crescere solo
nelle
terre più a sud di Midgardr, dove il clima era
più mite e
permetteva la coltivazione. Quell'odore poteva provenire solo dal
sapone con cui Vidar doveva essersi lavato. «Mi
sembra che tu sia riuscita a concludere poco e niente.»
Stavolta
Silye non si stupì del suo arrivo, avvertito dall'odore,
soprattutto
perché oramai si era abituata alle sue repentine comparse,
dovute
alla sua capacità di sopraggiungere senza farsi minimamente
sentire.
«I miei progressi non ti devono interessare»
ribatté la ragazza.
«In fondo, ciò che conta per te è il
risultato, no?»
«Esattamente»
Vidar le venne davanti e si sedette a terra, proprio di fronte a
Silye. «Ed è per questo che terrò
d'occhio i tuoi miglioramenti,
se questi effettivamente ci saranno.»
Silye
lo guardò accigliata. «Come mai hai finito
così presto di farti il
bagno? Credevo che avresti passato molto più tempo ad
osservarti e
vantarti. Non fai altro tutto il giorno.»
Lui
le rivolse un'occhiata un poco infastidita. «Almeno io mi
lavo»
affermò con lentezza, per ribadire bene il concetto e
pronunciare
chiaramente ogni singola parola.
La
ragazza assunse un tono falsamente offeso, mettendoci impegno e
teatralità. «Mi stai dicendo che puzzo? Oh, mi
sento profondamente
oltragiata per questa insolente affermazione, ma anche dispiaciuta
perché devi convivere ogni giorno con il mio
tanfo!»
«Sì,
d'accordo...» ribatté l'altro, stufo della presa
in giro della
ragazza. «Allora vuoi metterti al lavoro?»
«Con
piacere, pur di non parlare con te» Silye si ricompose e
riprese da
dove si era interrotta.
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